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PACCO A SPERONE

- Innesto ad intarsio: Viene asportata una porzione di corteccia e di legno dal soggetto così da

formare una alloggiamento dove la marza, ben preparata, può essere inserita con forza.

I : la marza viene preparata con due tagli che danno forma triangolare alla sua

NTARSIO A TRIANGOLO

sezione.

I : una marza sagomata con una zeppa terminale viene inserita e legata sul fusto del

NTARSIO LATERALE

soggetto su cui è stato fatto un lungo taglio laterale terminante con una piccola fenditura.

- Innesto a sella: Con un taglio trasversale ed uno tangenziale viene asportata una porzione di

corteccia e di legno dal soggetto capitozzato e dalla marza in modo tale che i bionti possano

facilmente unirsi.

- Innesto a corona: Si effettua inserendo la marza tra la corteccia ed il legno del soggetto capitozzato.

È un innesto facile e fornisce un buon attecchimento, ma richiede che il soggetto sia in succhio;

viene generalmente eseguito in pieno campo su soggetti di notevoli dimensioni inserendo 2-3

marze che dovranno costituire le branche principali.

A : il soggetto viene preparato con un taglio longitudinale della corteccia per facilitare

PENNA

l’ingresso della marza che, a sua volta, si prepara con un solo taglio obliquo.

A : il soggetto non viene inciso e la marza viene modellata con due tagli obliqui

BECCO DI LUCCIO

convergenti. Bruschi Pietro

PROPAGAZIONE PER PROPAGGINE E MARGOTTA

Vi sono tecniche di propagazione vegetativa che prevedono lo sviluppo di radici avventizie da porzioni di

pianta ancora unite alla pianta madre. Generalmente si ricorre a queste tecniche per specie caratterizzata

da un’elevata attitudine alla margotta o alla propaggine, per varietà di pregio difficilmente propagabili per

talea, per ottenere piante di grandi dimensioni in breve tempo.

Queste tecniche tuttavia non sono particolarmente efficienti in termini di quantità di piante prodotte in

relazione ai costi che richiedono (spazio e manodopera), e quindi vengono impiegate solo per specie di

pregio.

Vantaggi:

Con la continuità che si crea tra pianta madre e nuova piantina viene eliminato il problema della

sopravvivenza del materiale, inoltre tramite le manipolazioni possiamo influire sul trasporto di elaborati e

di fitoregolatori. Si ha in fine il mantenimento di elevata vegetatività poiché si promuove la formazione di

nuovi germogli dalla base della pianta.

Tipi di propaggine :

Propaggine apicale

:

Metodo naturale di propaggine caratteristico di rovi rampicanti; si opera su un ramo dell'anno precedente

e si effettua piegando i rami flessibili ed interrandone appunto la parte apicale sino ad una profondità di

circa 10 cm. Verso la fine dell’estate i fusti iniziano ad avere la forma ad arco.

Propaggine semplice

:

Si opera incurvando verso il terreno il ramo prescelto e sotterrandolo per un buon tratto con terriccio

fresco e leggero, asportando un anello di corteccia sotto un nodo per facilitare la formazione di un callo

cicatriziale da cui si svilupperanno le radici. Il materiale propagginato viene rimosso alla fine del ciclo

vegetativo.

Propaggine multipla

:

Rappresenta una variante della semplice in cui il ramo, molto lungo, viene coperto e scoperto più volte per

ottenere numerose nuove piante da un solo ramo.

Propaggine per trincea :

La pianta viene piegata orizzontalmente in modo da adagiarla in una trincea che viene poi ricoperta di

terra. I germogli che si formano vengono così ad essere eziolati nella loro porzione basale, cosa che provoca

l’emissione di radici avventizie. Nel primo anno le piante madri vengono lasciate vegetare liberamente, e al

termine dell’anno viene aperto un solco nel quale le piantine vengono adagiate, i rami possono essere

raccorciati o spuntati.

Tipi di margotta :

Margotta aerea :

Viene eseguita in primavera facendo un intaccatura nella corteccia del germoglio (si può anche effettuare

un taglio obliquo sollevando i lembi e tenendoli separati con un pezzo di legno) che verrà trattata con

ormoni rizogeni; si applica poi dello sfagno o della torba che si avvolge in un foglio di polietilene nella zona

trattata che rimane quindi insacchettata.

Margotta di ceppaia

:

Le piante madri vengono poste a file e dopo un anno, prima della ripresa vegetativa, vengono capitozzate

all’altezza del colletto, ciò provoca l’emissione di svariati germogli che quando hanno raggiunto una

lunghezza minima di 20cm vengono ricoperti nella loro porzione basale con terra.

Bruschi Pietro

MICROPROPAGAZIONE

Le colture in vitro hanno l’obiettivo di propagare piante a partire da piccole porzioni (gemme ascellari o

terminali) coltivate in contenitori sterili nei quali l’ambiente e la nutrizione sono rigidamente

controllati.

Consiste nella formazione di nuovi assi vegetativi a partire da gemme all’ascella di giovani foglie o di

primordi fogliari situati sulla talea che costituisce l’espianto di partenza. L’espianto iniziale può essere

costituito da una singola gemma o da un apice meristematico. In quest’ultimo caso, prelevando la zona

apicale con due, tre primordi fogliari, è possibile ottenere una piantina esente da virus, solitamente non

presenti nella zona meristematica. Una volta avviata, la moltiplicazione progredisce in modo

esponenziale.

I vantaggi sono riassumibili in:

- Propagazione clonale di massa: centinaia di migliaia di piantine prodotte in un anno a partire da

un’unica plantula madre.

- Produzione di piante esenti da patogeni: I microrganismi non infettano i giovani meristemi.

- Conservazione del germoplasma: se i livelli termici oscillano tra gli 0°C ed i 10°C abbiamo una

conservazione per crescita minima, con tempi di subcoltivazione variabili tra pochi mesi a 1-2 anni.

È possibile, in alternativa, effettuare una vera crioconservazione con temperature tra i -100°C ed i -

200°C per tempi di subcoltivazione indefiniti.

- Facilità di trasporto: Oltre al ridotto ingombro del materiale, le dogane internazionali non

sottopongono il materiale micropropagato a leggi di quarantena.

- Continuità di produzione: il processo è slegato dai cicli stagionali, permettendo economie di scala.

D’altra parte esistono pure alcuni svantaggi:

- Costo elevato delle attrezzature e della gestione: la micropropagazione richiede l’uso di strumenti

ad alto contenuto tecnologico e quindi di alto costo.

- Necessità di personale specializzato.

- Adeguata struttura commerciale: necessita di un sistema di distribuzione e commercializzazione

capillare in grado di smaltire elevati livelli di produzione.

- Possibilità di mutazioni: la comparsa di mutazioni e la possibilità che queste, non immediatamente

identificate ed isolate, possano diffondersi rappresenta quindi un potenziale pericolo.

Ambiente e substrati di coltura:

L’ambiente nel quale le colture vengono fatte sviluppare generalmente è una cella climatica con continuo

monitoraggio di temperatura (25°C) e luce (16/24 ore di luce).

- Sali inorganici: un substrato forndamentale deve contenere azoto, potassio, calcio, magnesio,

fosforo, zolfo ed una serie di microelementi, alcuni di questi ultimi rivestono indiscussi ruoli

biologici.

- Composti organici: generalmente composti da saccarosio, rappresentano la fonte primaria di

carbonio ed energia; contengono inoltre vitamine (tiamina, acido nicotinico, piridoxina) ed ormoni

regolatori della crescita (auxine e citochinine).

- Complessi naturali indefiniti: molti prodotti di composizione ignota vengono utilizzati quando non si

riesce ad ottenere determinati effetti con i principi attivi noti (caseina, latte di cocco).

- Supporti inerti: l’agar è un prodotto ottenuto da alcune specie di alghe rosse. Esso deve la sia

utilizzazione al fatto che fonde se scaldato ma raffreddandosi forma un del semicolido a

temperatura ambiente, oltre al fatto che è essenzialmente inerte dal punto di vista biologico.

Bruschi Pietro

Disinfezione del materiale da introdurre in coltura:

La fase di allestimento della coltura asettica è molto critica sia per la difficoltà di sterilizzare l’espianto senza

danneggiarlo eccessivamente sia per la difficoltà di ottenere la ripresa di attività dell’espianto stesso una

volta messo in coltura.

In genere la disinfezione viene eseguita con ipoclorito di sodio o di calcio, acqua ossigenata o cloruro di

mercurio. Il materiale così trattato per alcuni minuti viene risciacquato con bagni successivi in acqua sterile

per allontanare i prodotti impiegati per la disinfezione.

Manipolazione:

Le procedure di trasferimento in ambiente asettico vengono effettuate in particolari cappe dette “a flusso

laminare” in cui l’aria viene preventivamente filtrata a pressione per trattenere i microrganismi ed impedire

che essi transitino in una zona della cappa dove lavora l’operatore.

Introduzione in coltura:

Il primo passaggio ha lo scopo di eliminare il materiale infetto da fitopatie ad esclusione di virosi e viroidi.

Dopo la disinfezione gli espianti vengono posti per 7-10 giorni in provette; eventuali infezioni fungine si

rivelano in questo arco di tempo ed il materiale inquinato viene eliminato.

Proliferazione dei germogli:

La gemma sana viene trasferita su un substrato addizionato di regolatori di crescita, schiude, cresce; dopo

un periodo che oscilla dalle due alle se-otto settimane a seconda della specie, si forma un primo germoglio

parzialmente miniaturizzato, questo viene posto in un substrato fresco analogo al precedente e, dalle

gemme ascellari immediatamente sviluppano nuovi germogli.

Allungamento dei germogli:

Questo passaggio di un paio di settimane, intermedio tra la proliferazione e la radicazione, in un substrato

privo di fitoregolatori permette un accrescimento del materiale, sino fortemente miniaturizzato, per una

migliore manipolazione. Si ha la neoformazione di abbozzi radicali e si favorisce l’indurimento.

Radicazione dei germogli:

la fase di radicazione serve, oltre che per indurre la formazione di radici avventizie, anche per predisporre

le piante al passaggio dalla fase di eterotrofismo in vitro alla vita autotrofa in serra o per la destinazione

finale. Si deve quindi assistere alla ripressa dell’attività fotosintetica, l’acquisizione di una certa resistenza

alla disidratazione ed ai patogeni, entrata in piena funzionalità dell’apparato radicale per l’assorbimento.

Trapianto in vivo:

Al momento opportuno, protette con adeguati trattamenti fitoiatrici, dal vaso di voltura vengono poste in

contenitori con torba e sabbia sterilizzati in ambiente condizionato. A questo stadio il mantenimento di una

elevata umidità relativa accoppiata ad una bassa intensità luminosa sono essenziali per la sopravvivenza.

Bruschi Pietro

STRUTTURA DEL VIVAIO

Nel pistoiese il vivaismo si è svil

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
38 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fragfolstag di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Arboricoltura generale e tecnica vivaistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Nicese Paolo.