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PROCESSI FONOLOGICI E REGOLE FONOLOGICHE
I principali processi fonologici sono:
elisione: processo facoltativo di caduta di un fonema, che riguarda specialmente la
1. lingua colloquiale. In tedesco ad esempio lo schwa cade prima di una sonorante
(nasale o laterale) e ciò comporta spesso altri mutamenti dovuti in parte alla
riduzione del numero di sillabe della parola (es. leben = [le:bən]→[le:bn].
epentesi: aggiunta, meno diffusa, di un nuovo fonema. Ad esempio l'aggiunta di
2. un'occlusiva sorda tra nasale e dentale (es. kommt = [kɔmt]→[kɔmpt])
assimilazione: essendo un adeguamento di un fonema rispetto ad uno vicino,
3. semplifica la pronuncia. Può essere totale o parziale; esiste in tedesco
l'assimilazione nasale progressiva (si adatta la pronuncia di un fonema a quello di
uno precedente; ad es. heben→[he:bm]; reden→[ʀe:dn]; legen→[le:gŋ]) oppure
regressiva (si adatta la pronuncia di un fonema a quella di uno successivo; ad es.
Bank→[baŋk]). Numerose forme di assimilazione riguardano non il luogo di
articolazione ma la caratteristica della sonorità, come un'ostruente sonora che
diventa sorta davanti ad un'ostruente sorda (es. bleibst→[blaɪpst], Waldes→[valts]).
dissimilazione: differenziazione di un fonema rispetto ad uno vicino.
4. metatesi: inversione di due fonemi contigui.
5.
Le regole fonologiche descrivono il passaggio dal livello di rappresentazione fonologica
al livello di rappresentazione fonetica. La notazione ha schema: A B / X _ Y, dove la
→
prima parte indica il processo fonologico vero e proprio (segmento A viene sostituito da
segmento B) e la seconda parte indica il contesto in cui ciò avviene (posizione del segmento
tra X e Y). La riga orizzontale indica la posizione del segmento A. Le specificazioni del
contesto X e Y possono essere anche zero: se X è zero, allora il segmento che cambia si
trova all'inizio del contesto rilevante (ad es. sillaba o parola); se Y è zero, allora il segmento
che cambia si trova alla fine del contesto rilevante (ciò accade ad esempio nella
Auslautverhärtung, processo mediante cui un'ostruente sonora diventa sorda in fine
sillaba). Le notazioni possono anche riferirsi ai tratti fonologici dei fonemi in questione.
STRUTTURA DELLA SILLABA E ACCENTO
La sillaba è una sequenza di suoni che costituiscono un'unità di pronuncia. La sillabazione
orale si basa su regole della lingua stessa, mentre quella scritta segue regole convenzionali
determinate dai grammatici. Il nucleo è caratterizzato da un massimo di sonorità: in
genere è una vocale, in qualche caso una sonorante. Gli elementi che si trovano prima del
nucleo, all'interno di una sillaba, sono detti incipit e quelli che si trovano dopo
costituiscono la coda. Le sillabe che finiscono in vocale sono dette aperte, in consonante
chiuse. Le consonanti appaiono nella sillaba in base a un criterio di sonorità: nell'incipit c'è
un aumento di sonorità, nella coda c'è una diminuzione.
In tedesco, l'incipit è composto al massimo da 3 consonanti. Ci sono due tendenze evidenti:
suoni simili mostrano possibilità combinatorie simili o uguali;
1. la prima posizione è sempre data da un'ostruente, la seconda da una sonorante (ad
2. eccezione di [v], che può trovarsi in entrambe le posizioni).
Numerose possibilità combinatorie dell'incipit si ripresentano, all'inverso, anche nella
coda. Ci sono però delle differenze rispetto ad esso:
è possibile combinare più sonoranti, con decrescente sonorità;
1. non vi sono ostruenti sonore (a causa della Auslautverhärtung).
2.
Comunque, non tutte le sequenza fonologicamente possibili risultano poi in parole
realmente esistenti.
L'accento è la prominenza relativa di una vocale rispetto ad un'altra, dovuta a maggiore
intensità, durata e frequenza acustica nel processo articolatorio; è una caratteristica che
investe l'intera sillaba.
ASPETTI DELL'ORTOGRAFIA TEDESCA
Molto spesso, in tedesco, a più suoni corrisponde un unico grafema, oppure a ogni suono
corrispondono più grafemi; si ha spesso anche la ripetizione dello stesso grafema; raro
invece che a grafema singolo corrispondano combinazioni di fonemi (come accade al
grafema <x> che combina /k/ e /s/). Nel caso ideale, a grafema singolo corrisponde un
solo suono (corrispondenza biunivoca 1:1 tra suono e grafema).
In tedesco, non si hanno regole univoche per determinare la lunghezza vocalica. I 4
procedimenti per trascrivere una vocale lunga sono:
vocale semplice;
1. vocale + h;
2. vocale doppia;
3. vocale + e.
4.
I primi due procedimenti sono sistematici in quanto attestati per tutte le vocali lunghe del
tedesco, mentre l'aggiunta di e risulta produttiva solo per /i/.
Le vocali brevi, invece, si riconoscono solitamente perché vengono o segnate da una vocale
semplice, o perché sono seguite da doppia consonante, tuttavia la loro notazione è poco
sistematica. I PRINCIPI ORTOGRAFICI
I principi ortografici sono spesso conflittuali. I più importanti sono:
il principio fonetico: impone di rispettare la pronuncia;
1. il principio fonologico: impone di rispettare l'unitarietà del fonema anche in
2. presenza di allofoni diversi;
il principio morfologico: impone di rispettare la grafia anche con varianti nella
3. pronuncia (il mantenimento di una stessa grafia facilita il riconoscimento di una
determinata forma come appartenente alla rosa delle varianti di una stessa parola);
il principio storico-etimologico: impone di rispettare la tradizione nella scrittura;
4. il principio grammaticale: impone di rispettare la struttura sintattico-
5. grammaticale di un testo;
il principio estetico: impone di rispettare il senso estetico, evitando grafie brutte o
6. confuse.
L'estrema frammentazione del territorio tedesco ha continuato a costituire forti barriere
anche quando l'avvento della stampa ha portato a prime forme di unificazione
dell'ortografia. Con l'unificazione tedesca (1871) il quadro politico cambia e,
progressivamente, anche l'ortografia va unificandosi (1876: prima grande conferenza;
1880: dizionario di Duden; 1901: seconda conferenza; 1996-2006: piccoli cambiamenti). Si
nota una più rigida applicazione del principio morfologico per quanto riguarda il rapporto
tra suono e grafema:
dopo vocale lunga o dittongo si scrive <ß>, dopo vocale breve <ss>;
1. se in un composto si viene a creare una sequenza di 3 grafemi uguali, tutti e 3 si
2. mantengono.
Tali regole si applicano a tutte le parole, mentre le seguenti solo a casi specifici:
3. raddoppiamento di grafemi consonantici dopo vocali brevi (in alcune parole);
4. grafia della e aperta: viene trascritta <ä> al posto di <e> per far risaltare la
parentela con parole che presentano una <a>.
Capitolo 2: MORFOLOGIA
La morfologia è lo studio della struttura interna delle parole. In linguistica, una parola:
ha un'identità acustica: è contrassegnata da determinate caratteristiche di
accento, che variano da lingua a lingua;
ha un'autonomia semantico-funzionale: è un elemento a sé stante, dotato di
significato e funzione grammaticale anche fuori dal contesto;
ha stabilità morfologica: è un'unità che nelle sue forme preserva la struttura
fondamentale e non può essere interrotta da altri elementi;
ha mobilità sintattica: è l'elemento più piccolo che può essere spostato o
sostituito in una frase.
La parola, inoltre, ha due diversi livelli di astrazione:
concreta: appare in un determinato contesto;
astratta: fa parte del lessico di una lingua ed è chiamata lessema.
Si hanno poi delle classificazioni delle parole, dette "classi grammaticali" o "parti del
discorso": verbi; nomi/sostantivi; aggettivi; avverbi; articoli; pronomi; preposizioni;
congiunzioni; particelle. Una stessa, parola, tuttavia, può appartenere a diverse classi
contemporaneamente. Per la classificazione, si ricorre a tre criteri:
criterio morfologico: suddivisione tra classi coniugabili (verbo), classi declinabili
(nome, articolo e pronome) e invariabili (avverbio, preposizione, congiunzione e
particella).
criterio numerico: suddivisione tra classi aperte, ovvero espandibili (verbo,
nome, aggettivo e avverbio) e classi chiuse (articolo, pronome, preposizione,
congiunzione, particella).
criterio semantico: opposizione tra classi lessicali, dotate di un significato
lessicale "pieno" (verbo, nome, aggettivo e avverbio), e classi funzionali, dotate di un
significato grammaticale-relazionale (articolo, pronome, preposizione,
congiunzione, particella). I MORFEMI
Gli elementi costitutivi della parola si chiamano morfemi: essi sono costituiti generalmente
da una sequenza ininterrotta di suoni (fonemi), hanno quasi sempre un significato, non
possono essere suddivisi in unità ancora più piccole dotate di significato, pertanto
rappresentano l'unità minima della parola e si distinguono nettamente dalle sillabe. Il
criterio per individuare un morfema è la sua individuazione in parole diverse.
Esistono morfemi lessicali, che hanno un significato pieno (come Sommer e Kleid, nella
parola complessa Sommerkleidung), e morfemi grammaticali, dotati di un significato
più astratto (ad esempio -ung a partire dal verbo, come Bildung da bilden, -er per indicare
la persona che compie l'azione, come Maler da malen).
Si distinguono, inoltre, morfemi liberi, che possono fungere anche da parola autonoma, e
morfemi legati, che possono solo occorrere come parte di una parola autonoma. In genere
le due classificazioni coincidono: morfemi lessicali-liberi e morfemi grammaticali-legati.
Uno stesso morfema può avere diverse realizzazioni fonetiche, dette allomorfi.
I morfemi vengono suddivisi in radice e affissi: la radice costituisce la parte principale e
irriducibile della parola, portatrice del significato fondamentale e costituita, di norma, da
un morfema libero e può coincidere con la base, ovvero la forma di partenza nei processi
di formazione delle parole (ad esempio nella parola Gegenseite, la radice è Seite; in
vorehelich, è Ehe) ; gli affissi sono morfemi grammaticali che servono alla costruzione
delle parole, possono essere distinti in prefissi (precedono la base, come un-sicher, in-
diskret, dis-harmonisch), suffissi (seguono la base, come Seufz-er, Banditen-tum, Mutter-
Schaft) e circonfissi (stanno contemporaneamente prima e dopo la base, come ge-kauf-t,
ge-mach-t) ed hanno un significato più astratto rispetto alle radici.
LA FLESSIONE
La flessione è un procedimento generalizzato (che viene sempre a