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Il lungo tragitto dell'attività compositiva montaliana
Il lungo tragitto dell'attività compositiva montaliana, che va da "Ossi di seppia" del 1925 agli "Altri versi" del 1980, si estende attraverso sette raccolte.
Una netta linea di demarcazione, anche linguistica, distingue le prime tre ("Ossi di seppia", "Le occasioni" del 1939, "La bufera e altro" del 1956) dalla stagione successiva "Satura" (1971) inaugurata da "Diario del '71 e del '72" (1974) e proseguita nel "Quaderno di quattro anni" (1977). Ma opposizioni significative si stabiliscono anche all'interno di questa grande bipartizione per quanto riguarda gli aspetti formali.
La poesia di Montale si configura in primis come un processo di sperimentazione continua, dove ogni traguardo diventa il punto di partenza per le tappe successive, ogni
risultato sembra subito consumato e superato. Ne discende il carattere individualizzante di questa lirica, che tende a generare oggetti testuali fortemente caratterizzati. Questo movimento inesausto lascia scorgere in profondità alcune costanti, attive soprattutto nel periodo compreso tra gli Ossi e la Bufera, a tutti gli effetti il maggiore del maestro, dunque quello la cui lezione ha inciso più intensamente sui predecessori. Una di queste linee è data dall'eloquenza del discorso montaliano, dal suo optare fin dagli esordi e in via definitiva per il "grande stile" che conferisce a questa poesia un timbro netto ed inconfondibile. Siamo, si capisce, nei paraggi del maggior D'Annunzio, e non è un caso che questi abbia contribuito così generosamente alla configurazione della cifra espressiva del poeta. Ma Montale, con coscienza pari alla compiutezza dei risultati, ha anche saputo collocarsi oltre quell'impostazione. Per lui
linguaggio non è un sostituto (o simbolo) complessivo del mondo, non è un assoluto esistente a priori, a prescindere dall'uso che ne fa il soggetto, ma è un mezzo di cui il soggetto si serve per avvicinarsi al reale ed enunciarlo nei suoi fenomeni. Infine un cenno al carattere intellettualistico di questa poesia, che, con le parole dell'autore, "nasce dall'unione della ragione con ciò che ragione non è": è una poesia "metafisica" che sulla linea dei grandi padri europei, da Baudelaire a Browing, si concentra sul nucleo lirico per eccellenza, cioè sui rapporti tra io e mondo e lo affronta, opponendo alla radicale mancanza di senso del reale, la tenace resistenza dell'io e il suo lucido giudizio sul negativo, sul piano sia etico che conoscitivo. Ciò spiega, per buona parte, la densità concettuale della lingua di Montale, manifestata non solo nella ricchezza dellessico, ma anche nel controllo ferreo della linea sintattica, nel suoperfetto rispondere agli sbalzi intonativi della voce autoriale e ai movimenti fulminei della psiche, in forme sivarie, ora contratte ora dilatate, ma sempre tendenti allasaturazione, alla cancellazione delle zone inerti deldiscorso.
2. LE ORIGINI: OSSI DI SEPPIA
Li Ossi di seppia sono il libro di un autore giovane ma già padrone dei suoi mezzi. Lo si vede dalla sua sicurezza nell'escludere dalla raccolta le prove poetiche che non rispondessero all'unità di tono raggiunta dal prodotto finale. Un'unità di tono tanto più ardua da ottenere (e da tenere così a lungo) se si pensa alla provenienza variegata delle componenti linguistiche e al carattere sperimentale della raccolta d'esordio, nella quale confluiscono i diversi rivoli di una poesia in fase di formazione. Fondamentale è la funzione svolta dalla koinè pascoliano-dannunziana. Soprattutto da D'Annunzio,
Montale ricava alcune costanti del suo sistema stilistico, a partire dalla zona del lessico adibita alla descrizione della natura marina e rivierasca. Di questo D'Annunzio, Montale predilige la parola (insieme precisa e rara), che obbedisce alla duplice esigenza dell'esattezza referenziale e della relazione esclusiva del singolo oggetto con un unico termine, magari impiegato in quella sola circostanza. Dalla linea stilistica che fa capo a tecnicismi specie botanici e Pascoli ricava, invece, i termini zoologici, per sé prosastici anzi spesso confinanti nel dialetto. Restando al lessico un settore di massima importanza risulta la formazione delle parole, in cui Montale apre ancora all'influsso d'annunziano, ma risalendo, per quella strada o per conto proprio, fino al massimo cultore della materia nella tradizione, cioè al Dante comico. Da simili materiali emerge diffusamente l'immagine di una condizione esistenziale di aridità, prigionia.Disgregazione, spesso accompagnata dall'insistenza sui suoni aspri prodotti dagli incontri consonantici (anch'essi di matrice espressionistica e dantesca). Sui medesimi binari si muovono le scelte sintattiche, specialmente rilevanti nel settore dell'accumulazione delle frasi. La tipologia è piuttosto varia e comprende ad esempio:
- La giustapposizione paratattica di versi - frase, o di farsi disposte sui due versi;
- Il costrutto nominale;
- La sequenza di infiniti sospesi;
- L'elencazione asindetica di aggettivi o di nomi spesso disposti a terne.
3. GLI OGGETTI E LE OCCASIONI
'Occasioni'
La novità più significativa delle 'Occasioni', da ogni punto di vista, è data dall'introduzione di un personaggio femminile dominante, se non proprio unico, colei che nella 'Bufera' sarà denominata con lo pseudonimo mitologico di Clizia. L'attenzione al femminile era già evidente nei
testidi intersezione tra gli ultimi Ossi e le prove più antiche delleOccasioni, grazie alla figura di Arletta e ad altre piùoccasionali presenze. Ma certo è con Clizia che questa dimensione diventa centrale e assume evidenti funzioni visiting angel, strutturali, attivate dal suo ruolo di presente al soggetto per improvvise epifanie ma nel contempo assente per definizione, anzi innppartenente al mondo, e per ciò stesso in grado di coniugare le suggestioni culturali dello Stilnovo con la vocazione metafisica propria da Gli oggetti sono portatisempre della poesia montaliana. in primissimo piano, vengono illuminati con piena dettaglio, evidenza di e nel contempo esaltati nella loro emblematicità, nel loro essere correlativi di una situazione L’occasione personale e generale dell’esistenza. soggettiva ovvero ‘‘la situazione psicologica determinata’’, pur taciuta, resta la spinta dell’esperienza conoscitiva e poetica, dunque
determina sottotraccia letappe del cammino esistenziale dell'io, che nel suo complesso viene disegnato in un libro appunto di occasioni, sgranate nel tempo e nello spazio e unificate dallo sviluppo storia individuale. Di una Ed è probabilmente questa doppia, inscindibile natura di brevario metafisico e di narrazione privata che conferisce al libro il fascino esercitato da subito sulle nuove generazioni di lettori e di poeti. Tutto ciò comporta immediate conseguenze formali, sistema lessicale. A cominciare dal E non tanto per la caduta definitiva dei tratti letterari inerti, né per la rarefazione della terminologia rivierasca, a seguito del trasferimento a Firenze e del mutamento di paesaggio; quanto, e di più, perché è accresciuto il potenziale di significazione degli elementi del discorso, pure di quelli che rientrano nelle categorie già esperite negli Ossi (tecnicismi, derivati, prestiti dalla tradizione letteraria). Pensiamo a taluni zoonimi che,grazie alla predilezione di Clizia per le bestiole curiose, diventano il segnale capace di attivare la sua apparizione memoriale o immaginativa. Ma lo stesso presenze vegetali vale per le donne, di volta in volta connotate in senso positivo o negativo in relazione all'apparizione femminile. La vera novità, attributi lessicali però, è prevedibilmente costituita dagli elementi atmosferici della donna, che si raggruppano subito in costellazioni di luminosità fulminea e caratteristiche. Su tutte, quella della luce e accecante. Vi sono altri campi semantici implicati dalla funzione femminile: gli elementi celesti che rimandano alla sua appartenenza celeste e insieme al suo movimento (cicloni, grandine, tratti angelici, distacco ecc.), i profumi (incenso, Leitmotiv della musica e della danza ecc.), il mare e così via. La nomenclatura tecnica non comprende più solamente termini marinareschi (natura marina), ma vi è anche una speciale atmosfera.predilezione per il suoi attributi, oltre che per gli elementi architettonici e i giochi. Nel complesso, se negli Ossi le diverse componenti lessicali potevano ancora essere analizzate separatamente, quasi per macchie, nelle Occasioni tutto è come più fuso: non più solo inglobato nello stesso impasto, ma quasi trasceso in una sostanza linguistica unitaria, priva di scorie al suo interno. In questa sintassi operazione il ruolo fondamentale è svolto dalla . Dove Montale da un lato sviluppa le direttrici tracciate negli modi accumulativi e paratattici, Ossi, cioè i dall’altro però sperimenta movimenti più chiusi, più legati, più concentrati, grazie soprattutto ad un uso peculiare della subordinazione. La strategia, che ricalca la tradizione poetica maggiore (da Dante e Petrarca), sembra quella di anticipare la subordinata alla principale .
Contemporaneamente la si stabilizza sulle misure dell’endecasillabo e del settenario,
già prevalenti negli ossi, ma qui trattate in modo più classico, senza deviazioni consistenti dai profili ritmici consegnati dalla tradizione. 4. NELLA BUFERA DELLA STORIA Montale riuscì a portare a compimento, a Lugano, durante il 'Finisterre', secondo conflitto mondiale, il nucleo originario della 'Bufera'. Lo stesso autore ha parlato di continuità della nuova stagione con la poesia delle 'Occasioni', nei cui testi finali si avvertiva già il clima d'incubo imposto dal nazifascismo. Ma la continuità si pone anche nel sistema linguistico.