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A B

del benessere sociale può essere indicata con . Deve rispettare le seguenti proprietà:

(U )

W ,U

1. Welfarismo= che sia welfarista= solo le utilità individuali appaiano come argomenti

(=variabili indipendenti).

2. Individualismo= che sia individualista= le utilità abbiano solo variabili di scelta di ogni

individuo come argomenti. dW > 0,h= A , B

3. Principio di Pareto= che sia paretiana= crescente in tutti i suoi argomenti h

dU

h

dW

, ovvero e devono avere sempre lo stesso segno.

dU

4. Avversione alla diseguaglianza= le curve di indifferenza sociale siano convesse.

1) Esclude atteggiamenti paternalistici da parte del pianificatore, che rispetta i piani di

ottimizzazione degli individui.

2) Esclude che gli individui abbiano atteggiamenti altruistici o di invidia reciproca= che il loro livello

di utilità dipenda in modo positivo/negativo dalle decisioni di consumo degli altri. 3) Garantisce che

le allocazioni che risultano ottimali nel senso di max una funzione del benessere sociale siano

ottimali anche nel senso Pareto-efficienti= gli ottimi sociali siano anche ottimi paretiani. 4) Esprime

l'avversione alla diseguaglianza; la convessità delle curve di indifferenza sociale = l'ottimo sociale

sia caratterizzato da una diseguaglianza in termini di livelli di utilità. La funzione del benessere

sociale= scopi di un soggetto che si può configurare come interprete della volontà sociale le

proprietà vengono intese come specificazione dei valori di una collettività. Welfarismo = gli individui

sono interamente sovrani delle proprie decisioni.

Individualismo= ciascun individuo è “auto-centrico” nelle proprie decisioni.

3.4 Bentham, Rawls e i casi intermedi

La funzione del benessere sociale implicita nei ragionamenti dei primi studiosi si chiama “utilitarista

o benthamiana”. L’utilitarismo= teoria della giustizia sociale secondo cui: 1. una data situazione F è

più giusta di una situazione G se F genera maggiori conseguenze positive di G; 2. le conseguenze

sono espresse in termini di benessere delle persone coinvolte nelle situazioni considerate; 3. per

avere misura sintetica del benessere di tali persone, se ne devono sommare i livelli di utilità.

1) Configura il principio etico conseguenzialista, contrapponendosi a uno deontologico: se una data

azione è giusta dipende dalle conseguenze che ha e non da proprietà intrinseche dell’azione stessa.

2) Fornisce una metrica immediata per 1 utilità cardinale, per effettuare confronti che si rendono

necessari per calcolare le conseguenze delle azioni. 3) Indica come devono essere effettuate le

somme delle utilità. A B

Conseguenza la funzione del benessere sociale utilitarista è: =U +U

W −1

Le curve di indifferenza sociale utilitaristiche sono rette con inclinazione . Si fissa un livello

W

arbitrario di benessere sociale , per cui l’espressione di benessere sociale indichi le infinite

A B B A

W

coppie di valori di e la cui somma dà . Quindi si ha equazione

=W −U

U U U

B A W

della retta in cui = dipendente e = indipendente, con intercetta . GRAFICI I.3.6

U U

Funzione benthamiana = welfarista, individualista e rispetta il principio di Pareto. Non esibisce

avversione alla diseguaglianza; le curve di indifferenza sono lineari. Su ogni retta di indifferenza il

A B

profilo di perfetta equità in cui è valutato allo stesso modo dei profili estremi in cui uno

=U

U

degli agenti ha 0 utilità. Il pianificatore sociale benthamiano non dà valore all’eguaglianza conta il

totale delle utilità e l’unica preoccupazione è garantire la max efficienza.

Funzione rawlsiana= il social planner si focalizza solo sull’eguaglianza e rimane neutrale verso

l’efficienza. Rawls proponeva di usare come indice di benessere i beni primari= beni che ognuno

desidera avere (includono reddito, ricchezza, diritti).

Gli economisti hanno adottato una versione in cui l’utilità rimane e i beni primari non hanno

spazio per avere una misura sintetica del benessere di tali persone, si utilizza il livello di

benessere dell’individuo che sta peggio criterio del “Maximin”. A B W

La funzione del benessere sociale rawlsiana si indica con , ovvero = numero

=min[U ]

W , U

A B

più piccolo fra e . Tale funzione implica un’attenzione alla diseguaglianza poiché,

U U

GRAFICO I.3.6b: tale curva di indifferenza è convessa e soddisfa il principio di Pareto. Tutti i profili su

quell’asse sono indifferenti rispetto ad esso. BOX I.3.2

3.5 Ottimo sociale e ottimo paretiano

Il consumatore ha preferenze espresse da curve di indifferenza e un insieme di scelta delimitato

dalla retta di bilancio, mentre la società ha valori espressi da curve di indifferenza sociali e un

insieme di scelta delimitato dalla frontiera delle possibilità di utilità. Il profilo ideale sarà quello che

max la funzione del benessere sociale sotto al vincolo delle utilità possibili= il punto in cui la più

alta curva di indifferenza sociale tocca la frontiera delle possibilità di utilità. Il punto S = ottimo

sociale giace sulla frontiera e quindi è un ottimo paretiano. La situazione dei casi dove vi è

funzione del benessere benthamiana e rawlsiana è descritta in I.3.8a,b frontiera simmetrica e un

esito s= ottimo utilitaristico K = ottimo rawlsiano R: entrambi si realizzano dal profilo di eguaglianza

completa. Eguaglianza= strumentale all’efficienza: se si attribuisse un po' più reddito di A, la sua

utilità marginale cadrebbe sotto di quella di B e dunque la somma totale dell’utilità diminuirebbe. Si

vede in confronto tra c) e d) con frontiera asimmetrica (utilità marginali costanti ma diverse fra A e

B). L’ottimo utilitaristico è in angolo: tutte le risorse devono andare a B= utilità marginale maggiore:

garantito un totale più alto di utilità. Quello rawlsiano rimane egualitario. Nei 4 pannelli della figura

si indica con L anche il profilo che corrisponde all’equilibrio raggiunto con l’allocazione iniziale delle

risorse, senza interventi correttivi in forma di imposizione a somma fissa personalizzata.

3.6 La frontiera in second-best

in una società con valori rawlsiani si privilegerà l’equità, in una dove dominano i valori benthamiani

si previlegia l’efficienza. In ogni caso l’ottimo sociale = ottimo paretiano. Ciò non è possibile in

economie di second-best, in cui il pianificatore sociale non conosce dotazioni iniziali degli individui e

non può ricorrere alle imposte a somma fissa personalizzate per redistribuire risorse si usano

imposte distorsive.

Teorema di Barone= metodo per misurare il grado di inefficienza delle imposte distorsive rispetto a

quelle a somma fissa.

La distribuzione effettuata con imposte distorsive compromette il grado di efficienza dell’economia.

Si considera 2 soggetti, R e P, con offerta di lavoro crescente nel saggio di salario (salario per unità

di tempo). Se il saggio di salario di R > di quello di P, anche il reddito complessivo di R > P.

Redistribuendo da R a P per motivi di equità, in assenza di informazioni sulle dotazioni dei 2, si può

ricorrere ad un’imposta sul reddito. Prima dell’imposta, R guadagna 5000 al mese, mentre P ne

guadagna 1250; si intende applicare un’imposta proporzionale del 20% sul reddito di R, il cui gettito

va per intero a P. Ci si attende un gettito fiscale di 1000 e redditi dopo le imposte 4000 e 2250

rispettivamente. Si tiene conto che l’imposta, essendo distorsiva, indurrà un effetto di sostituzione,

riducendo in parte l’offerta di lavoro di R: il salario al netto dell’imposta diminuisce e anche l’offerta

di lavoro diminuirà.

Però meno lavoro (meno reddito) meno gettito fiscale. Per Bentham le conseguenze di queste

redistribuzioni sono inaccettabili, perché la somma complessiva delle utilità si è ridotta; per Rawls il

percorso non è compiuto perché R ha un reddito quasi doppio di P e quindi le utilità non sono

uguali. La forma della frontiera delle possibilità di utilità in second-best è diversa da quella in first-

best i profili su quest’ultima non sono ottimi paretiani. Partendo dal profilo che corrisponde

all’equilibrio di laissez-faire (=quello generato dalle dotazioni iniziali non modificate dalle imposte),

è possibile redistribuire risorse da un soggetto all’altro e individuare la max utilità che l’uno può

acquisire dato un livello di utilità per l’altro il processo permette di costruire una frontiera tutta

interna a quella in first-best tranne che per il profilo laissez-faire (appartiene ad entrambe).

GRAFICO I.3.9 dato il livello di utilità, in first-best è possibile raggiungere, con redistribuzione a

^

U

somma fissa personalizzata, il livello ; in second-best, le imposte distorsive (che sprecano

B ^

U '

risorse) consentiranno al massimo di raggiungere . La frontiera in second-best non

B

simmetrica (non conta se soggetti hanno la stessa utilità).

GRAFICO I.3.10conseguenza: gli ottimi benthamiano e rawlsiano sono distinti: il profilo H è meno

egualitario del profilo R.

I.3.7 Per concludere: alcune riflessioni sulla misurazione del benessere in pratica

La misura più comune è il PIL= somma di tutti i redditi generati all’interno del territorio nazionale.

Applicazione concreta del principio utilitaristico (PIL = indicatore dell’utilità individuale del

reddito) 2 argomenti fondamentali per mettere in dubbio il PIL come misura del benessere

collettivo: è improprio usare il reddito come misura cardinale dell’utilità e che utilizzare la somma

come aggregatore delle utilità abbia implicazioni forti= privilegia sempre l’efficienza a scapito

dell’eguaglianza.

CAPITOLO QUARTO – I BENI PUBBLICI

I.4.1 Introduzione: beni privati e beni pubblici

Il primo teorema dell’economia del benessere = implica che ogni volta esista un equilibrio

concorrenziale, l’allocazione delle risorse che ne deriva è Pareto-efficiente= soddisfa le condizioni di

efficienza nello scambio e nella produzione l’allocazione che scaturisce da un sistema

concorrenziale è tale da garantire l’uguaglianza per tutti gli individui dei rapporti di scambio tra beni

psicologici (SMS) con i corrispondenti rapporti di scambio tecnologici (SMT), per cui i prezzi relativi

riflettono le condizioni di scarsità che caratterizzano la produzione e non è possibile incrementare

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A.A. 2017-2018
93 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SaraSantu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Grazzini Lisa.