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AUTONARRAZIONI: CREARE RAPPRESENTAZIONI CON STRUMENTI AUDIOVISUALI

Tre metodi che comportano la produzione di storie personali, integrando nella racconto digitale, videopratica di ricerca l'utilizzo di tecnologia audiovisiva: il partecipativo, video diario.

Si tratta di metodi che coinvolgono i partecipanti nella costruzione di una narrazione di storie personali/comunitarie e di esperienze di vita quotidiana (che noi definiamo artefatto digitale).

Sono storie di cui da raccontare e da ascoltare, eppure il processo attentamente definito, lo spazio sicuro predisposto e rispettato, fanno sì che i partecipanti riescano ad attingere alle risorse necessarie per costruire il proprio racconto.

Gli artefatti digitali permettono ai partecipanti di essere attivi nel rappresentare la propria identità. Rappresentano un mezzo efficace per stimolare empatia sia nei partecipanti stessi sia nei pubblici esperti o profani. Le autonarrazioni attraverso artefatti digitali si diffondono.

Nell'ambito della ricerca sociale in ragione del loro potenziale nel favorire processi di cambiamento, il racconto digitale prevede la creazione di un breve video assemblando la narrazione di uno spaccato della biografia della persona, dalla stessa video appositamente redatta, corredata da sue fotografie, oggetti, immagini. Il processo partecipativo è un processo dinamico di apprendimento e condivisione che coinvolge un gruppo nella creazione di un filmato sull'esperienza della comunità nel quale si utilizzano un insieme di tecniche e in cui ciascun partecipante ricopre un ruolo. Il metodo dei video diari implica la registrazione audiovisiva da parte del partecipante, durante un periodo più o meno esteso, di momenti autoselezionati riguardanti e rappresentanti la sua vita e la sua esperienza quotidiana. Nella produzione dell'artefatto digitale spicca l'aspetto della realizzazione del dato da parte dei partecipanti. In misura diverse nei

Tre metodi presi in considerazione, si tratta di un artefatto co-prodotto dal ricercatore insieme alle altre persone coinvolte. Nel video partecipativo i ricercatori mantengono un importante ruolo di supervisione e facilitazione, avendo la responsabilità di risolvere problemi e contraddizioni che dovessero emergere e di governare gli equilibri di un processo partecipativo anche in relazione agli attori esterni non direttamente coinvolti. Nel video diarico, il caso dei la dimensione riflessiva è prettamente privata. In questo caso il ricercatore si mette meno in gioco dato che l'obiettivo è quello di stimolare una performance del sé in riferimento ai temi esplorati dalla ricerca. Attraverso questi metodi i partecipanti hanno l'opportunità di riflettere sugli eventi chiave che determinano la narrazione della propria storia o di quella del gruppo di appartenenza. L'artefatto incarna la voce e l'identità dei partecipanti e la rende riconoscibile.

E fruibile in loro assenza, è un oggetto incorporato. Il processo per la costruzione e condivisione dei video diari ha una dimensione meno collettiva. I partecipanti hanno capacità diverse di gestire gli strumenti visuali, così come stili e linguaggi differenti e legati ai diversi contesti riferimenti sessuali: ne risulta una varietà di stili, dal video diario in stile reality televisivo al diario intimo, da quello contenente scene d'azione a quello riflessivo. La realizzazione di un video partecipativo richiede un equipaggiamento tecnico di buon livello. La storia prodotta è collettiva, oppure fatta di contributi individuali a un tema comune. L'analisi dell'artefatto multimediale, che si tratti di un racconto digitale, di un video partecipativo o di un video diario, non può essere separata dal processo che ha portato alla sua produzione. Dopo aver organizzato i dati, l'analisi degli artefatti audiovisuali segue le principali fasi.

evidenziate nel capitolo 3. Si tratta di codificare il diverso materiale. Per quanto riguarda il materiale visuale, una codifica basilare riguarda l'identificazione di cosa viene mostrato: "luoghi pubblici o spazi privati?" "Ci sono persone?". Nel caso dei video partecipativi, per esempio, la codifica riguarda le dinamiche di interazione tra i partecipanti: come sono state prese le decisioni, se ci sono state tensioni. Il primo livello di analisi riguarda la descrizione dei dati raccolti sulla base delle codifiche effettuate. Il secondo livello di analisi riguarda una lettura dei dati connettendo gli elementi della narrazione alla società complessiva. Il terzo livello di analisi riguarda complessivamente l'autonarrazione prodotta: "di che storia si tratta?". Il quarto livello di analisi riflette sul ruolo dei ricercatori in relazione sia alla specifica ricerca, sia all'utilizzo del metodo. Come ricercatrici e partecipanti hanno un ruolo.contemporaneamente di outsiders e insiders. Questo doppio ruolo è raccontato e discusso durante il processo di ricerca, all'interno di un percorso di conoscenza reciproca e di costruzione della fiducia. La restituzione ai partecipanti dell'artefatto digitale prodotto è un momento centrale nel processo di ricerca. Anche se si garantisce l'anonimato delle persone rappresentate dai partecipanti, queste si possono riconoscere e soffrirne. Gli artefatti digitali sono inoltre un mezzo per condividere e favorire connessioni tra persone e gruppi. Si caratterizzano per essere di lunga durata, per poter cambiare norme tradizionali e convenzionali. Limiti e punti di forza: i metodi descritti in questo capitolo hanno alcuni punti di forza e di debolezza in comune. Sul piano etico-epistemologico, uno dei più importanti punti di forza, comune a tutti i metodi descritti, è quello di amplificare la voce dei narratori e porre

Il controllo della storia nelle loro mani. Il videopartecipativo è riconosciuto dall'UNESCO proprio come uno strumento di azione sociale che offre strumenti di espressione a gruppi marginalizzati esclusi dai mezzi di comunicazione di massa. Si tratta di metodi che vanno nella direzione di rendere la ricerca un processo collaborativo, nel quale i partecipanti non sono solo oggetto di studio ma parte attiva, con diritto di parola e analisi.

Un secondo punto di forza riguarda il potere del racconto, sia per chi narra che per chi ascolta. Dal punto di vista del narratore l'utilizzo di questi metodi può avere una funzione emotivamente catartica. In termini collettivi, le storie sono uno strumento per entrare in relazione gli uni con gli altri in maniera empatica. Le narrazioni, per la loro forza comunicativa, sono state definite oggetti che portano in sé la dimensione corporea dei loro protagonisti. Dal punto di vista del metodo hanno il grande vantaggio di permettere

la raccolta di dati ricchi e complessi. Questi metodi consentono di esplorare la performance del sé, le narrazioni meno visibili. Inoltre, gli artefatti hanno un alto potenziale in termini di condivisione e di usione al di fuori del processo di ricerca. elementi di debolezza. Diversi sono anche gli Gli artefatti rischierebbero di avere l'effetto opposto rispetto al motivo per cui si sono sviluppati. La messa in forma di storie in un formato fruibile per audience diverse rischia di creare identità standardizzate. La mediazione di queste storie rischia di ridurne la complessità. Inoltre la libertà del narratore è limitata: le richieste del ricercatore pongono dei vincoli. Alcuni partecipanti hanno bisogno del supporto di altre persone nella realizzazione del prodotto digitale: in questo senso, invece che rendere più forte e consapevole il partecipante, l'utilizzo di questi metodi potrebbe sortire un effetto contrario. Un'altra dimensione.problematica riguarda il fatto che la forza emotiva del racconto può anche essere una limitazione nella misura in cui si richiede ai partecipanti un impegno non solo temporale ma anche emotivo non indifferente. Alcune persone potrebbero non sentirsi a proprio agio con la condivisione emotiva. Inoltre, è possibile che la condivisione di alcune storie abbia effetti negativi sul legame sociale della comunità. Sul piano più prettamente metodologico un limite è anche il dispendio in termini di tempo. Talvolta si ha la necessità di comprimere i tempi, e questo comporta una limitazione delle possibilità di sviluppare adeguatamente la narrazione da parte dei partecipanti. Una limitazione particolarmente rilevante riguarda le risorse economiche necessarie per utilizzare questo tipo di metodi. Alcune limitazioni sono specifiche rispetto al metodo: per esempio, nel caso dei video diari le persone sono costantemente consapevoli della videocamera e potrebbero non

Sentirsi a loro agio. Una limitazione specifica rispetto all'uso del video partecipativo riguarda le resistenze espresse dalla comunità, senza la collaborazione della quale non è possibile realizzare il processo. Una limitazione specifica relativa al racconto digitale riguarda il fatto che non tutte le storie sono adatte a essere raccontate con questo strumento: il chef diviene una limitazione quando lo si utilizza come metodo per rappresentare una comunità.

ARTEFATTI: FARE COSE CON LE MANI

Per artefatti intendiamo la costruzione, la trasformazione e l'utilizzo di oggetti durante il percorso di ricerca. Gli artefatti sono di diverso tipo e includono collage, fabbricazione di manufatti con paste per modellare, realizzazione di bambole. Gli artefatti confluiscono nella ricerca sociale qualitativa - dove vengono trasformati in strumenti di accesso al racconto di esperienze - da campi e attività, contesti disciplinari eterogenei, come l'arte.

La pratica psicoterapeutica, il gioco. Quando si vogliono usare in un processo di ricerca bisogna tenere conto di alcuni aspetti. Innanzitutto, la materialità degli oggetti ne orienta l'uso. La costruzione di artefatti come metodi creativi si posiziona all'intersezione con altri metodi, visuali e art-based. I metodi visuali fanno ricerca sulle e con le immagini. Gli artefatti possono essere intesi anche come una rappresentazione visiva dell'esperienza individuale. A differenza dei metodi visuali, però, costruire o comporre un artefatto implica la manipolazione fisica di elementi materiali. Anche il processo stesso di manipolazione è oggetto di analisi. I metodi art-based impegnano i partecipanti nella pratica artistica come metodo di ricerca. Si tratti di metodi vicini ai metodi creativi, tuttavia i metodi creativi di costruzione di artefatti sono più circoscritti rispetto a quelli art-based, visto che non includono pratiche come la messa in scena.

teatrale o la poesia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
14 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher silvia321 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Strumenti e metodi di ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Tarsia Tiziana.