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FRANCESCO DI GIORGIO

Di Giorgio crea attorno al 1480 un trattato basato su Vitruvio e ricorretto più volte; omette anche lui le leggende delle cariatidi e dei persiani, ma per la prima volta include quelli del dorico, ionico e corinzio anche se spesso modificati. Così i Dori non fondano tredici colonie ma tredici colonne, e la fanciulla decessa è contenuta nella stessa in un cesto sarcofago fatto delle foglie di acanto cresciuto sulla tomba. Anche le striature delle colonne sono denominate stolate, in quanto ispirate alla stola delle fanciulle, presente anche nelle cariatidi.

Di Giorgio raffigura spesso figure umane contenute nelle colonne, così come lo scheletro è contenuto all'interno del corpo; pare che questa concezione abbia influenzato Serio che presenta nel suo trattato del 1550 un portico con ai lati due erme bendate, come fossero mummie racchiuse nelle colonne. Le figure imprigionate hanno funzione di sostegno dell'architettura.

Di Giorgio si occupa anche...

di tradurre la terminologia greca vitruviana mantenendo anche in italiano i significati relativi ad occhi, bocca, denti, onde, ecc.. Paragona le varie parti architettoniche alla figura umana (ad esempio la trabeazione ad un profilo): la trabeazione è una ciocca di capelli a forma d'onda, sotto la strigia ossia una modanatura che tiene legata i capelli, la corona nella fronte, l'ovolo le narici, il dentello tra le strigie ossia le labbra, il sottogola che è la mascella, l'astragalo ovvero il mento e l'astragalo dell'architrave ossia lo sterno. Successivamente Di Giorni sviluppa le differenze tra le derivazioni maschili e femminili, specie per quanto riguarda il capitello corinzio creando tropi doppi: essi sono dapprima ornamenti, poi occhi, naso, mento, che si fondono con il capitelli. Anche la colonna quindi si chiamerà "gola" alla sua sommità, poi acroterio (sommità), balteo (cinturone), benda (fascia per la testa),

ipotrachelio (collo superiore), spira(riccio) e poi altri baltei e fusaroli (ricci), modanature a ovolie dardi.

Sempre di derivazione vitruviana è la convinzione che da un corpo umano si generino figure geometriche perfette e da li architetture e addirittura piante di città o piante di fortificazione simili a cerchi di figure danzanti. Anche se Di Giorgio probabilmente non era consapevole dei significati di questi oggetti di ornamento, in realtà ha ripreso decorazioni di natura sacrificale (ricci, corna, ecc...).

12MICHELANGELO

Le cariatidi tuttavia e i sostegni-prigionieri non rappresentano mai sforzo, anche se Vitruvio si concentra molto sul tema della sofferenza delle cariatidi e dei persiani. I più famosi prigionieri rinascimentali sono quelli di Michelangelo, disegnati tra il 1505 e il 1513 come progetto della tomba per Giulio II; a differenza degli altri, essi soffrono anche se non sostengono peso ed hanno spesso mani legate dietro la testa o la schiena (simile).

alle processioni dei prigionieri che spiavano colpe, anche se potrebbero rappresentare la prigionia delle arti dopo la morte di Giulio, che ne erano patrono). Essi sono i primi esempi rinascimentali di prigionieri, così come le erme lo sono del prigioniero inserito nell'architettura. I prigionieri di Michelangelo non sostengono colonne ma vi stanno davanti, così come i persiani, mentre le cariatidi erano le colonne. Così come nella cappella sistina vi sono nudi che sostengono trabeazioni (era usanza ritrarre nudi i prigionieri) e anche negli schizzi di Rocchetti della tomba di Giulio II troviamo nudi e vestiti che stanno in piedi davanti alle colonne; erme e prigionieri incatenati a trofei si trovano anche sulle monete romane. Così come le donne di Caria ed i Dori rappresentavano popoli, gli schiavi di Michelangelo potrebbero essere, secondo Vasari, le province soggiogate da Giulio II e obbligate alla conversione apostolica (era un papa) o ancora quelli liberati dalle barbarie e condotti sotto la luce.

Del papato cattolico. Sebbene siano figure singole, gli schiavi di Michelangelo hanno significato provinciale sia dalle fonti (le quattro parti della terra di Federighi) sia da esempi successivi come gli omenoni della casa Leone Leoni a Milano. Michelangelo inoltre sviluppa concretamente le analogie tra uomo e modanature svolte solo didatticamente da Di Giorgio nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo. Le modanature dello zoccolo dietro le tombe sono ad ovulo e artigli, e coronano file di dentelli: gli ovuli sono uova aperte e rivelano quindi l'anima. Michelangelo li reinterpreta i gusci vuoti come conchiglie che a loro volta divengono elmetti, così come il tuorlo diviene via via uomo dagli occhi minacciosi e le fauci spalancate in un urlo. Le guance hanno baffi spioventi che lambiscono gli artigli deformi al punto da sembrare armi appuntite. Negli schizzi di Michelangelo inoltre l'elmetto diviene poi corona (dalla modanatura) raggiata e sono in vista baffi, denti e lingua. Negli studi per le

Basi dei pilastri della cappella medicea: visono profili a becco, dove i trochili sono separati dalla base tramite scozie. Anche nella Porta Pia (commissionata da papa Pio IV a Roma nel 1561), Michelangelo utilizzatropi; vi sono in facciata patere sormontate da motivi simili a stole con frange, associate a bacinellee asciugamani dei cerusici. Inoltre è rilevantel'esistenza di paterae commissionate dal pater(il papa) mentre le frange sono le classichegocce piramidali michelangiolesche che colanodall'asciugamano cerusico, simili allecaratteristiche doriche. RAFFAELLO: Anche se devono tributo a Vitruvio sia Alberti che Filerete che Di Giorgio scrivono trattatiindipendenti. Fra Giocondo invece è uno dei principali tentativi di riedizione di Vitruvio, con esempidi disegni anche del portico delle cariatidi, nel 1511. le mostra ricoperte da stole tipiche delleromane, su basamenti attici e con le mani incrociate davanti, come fossero alla gogna; il cappellosostiene la colonna.

E potrebbe essere ricondotto al capitello. Il portico dei persiani è praticamente simile solo più ornato, sempre dalle figure impassibili. L'importanza di Vitruvio crebbe quando Raffaello commissionò una sua traduzione pochi anni dopo, cercando di ridare vita all'architettura classica della Roma imperiale, dove Vitruvio prendeva ad esempio le opere greche; probabilmente dopo aver visto le opere di Di Giorgio ad Urbino, la città natale di Raffaello, egli prese ad esempio queste architetture nelle sue opere pittoriche, ad esempio l'uso di cariatidi nella stanza d'Eliodoro nel 1505. Le figure di Raffaello hanno sempre disposizione architettonica, evidente nella "disputa del sacramento": vi è qui un altare con gradini e personaggi, seduti, in piedi, sospesi su cui sovrastano nubi disposte a corona ove siedono i santi e padri della chiesa che sembrano statue senza nicchie, simili alle figure della cappella Sistina di Michelangelo.

al Mosè della tomba di Giulio II. I due cerchi possono simboleggiare anche la chiesa in terra e quella in cielo, ossia la formula "Come in cielo così in terra". La cupola ha angeli fluttuanti e la superficie è dipinta come di ramature di una cupola, un passo avanti all'antropomorfismo di Di Giorgio. Questo tempio è il simbolo di una chiesa eterna, la comunione dei santi, ma strutturalmente una reminescenza dello schizzo di Sangallo, per le panche laterali e le figure umane che fungono da colonna, cupola e trabeazione.

146. CESARIANO, IL VITRUVIUS TEUTSCH E SAMBIN CESARE CESARIANO Cesariano fornisce il primo Vitruvio in italiano nel 1521 riprendendo l'idea di ornato come insieme di parti animali e sacrificali, preoccupandosi di trasmettere il significato dei termini greci architettonici, cosa che Vitruvio omette; vengono definiti ad esempio vocaboli come cauliculi relativi al greco "germoglio", gli elementi angolari nei capitelli corinzi.

visti anche come tropi degli omofoni "occhi" o "pene" o "torso" (bastone usato nei riti baccanici). Riprende le modanature come riccioli o festoni e analizza i racconti sulle origini con molta originalità, specie quelle sulle cariatidi e i persiani. Cesariano mesola il tema della giustizia con la fondazione di dorico e ionico in quanto la rappresentazione della giustizia è espressa dalla comunità fondata, un monito in quanto i greci agivano sempre "in gruppo". Il portico serviva come monito alle generazioni future della punizione del tradimento punito, mentre le loro stole simboleggiano il matrimonio macchiato in quanto divenute concubine dei nemici. Siccome però la punizione è proporzionale alle colpe, nel portico dei persiani il peso è ben maggiore; i satrapi sono sopra plinti ove è scritto il loro nome, sopra vi sono soldati a sostegno della copertura e soldati inginocchiati sotto una trabeazione.

Carica di trofei, che sembrano dover essere azzannati dai dentelli, con le mani tra le zanne; sopra ancora busti di prigionieri sostengono le volute ioniche. Anche questo rappresenta un monito per gli invasori e per gli spartani, in ricordo della vittoria che assicurò loro la libertà. In effetti in cesariano, influenzato da Michelangelo, essi hanno posture di fatica e sofferenza; inoltre lui afferma che i portici siano relazionabili con la nascita di dorico e ionico, dicendo che proprio in Caria nacquero questi stili e che inizialmente le prime colonne ioniche erano appunto matrone via via stilizzate modellando solo i capitelli. (prendendo ad esempio le colonne della basilica di San Lorenzo Maggiore, "riciclati" da un tempio di Ercole e che, rovinati, somigliano a teste e corpi). Inizialmente quindi i primi sostegni erano uomini in seguito resi astratti. Le braccia divennero putrelle chiamate comunque "braccioli", per cui ogni colonna è una figura umana.

stilizzata. Inizialmente le abitazioni erano sostenute da alberi ancorati al suolo, che per via del peso, venivano fasciati, cui sarebbero derivati poi capitelli e basi di bronzo nelle colonne, tramite calastrelli (mensole) ad intervalli regolari: assumevano l'aspetto di telamoni, che sono sia le "grosse figure virili usate come colonne" sia le fasce. Queste fasce inoltre recavano iscrizioni di eventi (stilografia). Cesariano elimina anche quelle "parentele" tra stili definite da Vitruvio, definendoli come autonome. Definisce sei generazioni di colonne: la dorica, ad imitazione maschile; la dorica femminile, più alta e ornata; la ionica ornata ma senza scanalature; la corinzia vista come vergine; la colonna attigurga ossia colonna addossata o lesena con fusto ornato di trofei; la colonna tosca.

Dettagli
Publisher
A.A. 2005-2006
18 pagine
2 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maozinha di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Bilancioni N..