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Opere
Antiquitates
- Raccolta del patrimonio mitico, tradizionale, rituale, istituzionale della civiltà latina. Due parti, su res huma-
nae e res divinae. I cristiani citavano spesso quest’opera per contestare la civiltà pagana. Tre teologie: favolosa,
quella del popolo, naturale, quella dei filosofi e civile, quella utile allo stato. La religione con culti e rituali è crea-
zione dell’uomo.
- Roma è assurta a grande potenza perché ha amalgamato al meglio apporti diversi.
Studi filologici : importante il De comoediis Plautinis, dove divide le opere attribuite a Plauto in spurie, incerte
e certe.
De lingua latina : muove sistematicamente da problemi di origine della lingua ed etimologia per trattare mor-
fologia, sintassi, stilistica. Etimologie spesso bizzarre. Posizione di complementarietà tra analogia e anomalia.
Saturae Menippeae : si inserisce nella tradizione della satira con però rimando alle satire di Menippo di Ga-
dara. Sono rimasti solo frammenti. Temi vari, da mitologia ad attualità, ampio spazio all’acre critica alla decaden-
za dei costumi. Vari registri, linguaggio colorito e ricco di inventiva, uso del prosimetro.
De re rustica (37): dialogo in tre libri, conservato completo. Villae e latifondi di vaste dimensioni, basati sul
lavoro schiavile. Nella villa si uniscono utilitas e voluptas; scopo non è l’istruzione pratica del fattore, ma compia-
cere l’ideologia del ricco proprietario terriero, estetizzando la vita agricola.
GAIO GIULIO CESARE (100−44 a.C.)
Vita
Nasce a Roma da famiglia patrizia. Milita in Asia e fa il cursus honorum. Nel 60 stabilisce il primo triunvirato con
Pompeo e Crasso. Nel 59 è console. Nel 58 è proconsole in Gallia Cisalpina e Narbonense e in Illiria. Con il prete-
sto di una guerra difensiva, invade la Gallia e sottomette in pochi anni il mondo celtico, acquisendo vastissimo
potere personale. Ostacolato dai nemici politici, che volevano impedirgli di passaggio al secondo consolato, nel
49 invade l’Italia con le legioni. Nel 48 vince lo scontro decisivo a Farsalo contro Pompeo. Soppresse e ultime re-
sistenze a Tapso nel 46 e a Munda nel 45, diviene padrone assoluto di Roma. Nel 44 viene assassinato da un
gruppo di aristocratici repubblicani.
Opere
- Scrive commentari. Il commentarius era una narrazione a metà tra raccolta di materiali grezzi ed elaborazio-
ne artistico-storiografica: queste produzioni esistevano al fine di una successiva rielaborazione da parte di uno
storico. Ma quella di commentarius è più una veste dimessa che C. mette alle sue due opere, che si avvicinano
già all’historia.
- Sobrietà per conferire drammaticità. La terza persona distacca emozionalmente il protagonista dall’autore.
- Affetto per i propri soldati e celebrazione del loro valore. Riporta loro gesta, anche di fanti semplici.
- Fortuna largamente presente: spiega i cambiamenti repentini e imprevedibili di situazione. Dei assenti.
Commentarii de bello Gallico
- Sette libri, periodo dal 58 al 52, sottomissione sistematica della Gallia. [ I ] operazioni contro Elvezi e Ariovi-
sto. [II] rivolta delle tribù. [III] contro i popoli della costa atlantica. [IV] contro le infiltrazioni germaniche e contro
Induziomaro e Ambiorige, capi ribelli; contro i Britanni. [V-VI] contro i Britanni; sterminio e devastazione dei Belgi
che resistono accanitamente. [VII] repressione rivolta di Vercingetorige ed espugnazione di Alesia.
- Un VIII libro si deve al luogotenente Aulo Irzio, che ricollega così i due commentarii.
- Presenta la guerra come difensiva e necessaria; all’aristocrazia gallica assicura protezione contro i facinorosi.
- Tempi di composizione incerti: da una notizia di Irzio alcuni sostengono una composizione di getto, ma
sembra indicare composizione anno per anno, negli inverni, l’evoluzione stilistica: da commentarius a historia,
con aumento del discorso diretto, ampliamento patrimonio lessicale. Forse Irzio fa riferimento a una seconda re-
dazione del materiale composto anno per anno.
Commentarii de bello civili
- 3 libri. [I-II] eventi del 49; [III] eventi del 48 fino alla guerra di Alessandria, di cui non è riportato l’esito perché
la narrazione si interrompe. Si pensa a una composizione tra 47 e 46.
- Colpisce la vecchia classe dirigente, suoi avversari politici, con satira sobria: corrotti e ipocriti.
- Si presenta come difensore della legge, moderato, dissolvendo l’immagine di rivoluzionario che aveva: vuole
sganciare lo strato medio e benpensante dell’opinione pubblica dal partito aristocratico; rassicura i ceti possiden-
ti su questioni quali la cancellazione dei debiti. Insiste anche sulla sua volontà di pace, dando la colpa della guerra
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ai pompeiani, e sulla sua clemenza.
- Sebbene dia impressione di grande oggettività, C. in entrambi i commentari, nell’ambito della lotta politica,
mette in atto procedimenti di deformazione attraverso artifici abilissimi di dissimulazione: piccole omissioni, un
certo modo di presentare i fatti che lo giustifichi.
Orazioni : probabilmente stile atticista ma con uso, seppur moderato, di ornamenta.
De analogia (54): tre libri, dedica a Cicerone, abbiamo frammenti. Teorie linguistiche: analogia, scelta razio-
nale e sistematica delle parole, che devono essere solo quelle già in uso, non quelle strane; semplicità, ordine,
chiarezza.
GAIO SALLUSTIO CRISPO (86−35 a.C.)
Vita
Nasce ad Amiternum in Sabina, homo novus. Si lega ai populares ed è tribuno della plebe. Espulso dal senato nel
50 per indegnità morale. Dopo la guerra civile Cesare, per cui aveva combattuto, lo riammette in senato e nel 46
gli affida il governo dell’Africa nova, dove dà prova di rapacità e viene accusato: Cesare gli consiglia di ritirarsi a
vita privata; così comincia a fare storiografia.
Opere
- Sallustio scrive due monografie cui antepone proemi in cui giustifica la sua scelta di essersi ritirato dalla po-
litica per la storiografia: dà conto della propria attività intellettuale, seppur per lui questa rimanga subordinata a
quella politica, utile alla formazione del politico.
- La scelta del genere monografico è funzionale ad un’indagine sulla crisi politica e istituzionale, causa, dice,
del suo ritiro: S. mette a fuoco singoli problemi storici sullo sfondo di una visione organica della storia di Roma e
così denuncia ambitio e avaritia.
De Catilinae coniurationae (Bellum Catilinae)
- Vicenda: Conte 2 p. 240.
- La congiura di Catilina è frutto della degenerazione morale ormai diffusa a Roma.
- Due excursus. Il primo, all’inizio, è l’archeologia, che traccia la parabola di ascesa e decadenza di Roma: il
vertice è la distruzione di Cartagine, con cui cessa il metus hostilis e ha inizio la degenerazione della moralità. Il
secondo, al centro dell’opera, denuncia la degenerazione della vita politica a Roma da Silla alla guerra tra Cesare
e Pompeo, criticando il regime dei partiti contrapposti, in cui entrambe le parti sono corrotte, e auspicando
un’abolizione della conflittualità ad opera di Cesare, che rimetta ordine e concordia e che ridia dignità al senato.
- La figura di Cesare viene parzialmente deformata: purificato, sciolto da ogni legame coi Catilinari, non tocca-
to dall’accusa di S. ai partiti. Il suo discorso fa leva su motivi legalitari. S. paragona Cesare e Catone. Le virtù di
Cesare, liberalità, misericordia, munificentia, energia e quelle di Catone, integritas, severitas, innocentia, sono di-
verse ma complementari e fondamentali per lo stato.
- La figura di Cicerone è ridimensionata: non è un eroe, è un magistrato che fa il suo dovere.
- La figura di Catilina è ritratta con tinte forti e contrastanti: la sua grandezza malefica è definita da energia in-
domabile e depravazione. S. lo giudica e, anche se non lo dice esplicitamente, dal suo ritratto emergono le cause
della crisi: da una parte pochi potenti che monopolizzano cariche e ricchezze, dall’altra una massa coperta di de-
biti senza prospettive.
Bellum Iugurthinum
- Vicenda: Conte 2 p. 243
- In un excursus S. accusa ancora il regime dei partiti ma molto di più la nobiltà: corrotti da Giugurta per la pa-
ce, essi sono contrapposti ai populares che volevano la guerra per il prestigio di Roma. Omessa però l’ala
dell’aristocrazia favorevole alla guerra.
- Il programma dei populares emerge dai discorsi di Memmio e Mario: quest’ultimo vuole una nuova aristo-
crazia della virtus, fondata non sulla nascita ma sui talenti naturali e sull’impegno, oltre che sugli antichi valori.
- Il giudizio su Mario è ambivalente alla luce della storia successiva: seppe opporsi all’arroganza nobiliare, ma
diede il via agli eserciti personali e alle guerre civili, agitando anche la feccia plebea.
- Giugurta ha una virtus corrotta: è stato corrotto da personaggi romani. Rimane un perfido tiranno con velleità
imperialistiche.
Historiae
- Forma annalistica, storia dal 78. Abbiamo frammenti di 4 discorsi e due lettere. Tinte cupe, corruzione dei
costumi dilagante, salvo nobili eccezioni. Dopo la morte di Cesare il pessimismo sallustiano si acuisce.
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Stile sallustiano
- Inconcinnitas, opposta al modello ciceroniano: antitesi, asimmetrie, variatio. Gravitas maestosa ed essenziali-
tà.
- Patina arcaizzante: parole desuete e paratassi; frequente allitterazione. Molti asindeti ed ellissi: economia
espressiva. È innovatore perché va contro la standardizzazione della lingua.
- Drammaticità resa non con gli effetti della storiografia tragica, ma più controllata e quindi più intensa: perso-
naggi ed eventi drammatici.
TITO LUCREZIO CARO (98−55 a.C. ca.)
Vita
Pochissime notizie biografiche. La nota di Gerolamo sulla sua follia è probabilmente falsa.
Opere
De rerum natura
- Poema didascalico in esametri, sei libri, dedicato a Memmio, scritto prob. dopo il 59.
- Ispirato al pensiero di Epicuro. L’epicureismo a Roma era molto diffuso nelle classi alte, nonostante venisse
visto come dissolutore della morale tradizionale: cenacoli epicurei a Ercolano e Napoli (Sirone). Tra le classi infe-
riori era diffusa una versione banalizzata ed edonistica dell’epicureismo. L. sceglie la via della poesia, pure di-
sprezzata da Epicuro per la connessione col mito, col proposito di far arrivare il messaggio alle classi alte attra-
verso la bella forma.
- Tre gruppi di due libri: fisica, antropologia, cosmologia epicuree.
I. inno a Venere; atomi, vuoto, aggregazione e disgregazione; critica agi altri naturalisti
f II. teoria del clinamen, che permette le aggregazioni; molti mondi possibili
III. corpo e anima fatti di atomi di forma diversa. Anima mortal