Riassunto esame scienza delle finanze, prof Baldini, libro consigliato Corso di Scienza delle finanze di P .Bosi
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Il grafco a) mostra l'aliquota legale
costante t, e l'aliquota media
effettiva crescente a ritmo
decrescente nel nostro caso: molto
progressiva per bassi livelli di RC,
poi si appiattisce diventando quasi
proporzionale.
Il grafco b) mostra l'andamento del debito
di imposta T (o T ). L'imposta è nulla per
n
un RC pari a 6.000€, cd. no tax area.
Pertanto se le deduzioni sono superiori al
RC (o se le detrazioni sono superiori
all'imposta lorda) il debito di imposta è
nullo. Ma, in questo caso , il contribuente
non usufruisce in tutto o in parte del
benefcio monetario delle deduzioni o
detrazioni che gli altri contribuenti
ricevono sotto forma di risparmio di
imposta.
Questo fenomeno è noto come incapienza. Il problema potrebbe essere risolto
con l'imposta negativa: si trasferisce al contribuente un importo pari al risparmio
d'imposta di cui non ha potuto benefciare (nel nostro esempio l'imposta negativa
va da un massimo di 1.800€ per un RC=0 a un minimo di 0€ per un RC=6.000).
Sinora abbiamo considerato il caso in cui la deduzione e la detrazione siano
costanti. Ora ipotizziamo che le deduzioni e le detrazioni sono di ammontare
variabile, nella realtà spesso decrescenti, al fne di limitare i benefci fscali
riconosciute a soggetti con reddito complessivo elevato. In questi casi assume una
notevole importanza il concetto di aliquota marginale effettiva t , pari alla variazione
eff
dell'imposta netta al variare del reddito complessivo.
t = δT / δRC
eff n
L'aliquota marginale effettiva è rilevante per valutare gli effetti di incentivo
dell'imposta alla produzione del reddito. Nella fat rate tax se deduzioni e
detrazioni sono costanti, l'aliquota marginale effettiva coincide con l'aliquota
legale. Il disegno dell’imposta rende allora esplicita e trasparente la grandezza
rilevante per le decisioni economiche: l’aliquota legale, pari a quella marginale
effettiva. Questa trasparenza viene però meno nel caso in cui deduzioni e
detrazioni siano variabili; è quindi molto importante conoscere come esse
infuiscano sulle aliquote marginali effettive.
Esempio: variazione importo deduzione.
Caso 1. Diminuzione secca della deduzione dal valore D al valore D-k (da 6.000
a 5.000), a partire da un certo livello di reddito (RC>30.000).
L'aliquota marginale effettiva:
• aumenta bruscamente
(60%) in corrispondenza del
valore del reddito (30.000) a
cui si registra la diminuzione
della deduzione che sino a
quel momento coincideva
con l'aliquota legale;
• torna poi al livello del 30%,
perchè la deduzione, seppur
più bassa, non si modifca
più e resta quindi solo
l'effetto attribuibile
all'aumento del reddito
complessivo.
Caso 2. Diminuzione lineare della deduzione (300€ ogni 1000) a partire da un
certo livello di reddito (20.000), fno all'azzeramento della deduzione.
L'aliquota marginale effettiva:
• aumenta bruscamente (da 30%
a 39%) in corrispondenza del
valore del reddito in cui si
registra la diminuzione della
deduzione (20.000);
• resta al nuovo livello (39%) per
tutto l'intervallo di reddito
complessivo in cui la deduzione
decresce: a partire da
20.000 € ogni incremento di
1000 € del reddito
complessivo è infatti gravato
dal carico dell'aliquota (300
€) e dal carico della
diminuzione lineare della
deduzione (90 €);
• ritorna al livello iniziale (30%) solo quando D si annulla (a partire da
39.000).
Sinora abbiamo supposto che l'aliquota legale marginale sia costante e unica. In
pratica quasi mai questo modello viene applicato. Nel caso di aliquote legali marginali
crescenti (es. imposta progressiva per scaglioni), la presenza di deduzioni e detrazioni
non costanti può dare luogo ad andamenti imprevedibili e capricciosi delle aliquote
marginali effettive. Inoltre l'identità tra una detrazione e una deduzione (con d = tD) è
realizzata solo nel caso di aliquota legale costante.
Se viene concessa ai contribuenti che si trovino in una determinata condizione la
medesima detrazione di imposta questa comporta lo stesso vantaggio per tutti.
Una detrazione, infatti, riduce, in valore assoluto, l’onere tributario in uguale
misura per ogni contribuente. Una deduzione dall’imponibile, al contrario, si
traduce in uno sgravio fscale il cui ammontare è tanto più elevato quanto più
elevata è l’aliquota marginale del contribuente. Ne benefciano quindi
maggiormente gli individui ad alto reddito.
Esempio
Due aliquote (10% e 20%):
Scaglioni Aliquote
da 0 fno a 10.000 10%
da 10.000 a 20.000 20%
ecc.
Supponiamo che il contribuente possa scegliere fra una deduzione di 1.000 € e una
detrazione di
• €.
• Un individuo con reddito pari a 10.000 € sarà indifferente all’una o
all’altra: in ogni caso il suo debito di imposta è pari a 900 €.
• Un individuo con reddito pari a 20.000 € avrà, invece, un debito di
imposta pari a 2.800 € se opta per la deduzione, e a 2.900 se opta per la
detrazione. È quindi ovvio che egli preferirà la prima alla seconda.
Questo risultato dipende dal fatto che la relazione d = tD che rende
indifferenti deduzioni e detrazioni è rispettata dall’aliquota marginale del
primo soggetto, ma non da quella del secondo soggetto.
Per questa ragione si ritiene generalmente più equo il ricorso alle detrazioni di
imposta anziché alle deduzioni dall’imponibile.
Tassonomia delle imposte
Imposte dirette e indirette
Le imposte vengono tradizionalmente distinte in dirette e indirette. La
distinzione si basa su diversi criteri:
Classifcazione fondata sugli indici utilizzati per valutare la capacità contributiva dei
soggetti:
Imposte dirette: colpiscono manifestazioni immediate della capacità
a. contributiva (reddito o patrimonio).
Imposte indirette: colpiscono manifestazioni mediate della capacità
a. contributiva (consumo o trasferimento di beni).
Classifcazione fondata sulla diversa probabilità di traslazione:
a. Imposte dirette: il loro onere grava effettivamente sul contribuente
individuato dalla legge, il quale non può trasferirlo su altri soggetti
economici.
a. Imposte indirette: il loro onere può essere trasferito ad altri soggetti economici
(produttore vs consumatore) e che quindi gravano, indirettamente, su questo
secondo soggetto.
L'applicazione pratica di entrambi gli approcci è controversa, pertanto ci si
attesta su un criterio di distinzione convenzionale, in base al quale vengono
→ →
denominate dirette le imposte sul reddito e sul patrimonio; indirette tutte le
altre imposte (sui consumi, sulla fabbricazione, sui trasferimenti, ecc.).
Imposte reali e personali
Le imposte dirette sono allora volta distinte in:
• Imposte reali: colpiscono l'oggetto dell'imposta senza considerare le
caratteristiche del soggetto tassato;
• Imposte personali: colpiscono il medesimo oggetto, ma tenendo conto delle
caratteristiche del soggetto tassato (cioè del reddito complessivo e di altre
caratteristiche personali-familiari)
Questa distinzione comporta conseguenze signifcative sotto due profli:
1. La progressività delle imposte.
Le imposte personali permettono di tenere conto della condizione
economica complessiva del contribuente, e applicare la struttura
progressiva del prelievo, quelle reali no: se fossero progressive
penalizzerebbero i soggetti che percepiscono il reddito da una sola fonte o
che possiedono un solo tipo di patrimonio.
1. La possibilità di tenere conto delle condizioni soggettive del contribuente.
Le imposte personali permettono di valutare la capacità contributiva del
contribuente, tenendo conto in particolare dei carichi di famiglia e dello stato di
salute. Come?
Generalmente attraverso deduzioni o detrazioni, in relazione al numero e
alle caratteristiche dei familiari a carico, così come all'entità e alla tipologia
delle spese sanitarie sostenute. Un contribuente senza fgli pagherà
quindi, a parità di reddito, un'imposta superiore rispetto ad un contribuente
con problemi di salute e/o con fgli.
Tuttavia le imposte reali sono più facili da amministrare proprio perché non
richiedono accertamento delle condizioni soggettive del contribuente, specialmente
della sua condizione economica complessiva. Infatti il possesso di redditi da attività
fnanziarie in capo al contribuente è diffcilmente accertabile, e per tale motivo, molto
spesso redditi di questo genere sono assoggettati ad un prelievo a natura reale, che
consiste nell'applicazione, a titolo d'imposta, e quindi senza nessun ulteriore onere
tributario per il contribuente, di una ritenuta "alla fonte", e cioè al momento in cui il
reddito viene corrisposto, ad opera di chi lo eroga.
Pertanto il prelievo alla fonte permette di sostituire all'attività di accertamento
e riscossione nei confronti dei percettori di reddito, l'attività di accertamento e
riscossione nei confronti degli enti o imprese che pagano il reddito, defniti
sostituti d'imposta.
Il prelievo alla fonte è vantaggioso in quanto i sostituti d'imposta: _sono in
numero inferiore rispetto ai percettori, _sono tenuti alla contabilità e _hanno
scarso interesse all'evasione perché si rivalgono sul contribuente per le imposte
trattenute.
Il prelievo alla fonte può essere:
• "a titolo d'imposta": esaurisce il debito con l'erario del percettore, ad
es. per i redditi da attività fnanziarie (imposta reale);
• "a titolo d'acconto": non necessariamente esaurisce il debito con l'erario
del percettore, ad es. per i redditi da lavoro dipendente (imposta
personale).
Discriminazione qualitativa dei redditi
La discriminazione qualitativa dei redditi consiste nel riconoscere un onere d’imposta
differenziato alle diverse categorie di reddito, e in tale ambito assume un ruolo importante
le imposte reali, in quanto danno peso esclusivo al reddito (o al patrimonio) oggetto di
tassazione, e possono pertanto essere articolate in modo tale da attribuire un onere
differenziato alle singole categorie di reddito.
• utilizzata per discriminare fra redditi di lavoro e redditi di capitale. I redditi
di lavoro sono considerati meritevoli di un trattamento preferenziale
rispetto agli altri redditi perchè sono onerosi (richiedono un sacrifcio
maggiore) e sono temporanei
La discriminazione qualitativa può essere attuata aggiungendo al prelievo personale sul
reddito:
• o un’imposta reale su tutti i redditi diversi da quelli di lavoro
• o un prelievo generale sul patrimonio
• o una deduzione (detrazione) specifca per i redditi di lavoro.
Deduzioni dall'imponibile, detrazioni dall'imposta e "tax
expenditures"
In sintesi le deduzioni e detrazioni hanno quattro fnalità:
1. Possono essere utilizzate per rendere progressive imposte altrimenti
proporzionali (es. fat rate tax);
1. Sono un importante strumento per la personalizzazione dell'imposta (es.
carichi familiari e stato di salute);
1. Possono essere utilizzate per attuare la discriminazione qualitativa dei
redditi (es. detrazione reddito da lavoro);
1. Possono essere utilizzate per incentivare specifci impieghi del reddito. Ad
esempio possono essere applicate deduzioni o detrazioni su una
percentuale prefssata delle spese sostenute per interessi passivi relativi a
mutui per l'acquisto della prima casa, contributi versati a fondi pensione,
premi corrisposti per la sottoscrizione di una polizza assicurativa,
fnanziamento al clero, a enti di benefcienza, ecc. Gli incentivi sono quindi
rivolti ad infuenzare le scelte e il comportamento dei privati in direzione
del conseguimento di obiettivi ritenuti di interesse generale.
Le tax expenditures (spese fscali) sono diminuzioni del gettito per lo Stato che
permettono non solo deduzioni e detrazioni, ma anche esclusioni, esenzioni, aliquote
ridotte e differimenti di imposte. In quanto sul saldo del bilancio hanno un effetto
analogo ad aumenti di spesa, ad esse viene attribuito la natura di spese pubbliche,
effettuate però tramite il sistema tributario. Il loro obiettivo è quello di raggiungere
fnalità collettive facendo leva sull'azione privata.
Esempio
1000€ a favore dei paesi del terzo mondo deducibili dal reddito. Un
contribuente con t =43% pagherebbe 430 € di imposta su quei 1000€.
m
Donando 1000 € riduce il suo debito d’imposta di 430 €. È come se donasse
soltanto 570 €. Gli altri 430 € li mette lo stato, in termini di minori entrate.
Le tax expenditures sono a fonte di complessità e scarsa trasparenza dei sistemi
tributari: i costi delle agevolazioni fscali sono meno evidenti dei costi delle
erogazioni dirette di spesa. Occorre valutarne attentamente: l'effcienza (e cioè la
capacità di infuenzare le scelte private) e l’equità (deduzioni, esclusioni,
esenzioni, aliquote agevolate favoriscono relativamente di più individui ad alto
reddito, con alta t ).
m
Criteri di ripartizione del carico tributario
Come deve essere distribuito l’onere delle imposte fra i contribuenti? La
ripartizione del carico tributario dipende da due fattori:
1. la fnalità che si assegna all’imposizione
1. l’interpretazione che si dà dell’equità del prelievo, o l’idea di giustizia cui si
aderisce.
In relazione alla valutazione che danno di tali problemi è possibile distinguere
due criteri normativi di distribuzione del carico tributario: il principio del benefcio
e il principio della capacità contributiva.
Il principio del benefcio (o della controprestazione)
Il principio del benefcio è riconducibile alle teorie dello scambio, secondo le quali
esiste un rapporto di scambio fra ciò che il cittadino paga allo Stato e ciò che riceve
in termini di beni e servizi. Pertanto l’imposta deve essere commisurata al benefcio
che il contribuente riceve dai beni e dai servizi pubblici di cui fa liberamente
domanda e ne costituisce il prezzo.
La fnalità dell’imposta è fnanziare l’offerta di servizi e beni pubblici (non sono
contemplate fnalità redistributive).
Il principio garantisce che vi sia equità nello scambio: ciò che si paga
corrisponde al benefcio che si riceve.
Presenta problemi di applicazione:
diffcile applicazione nel caso di beni pubblici non rivali e non escludibili (vi è
• free-riding)
non applicabile per beni e servizi non richiesti dal contribuente (es. beni
• meritori)
non è possibile avere un prelievo personalizzato per ogni individuo.
• Occorre quindi ricorrere a indicatori di benefci che non sono sempre
pertinenti (ad es. per onere su difesa si usa come indicatore il reddito degli
individui)
Vantaggi:
Il principio del benefcio crea un legame tra decisioni di spesa e decisioni di
entrata che ha la funzione di rendere trasparente le decisioni di spesa pubblica,
responsabilizzando coloro che le decidono nei confronti dei contribuenti
chiamati a fnanziarle.
Questo argomento è particolarmente importante per i sostenitori del
decentramento fscale:
1. Gli enti decentrati hanno maggiore possibilità di individuare i benefciari
dei servizi offerti e ripartire quindi su di essi il costo;
1. La teoria è concorde nel ritenere ineffciente decentrare la funzione
redistributiva del reddito.
Il principio della capacità contributiva
A differenza del principio del benefcio, il principio della capacità contributiva non stabilisce
un collegamento diretto fra imposte subite e vantaggio del soggetto. Lo scopo delle
imposte non è solo quello di fnanziare la produzione pubblica di beni e servizi, ma anche
fnanziare la redistribuzione
La ripartizione delle imposte deve essere equa. L’equità è garantita se l’imposta è
commisurata alla capacità contribuiva dei soggetti, cioè alla loro capacità di pagarla
(ability to pay).
Il principio della capacità contributiva si articola in tre assunti fondamentali:
a. Equità orizzontale: individui con uguale capacità contributiva devono
pagare la stessa imposta;
a. Equità verticale: individui con maggiore capacità contributiva devono pagare più
imposte
a. Vincolo all'equità verticale: le imposte non devono alterare le posizioni dei
contribuenti nella scala distributiva (sono precluse t > 100%)
m
Per attuare il principio della capacità contributiva bisogna:
1. defnire cosa si intende per capacità contributiva, quindi individuare un
corretto indicatore (reddito, patrimonio, consumo, ecc.);
1. defnire i criteri di ripartizione dell'onere di imposta in relazione alla
capacità contributiva così individuata.
L’onere dell’imposta è identifcato dalla rinuncia ad una parte del proprio
reddito, e il principio della capacità contributiva è stato denominato principio
del sacrifcio. Gli approcci al problema della ripartizione dell'onere hanno in
comune l'idea che tutti i contribuenti devono sopportare lo stesso sacrifcio (in
ragione alla capacità contributiva). Esistono tre principi del sacrifcio che
richiedono l’uguaglianza del:
• sacrifcio assoluto
• sacrifcio proporzionale
• sacrifcio marginale
Tali principi hanno implicazioni molto diverse sotto il proflo dell'equità verticale,
più in particolare, della progressività dell'imposta.
I tre principi si basano su assunzioni non realistiche fra cui:
• il sacrifcio di utilità è misurabile
• gli individui hanno uguali preferenze
• il reddito prima dell'imposta è un dato
IN CONCLUSIONE
Occorre rinunciare a riconoscere un fondamento utilitarista al criterio della
capacità contributiva (e all’equità delle imposte progressive) che riceve invece
un suo contenuto concreto ad opera delle valutazioni politiche degli enti
impositivi. Parole chiave della lezione
Prezzo pubblico, tassa, imposta
• Presupposto, soggetto passivo, base imponibile, aliquota
• Imposte proporzionali, regressive e progressive
• Progressività per classi e scaglioni
• Progressività per deduzioni e detrazioni
• Aliquote legali ed effettive; aliquote medie e marginali
• Imposte dirette e indirette
• Prelievo alla fonte (a titolo d’imposta e a titolo d’acconto), sostituto d’imposta
• Imposte reali e personali
• Discriminazione qualitativa dei redditi
• Tax expenditures
• Principio del benefcio e principio della capacità contributiva
• Equità orizzontale e verticale
• Gli effetti distorsivi delle imposte
Tutte le imposte riducono il benessere dei contribuenti, in particolare possono produrre
due effetti: →
1. Effetto reddito Le imposte sottraggono risorse al contribuente trasferendole allo
Stato sotto forma di gettito. Ciò comporta un SACRIFICIO (perdita di benessere,
utilità) per il contribuente, che ora è più povero, ma non comporta nessuna perdita di
effcienza in quanto non altera le sue scelte: egli consumerà meno o lavorerà di più
in quanto più povero, ma le scelte relative al consumo dei beni saranno sempre
effettuate sulla base dei prezzi relativi (salario, tasso di interesse, ecc.) che si
sarebbero determinati in assenza di imposte.
→
1. Effetto allocativo o di sostituzione Le imposte possono però alterare i prezzi
relativi, ad esempio facendo aumentare il prezzo del bene tassato rispetto al
prezzo degli altri beni.
Ciò comporta un SACRIFICIO (perdita di benessere) e una PERDITA di
EFFICIENZA del SISTEMA (eccesso di pressione) in quanto l'imposta
infuisce sull'allocazione delle risorse: il bene (o un'attività) tassato viene
sostituito con quello non tassato perché l'imposta inserisce un cuneo fra
il prezzo lordo, pagato da chi lo compra, il prezzo netto ottenuto da chi lo
vende.
Neutralità delle imposte. Le imposte che producono solo un effetto reddito (quindi
non determinano alcun eccesso di pressione) sono EFFICIENTI (neutrali). Le uniche
imposte con questa caratteristica sono le imposte lump sum. Esse non possono
distorcere le scelte: il debito di imposta NON dipende in alcun modo dal
comportamento del contribuente.
Le imposte che producono un effetto di sostituzione, e sottopongono quindi il
contribuente a un eccesso di pressione, sono invece INEFFICIENTI (non neutrali).
Sono tali la maggior parte delle imposte: sul reddito, sul patrimonio, sui consumi,
ecc. Esse distorcono le scelte: il debito di imposta dipende, e può essere
condizionato, dal comportamento del contribuente.
Il sacrifcio di utilità imputabile all'esistenza di effetti di sostituzione è
• defnito ECCESSO DI PRESSIONE: individua il sacrifcio di utilità per il
contribuente in eccesso rispetto quello, inevitabile, imputabile al mero
trasferimento di risorse dal contribuente allo Stato.
Lo studio degli effetti distorsivi dell'imposta sarà svolto nell'ambito di
analisi di equilibrio parziale (consideriamo un singolo soggetto
economico che opera assumendo come date prezzi, salari e tasso di
interesse, che sarebbero variabili endogene in un contesto di equilibrio
economico generale) relativa a:
A. Analisi delle scelte individuali di consumo, produzione del reddito e di
risparmio(7.1)
A. Equilibrio di mercato di un bene (surplus del consumatore e del produttore)
(7.2)
Effetti distorsivi delle imposte sulle decisioni individuali
Gli effetti allocativi possono manifestarsi in diversi ambiti, in particolare:
1. dedicare maggiore o minor tempo alla produzione di reddito
1. destinare il reddito prodotto al consumo o al risparmio
1. allocazione del consumo tra più beni (teorema di Barone)
In ciascuno dei tre casi l'individuo opera la sua scelta fra le due alternative che ha di
fronte (lavoro o tempo libero, consumo o risparmio, consumo dell'uno o dell'altro bene)
al fne di massimizzare la sua funzione di utilità in presenza di un vincolo di bilancio
specifcato, assumendo come data la variabile cruciale per la scelta (tasso di salario,
tasso di interesse, prezzi relativi).
In questo contesto, un'imposta che provochi uno spostamento parallelo del
vincolo di bilancio, senza modifcarne l'inclinazione, determina solo effetti reddito
e non è quindi distorsiva. Al contrario un'imposta che provochi una
modifcazione dell'inclinazione del vincolo di bilancio determina effetti di
sostituzione ed è quindi distorsiva.
Confrontando due imposte:
• è più distorsiva l'imposta che, A PARITÀ di GETTITO per lo Stato,
comporta un MAGGIOR SACRIFICIO di UTILITÀ per il contribuente; a
tale imposta si associa infatti un maggior eccesso di pressione.
Simmetricamente
• è più distorsiva l'imposta che, A PARITÀ di SACRIFICIO di UTILITÀ
per il contribuente, comporta un MINOR GETTITO per lo Stato.
Consideriamo il caso 1: le imposte possono produrre distorsioni nella scelta se
dedicare maggiore o minore tempo alla produzione di reddito.
Un individuo deve scegliere quanta parte del tempo complessivo potenzialmente
disponibile, H, dedicare al lavoro e quanta parte a riposo. H: tempo, R: reddito, L: riposo, w:
tasso di salario Funzione di utilita: U = U(R,L)
(+,+)
Vincolo di bilancio: R = (H – L) w = wH – wL
La scelta ottima si avrà in corrispondenza ai valori di R e L che massimizzano
U, dato il vincolo di bilancio. → –
AB vincolo di bilancio con inclinazione w e
→ → →
ordinata wH P ottimo, 0U riposo, UA
lavoro è soddisfatta la condizione:
U'/R' = U = 1
R
U'/L' U w
L
Effetti di un'IMPOSTA SUL SALARIO proporzionale (tw)
Vincolo di bilancio: R = (H –L) w(1 – t) = Hw(1 – t) – w(1 –t) L
→
AC vincolo di bilancio con inclinazione
–w(1 – –
t) e ordinata Hw(1 t)
→ → →
N ottimo, 0M riposo, MA lavoro
→ → →
MZ reddito lordo, MN reddito netto, NZ
gettito
Il gettito dell'imposta, se misurata in termini di
reddito, è pari alla distanza verticale fra i due
vincoli di bilancio, prima e dopo l'imposta,
valutata nel punto di ottimo.
è soddisfatta la condizione:
U = 1
R w(1 –
U t)
L
Effetti di un'IMPOSTA FISSA (R – T)
Vincolo di bilancio: R = (H – L) w – T = Hw – T – wL
T è di dimensione tale da procurare la
stessa perdita di utilità, cioè ci spostiamo
su I 2
→
DE vincolo di bilancio con
–
inclinazione w (uguale al
caso senza imposta)
→ →
Q ottimo, 0F riposo, FA
→ →
lavoro QV gettito
(maggiore di NZ)
L'effetto complessivo dell'imposta sul salario può essere scomposto in un effetto
reddito, da P a Q, che si traduce in una maggiore offerta di lavoro, fnalizzata a
ricostruire il proprio livello di reddito, decurtato dal prelievo, e in un effetto di
sostituzione, da Q a N: si offre meno lavoro, perché la rinuncia a tempo libero
"pagato" con un salario netto, w(1 – t), anziché con un salario lordo, è più
onerosa.
Poiché i due effetti sono di segno opposto, l'offerta di lavoro fnale può
• aumentare o diminuire a seguito dell'introduzione dell'imposta.
Nell'esempio del grafco aumenta.
• più probabile che l'offerta di lavoro diminuisca quando gli effetti di
sostituzione sono molto forti. Ciò avviene più facilmente:
• In presenza di elevate aliquote marginali
• in assenza di vincoli alla variazione della propria offerta di lavoro
(per lavoro non dipendente, dipendente straordinario, o femminile
che all'interno dell'organizzazione familiare è spesso considerato
marginale). SUPPLY-SIDE ECONOMICS
Il teorema degli effetti delle imposte sulla decisione di produrre reddito è stato alla
base delle tesi della supply side economics, che negli anni '80 ha avuto in Laffer e
nell'amministrazione Reagan i principali sostenitori. In quegli anni venne molto
propagandata la cd. curva di Laffer, vale a dire una relazione a campana, prima
crescente e poi decrescente fno ad incrociare l'asse delle ascisse, tra gettito fscale e
reddito delle aliquote. L'avversione ad un aumento delle aliquote fscali è infatti
motivata economicamente con il fatto che essa causa disincentivi alla produzione di
reddito e quindi alla fne sottrae anche base imponibile allo Stato, con la
conseguenza di poter risultare addirittura contro producente sul gettito fscale.
Amministrazione Reagan Usa inizio anni ‘80: grande importanza agli effetti
disincentivanti della tassazione.
• Una minor pressione fscale favorirebbe l’offerta dei fattori produttivi,
farebbe aumentare il reddito in misura tale da fare aumentare
anziché diminuire il gettito.
Variazione in punti percentuali della più elevata aliquota marginale
dell'imposta personale sul reddito nel periodo 1986-1997.
Stati Uniti - 10,4
Giappone - 20
Francia - 11
Italia - 11
Regno Unito - 20
Canada - 2,7
Media Ocse - 12,4
IN CONCLUSIONE
Sulla base delle ipotesi fatte: l'imposta sul salario e più distorsiva rispetto
all'imposta fssa, in quanto a parità il sacrifcio di utilità per il contribuente comporta
un minor gettito per lo Stato.
Parole chiave della lezione
Effetti distorsivi delle imposte
• Effetti reddito e sostituzione
• Effetti distorsivi delle imposte sulle scelte individuali: il diverso effetto d’
• imposte sul salario e imposte fsse sull’offerta di lavoro
Supply-side economics e curva di Laffer
• Effetti distorsivi delle imposte sull'equilibrio di mercato
L'eccesso di pressione, ovvero il sacrifcio di utilità imputabile all'esistenza di effetti di
sostituzione, può essere misurato in termini di variazione del surplus del consumatore e
del produttore.
Effetti sul surplus del consumatore. Ci troviamo in un mercato caratterizzato
da costi costanti (costi medi = costi marginali), quali effetti produce un'imposta
indiretta ad valorem, secondo un'aliquota pari a t ?
I costi per il produttore aumentano e la curva di offerta si sposta verso l'alto
determinando un nuovo equilibrio nel punto C, cui corrisponde un prezzo P =
1
P (1 + t).
0
Il gettito che lo Stato ottiene è pari al prodotto fra l'aliquota t e la base
imponibile (valore delle vendite).
t = ΔP/P = (P – P )/P gettito = (P – P )Q
1 0 0 1 0 1
base = P Q
0 1
L'imposta riduce il surplus del consumatore in quanto si genera un gettito; tuttavia la
→
riduzione del surplus è superiore al gettito ECCESSO di PRESSIONE: a fronte
dell'introduzione dell'imposta il contribuente ha rivisto le proprie scelte, riducendo il
consumo del bene tassato (da Q a Q ), e provocandogli una perdita di benessere,
0 1
misurata dal triangolo ABC (=1/2 ΔPΔQ). Si tratta di una perdita netta, che non
avvantaggia nessuno.
Da cosa dipende l'entità dell'eccesso di pressione?
ABC =1/2 (ΔPΔQ)
→
ricordiamo che: t = ΔP/P ΔP = tP →
elasticità della domanda rispetto al prezzo: E = (ΔQ/ΔP) P/Q ΔQ = EtQ
ABC = 1/2 (Et PQ)
2
Pertanto possiamo dire che:
1. L'eccesso di pressione e funzione positiva dell'elasticita della domanda rispetto al
prezzo ( E ).
Infatti quanto più la domanda è elastica rispetto ai
prezzi, tanto maggiore sarà la diminuzione della
domanda indotta all'aumento dei prezzi che
consegue all'imposta. Se la domanda è rigida
(E=0), non vi è eccesso di pressione.
Implicazioni normative: • Imposte effcienti: tassare di più i beni a domanda rigida
e meno quella domanda elastica per ridurre al minimo l'eccesso di pressione
(regola di Ramsey)
• Problemi equitativi: i beni a domanda rigida sono quelli di prima necessità e
costituiscono la quota prevalente del consumo dei poveri, pertanto il prelievo su di
essi risulterebbe
regressivo rispetto al reddito
⇨ Trade off equità-effcienza
• L'eccesso di pressione aumenta più che proporzionalmente all'aumentare dell'aliquota marginale di
imposta t.
Implicazioni normative: • Imposte effcienti: per ridurre gli effetti distorsivi, a
parità di gettito, evitare imposte con elevate aliquote marginali, ovvero
distribuire il carico tributario su più beni anziché su uno solo. Nell'ambito
delle imposte sul reddito è preferibile ottenere la progressività con
riduzioni o detrazioni (fat rate tax).
• Problemi equitativi: la fat rate tax confna la progressività a livelli bassi di
reddito.
Trade off equità-effcienza
•
• L'incidenza delle imposte in equilibrio parziale
L'osservazione della realtà ci suggerisce che raramente vi è coincidenza tra
colui che lo Stato indica come il soggetto passivo del tributo e colui che di fatto
⇨
ne sopporta il peso economico TEORIA dell'INCIDENZA: studia le cause e i
modi attraverso i quali si verifca la discrepanza tra soggetto passivo formale ed
effettivo.
Tassonomia degli effetti economici delle imposte
Gli effetti delle imposte sono classifcati nel modo seguente:
• rimozione • percussione • traslazione (in avanti, all'indietro) • incidenza •
elusione • erosione • evasione • ammortamento
La rimozione dell'imposta è l'insieme dei comportamenti che mettono in atto i
soggetti colpiti da un'imposta al fne di recuperare una posizione di ottimo che
l'imposta ha turbato.
La percussione è il momento in cui lo Stato defnisce il soggetto passivo
dell'imposta, chiamato soggetto percosso, mentre soggetto che
sostiene l'effettivo onere dell'imposta è chiamato soggetto inciso.
Se il soggetto percosso trasferisce il carico dell'imposta su un soggetto inciso che sta a
valle del processo produttivo sia un processo di traslazione in avanti; se trasferisce il
carico dell'imposta su un soggetto inciso che sta a monte si avrà un processo di
traslazione all'indietro. La traslazione può essere parziale o totale. L'incidenza è la fase
in cui si individua il soggetto inciso.
Effetti delle imposte indirette in concorrenza perfetta
In concorrenza perfetta opera un numero molto grande di imprese che non sono quindi
in grado di modifcare il prezzo isolatamente. Il prezzo è un dato e deve essere uguale al
costo marginale.
Imposta sulle quantità prodotte (accisa)
Si introduce un'imposta sulla quantità prodotta, con aliquota t, che percuote il
PRODUTTORE. L'imposta può essere vista come un aumento dei costi per l'impresa: costo
medio e marginale aumentano nella stessa misura dell'aliquota. Dopo l'imposta la curva
aggregata di offerta S trasla verso l'alto della misura dell'aliquota t. Essendo aumentato di t
il costo marginale, aumenta di t anche il prezzo di offerta a cui l'impresa è disposta a
vendere. Diminuisce anche la quantità offerta.
Il prezzo di equilibrio per l'industria è 0F.
L'incremento di prezzo è FD < EF = t. Vi è
stata traslazione, ma solo parziale. Il gettito
dell'imposta è tQ = FBAE
La riduzione di surplus complessivo
(consumatori e produttori) è pari a FBHAE,
pertanto l'eccesso di pressione è pari a
AHB. Questa perdita è attribuibile al fatto
che l'imposta porta ad una riduzione della
produzione rispetto a quella che il mercato in sua assenza avrebbe determinato.
In seguito all'aumento del prezzo provocato dall'imposta i consumatori marginali
rinunceranno all'acquisto del bene perché non vi è più la differenza positiva tra
valutazione marginale dello stesso e prezzo di acquisto. ⇨L'onere grava
interamente sui consumatori
In casi opposti l'onere grava interamente sui produttori.
Imposte equivalenti
Imposte equivalenti sono imposte che gravano sulla stessa base imponibile. In
questo caso il soggetto passivo è il CONSUMATORE: la curva di offerta non subisce
alcuna modifcazione, mentre si avrà un abbassamento, pari all'aliquota dell'imposta
t, della curva di domanda. I consumatori saranno infatti disposti a consumare la
medesima quantità di bene solo se il pagamento complessivo che devono sostenere
(prezzo + imposta) rimane invariato. Se prima dell'imposta il consumatore è
disposto a comperare la quantità Q al prezzo
0
Q H, dopo è disposto a pagare solo Q H', dato
0 0
che deve pagare t d'imposta.
L'imposta si ripartisce fra consumatore e
produttore come nel caso precedente:
l'incidenza di un'imposta sul consumatore
o sul produttore che gravi sulla stessa
base è la medesima, indipendentemente
da quale sia il soggetto passivo.
La capacità di traslazione dell'imposta dipende dalle elasticità relative della domanda e
dell'offerta.
In particolare:
• l’imposta cade principalmente sul consumatore se E /E è bassa
d s
• l’imposta cade principalmente sul produttore se E /E è alta
d s
Effetti delle imposte in monopolio
L'analisi grafca del monopolio può essere svolta utilizzando due schemi: lo
schema dei valori assoluti, in cui si ha la rappresentazione delle curve dei
ricavi, dei costi e dei proftti complessivi; lo schema dei valori marginali, in cui
sia la rappresentazione dei costi medi, marginali e del ricavo medio (vale a dire
prezzo = curva di domanda).
Effetti di un'imposta sulla quantità prodotta
→
Schema assoluto L'imposta ha determinato
una modifcazione del costo totale e quindi del
proftto netto, la cui rappresentazione sarà ora
–
data da π = π tQ. Inoltre determina una
n
riduzione della quantità prodotta di equilibrio,
pertanto il prezzo di equilibrio, essendo la curva
della domanda decrescente, dovrà essere più
elevato. →
Schema marginale L'imposta determina un
innalzamento dei costi medi e marginali pari a t e
un nuovo equilibrio. Tuttavia l'incremento di prezzo
è inferiore all'imposta.
Effetti dell'imposta sui proftti
L'introduzione di un'imposta fssa T sul proftto
sposta la curva del proftto netto come in fgura. Il
punto di massimo non muta e quindi non vi e
traslazione: l'imposta incide sul monopolista. Ciò
avviene anche se l'imposta è proporzionale, e la
curva del proftto netto diviene π(1 – t).
I risultati teorici possono mutare se si ammette
che l'impresa abbia obiettivi diversi o non
esclusivamente limitati al massimo proftto.
Baumol ha proposto, ad esempio, che obiettivo delle
imprese monopolistiche sia la massimizzazione delle
quantità vendute, con il vincolo del conseguimento di
un proftto minimo. In questo caso un'imposta sui
proftti, sia fssa sia proporzionale, determina una
riduzione della quantità prodotta e quindi una
traslazione in avanti dell'imposta.
CONCLUSIONI della traslazione
Gli effetti dipendono:
– dal tipo di imposta
– dalle condizioni della domanda e dell’offerta
– dalla forma di mercato Parole chiave della lezione
Effetti distorsivi in termini di surplus del consumatore e del produttore
• Eccesso di pressione: sua misura e implicazioni per la politica
• tributaria (tradeoff equità-effcienza)
Teoria dell’incidenza
• Percussione, traslazione e incidenza
• Traslazione in avanti, all’indietro; traslazione completa e parziale
• Traslazione di un’accisa in concorrenza
• Imposte equivalenti
• Traslazione ed elasticità relativa di D e S
• Traslazione di un’accisa in monopolio
• Traslazione di un’imposta sui proftti in monopolio (analisi tradizionale e
• Baumol)
la FINANZA PUBBLICA in ITALIA, il BILANCIO dello STATO
e la LEGGE di
STABILITÀ 1. La finanza pubblica
italiana
Quando si discute di fnanza pubblica si fa riferimento in particolare a due
defnizioni di settore pubblico: Amministrazioni pubbliche (AP) e Settore
pubblico.
Amministrazioni pubbliche
Esse comprendono organismi pubblici o anche istituzioni senza scopo di
lucro le cui funzioni principali consistono nella produzione di beni e servizi
non destinabili alla vendita o nella redistribuzione del reddito e della
ricchezza del paese.
Le Amministrazioni pubbliche si articolano in:
✔ Amministrazioni centrali Stato e organi costituzionali
AC Ex aziende autonome (Anas, Gestione delle foreste demani
Altri enti (Istat, Cnr, Enea, Cri, Coni, ecc.)
✔ Amministrazioni locali Enti territoriali (Regione, Province, Comuni)
AL Aziende sanitarie locali
Ospedali pubblici
Enti di assistenza locali (Universita, Aziende dsu, ecc.)
Enti economici locali (Camere di commercio, Comunita
montane, Iacp, Ept, Ers, ecc.)
✔ Enti di previdenza Inps, Inail, Inpdap, altri..
EP
Il Settore pubblico rappresenta un aggregato più ampio delle AP, che
include anche le Aziende autonome statali e gli enti ad esse assimilati.
Il Conto economico consolidato
• conti delle AP sono conti economici, consolidati, di competenza.
Fonte statistica: Documenti di economia e fnanza (DEF) (sezione II, Analisi e
tendenze della fnanza pubblica). Il DEF è presentato in aprile dal Presidente del
Consiglio dei Ministri e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze e deliberato dal
Consiglio dei Ministri.
Il conto economico consolidato delle AP è elaborato dall’Istat entro la fne del mese
di febbraio di ciascun anno al fne di trasmettere alla Commissione UE le statistiche
richieste in applicazione del protocollo sui defcit eccessivi annesso al Trattato di
Maastricht.
Il conto delle AP segue i criteri della contabilità nazionale:
• Consente di effettuare confronti nel tempo
• Consente di effettuare confronti tra paesi
⇩
Punto di riferimento per gli accordi del PSC (Patto di stabilità e crescita)
derivanti dal trattato, prima, di Maastricht (1992):
• limite del disavanzo pubblico (3% del PIL)
• limite del debito pubblico (60% del PIL)
e, in seguito, del Fiscal compact (2012):
• regola del “pareggio di bilancio” ovvero del saldo strutturale delle AP (che
deve essere pari all’obiettivo di medio termine - OMT)
Defnizione "conto economico":
a. Competenza economica: nei fatti un ibrido di cassa e competenza
(giuridica: vedi lezione BdS)
a. Rettifca dei dati di bilancio (riclassifcazione di alcune voci)
a. Esclude le partite fnanziarie che non danno luogo a modifcazioni
nella situazione patrimoniale degli enti considerati:
Entrate Uscite
Rimborso di anticipazioni e Acquisizione di attività
crediti di vari al Tesoro finanziarie
E – U = Saldo delle partite fnanziarie
f f
L’eliminazione delle partite fnanziarie (e relativo saldo) dai conti delle AP,
si rifette anche nella denominazione dei saldi complessivi tra entrate e
uscite:
• indebitamento netto o disavanzo (AP), è al netto delle partite fnanziarie
• fabbisogno o saldo netto fnanziario (SP e Stato) è al lordo delle partite
fnanziarie.
I conti delle AP vanno interpretati come conti consolidati, conti cioè che:
– aggregano in un unico conto le entrate e le uscite di AC, AL ed EP
– elidono tutte le transazioni fra enti appartenenti all'AP: ad esempio, un
trasferimento che costituisce un'uscita per l'ente A e un'entrata per l'ente B, non
compare nel bilancio consolidato dei due enti, nè come uscita nè come entrata.
Struttura del conto delle AP e signifcato dei saldi
→
E/U correnti necessarie per il funzionamento degli enti delle AP
→
E/U in conto capitale destinate ad aumentare la capacità produttiva sociale
(imposte dirette+imposte indirette)/PIL = pressione tributaria
(imposte dirette+imposte indirette+contributi sociali)/PIL = pressione fscale
→
Tra le uscite: consumi collettivi e investimenti spesa
diretta
→
tutte le altre voci trasferimenti
E correnti – U correnti = risparmio pubblico, che contribuisce, insieme a
quello privato, alla formazione del risparmio complessivo dell'economia
E totali – U totali = indebitamento netto, ovvero il disavanzo
complessivo Spesa pubblica – spesa per interessi = saldo
primario
Relazione tra indebitamento netto e debito (non confonderli!! il primo è un fusso
l'altro è uno stock) B = Stock del debito pubblico alla fne del periodo t-1
t-1
D = Disavanzo del periodo t (fusso)
t B + D = B
t-1 t t
B = Stock del debito pubblico alla fne del periodo t
t Parole chiave della lezione
Conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche (AP) –
• Defnizione di: conto economico, conto consolidato e AP
Saldi: risparmio pubblico; indebitamento netto (o disavanzo); saldo
• primario (o disavanzo primario)
Relazione tra indebitamento netto e debito pubblico
• Principali entrate (TD; TC; CS) e spese (CG; PS; INT; TRc; IG; TRk) delle
• AP
Pressione fscale e pressione tributaria
• Spesa diretta, trasferimenti e imposte. Relazioni delle variabili fscali con
• le grandezze che esprimono l’equilibrio macroeconomico.
Principali anomalie della FP italiana rispetto ai partner europei
• Sapere leggere e commentare una tabella e/o una fgura sui
• principali dati di fnanza pubblica (allenatevi sulle 3 tabelle e 7 fgure
del testo)
Il Bilancio dello Stato e la Legge di stabilità
Il Bilancio dello Stato nel quadro della governance fscale
nazionale ed europea
A causa dell'assetto ancora estremamente centralizzato delle entrate, per il BdS transita
la parte prevalente delle risorse che compone la spesa pubblica. Circa 2/3 delle spese
delle AP passano per il BdS. Tuttavia i principali obiettivi di fnanza pubblica sono defniti
con riferimento non solo alle grandezze fnanziaria del BdS, ma a quelli del complesso
delle AP; il che permette di fare confronti omogenei fra paesi. Per questa ragione il
sistema di governo della fnanza pubblica si è dovuto dotarsi di strumenti che consentono
di coordinare gli obiettivi della fnanza pubblica italiana con quelli europei: il Patto di
stabilita interno defnisce le regole con cui regioni ed enti locali concorrono
all'indebitamento delle AP, il Programma di stabilita riguarda le regole che a livello
nazionale debbono essere seguite per armonizzare gli obiettivi degli Stati membri con
quelli comunitari.
Vista l'esigenza di coordinamento a livello europeo è stato istituito un ciclo di procedure,
diretto ad assicurare un coordinamento ex ante (accompagnato dalla verifca ex post) delle
politiche economiche dei paesi dell'Uem, che prevede l'articolazione delle politiche di
bilancio in due semestri.
Nel primo semestre, il cd. semestre europeo, il Consiglio europeo stabilisce
le priorità di politica fnanziaria e di bilancio a cui gli Stati membri sono
chiamati ad adeguarsi con la redazione del Programma di stabilita e del
Piano nazionale di riforma.
Successivamente sulla base di questi documenti, che debbono essere inviati al Consiglio
dell'Unione europea entro il 30 aprile, la Commissione elabora delle raccomandazioni rivolte
singoli Stati.
Nelle secondo semestre gli Stati nazionali propongono i propri progetti di bilancio
tenendo conto di queste raccomandazioni. Il governo è infatti tenuto a redigere
insieme alla manovra di fnanza pubblica, realizzata attraverso il Disegno di legge di
stabilita e il Disegno di legge di bilancio, un Documento programmatico di bilancio.
Entro il 30 novembre la commissione europea esprimo un parere in cui valuta la
conformità della manovra con le raccomandazioni formulate nel primo semestre e la
sua congruità rispetto agli obiettivi programmatici.
Principali vincoli e regole, defniti in sede europea, per la defnizione degli
obiettivi programmatici di fnanza pubblica:
Il riferimento è al conto della AP e i saldi limite sono riferiti al valore del Pil:
•
• Indebitamento netto / Pil
• Indebitamento strutturale / Pil
• Consistenza del debito / Pil
• Tasso di crescita della spesa / Pil
• All’interno di questo quadro, non è previsto un limite specifco per il saldo
del Bilancio dello stato (saldo netto da fnanziare): la manovra sui suoi
conti deve essere coerente gli obiettivi del conto della AP. Il saldo netto
da fnanziare viene fssato con la Nota di aggiornamento al Def (NADEF)
ed opera come vincolo alla manovra di bilancio annuale (Legge di
bilancio/stabilità).
Una corretta stima del Pil atteso (ad es. 2016) è dunque particolarmente
importante per la tenuta delle variabili obiettivo del bilancio. Se, ad esempio, il Pil
è sovrastimato, signifca (ceteris paribus) che nel mettere a punto la manovra
annuale per il 2016
– sovrastimo il gettito 2016 T = f (Y)
– e sovrastimo il denominatore (Pil 2016)
Pertanto il rapporto effettivo (del 2016) indebitamento/Pil sarà più elevato per
entrambe la ragioni. In questo caso, per rispettare gli obiettivi, si renderebbero
necessarie ulteriori manovre in corso d’anno (del 2016), oltre la sessione di
bilancio in cui sono state approvate la Legge di stabilita e la Legge di bilancio.
Per evitare l’insorgere di questi (ed altri) problemi, la Ue fa uno stretto monitoraggio sui
criteri di costruzione delle politiche di bilancio e delle previsioni del quadro macroeconomico.
A questo proposito si è dotata di strumenti di monitoraggio preventivo e di strumenti correttivi
(procedure disavanzi eccessivi) e ha sollecitato i paesi membri a introdurre nei propri
ordinamenti strumenti legislativi, preferibilmente di rango costituzionale, tali da costruire un
sistema di vincoli robusto, e a dotarsi di strumenti di monitoraggio affdabili, validati da un
organismo nazionale indipendente. In Italia: introduzione di vincoli costituzionali (modifca
articolo 81 della Costituzione) e sistemi di monitoraggio validati dall'Uffcio parlamentare di
bilancio. In seguito alle riforme dell'articolo 81 della cost l'obiettivo di equilibrio di bilanci è
stato integrato con l'Obiettivo di medio termine che è dato dal pareggio del saldo delle AP;
non è previsto un vincolo specifco per il BdS, se non che il saldo netto da fnanziare deve
essere coerente con il raggiungimento dell'Obiettivo di medio termine delle AP.
La funzione del bilancio
→
Autorizzativa il parlamento autorizza il governo a erogare le spese e incassare le
→
entrate Allocativa è strumento della decisione politica sulla destinazione delle
risorse collettive
→
Gestionale è il mezzo che consente all’amministrazione di gestire, in corso
d’anno, le risorse stanziate
→
Informativa dà conto ai cittadini‐elettori di come le risorse vengono impiegate
La struttura del bilancio
Nle sistema istituzionale italiano esistono numerose versioni del bilancio di Stato:
↔
• Bilancio di previsione Bilancio consuntivo
Il bilancio di previsione può essere: ↔
• Bilancio a legislazione vigente Bilancio programmatico
↔
• Bilancio annuale Bilancio pluriennale
↔
• Bilancio di competenza Bilancio di cassa
Il bilancio di previsione è un documento che riporta le entrate e le spese che si prevede
di realizzare nel corso dell'esercizio immediatamente futuro. Con il bilancio di previsione
dello Stato il parlamento autorizza il governo a erogare le spese e a incassare le
entrate; la funzione di autorizzazione del Bilancio di Stato è espressamente sancita
dalla Costituzione (articolo 81, comma 4) che prevede che venga approvato con una
specifca legge (legge di stabilita).
A questo fne il bilancio di previsione è composto da una serie di tabelle o stati di previsione:
una tabella generale per le entrate, e tante tabelle quanti sono i ministri con portafoglio per le
uscite. Ciascuno stato di previsione delle uscite è articolato in missioni e programmi (Dal
2011 i programmi costituiscono l'articolazione minima del BdS ai fni della sua approvazione
→ unita di voto parlamentare):
Missioni: rappresentano gli obiettivi strategici e di lungo periodo della spesa (ad es.
• istruzione universitaria); ogni missione si realizza attraverso uno o più programmi di
spesa;
Programmi: individuano gli aggregati omogenei di attività svolte
• all’interno di ciascun ministero per realizzare gli obiettivi delle
missioni; la loro gestione è affdata ad un unico centro di
responsabilità.
Articolazione del Bilancio di previsione del 2015:
– 14 stati di previsione (1 per le entrate e 13 per le spese)
– 34 missioni
– 181 programmi ( =181 unità di voto)
Esempio:
Al bilancio suddiviso in programmi , funzionale alla discussione e all'approvazione
parlamentare, si affanca il bilancio per capitoli che invece è funzionale alla gestione e alla
rendicontazione delle spese.
→
I programmi unità ai fni del voto: bilancio decisionale
→
I capitoli unità ai fni gestionali: bilancio gestionale
Il bilancio per capitoli è una rielaborazione contabile del bilancio di previsione, e
presenta un grado di dettaglio notevolmente maggiore. Qui, infatti, l'articolazione minima
è costituita dal vecchio capitolo di bilancio (che, sua volta, può presentare una
ripartizione in articoli), di cui viene anche dettagliata l'appartenenza al centro di
responsabilità, al programma e alla missione.
Esempio:
Quando il bilancio di previsione è stato approvato le allocazioni assegnate alle diverse unità
di voto non possono essere modifcate senza l'approvazione parlamentare, è invece
possibile effettuare:
• con decreto del Ministro competente, spostamenti di risorse tra capitoli
della stessa unità di voto (cd. variazioni compensative),
• con Decreto dirigenziale, storni di risorse tra articoli nell'ambito del medesimo
capitolo di spesa.
Nel giro di pochi anni siamo passati da alcune migliaia di unità di voto
• (capitoli) a poche decine per aggregazione di capitoli.
Conseguenze: la progressiva riduzione del numero delle unità di voto, se da un
lato aumenta la fessibilità in fase di esecuzione nella gestione delle risorse,
dall’altro però amplia i margini di discrezionalità dell’esecutivo a scapito del
potere di controllo del legislativo, che, se non è rafforzata con altri strumenti
(quali una maggiore trasparenza e maggiori strumenti di controllo), risulta
progressivamente svuotato.
La nuova articolazione delle entrate (dal 2008)
→
1° livello distingue le entrate in titoli (entrate tributarie, extratributarie,
alienazione ed ammortamenti dei beni, accensione prestiti)
→
2° livello distingue le entrate in ricorrenti e non ricorrenti (individua il
carattere strutturale (ricorrenti) degli introiti)
→
3° livello evidenzia la tipologia di entrata, che rappresenta l' unità di
voto parlamentare (ad es. per le entrate tributarie individua i
tributi più rilevanti: Irpef, Ires, Iva, ecc.)
Esempio:
Nell'ambito del processo di costruzione del bilancio preventivo, si distingue inoltre
tra bilancio di previsione a legislazione vigente e bilancio di previsione
programmatico.
• Bilancio a legislazione vigente: mostra l'evoluzione “spontanea”
delle entrate e delle uscite risultante dalla proiezione della
normativa vigente
• Bilancio programmatico: recepisce gli interventi desiderati per correggere
le tendenze e mostra l’evoluzione desiderata di entrate e spese.
In riferimento al bilancio a legislazione vigente, ricordiamo che le entrate e spese
hanno origine da leggi approvate dal parlamento. Pensiamo ad esempio alle entrate:
ogni imposta è disciplinata da norme, dunque date le previsioni macroeconomiche
(dinamica del Pil), le somme in bilancio sono il rifesso della legislazione vigente.
Stesso discorso per le spese: a parte una piccola parte su cui i singoli ministeri
conservano un certa discrezionalità (spese di funzionamento), la maggior parte delle
spese sono determinate da norme.
Le spese possono quindi essere classifcate in base alla natura del provvedimento che la
autorizza:
– spese cd. fattore legislativo, che sono autorizzate da un'esplicita legge che ne
determina l'importo inteso come limite massimo di spesa e il periodo di iscrizione
in bilancio
– spese per oneri inderogabili, la cui evoluzione è regolata da norme (ad
esempio, le spese per i dipendenti pubblici, le spese per interessi passivi sul
debito pubblico ecc.)
Dal 2011 il bilancio di previsione è annuale e triennale.
NB: delinea uno scenario triennale, MA il potere autorizzativo (competenze e
cassa) continua ad essere limitato a quello annuale; le previsioni triennali hanno
la sola funzione di offrire uno scenario più credibile a chi deve prendere
decisioni, non comportano alcuna autorizzazione a pagare o a riscuotere.
Il bilancio di cassa e di competenza
Il bilancio di previsione dello Stato è un bilancio misto, sia di competenza che di
cassa.
Per comprendere la differenza dobbiamo avere presente che le entrate e le
uscite attraversano diverse FASI.
Principali fasi delle entrate:
1. Accertamento
Corrisponde al momento in cui l'amministrazione determina sia la ragione del
credito dello Stato che la persona del debitore. È il momento in cui sorge
l’obbligazione a riscuotere.
1. Versamento
È la fase in cui le somme, pagate dal debitore agli agenti di riscossione,
vengono versate in Tesoreria.
Principali fasi delle spese:
1. Impegno
È il momento in cui matura l’obbligo giuridico a effettuare il pagamento
(ad esempio con la stipula di un contratto). Corrisponde alla registrazione
dell'operazione sul singolo stanziamento.
1. Pagamento
Consiste nel passaggio materiale (erogazione) delle somme impegnate al
creditore, attraverso la Tesoreria.
Che cosa succede alle somme che non completano il loro iter
amministrativo nel corso dell'esercizio?
Uscita
↓ stanziata , ma
(nel bilancio di previsione)
impegnata →
NON economia
(nel corso dell’anno)
Entrata
↓
prevista , ma
(nel bilancio di previsione)
accertata →
NON minore
(nel corso dell’anno)
entrata
Uscita
↓ impegnata ma
(nel corso dell’anno)
pagata →
NON residuo
(nel corso dell’anno)
passivo
I residui passivi sono somme impegnate che, nel corso dell’esercizio, non sono state
pagate (sono “debiti” dello Stato)
Entrata
↓ accertata , ma
(nel corso dell’anno)
versata →
NON residuo
(nel corso dell’anno)
attivo
I residui attivi sono somme accertate che, nel corso dell’esercizio, non sono state
versate (sono “crediti” dello Stato)
Bilancio di cassa
Si riferisce alle spese pagate (e alle entrate versate) nel corso dell’esercizio, a
prescindere dal momento del loro impegno (accertamento).
Ad esempio: sono pagamenti di cassa del 2015
a. sia le somme pagate nel 2015 e impegnata nel 2015 (stesso anno)
a. sia le somme pagate nel 2015, ma che erano state impegnate (e non
pagate) nel 2014 [in questo caso sono pagamenti che attingono ai residui
passi che si sono formati nel 2014]
Bilancio di competenza (giuridica)
Si riferisce alle spese impegnate (e alle entrate accertate) nel corso dell’esercizio, a
prescindere dal momento del loro pagamento (e versamento), che può avvenire nello
stesso esercizio o in esercizi successivi. Il bilancio di competenza genera i residui di
bilancio
Il bilancio di previsione dello Stato è un bilancio misto poiché una delle sue funzioni è di
autorizzare l'esecuzione a incassare e pagare gli stanziamenti iscritti in ciascuna unità di
voto indicato: per la competenza, il limite massimo di impieghi che l'amministrazione può
perfezionare nel corso dell'esercizio, e per la cassa, il limite massimo dei pagamenti. Le
somme iscritte nello stato di previsione dell'entrata non hanno invece carattere vincolante,
ma costituiscono mere previsioni.
La classifcazione e i saldi del bilancio
I capitoli sono accompagnati da un sistema di codici che ne consentono la
classifcazione secondo criteri che ne agevolano la lettura e l'inserimento nella
contabilità nazionale.
La classifcazione economica delle entrate e delle uscite è del tutto analoga a
quella del conto economico consolidato delle AP.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virdu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Modena e Reggio Emilia - Unimore o del prof Baldini Massimo.
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