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GAIO PLINIO (IL VECCHIO) SECONDO (23-79)
Vita
Nasce a Como, combatte in Germania (scrive i Bella Germaniae). Con Nerone si ritira a vita privata
dedicandosi a oratoria e studi linguistici. Con Vespasiano è procuratore imperiale e scrive la sua
storia romana A fine Aufidi Bassi, che copriva gli anni 50-70. Con Tito è prefetto della flotta
imperiale. Muore durante l’eruzione del Vesuvio, per soccorrere alcuni cittadini.
Opere
▪ Naturalis historia
- In età imperiale c’è necessità di sistematizzazione dei saperi acquisiti: nascono manuali anche di
attività pratiche, vista anche l’espansione dei ceti tecnici e professionali e le capacità tecniche
richieste anche ai politici, sopr. i governatori delle province. Necessità anche di divulgazione
scientifica, anche come intrattenimento: paradossografi e autori di mirabilia, senza però principi
sistematici. Rimangono i grandi modelli di sapere scientifico greci, poche nuove esperienze.
- L’opera di P. è la summa delle conoscenze acquisite dall’uomo: P. aveva letto migliaia di libri e
fatto un lavoro immane di schedatura. 37 libri: I. indice e bibliografia. II. cosmologia e geografia
fisica. III-VI: geografia. VII. antropologia. VIII-XI. zoologia. XII-XIX. botanica. XX-XXXII. medicina.
XXXIII-XXXVII. metallurgia e mineralogia (storia dell’arte).
- Quello che sorregge l’opera di P. è un’accomodante eclettismo, un unico pensiero filosofico
sarebbe stato restrittivo. Il suo impegno è di grande spirito di servizio.
- Lo stile è frammentario e affastellato, alcuni dicono che P. è il peggior scrittore latino, ma prova
te a scrivere 37 libri scientifici e a curare anche lo stile! Spesso tirate retoriche: elogi alla scienza,
condanne moralistiche del lusso e dello sfruttamento della natura.
- L’architettura in blocchi omogenei e l’indice favoriscono la consultazione.
GAIO CECILIO SECONDO (PLINIO IL GIOVANE) (61/62-113)
Vita
Nasce a Como, alla morte del padre viene adottato dallo zio Plinio il Vecchio, da cui prende il
nome. Studia retorica a Roma. Passa indolore da Domiziano a Nerva. Nel 100, insieme all’amico
Tacito, sostiene l’accusa contro Mario Prisco, proconsole d’Asia, che rubava; è nominato con sul
suffectus e nel 111 Traiano lo nomina proconsole in Bitinia.
Opere Alberto Massari (5)
▪ Il Panegyricus è una versione ampliata del discorso di ringraziamento che P. fece a Traiano per la
nomina a consul suffectus. P. esalta le virtù dell’optimus princeps, che ha introdotto, dopo
Domiziano, libertà di parola e pensiero. Auspica un periodo di collaborazione princeps/senato,
delineando un modello di comportamento basato su concordia con l’aristocrazia, a sua volta in
stretta intesa col ceto equestre. P., ingenuamente, rivendica funzione pedagogica verso il
principe.
▪ Epistulae
- 10 libri di lettere: 9 pubblicati da Plinio, il decimo pubblicato postumo e contenente lettere
ufficiali o private con Traiano e risposte dell’imperatore.
- I primi 9 libri seguono prob. un’alternanza di argomenti che eviti la monotonia. Ogni lettera è
dedicata a un singolo tema. Sono scritte per la pubblicazione.
- Modello stilistico è Cicerone: fraseggio limpido, architettura armonica de periodo, ma periodi più
brevi. Grazia ed eleganza, niente eccessi. Qualche manierismo, sopr. nell’affettazione del
formulario della corrispondenza ‘spontanea’.
- Le lettere sono saggi di cronaca sulla vita mondana, intellettuale e civile di Roma. P. è
osservatore privilegiato della sua epoca, ha rapporti con Tacito, Svetonio,Traiano, riporta grandi
avvenimenti e pettegolezzi. Grande cerimoniosità con gli interlocutori, che informa delle sue
attività, riposi, preoccupazioni di proprietario terriero. Elogia personaggi diversi, sopr. letterati o
poeti morti da poco come Marziale e ha frasi gentili per tutti.
- Non è preoccupato della crisi della cultura, è un entusiasta: assiduo frequentatore di recitationes
e declamationes loda la propria attività poetica e si cruccia che non abbia visibilità. La sua è
letteratura frivola, non impegnata e spesso anche i rapporti che appaiono sono formalisitici.
- Il X libro ci testimonia di un P. funzionario leale e scrupoloso, un po’ troppo indeciso, visto che
scrive a Tr. per qualsiasi cosa. Dalle risposte di T. emerge una lieve rottura di coglioni. Famosa la
lettera riguardante i cristiani: alla richiesta di P. su come comportarsi con loro, T., mancando una
legislazione, dice di ignorare le denunce anonime e di non procedere se uno dice di non essere o di
non essere più cristiano.
PUBLIO CORNELIO TACITO (55-117 o dopo)
Vita
Nacque probab. in Narbonense forse da equestri. Studia a Roma e nel 78 sposa la figlia di Gneo
Giulio Agricola. Nel 97 è con sul suffectus e nel 100 sostiene con Plinio il Giovane l’accusa contro
Mario Prisco. Fu proconsole in Asia nel 112 o 113.
Opere
▪ Dialogus de oratoribus (100 ca.)
- Lo stile non sembra tacitiano, è vicino al modello ciceroniano, perciò si è dubitato dell’autenticità
dell’opera. Si è pensato anche che si trattasse di un’opera giovanile, solo pubblicato molto più
tardi (alla pubblicazione si riferirebbe la dedica a Vario Rufo). Ma è più probabile che il motivo
della ‘classicità’ dello stile sia il fatto che quello era ormai lo stile imprescindibile per le opere di
retorica. Alberto Massari (5)
- È ambientato nel 75 o 77, riferisce di una discussione in casa di Curiazio Materno tra lui, Marco
Apro, Vipstano Messalla e Giulio Secondo, alla quale T. dice di aver assistito. All’inizio si
contrappongono Apro e Materno, in difesa rispett. di eloquenza e poesia. Poi arriva Messalla e si
parla di decadenza dell’oratoria: secondo lui la causa è il deterioramento dell’educazione;
Materno invece, riportando il pensiero di T., sostiene che la grande oratoria era possibile solo
nell’anarchia e nel fervore della repubblica: ora l’impero garantisce una società tranquilla e
ordinata e l’oratoria è anacronistica: questo compromesso va accettato, è meglio la pace.
▪ Agricola (98)
- Primo opuscolo storico di T., per tramandare la memoria del suocero Giulio Agricola, principale
artefice della conquista di gran parte della Britannia sotto Domiziano. È un leale funzionario
imperiale. I toni di encomio avvicinano l’opera al genere della laudatio funebris. Riepilogo della
carriera del prot. e conquista della Britannia, luogo in cui si dispiega la virtus di Agricola, con varie
digressioni geo-etnografiche.
- T. trova in Agricola l’esempio di un uomo che pur sotto un pessimo principe è riuscito a fare il
suo dovere e servire lo stato, senza il gusto della ribellione ma senza servilismo, percorrendo una
via mediana priva di corruzione. Caduto comunque in disgrazia presso Domiziano, A. ha saputo
morire silenziosamente, senza un’ambitiosa mors, secondo T. inutile per lo stato.
- L’opera è un’intersezione di generi: panegirico, biografia, laudatio funebris con materiali geo-
etnografici. Molto Cicerone nei discorsi, nelle parti narrate sia Livio che Sallustio.
▪ Germania (98)
- È un trattato di carattere geo-etnografico. T. trae le sue notizie quasi esclusivamente da fonti
scritte, sopr. i Bella Germaniae di Plinio il Vecchio, che segue con fedeltà, impreziosendone lo
stile e aggiornando le notizie (permangono ancora però discrepanze).
- T. enumera le virtù dei Germani, un popolo non corrotto dai vizi dei Romani, ricco di energie,
forte e valoroso. Più che esaltarli T. sembra però sottolinearne la pericolosità per i Romani, ormai
caratterizzati da una società molle, frivola e corrotta.
- È probabile che ci sia un collegamento tra l’opera e la presenza in quegli anni di Traiano sul Reno
con un forte esercito: T. guardò sempre con interesse i pericoli e le opportunità che potevano
venire dalla Germania, più che dall’altro fronte caldo dell’impero, quello dei Parti.
▪ Historiae
- H. e Annales circolavano in una raccolta di 30 libri. Non sappiamo quindi se fossero
rispettivamente 12 e 18 o 14 e 16 libri. Nell’Agricola T. aveva detto di voler narrare gli eventi della
tirannide di Domiziano e poi la libertà recuperata sotto Nerva e Traiano. Ma le H. coprono il
periodo dal regno di Galba alla morte di Domiziano. T. afferma nel proemio di riservarsi per la
vecchiaia la narrazione degli altri due principati. Abbiamo i libri I-IV e stralci del V:
I. Galba, lotta con Otone, Vitellio acclamato. II-III. Lotta Otone-Vitellio; Vespasiano acclamato lascia
in Oriente il figlio Tito contro i Giudei e va a Roma, dove depone ed elimina Vitellio. IV. Sacco di
Roma e tumulti contro V, in Gallia e Germania. V. Excursus sulla Giudea e segni di stanchezza dei
ribelli in Germania.
- T. sembra istituire un paragone col presente, nel pieno del dibattito sull’ascesa al potere di
Traiano: Galba, come Nerva, si era trovato ad affrontare una rivolta di pretoriani ed entrambi
Alberto Massari (5)
avevano designato per adozione un successore. Ma G., vecchio senza energie, aveva nominato
Pisone, aristocratico moralmente rigoroso, poco adatto a guadagnarsi il favore della truppa (in
questo periodo le forze militari sono arbitre del potere); Nerva invece aveva nominato Traiano,
comandante esperto e stimato, che era stato in grado di controllare gli eserciti, evitando i disordini
e le guerre civili che invece Galba aveva inaugurato. Tacito riflette dunque sul fatto che il modello
di comportamento rigorosamente ispirato al mos maiorum è ormai anacronistico, manca di
realismo politico e non garantisce la sicurezza dello stato. Solo il principato può garantire pace,
coesione dell’impero e fedeltà degli eserciti e il principe dovrà essere quello moderato degli
imperatori d’adozione, che sappia mantenere la coesione e insieme lasciare dignità al senato.
- La narrazione ha ritmo vario e veloce, gli avvenimenti si susseguono repentinamente. Rispetto
alle fonti, T. spesso condensa i fatti e suddivide il racconto in singole scene con efficacia
drammatica.
- Grande efficacia nella descrizione a volte spaventosa delle masse, che da tranquille diventano
infuriate: disprezzo e timore per loro ma disprezzo anche per il senato, dove troneggiano odio
celato da adulazione verso il princeps e ambizioni personali.
- Violenza, prevaricazione, ingiustizia: la natura umana è dipinta in toni cupi. Ma i personaggi sono
dipinti in modo vario: Muciano ad es. è un personaggio paradossale, miscuglio di operosità e
lussuria; Otone è subalterno verso gli strati inferiori urbani e militari, ma è proprio questo
consapevole servilismo che genera la sua energia demagogica, l