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Auguste Perret
Auguste Perret è l'architetto che ha aperto la strada all'utilizzo del sistema costruttivo del telaio in cemento armato come possibilità tecnica che introduceva una rivoluzione in ambito architettonico e dando così un forte contributo allo sviluppo dell'architettura di quel tempo. Perret non inventa però il cemento armato, in quanto era già stato introdotto dapprima da una serie di brevetti. Nei suoi progetti il telaio è dato dall'utilizzo di pilastri e travi, (anche se già dai tempi dei romani si tendeva a costruire tramite questa tecnica del conglomerato). La novità che viene introdotta nel 900 a questa tecnica del conglomerato è quella di inserire all'interno del getto un'armatura di acciaio o ferro: prima si fa una cassaforma (che può essere o metallica o in legno) e che dà la forma all'elemento, all'interno di tale cassaforma viene inserita
un'armatura di acciaio o ferro. Quando il conglomerato si indurisce diventa un tutt'uno e il ferro serve proprio a rendere il cemento resistente alla trazione. Con tale tecnica si riduceva la dimensione dei sostegni, l'eliminazione dei muri di spina e dei muri perimetrali portanti: tutti questi erano dei grossi vincoli che portava la muratura tradizionale. Prima ancora di questo sviluppo, alcuni tentativi di applicazione del telaio li troviamo a Parigi nella Chiesa Di Saint-Jean De Montmartre fondata da Anatole De Baudot, dove vediamo una soluzione un po' tradizionalista ma di difficile classificazione: se osserviamo l'interno vediamo che è sicuramente ispirato alle cattedrali gotiche nella continuità tra sostegni e navate laterali e la grande vetrata. All'esterno c'è un vago tratto medioevale ma anche un legame con le forme art nouveau con il linearismo e il merletto del coronamento laterale, o del traforo gotico francese. Lo spazioIl testo fornito può essere formattato utilizzando i seguenti tag HTML:
unitario risulta leggero ma nella scia di un linguaggio che non riesce a staccarsi dalla tradizione storicista. Questo salto in più nell'applicazione del cemento armato lo farà proprio Perret a Parigi nella "Casa 25 di Rue Franklin" dove nel lotto stretto tra due pareti cieche va a inserire un progetto che ripropone il tema tradizionale francese dell'hotel inteso come Maison. Le due torri aggettanti unite in basso al livello del basamento e che poi emergono come volumi a sé stanti e la pianta centrale trapezoidale generano un effetto di corte antistante: l'espediente di inserire un maggior numero di bucature articoladi più l'illuminazione degli ambienti interni. Dalla vista in pianta possiamo vedere come i pilastri (campiti in nero) sono diventati sottili, in modo da ottenere anche più spazio. La prima opera nella quale emerge con maggiore chiarezza questa carica dirompente di modernità è il Garage De Rue De.
Ponthieu sempre a Parigi, dove gioca con dei profili sottili e dove il telaio emerge in facciata, creando anche una differenza tra i verticali e gli orizzontali, accentuando la parte centrale. Il grande spazio è coperto da una grande vetrata con un disegno geometrico all'interno.
Un altro progetto di Perret è la chiesa "Notre-Dame du Raincy", nelle forme che si vedono c'è un forte legame con la tradizione del gotico francese ma rivisitato grazie alla costruzione in cemento armato informe moderne. Riprende il tema della torre con guglia che caratterizzava le chiese gotiche francesi e introduce il pilastrino cilindrico che poi diventerà uno dei famosi 5 punti dell'architettura di Le Corbusier. Introduce il tema di pannelli prefabbricati, sempre realizzati in cemento, che formano una trama con delle geometrie chiare.
TONY GARNIER:
Tony Garnier, contemporaneo di Auguste Perret, ebbe una fase di formazione all'École des Beaux-Arts.
a Parigi, per poi trasferirsi a Roma, in seguito alla vittoria di un concorso. Gli allievi dell'accademia francese che appunto vincevano il concorso a Roma dovevano dedicarsi allo studio delle attività romane elaborando progetti ed ipotesi di costruzione che venivano poi mandate all'accademia - il tema di Garnier fu proprio il tema della città, in particolare studia una ricostruzione ideale della città etrusca di Tusculum. Parallelamente, durante questi anni della formazione romana, inizia a ragionare sul tema per il quale viene ricordato, ovvero il progetto di una città ideale di matrice industriale (Cité Industrielle): una proposta operativa, razionale ed efficiente per una moderna città industriale. Egli si occupa di creare una situazione ideale con tutte le caratteristiche ottimali per l'impianto di una città: la presenza di un corso d'acqua, un porto fluviale per le merci e così via. Assistiamo, con questo progetto,a uno dei primi casi di "zonizzazione": c'è un complesso industriale che, posizionato in un certo punto, occupa una zona a sé ben staccata dal resto della città: abbiamo quindi una distribuzione delle funzioni dislocate secondo degli schemi ben precisi in diverse parti della città. Questo progetto riguardava un'idea di città per 35 milioni di abitanti: il numero degli abitanti infatti influiva sul ridimensionamento della città da progettare. Il fatto di provenire dalla città di Lione, città allora molto avanzata e progressista, consente a Garnier di avere una conoscenza più approfondita in ambito urbanistico e tecnico. All'interno della riflessione di Garnier si pone quindi il tema della dislocazione e della zonizzazione. Sviluppa anche una serie di tavole e proposte progettuali in cui pone grande enfasi sull'edificio della stazione, una stazione multilivello con una torre che diventa un punto.diriferimento nel contesto urbano. (anche lui utilizza il cemento armato nelle sue composizioni) Grazie alla conoscenza col sindaco di Lione, a Garnier venne data la possibilità di progettare all'interno della sua città natale alcuni lavori per il suo tema della città industriale: realizza un ospedale, un complesso comunale ed anche un quartiere residenziale. Garnier mostra una grande fiducia nella forza civilizzatrice che poteva avere il concetto della moderna città industriale, sempre rispondendo però a dei temi di tipo Socialista, temi legati alla corretta distribuzione delle funzioni (anche rispetto alla classe operaia, al quale era molto sensibile ed attento). IL DEUTSCHER WERKBUND PETER BEHRENS: Peter Behrens è stato un importante architetto nell'ambito del dibattito architettonico nel corso dei primi decenni del Novecento, soprattutto in Germania. Inizialmente si forma come pittore: più avanti si trasferisce nella città diMonaco e continua la sua carriera da pittore ma anche da decoratore, acquisendo una certa praticità anche nel mondo della stampa. Entra in contatto con Olbrich, il fondatore della secessione viennese, che lo coinvolge in un progetto per la formazione di una colonia di artisti presso Darmstadt. Behrens aderisce al progetto e sviluppa una propria linea progettuale modernista dove mostra un'adesione al linearismo e alle linee morbide che ricordano per l'appunto all'operato di Olbrich. Si allontanerà dal gruppo di lavoro di questi artisti ed inizierà ad assumere degli incarichi legati all'insegnamento e alla formazione dei giovani. Mostrerà un allontanamento dai modi secessionisti del suo primo esordio all'architettura e svilupperà una ricerca che punta verso composizioni per volumi semplici e superfici piane caratterizzate da disegni geometrici incisi su quest'ultime. Nel percorso di vita di Behrens accade un incontro fondamentale.
con Hermann Muthesius, il quale insieme a lui fonderà un nuovo movimento che si diffonderà durante il '900 e che è considerato l'inizio di un nuovo sviluppo di un linguaggio per la modernità. Questo movimento si chiama Deutscher Werkbund. Muthesius sta alcuni anni a Londra, studiando gli sviluppi della produzione all'interno dell'ambiente domestico e pubblica, una volta tornato in Germania, un volume "Das Englische Haus" che pubblicizza i modi progettuali degli oggetti di design, di uso domestico nell'ambito del mondo inglese. Alle spalle del Werkbund vi è dunque l'esperienza derivata dall'Arts and crafts inglese e la Wiener Werkstatte. Il movimento viene fondato a Monaco nel 1907 da 12 progettisti che pongono Behrens come figura d'ispirazione ma che includono anche altri secessionisti come Olbrich. Oltre ai 12 progettisti si aggiungono 12 aziende: la novità del Deutscher Werkbund consiste proprio inquesta fiducia nella possibilità della Germania di riuscire a trovare un connubio tra oggetto di qualità artistica e produzione in serie del mondo industriale. Ci si stacca quindi in parte dalla posizione artigianale che l'arts and crafts - e in buona parte anche i movimenti dell'art nouveau - aveva proposto. La vicenda del Werkbund influenza lo sviluppo della conoscenza di Behrens e di una linea di ricerca che si potenzia grazie all'alleanza tra quest'ultimo con l'AEG, la quale individua in Behrens il proprio designer di fiducia, concependo così la figura dell'industrial designer. Sarà incaricato di progettare gli edifici dell'azienda, il marchio, l'identità visiva e anche gli oggetti. Vediamo dal punto di vista architettonico uno sviluppo del linguaggio in modo asciutto ma che mantiene una sua solennità. Questo connubio con l'AEG si consolida e si viene a formare una linea progettuale di design cheinveste tutti gli aspetti che riguardano l'azienda dall'azione pubblicistica al logo e l'architettura. Progetta per l'azienda una serie di fabbriche e tra tutti gli edifici progettati da Behrens, quello più noto è la cosiddetta fabbrica delle turbine, nel quale venivano realizzate delle grosse turbine costruite a Berlino per l'AEG. Molti studiosi hanno visto nelle scelte compositive di Behrens una voluta rappresentazione e riproposizione del tema del tempio classico, una fabbrica messa alla stregua di un grande tempio dell'antichità. Questa caratteristica la si legge nel fronte principale chiuso in alto da una sorta di frontone e che consiste in una chiave diversificata del tempio classico: così come nel frontone del tempio classico si inseriva una scultura o una rappresentazione di qualche divinità da venerare, anche nel frontone della AEG Behrens inserisce il logo dell'azienda. Nel lato corto possiamo notare questo.espediente tra superfici trasparenti e superfici opache con un voluto rinforzo visivo dei cantonali che ve