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AUTORI LATINI – SARA CUSCIONE
Originario di Cartagine, giunge a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano. I nobili del “Circolo
degli Scipioni”, l’Emiliano e Lelio, furono suoi protettori, e girava voce che T. fosse loro prestanome.
Sarebbe morto in un viaggio in Grecia.
Opere
Abbiamo sei commedie: Andria (166), Hecyra (165), Heuautontimoroumenos (163), Eunuchus (161),
Phormio (161), Adelphoe (160).
- È interessato ai significati e all’approfondimento psicologico dei personaggi, vuole comunicare
interessi nuovi, quelli del rinnovamento culturale scipionico, a un pubblico spesso ritroso con cui ha un
rapporto difficile (cfr. sorte Hecyra): i gusti dell’elite colta si stanno divaricando da quelli del pubblico di
massa. Non a caso la commedia più apprezzata dal pubblico fu l’Eunuchus, quella meno riflessiva e più
plautineggiante.
- I personaggi sono tipi atipici, anticonvenzionali; l’approfondimento psicologico riduce la comicità: è
una commedia ‘stataria’, che privilegia la riflessione, contrapposta a quella ‘motoria’ di Plauto, di cui T.
sacrifica le trovate comiche estemporanee: l’azione drammatica è fondata dunque sul dialogo.
- Le situazioni famigliari rappresentate vengono trattate con problematicità come veri rapporti umani.
Dalla φιλανθροπία greca T. crea il concetto di humanitas, l’apprezzare e rispettare l’uomo in quanto
tale.
- L’illusione scenica è impermeabile, i personaggi non si rivolgono mai direttamente al pubblico. I
momenti di riflessione della commedia su se stessa sono concentrati nel prologo, a cui T. toglie il
carattere espositivo, rendendolo uno spazio di personale presa di posizione, in cui chiarisce il suo
rapporto coi modelli e risponde a critiche (Luscio di Lanuvio).
- Nel prologo dell’ Andria Terenzio difende la sua operazione di “contaminatio” dei modelli greci, cioè di
incrocio di modelli diversi in un unico testo. Principale modello era Menandro. T. non traspone
meccanicamente gli originali, mescolandoli, come veniva accusato di fare, ma fa un’operazione
filologica di cui non possiamo ponderare completamente l’originalità per mancanza dei modelli;
comunque rimane fedele agli intrecci in generale ma approfondisce ciò che gli interessa.
- Lingua molto selezionata, poche parole attinenti alla materialità, niente insulti o parole reinventate.
Molte parole astratte, favoriscono l’analisi psicologica. Stile medio e pacato, preoccupazione per una
lingua verosimile, quella quotidiana delle classi alte. Riduzione della varietà metrica rispetto a Plauto,
ridotti cantica. 4
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MARCO TERENZIO VARRONE (116-27 a.C.)
Vita
Originario di Rieti, fu allievo di Antioco di Ascalona. Legato di Pompeo, poi perdonato da Cesare, ebbe
l’incarico di allestire a Roma una grande biblioteca. Scrive un numero immenso di opere, che spaziano
in ogni campo del sapere.
Opere
▪ Antiquitates
- raccolta del patrimonio mitico, tradizionale, rituale, istituzionale della civiltà latina. Due parti, su res
humanae e res divinae. I cristiani citavano spesso quest’opera per contestare la civiltà pagana. Tre
teologie: favolosa, quella del popolo, naturale, quella dei filosofi e civile, quella utile allo stato. La
religione con culti e rituali è creazione dell’uomo.
- Roma è assurta a grande potenza perché ha amalgamato al meglio apporti diversi.
▪ Studi filologici: importante il De comoediis Plautinis, dove divide le opere attribuite a Plauto in spurie,
incerte e certe.
▪ De lingua latina: muove sistematicamente da problemi di origine della lingua ed etimologia per trattare
morfologia, sintassi, stilistica. Etimologie spesso bizzarre. Posizione di complementarietà tra analogia e
anomalia.
▪ Saturae Menippeae: si inserisce nella tradizione della satira con però rimando alle satire di Menippo
di Gadara. Sono rimasti solo frammenti. Temi vari, da mitologia ad attualità, ampio spazio all’acre critica
alla decadenza dei costumi. Vari registri, linguaggio colorito e ricco di inventiva, uso del prosimetro.
▪ De re rustica (37): dialogo in tre libri, conservato completo. Villae e latifondi di vaste dimensioni, basati
sul lavoro schiavile. Nella villa si uniscono utilitas e voluptas; scopo non è l’istruzione pratica del fattore,
ma compiacere l’ideologia del ricco proprietario terriero, estetizzando la vita agricola.
GAIO GIULIO CESARE (100-44 a.C.)
Vita
Nasce a Roma da famiglia patrizia. Milita in Asia e fa il cursus honorum. Nel 60 stabilisce il primo
triunvirato con Pompeo e Crasso. Nel 59 è console. Nel 58 è proconsole in Gallia Cisalpina e Narbonense
e in Illiria. Con il pretesto di una guerra difensiva, invade la Gallia e sottomette in pochi anni il mondo
celtico, acquisendo vastissimo potere personale. Ostacolato dai nemici politici, che volevano impedirgli
di passaggio al secondo consolato, nel 49 invade l’Italia con le legioni. Nel 48 vince lo scontro decisivo a
Farsalo contro Pompeo. Soppresse e ultime resistenze a Tapso nel 46 e a Munda nel 45, diviene padrone
assoluto di Roma. Nel 44 viene assassinato da un gruppo di aristocratici repubblicani.
Opere
- Scrive commentari. Il commentarius (greco: ὑπόμνημα) era una narrazione a metà tra raccolta di
materiali grezzi ed elaborazione artistico-storiografica: queste produzioni esistevano al fine di una
successiva rielaborazione da parte di uno storico. Ma quella di commentarius è più una veste dimessa
che C. mette alle sue due opere, che si avvicinano già all’historia.
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- Sobrietà per conferire drammaticità. La terza persona distacca emozionalmente il protagonista
dall’autore.
- Affetto per i propri soldati e celebrazione del loro valore. Riporta loro gesta, anche di fanti semplici.
- Fortuna largamente presente: spiega i cambiamenti repentini e imprevedibili di situazione. Dei assenti.
▪ Commentarii de bello Gallico
- Sette libri, periodo dal 58 al 52, sottomissione sistematica della Gallia. I: operazioni contro Elvezi e
Ariovisto. II: rivolta delle tribù. III: contro i popoli della costa atlantica. IV: contro le infiltrazioni
germaniche e contro Induziomaro e Ambiorige, capi ribelli; contro i Britanni. V-VI: Contro i Britanni;
sterminio e devastazione dei Belgi che resistono accanitamente. VII: repressione rivolta di
Vercingetorige ed espugnazione di Alesia.
- Un VIII libro si deve al luogotenente Aulo Irzio, che ricollega così i due commentarii.
- Presenta la guerra come difensiva e necessaria; all’aristocrazia gallica assicura protezione contro i
facinorosi.
- Tempi di composizione incerti: da una notizia di Irzio alcuni sostengono una composizione di getto, ma
sembra indicare composizione anno per anno, negli inverni, l’evoluzione stilistica: da commentarius a
historia, con aumento del discorso diretto, ampliamento patrimonio lessicale. Forse Irzio fa riferimento
a una seconda redazione del materiale composto anno per anno.
▪ Commentarii de bello civili
- 3 libri. I-II: eventi 49; III: eventi del 48 fino alla guerra di Alessandria, di cui non è riportato l’esito perché
la narrazione si interrompe. Si pensa a una composizione tra 47 e 46.
- Colpisce la vecchia classe dirigente, suoi avversari politici, con satira sobria: corrotti e ipocriti.
- Si presenta come difensore della legge, moderato, dissolvendo l’immagine di rivoluzionario che aveva:
vuole sganciare lo strato medio e benpensante dell’opinione pubblica dal partito aristocratico; rassicura
i ceti possidenti su questioni quali la cancellazione dei debiti. Insiste anche sulla sua volontà di pace,
dando la colpa della guerra ai pompeiani, e sulla sua clemenza.
- Sebbene dia impressione di grande oggettività, C. in entrambi i commentari, nell’ambito della lotta
politica, mette in atto procedimenti di deformazione attraverso artifici abilissimi di dissimulazione:
piccole omissioni, un certo modo di presentare i fatti che lo giustifichi.
▪ Orazioni: probabilmente stile atticista ma con uso, seppur moderato, di ornamenta.
▪ De analogia (54): tre libri, dedica a Cicerone, abbiamo frammenti. Teorie linguistiche: analogia, scelta
razionale e sistematica delle parole, che devono essere solo quelle già in uso, non quelle strane;
semplicità, ordine, chiarezza.
GAIO SALLUSTIO CRISPO (86-35 a.C.)
Vita
Nasce ad Amiternum in Sabina, homo novus. Si lega ai populares ed è tribuno della plebe. Espulso dal
senato nel 50 per indegnità morale. Dopo la guerra civile Cesare, per cui aveva combattuto, lo riammette
in senato e nel 46 gli affida il governo dell’Africa nova, dove dà prova di rapacità e viene accusato: Cesare
gli consiglia di ritirarsi a vita privata; così comincia a fare storiografia.
Opere
- Sallustio scrive due monografie cui antepone proemi in cui giustifica la sua scelta di essersi ritirato dalla
politica per la storiografia: dà conto della propria attività intellettuale, seppur per lui questa rimanga
subordinata a quella politica, utile alla formazione del politico.
- La scelta del genere monografico è funzionale ad un’indagine sulla crisi politica e istituzionale, causa,
dice, del suo ritiro: S. mette a fuoco singoli problemi storici sullo sfondo di una visione organica della
storia di Roma e così denuncia ambitio e avaritia.
▪ De Catilinae coniurationae (Bellum Catilinae) 11
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-Vicenda: Conte 2 p. 240.
- La congiura di Catilina è frutto della degenerazione morale ormai diffusa a Roma.
- Due excursus. Il primo, all’inizio, è l’archeologia, che traccia la parabola di ascesa e decadenza di Roma:
il vertice è la distruzione di Cartagine, con cui cessa il metus hostilis e ha inizio la degenerazione della
moralità. Il secondo, al centro dell’opera, denuncia la degenerazione della vita politica a Roma da Silla
alla guerra tra Cesare e Pompeo, criticando il regime dei partiti contrapposti, in cui entrambe le parti
sono corrotte, e auspicando un’abolizione della conflittualità ad opera di Cesare, che rimetta ordine e
concordia e che ridia dignità al senato.
- La figura di Cesare viene parzialmente deformata: purificato, sciolto da ogni legame coi Catilinari, non
toccato dall’accusa di S. ai partiti. Il suo discorso fa leva su motivi legalitari. S. paragona Cesare e Catone.
Le virtù di Cesare, liberalità, misericordia, munificentia,