Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Corea propugnando campagne militari espansionistiche: pensò perfino di recarsi
in Corea per farsi uccidere causando il causus belli. Questo piano venne
bloccato dal governo e lui, tornato nelle sue terre, forndò una accademia militare
per la formazione dei samurai. Saigo venne nominato capo della Guardia
imperiale ma lottò contro la prescizione obbligatorio e l'occidentalizzazione del
giappone, per cui mobilitò una rivolta dei samurai.
Saigo guidò una rivolta antigovernativa dei samurai, mettendo per otto mesi a
dura prova l'esercito del governo. Saigo voleva marciare su Tokio ma si attardò in
un assedio.
La rivolta di Saigo contò numerose vittime, perché l'esercito usava armi da fuoco
moderne (come i cannoni): i samurai in questa circostanza usarono armi da
fuoco, per poi ripiegare su quelle tradizionali a munizioni finite. L'esercito del
governo cercò la resa dei samurai, ma questi decisero di combattere fino alla
morte (consapevole) per l'onore.
Saigo effettuò il suicidio rituale ed oggi a Tokio è possibile vedere una statua a lui
dedicata: la sua figura fu rivalutata circa dieci anni dopo la sua morte e tutt'ora è
ben considerata in Giappone quale esempio di onestà e per il suo desiderio di
mantenere il Giappone indipendente dallo straniero (in particolare dall'America).
Cibo tra etica e dietetica
Greco parla brevemente del rapporto tra uomo e cibo. In Letteratura ricordiamo
di La scienza in Cucina e l'arte di mangiar bene (di Pellegrino Artusi) , che
illustrando le specialità culinarie dei territori italiani, ha reso la frammentarietà
della penisola una forma di ricchezza. Ancora, Greco ricorda che Shakespeare
scrisse di diffidare dai magri, sottolineando come sia cambiato nei secoli il
concetto di magrezza.
La magrezza, da simbolo di povertà o malattia, è diventata oggi canone di
bellezza.
La scuola salernitana, nei suoi precetti, consigliava di mangiare e bere con
parismonia per conservare una buona salute.
Il cibo è anche un'occasione per stare insieme; infatti quando ci si prepara a
mangiare ci si prepara a stare insieme (si prepara la tavola, si mette un bel
centrotavola,ecc). Per questo motivo anche il pranzo o la cena in famiglia doveva
(più prima che oggi) rispettare una certa etichetta: mangiare tutto anche se non
gradito, alzarsi solo quando tutti avevano finito il pasto,ecc. A tal proposito Greco
ricorda bonariamente un episodio della sua infanzia: quando mangiava con la
sorella l'anguria in assenza del padre, la madre gli concedeva di farlo senza
posate. In questo si evince anche il diverso tipo di rapporto che si instaura coi
genitori: maggiore severità col padre e maggiore complicità con la madre.
Come è cambiato il modo di consumare il pasto, è cambiato anche il tipo di
tavolo: in Occidente nel Medioevo esso era rettangolare e prevedeva la
disposizione dei posti in basi al grado di importanza dei convitati.
Successivamente il tavolo divenne tondo, mirando all'uguaglianza (nella
circolarità non ci sono primi posti).
Il cinema, come ci ricorda Greco, ha spesso con ironia rappresentato il rapporto
dell'uomo col cibo. Ad esempio, Sordi nel suo celebre film in cui tenta di vivere
all'americana, si abbandona ad un piatto di maccheroni; ancora, come non
ricordare Totò in Miseria e Nobiltà dove balla sul tavolo felice perché finalmente
può mangiare (addirittura si mette gli spaghetti nelle tasche della vecchia
giacca). Il cibo, riferendosi ai periodi di povertà (ad es. il Dopoguerra) diventa un
modo per contrastare la povertà e la miseria.
Arturo Reghini, neo-pitagorico e figlio del sole
Fiorentino, nel 1902 a Palermo fu iniziato alla loggia dei Rigeneratori. Fondò poi
a Firenze la loggia Lucifero ed oggi è considerato uno dei padri spirituali del rito
simbolico italiano.
Durante il Primo confitto mondiale, da interventista partì come volontario per il
fronte ed una volta tornato fondò la rivista massonica Atenor. Reghini divenne
amico di Armentano ed entrambi credevano che la matematica fosse la scienza
sacra per eccellenza e che il pensiero pitagorico fosse una sorta di scia
luminosa.
Reghini scrisse anche il testo massonico "Le parole sacre e di passo" e fece
parte del supremo consiglio del rito scozzese. Per lui bisognava puntare sulle
forme iniziatiche e sui simboli , collegati agli antichi mestieri tramandati dal
mondo classico greco-romano. Infatti per lui la rinascita dell'Occidente doveva
passare mediante l'iniziazione di un'elite massonica. Reghini, insieme a Julius
Evola formò una rivista ma quando tra i due nacquero dei dissapori, Evola lo
accusò di massoneria presso le autorità fasciste ma il governo, per evitare
scandali, impose loro di fare una pace seppur formale. Reghini visse in miseria,
temendo di non riuscire a dare le stampe i suoi scritti.
Il filosofo Francesco Longano, abate e massone
Molisano, dal carattere vivace e ribelle, Longano fu ordinato sacerdote negli anni
50 del Settecento e studiò a Napoli. Successivamente, vi tornò per lavoro ed
incontrò l'abate Genovesi che lo ammaliò culturalmente inducendolo a studiare le
cause delle difficoltà economiche dei meridionali. Longano restò affascinato dalla
filosofia raffinata di Genovesi, cerando di annotare tutto ciò che carpiva da lui,
premettendo a tutto il lavoro un discorso personale sulla condizione umana.
Longano pubblicò il libro "Dell'uomo naturale" che propugnava l'uguaglianza e
libertà degli uomini, tuttavia il pensiero su cui si basava la sua dottrina era quello
di condividere i valori massonici. Per questo motivo fu accusato di irreligiosità,
avendo portato alle estreme conseguenze gli spunti di riflessione del suo
maestro. In particolare, le riflessioni di Longano prendevano spunto da quelle di
Montesquieu, Spinoza e Vico, ricordando le disuguaglianze come risultato della
maldistribuzione delle ricchezze e al lusso smodato. Nel suo pensiero l'influenza
massonica fu molto forte, la quale è evincibile anche nel suo scritto
Sull'Esistenza del Purgatorio limitato ai lumi della ragione, dove Longano cercò di
portare il cattolicesimo in una cornice storica cercando di capire il codice
dell'umana ragione, incontrando problemi all'interno del clero. Fu accusato dal
gesuita Zaccaria di essere un eretico.
Verso la fine del Settecento Longano effettuò una serie di viaggi raccolti poi nel
libro "Per lo contado di Molise" dove ipotizzò Filopoli, un'utopia tesa ad
un'armonizzazione tra società e gente della comunità. Si trattava di una città
ideale e perfetta.
La buca del suggeritore teatrale
Greco ammette di essere stato da sempre molto affascinato dalla figura del
suggeritore teatrale, da lui immaginato con un bagliore negli occhi e che aspira al
buon risultato dello spettacolo. Proprio lui sarebbe in grado, per Greco, di
riconoscere il talento di un attore. Il suggeritore da mestiere diventa arte perché
cerca la parola perduta. Il suggeritore (o maestro rammentatore) da dietro una
quinta o nella sua buca (posta al centro del palcoscenico) legge il copione
suggerendo all'occorrenza agli attori le battute, anche solo con una parola chiave
o un piccolo spunto. La figura del suggeritore nasce nel Seicento espandendosi
nei teatri inglesi e francesi, mentre in quelli italiano approdò in modo sporadico
come si può vedere ne "Il teatro comico" di Goldoni. Questa figura risultò più
presente nell'Ottocento quando il teatro diventò un fenomeno di massa.
La diffusione di questa figura si ebbe di pari passo con la maggiore dipendenza
negli spettacoli dal testo scritto, dal copione (meno improvvisazione, tutto è
prestabilito:parole, gesti,azioni). A volte il suggeritore entra in scena per
modulare le espressioni degli attori, suggerirne entrate ed uscite, gesti, ed arriva
anche a controllare le luci attraverso una manovella posta sotto i suoi piedi:
quindi, il suggeritore, diventa un pò un regista in diretta. Il suggeritore scriveva
anche le lettere per la preparazione dello spettacolo ed i comunicati per la
stampa, oltre che i programmi per le prove dello spettacolo. Vi è contiguità quindi
tra suggeritori ed attori: i primi, talvolta, diventano essi stessi attori.
Negli ultimi decenni la figura del suggeritore è andata svanendo e le sue funzioni
sono state disperse in varie figure specializzate. Come afferma Natascia di Baldi
fu proprio grazie ai suggeritori che si sviluppò una complessa sapienza nelle
compagnie teatrali. Il suggeritore aveva un proprio gergo, ad. es. quando doveva
dare la battuta all'attore. Rousseau considerava il lavoro del suggeritore molto
difficile, tanto da affermare che egli stesso poteva annoverare in tutta la Francia
solo pochissimi buoni suggeritori.
Tra i grandi suggeritori che possiamo ricordare, vi è Thibaut Thibaut, dapprima
suggeritore e poi impresario teatrale che scrisse anche testi teatrali; ricordiamo
anche il suggeritore nostrano Achille Ponzi e Arturo Falconi col suo lavoro
"Qquarant'anni di palcoscenico".
Greco sottolinea quanto sia essenziale il lavoro del suggeritore: in teatro, così
come nella vita, non importa quanto sia lunga ma come viene recitata una parte.
Il suggeritore va sempre alla ricerca di senso della sua vita che oscilla tra arte e
mestiere; egli è un bravo conoscitore dei comportamenti umani perché riusciva a
capire da uno sguardo degli attori o da un gesto quando era il caso di intervenire.
Alla ricerca della parola perduta
Sin da ragazzino, Greco annotava su diari ed altri supporti espressioni e parole.
Greco ammette di avere caro il dialetto della madre, natia di Giffoni Valle Piana.
Greco ricorda anche un modesto venditore di stufette, Giuseppe Raimondi, che
scrisse "Giuseppe in Italia" nella cui bottega si era recato Giuseppe Ungaretti a
leggergli le sue poesie. Raimondi affermava di dover pronunciare le parole per
forza nel dialetto materno, altrimenti per lui esse perdevano di senso.
Le parole devono essere sempre reinventate per poter anadare altrove, esse
servono per costruire la memoria di una persona o di un popolo, per soddisfare
la curiosità, per formare elementi fini e penetranti e talvolta esse riescono ad
evocare emozioni. Le parole possono servire a smascherare menzogne, per
imparare a scrivere, considerato un antidoto alla malinconia e qui Greco
incoraggia lo stesso lettore a scrivere senza temere censori e critici. Le parole
servono anche per capire a che gruppo poter appartenere.
Greco indica come segreto dell'oratore l'arte della parentesi, ovvero dire solo il
necessario: una fras