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Il suo scopo è quello di favorire l'autonomia funzionale del bambino disabile;
la mediazione educativa deve portare il bambino con deficit a sviluppare le
sue competenze di adattamento all'ambiente sociale. Il paradigma centrale
della pedagogia di Petò è che è centrata non sui sintomi ma sulla persona. Si
tratta di un'azione educativa tesa a scoprire la personalità del bambino e non
solo il suo deficit o la sua patologia.
Un aspetto importante della pedagogia conduttiva, che non è terapia, è che
considera il lavoro pedagogico coordinato alla riabilitazione. Educazione e
riabilitazione sono parti integranti di un processo unitario. Il nome “conduttivo”
deriva dal concetto di educatore come conduttore del processo di crescita del
bambino.
Anche Petò non crede nell'utilità dei test in contesti artificiali.
I due aspetti di una buona attività educativa sono : la motivazione e il senso.
Troppo spesso vediamo fare con i bambini autistici attività che sembrano
avere senso per l'esperto e non per il bambino.
Il gruppo, infine, è lo spazio in cui si esperisce la tecnica dell'intenzione
ritmata: il collegamento tra movimento del corpo, ritmo, musica, canto e
verbalizzazione. Come si può notare, il lavoro educativo presenta degli
aspetti interessanti e utili per chi lavora con bambini che rientrano nello
spettro autistico: favorisce il passaggio dalla disfunzione comunicativa
all'ortofunzione cioè all'acquisizione, tramite l'esperienza mediata e guidata
dal conduttore e dai compagni del gruppo.
Non si può parlare di pedagogia speciale senza fare riferimento all'opera
pedagogica e psicologica di Lev Vygotskij.
Elenchiamo alcuni contributi importanti della sua pedagogia:
Il concetto centrale di mediazione: servono delle mediazioni e degli
approcci, che possano favorire la prossimità, il contatto e il
coinvolgimento.
Il concetto di meccanismo compensativo: ogni deficit produce delle
compensazioni; ad esempio il deficit visivo nel bambino non vedente
produce delle compensazioni per quanto riguarda lo sviluppo del tatto
(“ogni processo di superamento,di lotta, anche la compensazione può
avere due sbocchi opposti -la vittoria o la sconfitta- con una gamma
molto ampia di gradi intermedi fra un polo e l'altro. Lo sbocco dipende
da molti fattori, ma principalmente dalla correlazione tra il grado
compensatoria”).
d'insufficienza e la ricchezza della riserva
Il concetto di zona di sviluppo prossimale: vi è una differenza di livello
dello sviluppo funzionale tra le capacità spontanee del bambino e quelle
che è capace di esprimere con delle mediazioni e il supporto-
accompagnamento di un adulto o di un pari più competente
(distingueremo quindi, una zona di sviluppo funzionale e una zona di
sviluppo prossimale).
Il concetto di sviluppo storico-culturale: il bambino autistico fa parte di
un contesto sociale e culturale.
Il concetto di sviluppo originale o di sviluppo altro: il bambino con deficit
non è un bambino “deficitario” inferiore agli altri funziona
semplicemente con uno sviluppo altro, con un sviluppo originale e più
ricco di quello tipico.
Interazione e handicap: non è il deficit che produce l'incapacità ma
l'interazione con un contesto che non accetta la differenza di cui è
portatore il bambino disabile. L' handicap è un prodotto sociale in
quanto la società esclude, ghettizza e stigmatizza chi è diverso.
Osservare per comprendere e non per catalogare o classificare:
Vygotskij è molto critico verso il modello dei test poiché si tratta di un
metodo quantitativo che non coglie l'originalità del bambino. Quindi più
efficace è un tipo di osservazione che parte dalle situazioni di vita vera.
Le forme variegate dell'intelligenza: esistono diverse forme di
intelligenza: vi è l'intelligenza pratica dei bambini disabili, quella visiva
dei sordi...
Pensiero e linguaggio: l'apprendimento del linguaggio parlato e scritto,
potenza la strutturazione del pensiero.
L'uso di tecniche è centrale per ogni processo d'apprendimento. Parla di
“forme culturali”. Per forme culturali intende i mediatori per favorire gli
apprendimenti, come la scrittura Braille per i non vedenti, oppure il linguaggio
dei segni per il sordo, i giochi educativi per il bambino con deficit intellettivo.
Feurstein parte dal presupposto che un bambino autistico possa imparare e
crescere (concetto di di modificabilità compreso come educabilità).
Esistono diverse forme di intelligenza, quindi, per capire il bambino da un
punto di vista intellettivo è opportuno osservarlo tramite un programma di
arricchimento strumentale (un programma di esperienze vissute che
permettono al bambino di acquisire gli strumenti cognitivi per gestire il suo
universo e orientarsi nella realtà).
Esistono alcuni parametri educativi fondamentali: l'intenzionalità, la
reciprocità, la mediazione delle trascendenza e del significato.
La reciprocità tra l'educatore e il soggetto crea l'intenzionalità cioè la voglia di
fare le cose insieme. Tuttavia, ci sono delle mediazioni da attivare: la
mediazione della trascendenza, creare una situazione, un'esperienza
educativa che porta il bambino oltre “qui e ora”. Si amplia il repertorio di
esperienza del bambino; la mediazione del significato, risponde alla
dimensione affettiva, ai vissuti, alla domanda del perché, per che cosa; la
mediazione della regolazione e del controllo del comportamento, supportare
e accompagnare il bambino nella gestione delle proprie emozioni e
nell'acquisire un forma di autocontrollo anche di fronte alle difficoltà e a
situazioni nuove; mediazione del senso di competenza, creare per il ragazzo
delle situazioni in cui possa sentirsi competente e aiutarlo a potenziare
queste sue aree e a prenderne coscienza; la mediazione del comportamento
condiviso, sviluppare le voglia del “partecipare insieme ad altri”; mediazione
dell'individualizzazione e differenziazione psicologica, anche i bambini con
autismo o deficit intellettivo hanno un carattere e presentano delle
particolarità individuali che vanno riconosciute; mediazione della difficoltà
della prova, portare il bambino a vivere esperienze nuove in contesti nuovi,
aiutarlo ad affrontare nuove realtà e a sperimentare nuove strategie di
adattamento; mediazione della ricerca di una alternativa ottimistica, credere
nella potenzialità e nella possibilità di cambiamento e di progresso del
bambino, anche i piccoli passi sono importanti; mediazione del nesso
ripetizione-variazione, importante dare dei punti di riferimento stabili e
costanti al bambino ripetendo le attività ma arricchendole di volta in volta di
nuovi gesti, per non renderle troppo meccaniche e noiose.
Célestin Freinet evidenzia la differenza che intercorre tra educazione e
addestramento :
l'addestramento non ha nulla a che vedere con l'educazione, in esso
l'adulto ha deciso in anticipo che la costruzione avrà una forma precisa.
nell'educazione è il bambino che cresce, secondo le linee che
rispondono al massimo ai suoi bisogni profondi.
Evitare quindi, di fare del bambino un automa, addestrato alla ripetizione d'atti
che non sono nella sua natura.
Il bambino autistico si trova di fronte alla necessità vitale di acquisire delle
modalità di gestione del proprio funzionamento. Freinet chiama queste
“tecniche di vita”,
modalità cioè delle competenze in grado di regolare le
emozioni e di strutturare delle forme di autocontrollo per affrontare le
situazioni dell'esistenza.
Ogni bambino è animato come ogni organismo che cresce di uno “slancio
vitale”, l'interruzione o la deviazione di esso non interrompe la vita che
continua a scorrere, se viene ostacolata lo farà in modo sotterraneo e
patologico, se viene deviato ricercherà il suo “letto naturale” per continuale a
scorrere.
L'organismo apprende nel ciclo di tutta la sua esistenza tramite il tatonnement
expérimental cioè tramite un processo di ricerca continua. Nel processo
educativo non vi è la cattedra ma un rapporto dialogico: tutti apprendono
compreso l'educatore. La collaborazione e la cooperazione sono delle
interazioni che fanno crescere il senso di sé e dell'altro. Un bambino impara
molto dal rapporto con i pari (tutoring educativo, riferimento libro iperattività
pag. 49)
La relazione educativa ha una dimensione che è insieme etica e politica.
Freinet non crede molto nel meccanismo stimolo-risposta, invece crede
nell'esperienza che è sempre complessa e imprevedibile. Il bambino deve
cadute e le ferite non hanno mai
poter fare degli errori per poter imparare (“le
impediti a un bambino di camminare normalmente nel miglior modo possibile.
Gli errori sono solamente un infortunio lungo la strada, ma il cammino
continua stimolato anche dalle difficoltà superate e lasciate dietro”)
La pedagogia istituzionale si fonda sugli apporti della pedagogia
cooperativa di Freinet. Essa si proponeva di cambiare i contesti istituiti con
delle azioni innovative istituenti in grado di mettere in discussione le logiche
di dominio e negazione della dignità delle persone.
Per chiarire anche quello che può essere utile oggi alla pedagogia speciale
che si occupa di autismo vediamo di sottolineare le differenze esistenti tra
l'approccio di Bruno Bettelheim e quello di Maud Mannoni: la madre proietta
sul bambino i suoi fantasmi e le sue aspettative, il bambino di conseguenza si
trova in difficoltà e non riesce ad attivare un processo d'identificazione o lo fa
in modo ambivalente. Questi aspetti vanno presi in considerazioni perché la
relazione madre-figlio , ma anche padre-figlio, è fondamentale per lo sviluppo
e la crescita. Bisogna lavorare su questa relazione dando un supporto alla
madre (cosa diversa dal distacco drastico che operava Bettlheim
considerando la madre come fonte di patologia). Il lavoro sulla coppia madre-
bambino avviene attraverso le attività positive di un fare insieme con l'aiuto di
un soggetto terzo mediatore.
La scuola sperimentale di Bonneuil è un luogo di vita aperto rispetto alla vita
di comunità e funziona come spazio transazionale, uno spazio dove hanno un
posto e un ruolo i genitori e gli attori sociali del territorio. Ma vediamo com'è
strutturata:
1. Le famiglie di accoglienza: vi è una rete di famiglie sparse per