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Sessantotto non si sentivano più tenuti a dare la propria vita per il proprio Stato. Nel 68 si espresse
deterritorializzazione.
dunque una nuova tendenza verso la
Esso indica dica una progressiva perdita di
rilevanza della localizzazione di un territorio dato, per quanto riguarda le attività sia per quanto riguarda le
relazioni umane.
Questo termine viene utilizzato anche per indicare quel fenomeno che porta gli uomini ad allacciare legami
non più in base ai confini nazionali ma in relazione a flussi economici o a interessi comuni. Ne consegue
una nuova identità determinata non più da spiriti nazionalistici ma in funzione di interessi comuni.
Declino del bipolarismo e marginalità europea
Riguardo la guerra in Vietnam, i sessantottini erano contro entrambi i blocchi, occidentale e
comunista. Ma il loro atteggiamento utopico e irrealistico ha causato la loro dispersione dopo poco
tempo. Gli ex ragazzi del 68 presero posizioni politiche di sinistra, ovvero antiamericane.
Nord-Sud
La guerra in Vietnam rappresenta in realtà la contrapposizione e non più solo Est-Ovest .
E’ stata una guerra di indipendenza nazionale alimentata da un sentimento patriottico molto forte.
Negli anni Settanta e Ottanta l’Internazionale comunista entrò in crisi; si resero sempre più espliciti i
loro interessi nazionali, contraddicendo i principi di solidarietà con i popoli in lotta per la libertà.
A partire dagli anni Settanta, il Terzo Mondo si schierò contro i paesi del Primo (occidentale) e
Secondo Mondo (sovietico) accentuando sempre di più la contrapposizione tra Nord e Sud.
bipolare
La contrapposizione Est-Ovest veniva sempre meno.
In questi anni emerse un nuovo disordine mondiale e un sistema internazionale privo di regole unitarie
e carente di leadership unificanti sullo sfondo di una crescenta marginalità europea.
La guerra in Vietnam creò attriti tra Stati Uniti e Europa, ma queste tensioni non hanno segnato mai
una vera e propria separazione. In molti paesi europei ci si attivò a favore delle vicende internazionali
connesse al pericolo nucleare e ai problemi di pace.
la
Nel 1975, durante Conferenze per la Sicurezza e per la Cooperazione in Europa furono stipulati
Helsinki
gli accordi di per la stabilizzazione delle frontiere in Europa - spesso venute meno a causa
della globalizzazione - e per gli accordi sui diritti umani.
Stati Uniti ed Europa costituivano un’alleanza salda contro il potere sovietico, soprattutto negli anni
Ottanta quando la Russia istallò dei missili sovietici SS-20, che segnarono apparentemente un ritorno
alla guerra fredda.
Elementi di tensione tra Europa e Stati uniti emersero con l’abbandono degli accordi di Bretton
Woods, che accrebbero la concorrenzialità tra Europa occidentale e America mentre il Giappone
diventava sempre più una potenza economica mondiale.
G7
In questi anni fu fondato il tra le grandi potenze industriali del mondo per fissare nuove regole del
mercato internazionale e monitorarne gli andamenti.
Negli anni Novanta fu stipulato il trattato di Maastricht, che permetteva l’abbattimento delle
barriere doganali e la creazione di un'unica moneta europea. Il processo di integrazione europea è
contemporaneo alla sua crescente marginalità.
Né internazionalismo, né nazionalismo
progressivo
La dissoluzione dell’Urss ha causato un ritorno delle nazioni , verificatosi con la
riconquista dell’indipendenza di quei paesi assoggettati negli anni ‘39-’40.
1989
Le nazioni dopo il hanno costituito nuovamente un argomento centrale di dibattito
storico-politico. Sarejevo del 1914 e Sarejevo del 1992 rappresenta questo ritorno.
I tentativi di sradicamento del sentimento nazionale si sono rivelati fallimentari.
Nel corso del Novecento, dunque, le relazioni internazionali hanno conosciuto uno sviluppo crescente.
Durante il XX secolo si sono sviluppate istituzioni internazionali (Onu e Società delle Nazioni) e
organizzazioni continentali (Ue). Queste si basano sulla cooperazione con gli Stati Nazionali e per
questo è scorretto parlare che una progressiva internalizzazione comporta il declino della dimensione
nazionalismo
nazionale: e internazionalismo svolgono strade comuni ed hanno destini paralleli.
Un mondo di identità etniche e culturali
La fine della guerra fredda e la scomparsa dell’internazionalismo comunista non hanno segnato un
ritorno della nazione come la si intendeva precedentemente. Si è verificato un risveglio delle identità.
Ad esempio in America in questi anni si è sviluppato un sentimento di revival etnico che poi si è
diffuso in Canada e in Europa Occidentale. Cresce la consapevolezza del contributo che le minoranze
etniche danno allo sviluppo del Paese e per questo avviene un rafforzamento della lotta per i diritti
civili. etnica
Sono dunque sorti nuovi movimenti a base in risposta ai bisogni di identità. Tali movimenti
nascono spesso in connessione con problemi di tipo economico: aree minacciate dalla crisi o zone
sviluppate che limitano le loro potenzialità. La globalizzazione con la sua conseguente
differenziazione crea le basi per lo sviluppo di queste reazioni identitarie.
Il ritorno delle nazioni rappresenta la nascita di qualcosa di nuovo: la nascita di nuove forme di
aggregazione a base etnica (nei paesi occidentali). La modernizzazione ha provocato un rafforzamento
di queste nuove forme di solidarietà interpersonale. “Sempre più uomini spostano la loro primaria
identità emotiva dalla nazione statale al loro gruppo etnico.
In Jugoslavia
ex si verificarono numerosi casi di conflittualità etnica tanto che intervenne la Nato per