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Innovazione e progresso nemici delle paure

La paura dell'esclusione, di restare indietro, di perdere le posizioni faticosamente conquistate, ha un effetto boomerang sulla società. Come in un circolo vizioso, infatti, il timore di sapere minacciato il proprio benessere materiale e spirituale alimenta un sentimento di diffidenza che rischia di tradursi in una reazione di difesa nei confronti di chiunque venga sospettato di rappresentare, anche solo potenzialmente, un pericolo.

Ciò che sorprende, tuttavia, è che, in tempi di diffidenza se non addirittura di intolleranza più o meno strisciante, verso chi è espressione di una cultura, di un'etnia o di una religione diversa, la paura dell'altro si manifesti, prima ancora che ai danni dello straniero, dell'immigrato, nei confronti di chi appartiene a una diversa classe sociale, colpevole di non condividere la stessa realtà a causa dell'avere un diverso accesso alle risorse.

È indicativa e per certi versi sorprendente che, alla richiesta di indicare da quale persona ci si sente più distanti, la maggioranza (26%) degli abitanti del mondo indica "chi appartiene a un'altra classe sociale" prima ancora che una persona di un altro paese (indicato al secondo posto dal 18,3% degli intervistati), di un'altra religione (18,2%), di un'altra etnia (17,9%) e, a seguire ma a distanza, di un'altra età (11,8%) o sesso (7,8%).

Sentimento, questo, che peraltro, trova d'accordo tutti gli intervistati, quale che sia il loro sesso e la loro età, la loro classe sociale di appartenenza: considera in assoluto più distante da sé un individuo di un'altra classe sociale il 25,8% di quanti dichiarano un livello socio-economico alto, il 25,5% medio e il 28,5% basso (tab. 10).

Anche analizzando il dettaglio metropolitano, salvo alcune eccezioni, i paletti sociali sembrano quelli che determinano

più fratture all’interno del tessuto cittadino: e se non stupisce che a Mumbay, dato il retaggio delle caste, sia il 38,4% a individuare in chi appartiene ad un’altra classe sociale la persona più distante, colpisce di più che sia il 34,2% a Roma, il 29,2% a Mosca, il 26,2% a New York, il 27,5% a Tokyo. Londra è invece la città in cui le differenze di classe si annacquano di più, o quantomeno vengono percepite come meno rilevanti rispetto a quelle religiose, etniche e generazionali (indicate più o meno con la stessa intensità). Ed anche al Cairo, prima ancora delle differenze sociali, incidono quelle di genere (il 22,6% indica al primo posto una persona di altro sesso) ed etniche (tav. 3). Paradossalmente l’evolversi sociale sta riproponendo dinamiche che, pur appartenenti al passato più recente, consideravamo ormai superate. Ma d’altronde è noto come uno degli effetti della globalizzazione sia proprio

l'inasprire delle disuguaglianze sociali.

Tab. 10 - Tipologie di soggetti dalle quali ci si sente più distanti, 2008 (val. %)
Livello socio-economico Media 10 della famiglia dell'intervistato città
Basso/Molto Molto alto/alto Medio basso
Persona di altro sesso 7,0 8,4 5,7 7,8
Persona di altra età 13,9 11,6 10,5 11,8
Persona di altra etnia 15,7 18,5 17,4 17,9
Persona di altra religione 20,1 18,2 16,4 18,2
Persona di altro paese 17,4 17,8 21,5 18,3
Persona di altra classe sociale 25,8 25,5 28,5 26,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: indagine World Social Summit, 2008
Tav. 3 - Le prime 4 categorie di persone da cui ci si sente più distanti nelle 10 metropoli globali, 2008 (val. %)
Altra religione (21,9) Altra etnia (21,1) Altra età (21,1) Altro paese (16,9) Altra classe sociale (25,4)
Londra Altra etnia (22,6) Altra religione (15,6) Altra età (13,6) Altra classe sociale (34,2)
Roma Altra religione (18,0) Altro paese

(12,8)Altra classe sociale (29,2)Altra etnia (23,0)Mosca Altra religione (20,0)Altro paese (19,0)Altra classe sociale (38,4)Altro sesso (24,2)Mumbai Altro paese (13,2)Altra età (9,1)Altra religione (27,0)Altra classe sociale (26,0)Pechino Altro paese (19,4)Altra età (13,0)Altra classe sociale (27,5)Altra religione (26,5)Tokyo Altro paese (17,8)Altra etnia (16,4)Altra classe sociale (26,2)Altro paese (19,2)New York Altra età (18,2)Altra etnia (17,4)Altro paese (35,8)Altra classe sociale (24,0)San Paolo Altra religione (15,0)Altra etnia (11,8)Altro sesso (22,6)Altra etnia (20,0)Il Cairo Altra classe sociale (18,4)Altro paese (13,8)Fonte: indagine World Social Summit, 2008 28Le sfide della competizione globale, della rivoluzione digitale, dell’innovazione tecnologicae produttiva, delle società multietniche e multiculturali, si traducono nella minacciaesistenziale di non essere pronti a fronteggiare il cambiamento, quell’innovazionedell’essere

che il mondo intorno a noi ci chiede e ci costringe a fare per restare al passo. In questo quadro, è interessante notare come, malgrado la maggioranza degli intervistati esprima un giudizio positivo nei confronti della globalizzazione - il 62,3% pensa che sia un'opportunità - vi è una fetta significativa di popolazione metropolitana (il 37,7%) che esprime al contrario un giudizio critico, considerandola un rischio: - perché, concentrando poteri economici, finanziari e politici, mette il destino di milioni di persone nelle mani di pochi uomini (è la motivazione prevalente, indicata dal 23,3% degli intervistati); - perché frammenta il tessuto connettivo sociale nel quale ci sentiamo sicuri, indebolendo le identità e i valori culturali locali (18,2%); - espone consumatori e risparmiatori a nuovi rischi e pericoli (17,4%); - aumenta la divaricazione tra paesi ricchi e poveri (16,8%) (fig. 8 e tab. 11). Seppur con motivazioni di fondo differenti,sono gli aspetti culturali che rappresentano il rischio principale, come la perdita di identità e tradizioni locali. Inoltre, il 18,9% ha evidenziato come la globalizzazione possa portare all'aumento delle disuguaglianze sociali e alla marginalizzazione di alcune categorie di persone. In entrambe le città, però, è emerso che una parte significativa della popolazione non percepisce la globalizzazione come un fenomeno negativo. A Mosca, il 32,6% degli abitanti ha dichiarato di non considerarla un rischio, mentre a Roma questa percentuale sale al 28,9%. In conclusione, sia a Mosca che a Roma la globalizzazione viene percepita come un fenomeno che comporta rischi e preoccupazioni, ma con sfumature diverse. Mentre a Mosca sono gli aspetti economici a spaventare di più, a Roma sono quelli socio-culturali a generare maggiori paure.

Il rischio principale è dato dall'indebolimento delle identità culturali, sintomo di una città che a fatica riesce ad integrare le comunità provenienti da tutto il mondo e che "nell'altro" vede una minaccia alla propria identità culturale. Un ulteriore rischio percepito dal 21,5% della popolazione di Roma è che pochi uomini hanno in mano il destino del mondo e prendono decisioni che hanno ricadute universali. Ma la sensazione di sentirsi lontani dai centri del potere e il senso di esclusione che ne deriva, genera paura e disorientamento non solo tra gli abitanti di Roma ma anche tra le popolazioni di San Paolo (30,9%), Londra (28,9), Tokyo (29,2%), New York (24,0%), Pechino (23,5%), Il Cairo (21,3%), Mosca (16,6%) e Mumbai (12,7%).

Ma se il giudizio rispetto alla globalizzazione, segno dell'evoluzione dei tempi, risulta, pur con molte incertezze, positivo, più netta è invece la diffidenza rispetto alla scienza.

Formattazione del testo

e alprogresso. 29Fig. 8 - Il giudizio sulla globalizzazione, 2008 (val.%)

Città Opportunità Rischio
Mosca 42,4 57,6
Roma 48,0 52,0
Parigi 55,9 44,1
San Paolo 64,4 35,6
Londra 65,5 34,5
Pechino 66,0 34,0
New York 66,6 33,4
Tokyo 68,9 31,1
Il Cairo 71,8 28,2
Mumbai 80,2 19,8
Totale 62,3 37,7

Fonte: indagine World Social Summit, 2008

Motivazioni Media
Esposizione a nuovi rischi per i consumatori e i risparmiatori 9,8
Indebolimento delle identità culturali locali 20,8
Pochi uomini hanno il destino del mondo in mano 28,9
Aumento della divaricazione tra paesi ricchi e poveri 24,3

Tab. 11 – Le motivazioni per cui la globalizzazione è considerata un rischio, 2008 (val. %)

7,5 15,6 10,7 25,5 16,8 paesi poveri- Favorendo i processi migratori, aumenta 9,8 11,2 7,3 15,6 0,0 8,2 12,4 6,0 4,5 9,9 9,4 l'intolleranza e l'insicurezza sociale- Indebolisce i controlli, e crea un mercato senza regole in cui vince la logica del più 6,4 0,9 8,5 19,7 3,2 17,6 20,5 12,0 23,6 13,5 13,0 forte- Per altre ragioni 0,0 0,0 4,6 1,0 0,0 1,2 2,5 1,2 0,0 9,2 2,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: indagine World Social Summit, 2008 31

Vacilla, infatti, tra gli abitanti delle megalopoli la fiducia incondizionata nel progresso tecnologico, come portatore di benessere e maggiore sicurezza per tutti. Scienza e progresso amplificano le paure: non solo perché moltiplicano la sfera dell'ignoto e l'ambito della nostra ignoranza, rendendo sempre più difficile controllare il mondo che ci circonda e che loro contribuiscono a far mutare rapidamente; ma anche perché, con l'invenzione di macchine e

Tecniche sempre più complesse, permettono all'uomo di intervenire in settori e su problemi che fino a poco tempo fa erano stati appannaggio del caso, della trascendenza o non erano stati affrontati. La responsabilità umana è così indotta ad assumere decisioni che possono avere inimmaginabili e imprevedibili effetti di ricaduta per la salute del proprio corpo e della propria anima, e sul futuro dell'umanità.

A fronte infatti di un 45,7% di cittadini che considerano il progresso scientifico e tecnologico comunque un valore, il 54,3% risulta al più scettico e impaurito: il 41,3% dichiara infatti di avere per certi versi paura del progresso, considerandolo più "un costo" che le società devono sostenere.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
86 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VenoricaL di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia culturale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Guarnieri Patrizia.