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IL SOGGETTO D’ISTITUTO E IL SOGGETTO ECONOMICO:

Al S.I. fanno capo due insiemi fondamentali di diritti- doveri:

1- il diritto-dovere di governare l’istituto e di prendere le decisioni ultime

2- il diritto di godere dei risultati residuali positivi e il dovere di farsi carico di quelli negativi.

Questi diritti, di governare e il diritto ai risultati residuali, sono denominati diritti di

proprietà. Il S.I. deve essere scelto in modo tale da massimizzare la probabilità che

l’istituto perduri nel tempo in condizione di autonomia. Le attese delle persone che

compongono il S.I. si denominano interessi istituzionali, mentre quelli di tutti gli altri

soggetti sono detti interessi NON istituzionali.

In tutti gli istituti convergono interessi economici e non economici.

Per interessi istituzionali economici si intende gli interessi che fanno capo ai soggetti

facenti parte del S.I. . Per SOGGETTO ECONOMICO si intende le persone alle quali

fanno capo gli interessi economici istituzionali.

In sintesi l’insieme delle persone che portano gli interessi istituzionali formano il S.I.

mentre l’insieme delle persone che portano gli interessi istituzionali economici formano il

S.E. . I due insiemi coincidono quando tutti i membri dell’istituto portano sia interessi

economici sia interessi non economici istituzionali; ci vale di regola in tutti gli istituti del

tipo impresa, famiglia e stato.

ECONOMICITA’ ( o Equilibrio economico di un istituto) :

E’ la condizione fondamentale per l’equilibrio istituzionale. Si ha equilibrio istituzionale

quando tutti i membri del soggetto di istituto:

1- condividono i valori e gli obbiettivi che ispirano la vita dell’istituto, le sue strutture e

modalità di governo, le logiche organizzative 2- ricevono ricompense e benefici

giudicati equi.

Si ha equilibrio istituzionale quando gli attuali e potenziali membri del soggetto d’istituto

sono motivati ad entrare a far parte dell’istituto e a permanervi.

L’equilibrio istituzionale presenta il carattere della continuità/durabilità e dell’autonomia nel

lungo periodo. L’economicità è contemporaneamente un principio ed un obbiettivo di buon

governo degli istituti.

Il principio di economicità si declina in due forme complementari:

1- perseguimento di fini economici istituzionali

2- rispetto di un insieme di condizioni di svolgimento dell’attività economica.

L’economicità è espressa dal grado di raggiungimento di questi ultimi. Per avere

economicità bisogna raggiungere i fini economici rispettano le condizioni.

Quattro condizioni di economicità che vanno rispettate simultaneamente:

1- Equilibrio reddituale: attitudine della gestione di rimunerare, tutti i fattori produttivi

compreso il capitale di prestito ed il capitale di rischio alle condizioni di mercato.

2- Efficienza: è il mantenimento di un livello accettabile di produzione, espressa in termini

fisico-tecnico dei processi produttivi

3- Congruità delle rimunerazioni

4- Equilibrio monetario: l’azienda deve operare secondo equilibrio tra componenti positivi e

negativi di reddito, ma deve contemporaneamente essere in grado di far fronte agli

impegni di pagamento.

L’economicità non ha come criterio fondamentale la massimizzazione del profitto.

GLI ISTITUTI:

Ciascuna persona partecipa contemporaneamente a più società umane. Le persone

tendono naturalmente a far parte di gruppi e di società umane per due ragioni:

1- per produrre risultati non attuabili da soli

2-per soddisfare i bisogni di socialità mediante intense e positive relazioni interpersonali

Ogni società umana persegue il bene comune dei suoi membri.

L’azione coordinata in istituti produce due fenomeni: la rendita organizzativa e il risultato

residuale. La r.o. è originata dalla cooperazione intelligente tra più persone volte allo

stesso fine, il r.r. è il frutto della cooperazione e dell’incertezza.

Le società umane che assumono caratteri di istituzioni sono denominati ISTITUTI.

L’istituzione riflette e consolida anche le strutture di potere esistenti e diventa un fattore di

inerzia nella dinamica degli assetti istituzionali e organizzativi. L’istituto presenta il

carattere dell’essere autonomo, ma relativamente per via dei nessi con le altre componenti

della società umana. L’espressione istituti comprende sia le organizzazioni sia le famiglie.

ECONOMIE DI SCALA (o di dimensione):

Le economie di scala sono le riduzioni di costi unitari che si ottengono installando (e

saturando) capacità produttive maggiori. I confronti in questo campo si devono fare a

parità di tasso di utilizzo della CP istallato.

Le fonti delle EDS sono:

1- indivisibilità di alcuni componenti

2- maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione

3- proprietà geometriche dei contenitori

4- maggiore efficienza degli impianti di maggiori dimensioni5- minori costi unitari di

acquisto

ECONOMIE DI SATURAZIONE DELLA CP:

Non rappresenta fonte di EDS il maggior assorbimento dei costi per effetto di maggiori

volumi di produzione data una certa CP. Questa riduzione dei costi è al contrario chiamata

economia di saturazione della CP. La riduzione dei costi è dovuta al fatto che il costo fisso

è ripartito su un numero maggiore di output.

Prendendo in considerazione EDS e ED saturazione si evince che:

è conveniente installare grandi capacità produttive

al crescere della cp cresce il rischio di non saturarla quindi di avere diseconomie da

mancato assorbimento dei CF

ECONOMIE DI APPRENDIMENTO:

Riduzione di costo unitario che per effetto dell’accumulo di esperienza, si realizzano ogni

volta che si producono addizionali quantità di beni. Si possono prevedere tramite la curva

di esperienza.

Le fonti delle EDA sono:

1- crescente abilità

2- migliore selezione delle risorse produttive

3- coordinamento più efficiente

4- più elevata programmabilità dell’attività

5- semplificazione dei prodotti e dei processi

ECONOMIE DI RAGGIO D’AZIONE:

Le economie ottenibili grazie all’ampliamento della varietà dei beni prodotti, ossia

all’allargamento dei confini dell’impresa in senso orizzontale, sono chiamate “Economie di

Raggio d’Aziono” o “Economie di Scopo” o “Sinergie”.

Le ERA riguardano quel vantaggio che si ottiene quando due o più beni e servizi vengo

progettati, realizzati e venduti utilizzando risorse comuni, rispetto alla loro realizzazione

separatamente. Si dirà che il vantaggio sussiste se i costi della produzione integrata sono

inferiori alla somma dei costi della produzione disgiunta.

Le strategie di ampliamento della gamma prodotti e servizi offerti si chiamano strategie di

diversificazione e per poter ottenere vantaggi occorre che le attività produttive utilizzino

risorse materiali o immateriali condividendole o gestendole unitariamente. Per le risorse

materiali vi sono vincoli di CP per quelle immateriali vi sono vincoli di coerenza e di difficile

appropriabilità. Le fonti delle ERA sono:

1- condivisione di elementi materiali della struttura produttiva e di vendità

2- condivisione di risorse immateriali

SCELTE DI ESTENSIONE INTERFUNZIONALE, ORIZZONTALE E

VERTICALE:

1- S. di estensione interfunzionale: numero delle funzioni svolte all’interno. Ciascuna

impresa deve prendere due decisioni concernenti le sue coordinazioni eco. parziali:

quante risorse investire in ciascuna funzione quali funzioni svolgere all’interno e

quali all’esterno

L scelte di estensione interfunzionale si ispirano ai seguenti criteri:

- Efficienza ed economicità di produzione

- -

Costi di transazione Criticità strategica

2- S. di estensione orizzontale: numero delle ASA o combinazioni eco. parziali attivate.

Ciascuna impresa deve riflettere e decidere inserito alla numerosità delle ASA nelle quali

operare. Le strategie di diversificazione sono denominate strategie di portafoglio. Affinché

le SdP portino vantaggi, si deve mirare anzitutto ad accrescere il vantaggio competitivo

delle singole attività mediante l’individuazione di sinergie fra diversi business.

3- S. di estensione verticale: quanto più numerose sono le fasi della filiera produttiva svolte

all’interno. L’estensione verticale esprime il numero e la disomogeneità delle fasi della

filiera produttiva svolte al proprio interno. Le imprese tendono ad integrarsi a monte o a

valle della filiera per:

Economizzare in termini di costi di transazione le integrazioni tecnologiche

Interiorizzare competenze o risorse strategiche

Ridurre l’accesso di concorrenti a risorse strategiche I

freni all’intregrazione verticale:

Gli investimenti richiesti

Disomogeneità di dimensione minima economica

Rigidità strategica e concentrazione del rischio

IL SISTEMA COMPETITIVO E I FCS:

Per impostare efficacemente la propria strategia competitiva ciascuna impresa deve

analizzare con molta cura quali sono le attese dei clienti attuali e potenziali, quali nuove

attese potrebbero essere suscitate da nuovi sistemi di prodotto, in quale misura gli attuali

prodotti propri e della concorrenza soddisfano tali attese, quali spazi di mercato sono

destinati a restringersi e quali ad aprirsi. Occorre:

1- costruire un inventario il più possibile completo e chiaro delle attese dei clienti attuali e

potenziali

2- individuare, nell’ambito di tale inventario, quali sono le attese più critiche; le attese più

critiche sono denominate FATTORI CRITICI DI SUCCESSO.

BREAK EVEN POINT (BEP)

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
6 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher virdu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Parolini Cinzia.