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LA VITA
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896, sesto figlio di Giuseppina Ricci e di Domenico, che è titolare di una piccola ditta commerciale. Frequenta le scuole tecniche ottenendo il diploma di ragioniere. Prende lezioni di canto e per sempre nutrirà una profonda passione per la musica. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale con il grado di sottotenente, stringe rapporti di amicizia con i poeti liguri Angelo Barile, Adriano Grande e Camillo Sbarbaro, di cui recensisce nel 1920. Tra il 1922 ed il 1923 frequenta Anna degli Uberti, che canterà nelle poesie con il nome di Annetta-Arletta. Nel 1922 esordisce anche come poeta su "Primo tempo", la rivista fondata da Giacomo Debenedetti. Entra in rapporto con l'ambiente intellettuale torinese, soprattutto con la figura dell'antifascista Piero Gobetti. Sul primo numero della rivista da lui fondata, "Il Baretti", pubblica ilChe la bufera e altro, confluiranno poi nella terza raccolta, pubblicato da Neri Pozza nel 1956. Dopo aver ospitato Umberto Saba e Carlo Levi, perseguitati per motivi razziali, fa parte del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) toscano esiste dal Partito d'Azione. Fonda nel 1945 il quindicinale "Il Mondo", che cesserà le pubblicazioni nell'ottobre dell'anno successivo.
Nel 1948 inizia la sua definitiva attività di redattore presso il Corriere della Sera, sul quale pubblica articoli in terza pagina, corrispondenze di viaggi in paesi stranieri, racconti, che poi confluiranno nel volume di prose Quaderno di traduzioni. Ancora nel 1948 pubblica il Farfalla di Dinard, in cui interpreta, traducendoli, poeti da Shakespeare a Blake, fino a Yeats, Pound ed Eliot.
Escono nel 1971 presso Mondadori i versi di Satura, che segnano una svolta di rilievo nello sviluppo della sua ricerca poetica (il volume comprende anche gli Xenia dedicati alla...)
memoria della moglie e già pubblicati in parte nel 1966). Diario del '71
Su questa linea la produzione successiva prosegue intensamente, dando luogo alle raccolte
Quaderno di quattro anni,(1973) e uscito nel 1977.
Tutte le poesie,
Sempre nel 1977 Mondadori riunisce in un volume a cui seguirà presso Einaudi l'edizione
L'opera in versi,critica intitolata uscita nel 1980. per aver illustrato la Patria per altissimi meriti nel
Nel 1977 Montale era stato nominato senatore a vita "campo letterario e artistico", e nel 1975 aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, pronunciando,
È ancora possibile la poesia?
presso l'Accademia di Svezia, il discorso I miei scritti sul "Mondo"
Pochi mesi prima della morte, avvenuta a Milano il 12 settembre 1981, escono , a
Altri versi e poesie disperse,cura di Giovanni Spadolini e a cura di Giorgio Zampa.
Prime alla Scala,
Nello stesso anno vede la luce la raccolta degli
scritti musicali a cura di Gianfranca Lavezzi. OSSI DI SEPPIA Le edizioni, la struttura e i rapporti con il contesto culturale Ossi di seppia uscì nel 1925 e conteneva testi scritti tra il 1920 e quella data. Nel 1928 fu pubblicata una seconda edizione con l'aggiunta di alcuni testi, tra cui Arsenio, che fa già intravedere gli sviluppi futuri della poesia montaliana. Il libro è diviso in quattro sezioni: - Movimentio Ossi di seppia (comprende componimenti brevi) - Mediterraneo (un ampio poemetto) - Meriggi e ombre (contiene testi complessi e ardui) - In limine Riviere. In apertura del volume si colloca e in chiusura. Nella raccolta si possono cogliere i legami con il contesto culturale del tempo: - FILOSOFICAMENTE LETTERARIAMENTE d'Annunzio: frequente ripresa di termini e stilemi, ma ne rifiuto dell'abbandono sensuale, del vitalismo panico, dell'intonazione aulica e sublime -Pascoli: sia per la scelta di trattare oggetti"poveri"sia per alcuni procedimenti stilisticiSchopenhauer: pessimismo secondo il quale le --realtà sensibili sono pervenze ingannevoli Crepuscolarismo (Gozzano): rifiuto dell'aulicità dellatradizione poetica, nell'adozione di oggetti umili e disoluzioni antiliriche e prosastiche, pervase d'ironia.2--Crepuscolarismo, Futurismo, Vocianesimo (Govoni eSbarbaro): ripresa di motivi e stilemiIl titolo ed il motivo dell'ariditàIl titolo della raccolta è denso di significato: gli "ossi di seppia" sono i residui calcarei di quei molluschi che il mare deposita sulla riva alludono quini a una condiziona vitale impoverita, prosciugata, ridottaall'aridità minerale o quasi all'inconsistenza.Al tempo stesso, gli "ossi" sottolineano una sua condizione che, in conseguenza di quell'impoverimento, non può più attingere al sublime, ma deve ripiegare sulle realtà minime,
Puntando su una dizione spoglia e secca, priva dell'ornamentazione sontuosa propria della lirica tradizionale. Un tema centrale che percorre il libro è quello dell'"arsura", dell'aridità.
Il paesaggio che si profila nei versi montaliani è quello ligure, ma esso non è mai proposto nella sua immediata fisicità, si innalza sempre a una dimensione metafisica: è un paesaggio arido, brullo, disseccato dall'aria salmastra e da un sole implacabile, che non è simbolo di pienezza vitale panica, ma rappresenta una forza quasi crudele che prosciuga e inaridisce ogni forma di vita.
Questa condizione esistenziale inaridita ed impoverita che imprigiona le creature umane senza possibilità di scampo, si proietta in un altro oggetto carico di significato, il muro. Questo allegorico muro è impossibile da valicare; l'uomo non è in grado di passare al di là di esso per attingere ad una pienezza vitale.
ad una verità ultima e certa, ad un rapporto organico con il tutto che dia significato all'esistenza. La prigionia si manifesta soprattutto nell'eterno ritornare del tempo su se stesso, nel ripetersi monotono di gesti e azioni senza mutamento. L'uomo si illude di muoversi, di andare in qualche direzione, ma in realtà il suo è un "immoto andare", un "delirio d'immobilità". La crisi dell'identità, la memoria e l'"indifferenza". L'anima non ha più una consistenza unitaria, coerente, si frantuma, incapace di attingere a una realizzata integrità. Montale tocca così uno dei grandi temi della letteratura novecentesca Europea, la crisi del soggetto, la perdita dell'identità individuale. Questa frantumazione, questa inconsistenza del soggetto fanno sì che esso si senta in totale disarmonia con il mondo esterno. L'adesione panica al ritmo cosmico.che garantiva l'organicità del soggetto, era stata possibile nella stagione incantata dell'infanzia, ma essa col passaggio all'età adulta è andata perduta per sempre, può essere solo oggetto di un lucido e amaro rimpianto. Non vi può essere salvezza neppure nella memoria che, riportando in vita il passato, dovrebbe spezzare il ritorno ciclico del tempo su se stesso in un eterno, angoscioso presente immobile. La condizione di arsura e di prosciugamento che coinvolge tutto il reale si riflette sulla dimensione psicologica del poeta: l'aridità esterna diviene anche inaridimento interiore, impossibilità di provare sentimenti vivi ed intensi. Sono nell'indifferenza si può trovare una forma di salvezza dal male di vivere che affligge tutti gli esseri: il poeta come alternativa può solo proporre un atteggiamento di stoico distacco. Dietro a questo pessimismo assoluto è possibile scorgere laLezione di Leopardi, non solo nell'idea di una sofferenza cosmica ma anche nell'atteggiamento di ferma e consapevole accettazione di essa, stoica ed eroica assieme. Il "varco"
Il poeta si protende a cercare un varco che consenta di uscire dalla prigionia esistenziale. Ma questo varco non si apre: al massimo egli può nutrire l'avara speranza che altri riesca dove lui va incontro al fallimento. Riviere.
Significativa è la poesia che chiude la raccolta, Essa è del 1920, quindi è fra i testi più antichi; ma il poeta la colloca in questa posizione, violando l'ordine cronologico dei testi, per una deliberata volontà, per indicare un preciso punto di arrivo. Ossi
Gli si chiudono con un auspicio, che un giorno la sua anima non sia più divisa, possa rifiorire nel sole che investe le riviere, e quindi egli possa mutare l'elegia in inno.
La poetica
A differenza della linea simbolista, che ar