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6. NOVITA POLITICHE E SINDACALI
IL PCI, LA CONTESTAZIONE E IL MANIFESTO
• LA SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE
• LA CONTESTAZIONE DEI BRACCIANTI E DEGLI OPERAI
• L’AUTUNNO CALDO E LO STATUTO DEI LAVORATORI
• IL PCI, LA CONTESTAZIONE E IL MANIFESTO
•
Parecchi osservatori accusarono il PCI di essere favorevoli alla protesta giovanile, ma i
sessantottini affermarono che il PCI aveva perso la carica rivoluzionaria e di essere troppo
moderati; dall’altra parte il PCI accusò gli studenti di sostenere vecchie posizioni
anarchiche e di essere troppo critici nei partiti della classe operaia. A febbraio ci fu il
congresso del PCI a Bologna che elesse Berlinguer. Berlinguer si adoperò perché
all’interno del comitato fossero eletti tre esponenti della minoranza (Rossanda, Natoli,
Pintor) per una maggiore libertà di discussione che si voleva creare nel partito. Ma poco
dopo la sinistra fondo la rivista Il Manifesto, e i rapporti fra le varie anime si deteriorano in
modo definitivo: la rivista propone tesi critiche e radicali verso l’URSS, e i tre furono radiati
dal partito.
LA SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE
•
All’interno del partito si crearono delle scissioni operaiste restie nello sviluppo tecnologico
che spronava i movimenti dei lavoratori a non farsi integrare nella società dei consumi. I
primi gruppi che si formarono furono quelli di Lotta Continua (LC) attenti ai settori più
emarginati della società italiana (carceri e caserme).
LA CONTESTAZIONE DEI BRACCIANTI E DEGLI OPERAI
•
La contestazione studentesca sostenne quella operaia, anche se questa aveva ragioni
diverse. Nel 1968 vi è una manifestazione nella fabbrica Marzotto contro l’intensificare i
ritmi di lavoro, diminuendo gli stipendi e licenziare 400 operai; provocando duri scontri con
la polizia. A sud emergevano i braccianti della Sicilia (volevano un aumento dei salari) la
polizia aprì il fuoco sparando a due braccianti. poi gli operai della Pirelli a Milano per
diminuire i ritmi di lavoro. Gli operai ritengono i sindacati schiavi dei padroni e incapaci di
difendere i loro diritti. Per cui costituiscono Consigli di Fabbrica (CdF) autonomi dai
sindacati, composti da loro delegati eletti da loro, che chiedono una maggior qualità della
vita sul posto di lavoro. Gli operai vogliono che vengano abolite le gabbie salariali: cioè
salari diversi per regioni diverse nonostante la stessa occupazione. La protesta dei
sindacati ne ottiene l’abolizione. Altro problema risolto era la riforma pensionistica:
30 di 53
vennero alzate in rapporto allo stipendio, e istituita una pensione sociale per gli anziani
privi di contributi, ai quali non arrivava nulla.
L’AUTUNNO CALDO E LO STATUTO DEI LAVORATORI
•
Grazie alle vittorie raggiunte i sindacati si riconfermarono punto di riferimento del
movimento dei lavoratori. Nel settembre 1969 iniziò una raffica di scioperi che prese il
nome di Autunno caldo, dopo l’opposizione di Confindustria (che rappresentava le
aziende private) e Intersind (quelle private) si arrivò a un accordo che accoglieva le
richieste dei lavoratori: quaranta ore di lavoro settimanale, aumenti salariali per tutti,
normative su malattia/infortuni e limiti sugli straordinari.
Nel maggio 1970 venne approvato lo Statuto dei lavoratori, che tutelava i diritti dei
lavoratori, punendo la loro violazione. Il lavoratore poteva godere di piena libertà di
opinione senza forma di controllo, il datore non poteva effettuare visite sulla loro salute né
licenziare senza una causa lecita. Gli studenti-lavoratori potevano avere permessi retribuiti
e ci fu il diritto di svolgere assemblee entro l’orario di lavoro. 31 di 53
ANNI DI PIOMBO
CAPITOLO 3:
1. STRAGE DI PIAZZA FONTANA E CONSEGUENZE
NUOVO GOVERNO BALNEARE E DUE GOVERNI RUMOR
• MILANO, 12 APRILE 1969
• LE CONSEGUENZE DELLA STRAGE
• NUOVO GOVERNO BALNEARE E DUE GOVERNI RUMOR
•
Le elezioni della primavera del 1968 videro una difficoltà nel tornare ad un governo di
centro-sinistra, perché all’interno del PSU si preferì prima dibattere di questioni interne al
partito, fu infatti varato un governo monocolore DC guidato da Leone (lo stesso del
governo balneare). In inverno si dimise e venne formato il 1° governo Rumor da DC, PRI
e PSI, che riprese la vecchia sigla. Fu un governo condizionato dalle divisioni interne, nel
pieno delle contestazioni l’Italia si trovava piena di governi deboli. Il governo Rumor finì a
giugno, quando il partito socialista si divise in PSI e nel PSU (Partito socialista unitario). Il
2° governo Rumor fu formato solo con i democristiani.
MILANO, 12 APRILE 1969
•
Il 25 aprile 1969 scoppiò una bomba nello stand della FIAT a Milano, e ne fu trovata
un’altra in Stazione Centrale. Si registrarono altri otto attentati anche sui treni, ripresero gli
scontri in piazza tra giovani e forze dell’ordine con anche dei morti. Il 12 dicembre 1969
nella Banca nazionale dell’agricoltura in Piazza Fontana a Milano esplose una
bomba che causò 17 morti. La polizia guardò subito gli ambienti di estrema sinistra e
venne arrestato Giuseppe Pinelli, un ferroviere anarchico, portato in questura, precipitò dal
4° piano durante l’interrogatorio del commissario Calabresi. Attorno alla morte di Pinelli vi
erano evidenti contraddizioni nelle versioni ufficiali (chi parlava di malore, chi di suicidio
perché schiacciato dalle prove). Il giorno dopo venne arrestato Pietro Valpreda, con
l’accusa di essere l’esecutore della stage.
LE CONSEGUENZE DELLA STRAGE
•
La tragedia del 12 dicembre ebbe conseguenze drammatiche, mostrò la fragilità dello
Stato e del governo, incapaci di difendere i cittadini e di ricercare i colpevoli ed aprì la
strada a nuovi e violenti attacchi, la strage inaugurò quella che venne definita come
“strategia della tensione”. Il 17 maggio del 1972 Calabresi venne ucciso sotto casa, si
arrivò ad un colpevole solo nel 1988 in seguito alle rivelazioni di un pentito e vennero
arrestati i due leader di lotta continua, Sofri e Pietrostefani, ritenuti mandanti più
l’esecutore. Esattamente un anno dopo Bertoli, un anarchico, lanciò una bomba fuori dalla
questura di Milano, dove si stava svolgendo una cerimonia per Calabresi, affermò di voler
vendita la morte di Pinelli, ma molti pensavano volesse colpire Rumor perché non aveva
dichiarato stato d’assedio dopo l’attentato di Piazza Fontana. 32 di 53
2. LA STATEGIA DELLA TENSIONE E LA DESTRA EVERSIVA
MSI E L’EVERSIONE DI DESTRA
• EVERSIONE DI DESTRA, ATTENTATI, STRAGISMO
• TRAME E INTRIGHI: LOGGIA P2
• LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA
• L’MSI E L’EVERSIONE A DESTRA
•
La definizione di strategia della tensione, fu utilizzata per riferirsi a quell’insieme di attentati
e di stragi con lo scopo di creare nel paese insicurezza e paura, per instaurare uno Stato
forte, autoritario in grado di mettere fuori gioco i partiti di sinistra e di porre fine all’ondata
di contestazioni studentesche ed operaie. Protagonisti sono senza dubbio i gruppi
estremistici di destra, come l’MSI. Questo movimento si divise portando alla nascita di
Avanguardia Nazionale, organizzato su un livello legale e uno clandestino (con
commandos terroristici). Il nuovo segretario dell’MSI Almirante voleva ridare vitalità al
partito, costituì centri studi e circoli soprattutto al nord, questi favorirono un rilancio delle
azioni squadristiche, si registrano quasi 5000 atti di violenza contro persone tra il 1969 e il
1975, e quasi il 90% a causa dell’estremismo neofascista. L'MSI raccoglie molti consensi,
non solo da chi è di destra, ma anche dai moderati che temono le manifestazioni di
studenti e operai e vogliono l’ordine che le destre possono garantire. Il risultato è che in
Italia vi sono scontri continui fra giovani di sinistra e di destra con lancio di bombe, incendi,
distruzione di vetrine, assalti e violenze.
EVERSIONE DI DESTRA, ATTENTATI, STRAGISMO
•
Il 28 maggio 1974 a Piazza della Loggia, a Brescia mentre vi è una manifestazione di
sindacati in un cestino dei rifiuti viene posta una bomba che scoppia e provoca la morte di
8 persone (da estremisti di destra).
Il treno espresso Italicus Roma-Monaco, nella tratta fra Bologna e Firenze, scoppia per
una bomba e muoiono 12 persone. Nel 1980 vi è il gravissimo attentato alla stazione di
Bologna: una bomba collocata nella sala d'attesa provoca la morte di 85 persone e il
ferimento di 200, il più grande attentato in Italia. Non si sono mai scoperti i colpevoli, ma si
pensa ai servizi segreti e alla loggia massonica P2. Il processo per la strage si rivolge
subito all'estrema destra. Dopo più processi con condanne e assoluzioni, i colpevoli della
strage sono stati riconosciuti in Fioravanti e Mambro (membri della NAR - Nuclei armati
rivoluzionari); ma loro sono gli esecutori. I mandanti sono rimasti nell’ombra e anche la
finalità, si pensa a piste internazionale visti i rapporti non pacifici con il medio oriente.
Il problema è molto complesso: si pensa che in questo periodo l'estrema destra abbia
avuto vita più facile dell'estrema sinistra: lo stato è più tollerante nei confronti delle stragi di
destra rispetto alle manifestazioni e alle stragi di sinistra e questo probabilmente è dovuto
al fatto che l'Italia ha ricevuto pressione dai servizi segreti (CIA) e dagli USA, che volevano
bloccare ogni spinta riformatrice in Italia, cioè le proteste di operai e studenti, non
volevano che la DC svoltasse a sinistra e si aprisse al PCI. Gli Usa da sempre hanno
temuto il comunismo e hanno temuto che esso si diffondesse in Italia: creare un clima di
33 di 53
tensione e appoggiare probabilmente alcune azioni violente era un modo per creare un
clima di insicurezza negli italiani, che erano così costretti a desiderare un governo forte e
non di sinistra.
TRAME E INTRIGHI: LA LOGGIA P2
•
Protagonista degli intrighi di quegli anni fu la Loggia massonica P2, che si finanziava con
operazioni illegali (tangenti, esportazioni, controllo del credito bancario…), collocando i
suoi uomini ai vertici delle istituzioni in tutti i settori. Attorno alla metà degli anni ’70
prendeva consistenza un piano di rinascita democratica, con due schieramenti: uno social-
laburista e uno moderato-conservatore, per superare l’egemonia di DC/PCI,
riorganizzando il sistema politico, sostenendo le persone affidabili nei vari partiti
(giornalisti). Si prevedeva un ridimensionamento dei poteri dei sindacati per riformare la
strutto dello stato nel lungo periodo.