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P

Produzione interna (1 + t

I I

P )

I

P

Importati (1 + t

E E

P )

E

Prezzi relativi /P /P

I E I E

P P

Il Rapporto Cockfelf del 1987 proponeva l'abbandono del principio di destinazione

e l'adozione del PRINCIPIO dell'ORIGINE. In tal modo non sarebbero più stati

necessari controlli e formalità fscali al momento del passaggio di un bene da uno

Stato all'altro. Il principio di destinazione doveva invece restare in vigore per gli

scambi con i paesi extracomunitari.

Il principio di origine comporta però una non voluta modifcazione della

distribuzione territoriale dei gestiti e può risultare distorsiva in presenza di livelli di

aliquote d'imposta differenziate nei diversi paesi.

Non neutralità è necessaria l'armonizzazione del livello delle aliquote

Ripartizione del gettito il gettito si distribuisce fra i due paesi, in relazione alla

quota di valore aggiunto da essi prodotta. Se si ritiene che l’Iva, in quanto

imposta sul consumo, debba affuire integralmente al paese di destinazione, il

importatore l’imposta prelevata.

paese esportatore deve restituire al paese Senza Iva Con Iva

P

Produzione interna (1 + t

I I

P )

I

P

Importati (1 + t

E E

P )

E

Prezzi relativi /P (1 + t

I E I

P P )/

I

(1 + t

E

P )

I

Problemi applicativi

PRINCIPIO di DESTINAZIONE è di facile applicabilità in presenza di frontiere

fscali. Al passaggio della frontiera il bene esportato viene riconosciuto non

l’esportatore viene rimborsato dell’Iva pagata sugli acquisti.

imponibile e

L’importatore paga l’Iva sul corrispettivo dovuto all’esportatore applicando

l’aliquota del paese di destinazione.

Es. Iva al 12% nel paese E e Iva al 10% nel paese I

Esportatore E

Valore del bene esportato: 400

Iva a debito = 0 (detraibilità dell'Iva sugli acquisti o acquisti in sospensione di imposta)

Gettito paese E: 0

Dogana

Iva sulle importazioni previste dal paese I: 10%400 = 40

Importatore I

Vende il bene a 600

Iva a debito: 10%600 = 60 Iva a credito: 40

Iva da versare: 60 40 = 20

Gettito paese I: 60

Dal 1° gennaio 1993, con la costituzione del Mercato Unico Europeo, si è avuta

l’abolizione delle barriere doganali. Ciò ha reso problematica l'applicazione di tale

principio e ha reso necessario la revisione del precedente sistema di prelievo nella

dell’applicazione del PRINCIPIO dell'ORIGINE. Tale principio non

direzione

richiede la presenza di frontiere fscali. Gli scambi intracomunitari sono regolati

come quelli all’interno di ogni singolo mercato nazionale. Il venditore paga

l’imposta richiesta dal suo paese, commisurandola al corrispettivo della cessione e

detrae l’imposta sugli acquisti indipendentemente da quale sia il paese a cui è

affuita.

Esportatore E

Valore del bene esportato: 400 Iva a debito: 12%400 = 48

Gettito paese E: 48

Importatore I

Vende il bene a 600

Iva a debito: 10%600 = 60 Iva a credito: 48

Iva da versare: 60 48 = 12 Gettito paese I: 12

Per ovviare agli inconvenienti che possono derivare dall'applicazione del

principio di origine la Commissione suggeriva:

• l'istituzione di una camera di compensazione, per redistribuire il gettito dal

paese di origine al paese di destinazione;

• l'armonizzazione delle aliquote, per evitare gli effetti distorsivi.

Ottenere il consenso politico necessario per realizzare tali obiettivi si è rilevato stai

complesso, pertanto il defnitivo passaggio al principio di origine è stato rimandato

alla fne di un PERIODO TRANSITORIO, iniziato al momento dell'abolizione delle

barriere doganali, il cui termine è poi continuamente slittato. Durante questo periodo

si è conservato il principio di destinazione. Il principio di origine trova applicazione

solo nel caso di vendite di beni effettuate a consumatori fnali di un altro paese

comunitario.

L’esportatore, per ottenere la non imponibilità, deve notifcare alla propria

amministrazione fnanziaria tutti i dati relativi all’operazione (compresi i dati

sull’acquirente). L’importatore l’Iva

(acquirente) autoliquida dovuta (con aliquota

del suo paese) alla prima liquidazione mensile. Potrà poi detrarla (è Iva a credito,

dall’Iva

sugli acquisiti), secondo le usuali regole, a debito.

Esportatore E

Valore del bene esportato: 400 Iva a debito: 0

Gettito paese E: 0

Importatore I

Vende il bene a 600

Autoliquidazione: 10%400= 40

Iva a debito: 10%600 = 60 Iva a credito: 40

Iva da versare: 60 40 = 20 Gettito paese I: 60

PROBLEMA: efftcacia dei controlli

La soluzione prevista si fonda:

• sull’interesse dell’esportatore a comunicare le informazioni relative allo

scambio alla propria amministrazione fnanziaria;

• sullo scambio di informazioni fra le amministrazioni fnanziarie dei diversi paesi.

Obiettivi della lezione

✔ Sapere identifcare e descrivere accuratamente le principali tipologie

d’imposte generali sugli scambi: imposte sul valore pieno; imposte sul valore

aggiunto; imposte plurifase e monofase.

✔ Sapere identifcare (e applicare a semplici esercizi) diverse tipologie

d’imposte plurifase sul valore aggiunto, con riferimento a:

• Metodo base da base

• Metodo imposta da imposta

• Iva tipo: reddito lordo, netto e consumo

✔ Avere compreso il signifcato di settore verticalmente integrato.

✔ Sapere identifcare (e applicare a semplici esercizi) i vantaggi di

un’imposta valore aggiunto rispetto a un’imposta generale sugli

sul

scambi.

✔ Sapere identifcare e calcolare l’applicazione dell’Iva con

riferimento a: Operazioni imponibili, non imponibili ed esenti.

✔ dell’Iva

Essere consapevoli della presenza di problemi di evasione e sue possibili

cause.

✔ dell’Iva

Coordinamento a livello comunitario: sapere defnire il principio di

destinazione e il principio di origine con particolare riferimento ai problemi

della neutralità e della ripartizione del gettito.

Esercizio 1

L’impresa “Gatta d’investimento

ci cova s.p.a”, nel 2015 - acquista un bene per 1450 - ha

spese per personale per 1240 - produce e vende un bene dal valore di 3800 - ha

ammortamenti per 450 - acquista un bene intermedio per 470 - ha spese per interessi passivi

l’Iva

per 130 Tutti gli importi sin qui forniti non sono comprensivi di Iva. Calcolare a debito,

l’Iva l’Iva dall’impresa “Gatta nell’ipotesi l’Iva

a credito e versata ci cova s.p.a.”, che sia

un’aliquota dell’Iva siano

applicata con uniforme del 10% e che le modalità di applicazione

quelle previste dalla normativa italiana.

Esercizio 2

L’impresa Investimenti produce, in un processo verticalmente integrato e del tutto indipendente

dalle altre imprese, un bene di investimento, del valore di 2400; tale bene è venduto

all’impresa Consumi.

L’impresa Intermedi produce, in un processo verticalmente integrato e del tutto indipendente

all’impresa L’impresa

dalle altre imprese, un bene intermedio di 1300 e lo vende Consumi.

Consumi produce un bene di consumo fnale, che vende direttamente al consumatore fnale a

1900. Nell’ipotesi che l’Iva sia applicata in Italia un’aliquota

con del 10%: calcolate,

l’Iva ciascuna impresa e l’ammontare

applicando la normativa vigente in Italia, versata da

complessivo di Iva incassata dallo Stato.

Esercizio 3

L’impresa che non ha spese per acquisti, vende all’impresa

Alfa, Beta un bene intermedio per 300.

L’impresa

a sua volta vende all’impresa

Beta Gamma un bene di investimento, ammortizzabile in 3 anni, al

prezzo di

450. Infne, l’impresa Gamma vende al dettaglio un bene del valore di 700.

Tutti i valori monetari sono al netto dell’Iva. Se l’aliquota dell’Iva è pari al 10% per tutti i

beni e servizi, calcolate l’Iva a credito e a debito in ciascuna fase, nei due casi di Iva tipo

reddito lordo, e Iva tipo consumo.

Esercizio 4

L’impresa che non ha spese per acquisti, vende all’impresa

Aliquota bassa, Aliquota alta un bene

intermedio per

100. L’impresa a sua volta produce e vende all’impresa

Aliquota alta Aliquota media un bene

intermedio per

l’impresa

500. Infne, Aliquota media produce e vende beni di consumo per un valore di 1000.

valori monetari sono al netto dell’Iva. Alle tre tipologie di beni sono applicate

Tutti i

aliquote differenziate e rispettivamente un’aliquota bassa del 10%; un aliquota alta del

20% e un’aliquota media del 15%. Applicando il metodo imposta da imposta, calcolate

versata da ciascuna impresa e mostrate che l’aliquota

l’Iva media che grava sul valore

aggiunto complessivo corrisponde a quella riservata al bene fnale di consumo.

LA TASSAZIONE DEI REDDITI DI IMPRESA

• Equita ed efftcienza della tassazione delle imprese

Π = R – – –IP

C AM

I redditi di impresa prodotti dalle imprese individuali e società di persone,

indipendentemente dalla loro distribuzione, sono attribuiti pro quota all'imprenditore

e i soci in relazione alla loro quota di partecipazione e tassati in capo agli stessi come

componente del reddito complessivo, nell'ambito dell'imposta personale.

Per i redditi prodotti dalle società di capitali è invece normalmente prevista una

tassazione in capo alla società (Ires), autonoma rispetto la tassazione dei reddito in

Irpef in capo ai soci problema equità ed effcienza.

Equita dell'imposta sui profttti

Le società di capitali hanno una capacità contributiva autonoma rispetto a quella dei

soci che ne detengono il capitale?

Motivi a favore: distinzione tra controllo e proprietà. Questa distinzione comporta

che le società di capitali godano di una di un proprio potere economico, indipendente

da quello dei loro azionisti, ed essere autonomamente assoggettato a tassazione. È

pertanto corretto tassare gli utili in capo alla società e tassarli nuovamente in capo

agli azionisti. Il regime di doppia imposizione che ne deriva è noto come sistema

classico. chi sopporta l’onere alla fne sono comunque i soci. In un'ottica di

Motivi contro:

trasparenza sarebbe quindi preferibile tassare direttamente gli individui, anziche

tassarli indirettamente attraverso un'imposta a livello societario.

Come evitare la d

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
66 pagine
6 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virdu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Baldini Massimo.