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ANALISI POESIE

L'ultimo verso, se è separato, è sempre la conclusione

NASCITA

- Ambientazione statica, scenario oscuro e deserto

- “Un'improvvisa porta s'illumina di statue” → viene introdotto il tema della luce e

l'ambiente comincia a diventare dinamico: il dinamismo è dato dai sobborghi (periferie

romane) da corrono, le giostre sonanti e le ruote (che salgono e scendono → tema della

verticalità // Piranesi)

- In “barche di donne abbracciate” c'è ancora il contrasto con il paesaggio notturno e

statico perchè “ sfiorano in volo” (dinamismo)

- La conclusione parte da “Oh senso primo della nascita” → l'espressione con cui Vigolo

ricava l'aprirsi dello scenario della vita. “Abbaglio” è dalla luce (strumento per ricordare la

pre-nascita quindi armonia,pace,silenzio) che lo abbaglia e rappresenta l'inizio della

visione. La nascita invece è = trauma perchè l'anima viene intrappolata dal corpo che

funge da prigione

- Conflitto tra l'essere carne,sangue e il ricordo primordiale dell'animo

IL VISO

- Impossibilità di collocarsi, Vigolo non si riconosce (anche quando i critici gli dicono che

non è un poeta novecentesco in realtà lo è)

- Obiettivo: risalire indietro e ritrovarsi tramite la VISIONE/memoria

- Tema del sogno

- La poesia inizia con un tono negativo “Malinconia”; “volto remoto” significa che non

riesce a ricordarsi la sua immagine (infatti ha perso sia il ricordo che il significato “memoria

e senso”)

- “Scruti meglio la pietra” → la pietra è più facile da interpretare rispetto al viso dell'uomo di

cui non capisci il significato (“che vuol dire?”) quindi “indaghi” attraverso i “sogni”

- “una rapita conoscenza” → rapita perchè non è stabile ma è strappata

- “Illuso” → non è una conoscenza vera e propria (illusione//Leopardi)

- Conclusione: “solo saprai di non saper chi sei” → esprime la condanna dell'uomo che

ignora anche la sua essenza

VISIBILIO (di suono e di immagini)

- “boscaglia” → bosco tanto fitto da tenere prigioniero la notte [Ambienti naturali

sempre presenti in Vigolo e rappresentano primordialità → altri es. qui sono “muschi,

funghi...]

- “Nulla gli occhi accoglievano” → buio, lui non riesce a riconoscersi

- “Verde, fiamma, sole, smeraldo, luce” → si apre uno spiraglio all'improvviso

- “E dalla riva scura dell'ombra mi credei mirare” → sinestesia → masse di luce come

gurgiti di suono → Visibilio (estasi, visione, momento di piacere) dell'immagine e del suono

→ “Una beata estasi”

- Conclusione: “oggi farò quel che vorrà la luce” → la luce comanda ordine e l'uomo

obbedisce → è una frase romantica secondo cui si è posseduti dalla realtà

- Suono che per gli uomini è silenzio, Vigolo lo percepisce attraverso la luce cioè il

visibilio

IL RITORNO DI SERA

- Poesia leopardiana soprattutto a lvl stilistico (come ad es. la posizione degli aggettivi)

- C'è la fuoriuscita in un'altra dimensione e poi,dopo il rapimento, la visione, il ritorno, la

riconquista della realtà intorno a sé

- “Un silenzio” → elemento che lo distacca dalla realtà / “perduti sentieri”perduti perchè

conosce ma si è dimenticato

- “La sera” // pascoli come momento ultimo della vita

- “Come chiudo in me lo sguardo” → visione intima provocata dalla sera, lui cerca di

capirsi

- “Vedo illuminarsi” → apparizione della luce / “buio cuor” → privo di sentimenti umani/ “un

mondo nuovo in un'altra dimensione” → essendo lui cosmologo, crea un'altra dimensione

raggiungibile attraverso la visione.

- “dentro di me nascondo un altro cielo” → cioè l'altra dimensione, di cui LUI E'

CONSAPEVOLE! La consapevolezza cioè che quella luce che è dentro di lui “rinasca ad

albeggiare e non tramonti”, lui vorrebbe che quella luce non finisca ma è un'illusione

- “Anima senza tempo in te mi perdo” → dimensione sovratemporale / “dal profondo

m'attiri” → dimensione abissale/ “Non vedo l'ombra del mio viso umano” → dimensione

sovraindividuale/ “Cangianti acque colora” → dimensione fluida

- Da “le ispirate fronti” c'è l'ANTROPOMORFIZZAZIONE della figura femminile

( ricordare che quando Vigolo parla di figure femminili,quasi mai, le nomina sempre in

riferimento a nomi mitici, tranne qui! e non ne parla mai in modo passionale)

- “Ardean sospesi come organi d'oro” → sinestesia

- “l'Alba” fa riferimento al momento primordiale, alla pre-nascita

- “e sento ormai che del corporeo mondo ogni apparenza trema e si dilegua” →

abbandono del corpo (=apparenza)

- Questa dimensione d'estasi e di benessere passa non solo attraverso la cancellazione

progressiva dell'essere ( “di memoria in memoria”) ma anche attraverso l'abbandono della

razionalità “ove il pensiero degli umani è spento”.

- “Io provo il gelo” // “Mi spaura” di Leopardi

-”Non so la via” → si è sperduto // Dante

- “Lo schiavo” è il corpo “ e si ritrova in cielo” → è il ritorno

- “Caro viso di donna” → viene esplicitata e nominata la donna

- “l'antica pena e il ritrovato incanto” → ossimoro

- Il bacino semantico è molto ristretto (luce,abbaglio,mura,prigione...) in Vigolo ma assume

di volta in volta sfumature diverse di significato.

- Vigolo varca la dimensione terrena per approdare in una dimensione ultraumana //

Carducci

Giorgio Vigolo (1894-1983) è stato uno dei più versatili ed eleganti scrittori del

Novecento italiano; egli ha esercitato il suo magistero in campi disparati – dalla poesia

alla traduzione,dalla prosa d'arte al romanzo, dalla musicologia all'edizione

dell'opera di Belli – sempre dando prova di un rigore e di una competenza senza pari.

Estromesso dal canone letterario per l'irriducibilità della sua poetica alle tendenze

dominanti, questo “profeta del passato” ha giocato il ruolo di erede della cultura

romantica, reinterpretata secondo le esigenze e le traumatiche esperienze dell'uomo

del ventesimo secolo. La sua musa schiva ed erudita ci ha donato alcune tra le più

riuscite prose fantastiche della letteratura italiana contribuendo a rinvigorire quel “mito di

Roma” di cui si è alimentata tanta parte della cultura novecentesca. E' sul versante

poetico che si registrano i libri più significativi di un lungo e ricco percorso dipanatosi tra

l'età vociana e gli anni ottanta: da Canto fermo e la prima raccolta poetica, Conclave dei

sogni, a Canto del destino, fino all'ultima stagione de I fantasmi di pietra e La fame degli

occhi, Vigolo ha intonato il canto del dolore e dell' “esenzione” ponendosi al centro

delle visioni, là dove l'occhio riceve le rivelazioni della luce e la mente le rielabora in

musica di parole.

RIASSUNTO LE RIVELAZIONI DELLA LUCE – GIALLORETO

LA SOLITUDINE DEL POETA

Quando riusciva a liberarsi dall'angoscia di una condizione esistenziale opprimente, Vigolo

riandava con la memoria a visitare i luoghi che rappresentavano i punti cardinali della

sua esperienza della città di Roma. Artista inattuale, diviso dal proprio secolo da una

barriera di diffidenza e incomprensione, egli depreca i vizi del secolo (conformismo,

ebetudine delle masse, tentativi di assopire le coscienze) e invoca il valore fondante

della fantasia quale unico contraltare alla piattezza convenzionale. La fiera delle vanità

del secolo ventesimo inaugura un'era di narcisismo e immaturità, come reso evidente

dall'accavallarsi di avanguardie nate e morte nell'arco di un brevissimo lasso temporale

(futurismo,dadaismo,surrealismo...) “Nessun secolo ha mai tanto idolatrato se stesso

quanto il Novecento”. Accusa le poetiche contemporanee di esaltazione incondizionata

del primitivismo, della barbaricità legata alle risposte pulsionali agli stimoli estetici.

Il romanticismo come malattia di un secolo, il diciannovesimo, e nostalgica pena del

successivo, che ha allargato il baratro tra artista puro e l'impegno in seno alla società. Per

sfuggire a questa condanna, l'individuo di genio si è chiuso in un rifugio istoriato di

simboli onirici, di fantasie e di storie. E' difficile valutare quanto abbia nuociuto alla

fama di Vigolo l'essersi discostato tanto dal solco tracciato da Eugenio Montale quanto

dalla linea di retaggio simbolista e orizzonti modernisti incentrata sulla triade Mallarmè-

Apollinaire-Ungaretti. Neppure è possibile collocare l'opera dello scrittore nel bacino

letterario ispirato a Roma, sviluppatosi su di un mimetismo vernacolare e ad affondi

sociologici. C'è del vittimismo, del compiacimento autoassolutorio (in merito ai

traguardi mancati) nelle lamentazioni vigoliane. Ma Vigolo è anche apostolo della

funzione salvifica della poesia, intesa quale la più alta espressione delle facoltà

fantastiche e creative “Il paradosso del poeta è proprio in ciò che pure essendo egli

destinato a promuovere la più profonda comunione degli uomini, non può giungervi

se non attraverso una estrema esperienza di solitudine”. Vigolo ha condotto in piena

libertà e autonomia la propria “avventura impossibile col tempo”: Il passato diviene allora

salvaguardia del futuro perchè rende possibile il cambiamento sfatando il rischio che

l'accrescimento di conoscenza per conferma e graduale superamento dei risultati raggiunti

dai predecessori possa arrestarsi di fronte alla verità sommaria dell'hinc et nunc. Lo

scrittore autentico restituisce ciò che ha ricevuto, e Vigolo ha dato molto risalendo “per li

rami” la Grande Tradizione italiana (Dante, Petrarca, Michelangelo, Pascoli, D'Annunzio)

→ per uno scrittore italiano, solo l'essere accettato dagli antichi è la garanzia della validità”

e Vigolo è il più antico dei moderni.

LA CITTA' DELL'ANIMA: I MILLE VOLTI DI ROMA

Nella città dell'anima di Vigolo, troppo barocca,cattolica ed anteguerra per essere

compresa dai

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Publisher
A.A. 2017-2018
16 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alex1395 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Gialloreto Andrea.