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Enrico Micheli insieme a Xian sostiene il gioco e l’interazione sociale nell’autismo. Dando
indicazioni pratiche su come usare il gioco come strumento educativo. Considerano i
bambini deficitari sul piano dell’interazione sociale e della comunicazione. Partono dalle
ricerche di Newton sul rapporto del neonato con le persone che lo circondano. Idea ripresa
anche da Decroly. L’educatore deve creare il contatto con il bambino e saperlo ascoltare;
deve provare piacere in quello che fa. Essendo un gioco bisogna produrre nel bambino
piacere e interesse. Il gioco educativo ha 2 funzioni: 1) permette di valutare le abilità del
bambino; 2) sviluppo senso-motorio e dell’attenzione. Permette di introdurre il bambino
alla conoscenza di sé e degli altri. Solo la collaborazione tra genitori (esperti del proprio
figlio) e professionisti (esperti delle metodologie) può portare ad un’azione educativa. Ogni
progetto d’intervento deve tener conto della singolarità, dell’età, della storia del bambino e
sviluppare le abilità di relazione sociale e comunicative, utili per favorire lo sviluppo.
CAPITOLO 4. Il contributo della pedagogia speciale e l’autismo
La Pedagogia speciale propone un approccio comportamentaristico, in cui s’incontrano
diversi ambiti disciplinari. È un approccio globale che prende in considerazione le diverse
sfere dello sviluppo, è un approccio ecologico, che parte dall’ecosistema sociale, culturale
ed affettivo del bambino, è un approccio meticcio sul piano dei metodi. È una pedagogia:
dello sviluppo: parte dal presupposto che si apprende durante tutto l’arco della vita; delle
mediazioni: crea mediazioni e usa mediatori; del contatto: favorisce lo sviluppo della
comunicazione e costruisce lo spazio psico-affettivo per l’incontro; dell’alterità e
dell’inclusione: sa creare situazioni che educano tutti gli attori del contesto al
riconoscimento delle differenze, garantisce l’uguaglianza tramite l’educazione al
sentimento verso un altro diverso da sé; delle capacità e del possibile apparentemente
impossibile. È una didattica speciale per favorire l’acquisizione di tecniche
d’apprendimento da parte dei soggetti autistici in ambito scolastico e formativo.
Le origini della pedagogia speciale risalgono all’opera di Itard e alla sua esperienza con
ragazzo selvaggio dell’Aveyron nei primi dell’800. Punti fondamentali:
Affermazione dell’educabilità di qualsiasi essere umano;
Importanza data alle osservazioni del funzionamento e delle capacità del bambino
durante l’azione educativa;
Riconoscere il linguaggio d’azione;
Programmare l’attività d’apprendimento, darsi degli obiettivi e verificarne il
raggiungimento;
Puntare alla socialità sapendo che il bambino conserverà alcune sue caratteristiche;
Importanza attribuita nel processo di apprendimento ai sensi e alla dimensione
motoria
La dialettica e il confronto con l’approccio psichiatrico di Pinel;
Creare una vera alleanza educativa che integra il punto di vista affettivo a quello
scientifico.
Seguin fa un primo tentativo di de-istituzionalizzazione dei bambini disabili. Punti cruciali:
Bisogna considerare il bambino disabile come una persona;
Bisogna partire da ciò che il bambino sa fare;
Bisogna riattivare il desiderio di fare e di esistere, base dell’azione e della volontà;
Bisogna far sperimentare situazioni di vita sociale;
La dimensione senso-motoria ed emozionale è alla base della cognizione e dello
sviluppo intellettivo;
Occorre saper osservare per rilevare le capacità del bambino ed elaborare un profilo
personale degli interessi e delle capacità;
L’approccio educativo si concretizza attraverso la mediazione di laboratori pratici.
Decroly è una delle figure più importanti della scuola nuova e fondatore del metodo
globale di apprendimento. Pubblica: “il trattamento e l’educazione dei bambini irregolari”,
cioè con sviluppo eterocronico, uno sviluppo diverso nel tempo e nelle funzioni:
Aspetto differenziato dello sviluppo e delle funzioni non vuol dire assenza di
equilibrio;
Importanza dell’osservazione del bambino, nell’esperienza educativa e nella vita;
Ogni processo di apprendimento parte dall’organizzazione vitale del soggetto che
cresce e apprende. La sfera affettiva è centrale;
L’azione pedagogica deve partire dagli interessi del bambino, dalle sue capacità;
Importanza del coinvolgimento dei genitori;
Uso di uno strumento: monografia del bambino: medici, insegnanti, genitori, ecc,
forniscono informazioni ed indicazioni sullo sviluppo del bambino;
I test elaborati da Binet per la misurazione del QI non sono usati con questi bambini.
Inventa dei nuovi strumenti come le scatole sorprese che gli permettono di valutare
le competenze pratiche e intellettive del bambino;
Il suo metodo pedagogico è di tipo associativo (metodo ideo-visivo e ideo-tattile).
Associa oggetti, immagini, azioni, frasi e poi arriva alla parola;
Osservazione, associazione, espressione. Il bambino accumula una serie di dati e
impara a fare collegamenti, comunica agli altri il proprio punto di vista;
Apprendimento: processo interattivo, l’insegnante rispetta la globalità del bambino e
gli concede autonomia; addestramento: eterodiretto. Dipendenza dall’educatore.
Asperger è uno dei fondatori della moderna analisi fenomenologica dello sviluppo autistico
in cui la conoscenza della storia della persona ci permette di capire il suo modo di essere.
Da piccolo era molto introverso, isolato, con difficoltà a fare amicizia. Si laurea in medicina
e diventa direttore del reparto di pedagogia medica nella clinica dell’università di Vienna.
L’azione educativa è essenziale per favorire la crescita positiva del bambino autistico. Ogni
caso è originale ed ha una propria storia. Questo è quello che l’educatore deve imparare a
conoscere e comprendere; bisogna essere prudenti nell’osservazione diagnostica e avere
un atteggiamento di comprensione. Afferma l’importanza di guardare alle potenzialità del
bambino e non solo ai deficit. Formazione e qualità pedagogiche dell’educatore: 1) Essere
calmo, controllato e concentrato; 2) Non deve premere personalmente sul bambino, deve
dare le sue indicazioni in modo distaccato e oggettivo; 3) i bambini si lasciano guidare da
persone che li comprendono, che li amino, che li divertano.
Temeva che col pretesto dell’anomalia, al bambino non venisse concessa sensibilità. Solo
nella relazione col bambino l’educatore può comprendere il principio strutturante della
personalità. I test di QI ci impediscono di vedere la vera natura del bambino e, non essendo
una situazione di vita reale, i bambi non si comportano normalmente.
Petò si rifà all’approccio di Rogoff (parla di partecipazione e apprendimento guidato
mettendo in evidenza il ruolo dell’educatore. La presenza di pari è decisiva per acquisire
competenze e strumenti che permettono di risolvere i vari problemi di vita quotidiana).
Lavorò con bambini con disabilità motorie ed intellettive. Fondatore della pedagogia
conduttiva: il suo scopo è favorire l’autonomia funzionale del bambino. La sua pedagogia si
concentra sulla personalità e non sui deficit. Il suo approccio è detto conduttivo perché c’è
un educatore specializzato con diverse competenze. Anche lui non crede nell’utilità dei test
in contesti artificiali. Il processo educativo si svolge in gruppo: strumento di mediazione e
luogo di esperienza vera. Bisogna credere nel bambino, la fiducia crea e trasmette
autostima, i due aspetti di ogni attività sono: MOTIVAZIONE e SENSO.
Secondo Vygotskij bisogna fare uno studio dinamico del bambino, che include il calcolo dei
processi compensatori, sostitutivi, integrativi e correttivi nello sviluppo del bambino.
L’insufficienza di una capacità è compensata del tutto o in parte dal maggior sviluppo di
un’altra. È attraverso l’esperienza educativa che bisogna impedire al senso di inferiorità di
svilupparsi e di portare il bambino a forme patologiche di compensazione.
La pedagogia curativa è: 1) l’esercizio delle funzioni psichiche non usate; 2) sviluppo delle
funzioni sostitutive attraverso mediazioni; 3) promozione di una pedagogia dello sviluppo
creativo e delle compensazioni. La pedagogia speciale è una pedagogia sociale che
riconosce il bambino come soggetto della società e che deve renderlo tale rispettando le
sue specificità. Riguarda tutta la società.Il pericolo maggiore è di considerare inferiori i
bambini autistici limitando la loro educazione ad un addestramento ad esercizi utili. La
possibilità di vivere diverse esperienze in contesti diversi è vitale. Più sono gli stimoli, più
sarà possibile far acquisire competenze al bambino. Punti centrali:
Concetto centrale di mediazione: servono situazioni ed approcci che favoriscano la
prossimità, il contatto e il coinvolgimento;
Concetto di meccanismo compensatorio: ogni deficit produce delle compensazioni;
Concetto di zona di sviluppo prossimale: differenza di sviluppo funzionale tra le
capacità spontanee del bambino e quelle che è capace di esprimere con mediazioni;
Concetto di sviluppo storico-culturale: il bambino autistico va considerato provvisto
di una storia in un contesto sociale e culturale;
Concetto di sviluppo originale o sviluppo altro: il bambino con deficit funziona con un
altro sviluppo, più originale di quello tipico;
Interazione ed handicap: non è il deficit a produrre l’incapacità, ma è l’interazione
con un contesto che non accetta la differenza di cui è portatore il bambino;
Osservare per comprendere e non per categorizzare;
Forme variegate dell’intelligenza: non c’è un’unica definizione di intelligenza, un
lavoro educativo che parte dagli aspetti motori e sensoriali può stimolare le funzioni
psichiche superiori;
Il linguaggio è un medium concreto e sociale che si acquisisce nell’esperienza
interattiva. Il pensiero viene potenziato dall’apprendimento del linguaggio parlato e
scritto. Saper usare vari linguaggi è utile sul piano educativo: non forzarli ad usare la
parola parlata, ma a comunicare con tutti gli strumenti di mediazione necessari.
Feuerstein è uno psicologo educatore israeliano. Metodo: programma di arricchimento
mentale 1) esperienza di apprendimento mediato, 2) concetto di modificabili