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ASA.

L'estensione verticale consiste nell'internalizzazione di una fase a “monte” o a “valle” della catena produttiva. I

vantaggi ottenuti sono la riduzione dei costi di transazione, l'acquisizione di competenze e risorse dovute al fatto

che le varie fasi sono svolte tutte all'interno dell'azienda e che quindi sono in contatto tra di loro, la negazione alla

concorrenza di alcune risorse. Gli svantaggi sono la riduzione dell'elasticità dell'azienda, e il fatto che talvolta per

produrre secondo economia bisogna saturare la domanda dell'impresa di un determinato bene, il grado di

estensione verticale si misura in fatturato/valore aggiunto(fatturato-costo beni acquistati da terzi). In passato era

maggiormente attuata l'estensione verticale mentre ultimamente si tende a preferire quella orizzontale e mantenere

stretti rapporti di negoziazione con società a monte e a valle.

“Aggregati interaziendale e intraziendali” (cap. 16)

Sono presenti spinte favorevoli e spinte contrarie all'aggregazione di imprese, questi fattori determinano la

nascita, la fine e la mutazione degli aggregati. I fattori positivi sono:-Le economie di scala, infatti maggiore è il

volume di produzione minore è il costo di ogni bene prodotto. E per attuare ciò le imprese si affidano alla crescita

interna investendo nella specifica coordinazione parziale o a quella esterna, formando aggregati in cui si mettono

in comune i fattori produttivi.

-Le economie di raggio d'azione si hanno quando le imprese che operano in mercati disomogenei mettono in

comune i fattori produttivi (che servono a tutte) per ridurre l'impatto di questi sul costo del bene prodotto.

-Per combinare le competenze complementari presenti in più imprese attraverso fusioni, Joint Ventures o

negoziazione di brevetti. E' possibile anche produrre le conoscenze internamente, ma questa via è più dispendiosa

sia in termini di costi che di tempo.

-Condividere i rischi per attività fortemente innovative e rischiose e che quindi possono comportare perdite

importanti in caso di fallimento. Ciò è attuato con fondi di venture capital, joint venture e partecipazioni azionarie

incrociate tra le società.

-La riduzione dei costi di transazione che spingono soprattutto verso aggregazioni verticali a monte o a valle.

-La riduzione delle pressioni monopolistiche (es. cartelli)

Oltre a questi fattori economici sono presenti dei fattori sociali, come:-Dei rapporti di fiducia tra le controparti,

che agevolano l'aggregazione la rendono più stabile e riducono il rischio di selezione avversa e azzardo morale.

-L'orientamento ad espandersi

-Altri legami di solidarietà (parentelare, politica, ecc)

Sono presenti anche fattori ambientali, che possono favorire l'aggregazione ma anche ostacolarla nel caso in

cui non sono presenti. Questi sono:-La presenza di un sistema di comunicazione e trasporto efficiente, infatti le

aggregazioni operano su aree geografiche spesso molto vaste.

-La presenza di un mercato di capitali efficiente e trasparente, infatti la nascita di aggregati comporta un

grande movimento di capitali.

-La cultura economica locale favorevole, ad esempio in una cultura liberista è più facile che si formi un

aggregato.

-La politica economica e fiscale, che può spingere le imprese ad aggregarsi in modo tale da sfruttare certi

vantaggi economici e fiscali. (entro i limiti imposti dalla legge).

Sono presenti altri fattori che spingono contro la nascita di nuovi aggregati o alla disgregazione di quelli già

esistenti, tra i fattori economici riconosciamo:-L'eccessiva complessità organizzativa che sorge

dall'internalizzazione delle transazioni e dei rapporti tra le combinazioni economiche. Ciò comporta impossibilità

di gestione o comunque alti costi che rendono economicamente sconveniente l'aggregazione.

-La perdita delle competenze distintive dell'impresa, cioè dell'unicità e di queste e dunque la perdita di

vantaggi competitivi.

-La necessità di differenziare gli orientamenti manageriali (tecniche, logiche di gestione, ecc), infatti ogni

società che opera in un determinato settore ha un certo orientamento manageriale specifico, se c'è troppa

disomogeneità tra le aziende questo fattore può impedire l'aggregazione.

-I rischi dovuti alla stretta congiunzione delle imprese, rischi che sorgono dalla combinazione dei rischi delle

imprese che sono troppo strettamente legate.

Sono presenti anche ragioni sociali che spingono verso la disgregazione:-La tendenza alla competizione e

all'indipendenza

-La differenza di valori dei soggetti economici.

Gli aggregati che si vengono a formare a causa di questi fattori si differenziano in base all'unicità o meno del

soggetto giuridico, economico (equity e non equity), e la formalizzazione del legame tra le imprese. A partire da

questi fattori gli aggregati si distinguono in gruppi (identità governo economico ma non giuridico), associazioni

formali, associazioni informali e aggregati intraziendali. I gruppi possono essere privati, pubblici (holding=istituto

pubblico) o familiari (holding=famiglia con ricco patrimonio). I gruppi sono costituiti da diverse imprese distinte

sotto uno stesso governo (finanziario “holding”, gestionale, ecc). Un altro tipo di gruppo è la Joint Venture, in cui

due imprese si uniscono per l'esecuzione di una combinazione parziale, formando una nuova società (JV

societaria) divisa al 50% tra i soci, oppure mettendo in comune i fattori produttivi attraverso specifici contratti (JV

contrattuale). Le Joint Venture solitamente hanno una durata temporanea dovuta all'esecuzione di un determinato

progetto economicamente conveniente alle due società che dunque sfruttano le economie di scala.

Un tipo di associazione formale tra aziende è il consorzio, che si ha quando numerose imprese mettono in

comune delle coordinazioni parziali. Queste sono legate da una struttura detta consorzio che si caratterizza per la

funzione svolta (vendita, acquisto, ricerca e sviluppo, ecc) diretta da un'assemblea dei consorziati in cui si vota per

testa e non per capitale investito. I cartelli sono invece accordi tra imprese che operano sullo stesso mercato di

beni (o servizi) non differenziabili, in cui quindi si rischia una guerra dei prezzi. Le società attraverso il cartello da

un lato, evitano la distruzione delle piccole proprietà in favore delle corps (che eserciterebbero il monopolio),

dall'altro lato possono portare ad accordi collusivi a sfavore del consumatore inquanto permettono di tenere

prezzi-ricavo molto elevati. Per vigilare su questa situazione sorgono le associazioni di aziende di consumo (come

ad esempio le famiglie), che vigilano su prezzi, pubblicità, qualità, ecc. dei beni offerti. Esistono poi le

associazioni di categoria, in cui le aziende si aggregano per raggiungere scopi comuni soprattutto nei rapporti con

le pubbliche istituzioni. Queste associazioni si formano tra imprese che operano nello stesso settore, delle stesse

dimensioni, della stessa natura (pubblica o privata) o nella stessa area geografica. Le reti di franchising sono

costituite da una grande società detta franchisor che offre al franchisee l'utilizzo del proprio marchio, delle tattiche

di gestione, ecc e in cambio riceve la garanzia della gestione secondo le direttive del franchisor e di offrire un

bene o servizio conforme a quello voluto dal franchisor. L'influenza di questo sui franchisee può essere più o

meno forte, nel franchising tradizionale l'autonomia del franchisee è minore poiché questo è meno esperto, in

quello imprenditoriale il franchisee ha maggiore autonomia poiché possiede delle competenze manageriali. La

durata di questo tipo di contratti solitamente va da 3 a 5 anni. Gli accordi quadro sono accordi di fornitura

complessi e duraturi nel tempo tra due imprese. Questi accordi possono essere più o meno equilibrati dal punto di

vista della forza contrattuale e quindi comportano una maggiore o minore influenza nell'attività delle imprese.

Tra le associazioni informali (tutte non equity) si riconoscono le reti di subfornitura in cui più piccole aziende

forniscono beni ad una grande e operano totalmente o quasi per questa, la quale ha una certa influenza dunque su

di esse. Questa associazione è molto presente per le grandi imprese multinazionali e ne aumenta l'elasticità. I

distretti sono insiemi di imprese distinte che operano nella stessa area geografica e presentano dei legami e

influenzano la vita nel territorio (ad esempio nascono scuole specializzate per la formazione di tecnici del settore,

ecc). Le costellazioni sono invece insiemi di imprese di dimensioni omogenee che fanno attività complmenetari

tra di loro. Non è presente un soggetto che gestisce la rete formalmente ma è presente un gestore (solitamente

l'impresa che si occupa della commercializzazione o della produzione tecnica), un archittetto della rete (che l'ha

ideata) e un garante di questa. Gli altri tipi di aggregazioni informali sono dette intese informali.

Gli aggregati intrazindali sono quelli presenti tra combinazioni parziali della stessa impresa, e che sono spesso

fungibili o quasi rispetto a quelli interaziendali. Come la multiunità (unità produttive o filiali) che possono

sostituire la rete di franchising. Le aziende integrate verticalmente (che sostituiscono le reti di sub-fornitura) e che

sfruttano le economie di transazione, quelle integrate orizzontalmente che sfruttano le economie di raggio

d'azione. “Ambiente” (cap.9)

L'ambiente è l'insieme delle condizioni esterne all'azienda che ne influenzano la struttura e le dinamiche. Per

definire l'insieme delle condizioni esterne bisogna tracciare però un confine all'azienda, e in questo senso si

possono usare due criteri. Uno è quello della struttura giuridica che considera come esterno all'azienda tutto ciò

che non è sotto il controllo del soggetto giuridico, e l'altro è il criterio della struttura economica che considera

come interno all'azienda il campo di influenza del governo economico dell'impresa (quindi anche società

controllate, gruppi, ecc). Il confine che separa azienda da ambiente esterno è dinamico, cambia nel tempo grazie a

fusioni, scissioni, e aggregati in generale.

L'ambiente esterno all'azienda si divide in due categorie, quello economico e quello non economico.

L'ambiente non economico è dato da fattori come la cultura, la normativa giuridica, la tecnologia, le infrastrutture,

ecc.

L'ambiente economico è dato da fattori economici, quali i mercati, le strutture di domanda e offerta, i settori, le

politiche economiche e il sistema competitivo. I mercati sono gli insiemi di negoziazioni omogenee (dello stesso

be

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A.A. 2013-2014
16 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher UniversityHelp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Confalonieri Marco.