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Cerchi assaliranno i Donati (qui si allude anche all’episodio della distruzione dei beni di Corso
Donati), poi la situazione cambierà in quanto la parte nera (= i Donati) prenderanno il sopravvento nel
giro di 3 anni con un colpo di stato coadiuvati dagli armigeri di Carlo di Valois e con il sostegno di un
potente che attualmente ancora non si è schierato (= Bonifacio VIII), inoltre la parte nera dominerà su
Firenze per molto tempo perseguitando i bianchi; quanto ai giusti, sono ben pochi gli uomini onesti
all’interno delle parti e del resto la loro opinione non viene ascoltata; quanto ai motivi di discordia,
essi consistono nei 3 vizi che caratterizzano i Fiorentini: superbia, avidità e rivalità (ovvero, i vizi
capitali più incidenti sulla vita civile di Firenze)
5. il poeta pone in seguito un’ulteriore domanda a Ciacco, volendo sapere dove sono collocati
nell’Oltretomba: Farinata [degli Uberti, capo della parte ghibellina; si incontrerà nel Canto 10, fra gli
eretici], Tegghiaio e Rusticucci [entrambi mediatori della pace tra i Comuni di Volterra e S.
Gimignano; si incontreranno nel Canto 16, tra i sodomiti], Arrigo e Mosca [dei Lamberti, podestà di
Reggio; si incontrerà nel Canto 28, fra i seminatori di scisma e discordia] sono tutti personaggi che
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in vita agirono per il bene di Firenze, per questo Dante vuole sapere se siano beati in Paradiso o
dannati all’Inferno; Ciacco gli dice che costoro si trovano tra le anime più nere, puniti per diverse
colpe, tanto che, se lui continuerà a discendere per gl’Inferi, allora potrà incontrarli personalmente; a
questo punto Ciacco si rivolge a Dante dicendogli che non risponderà più a nessuna sua domanda,
quindi si ributta a terra
6. così Virgilio spiega al poeta che Ciacco non si rialzerà più fin quando non suonerà la tromba del
Giudizio Universale, ovvero il giorno in cui tutti i dannati riprenderanno il loro corpo e sentiranno
pronunciata la loro condanna eterna; a questo punto, Dante vuole poi sapere se, dopo il Giudizio
Universale, la pena di queste anime diminuirà od aumenterà oppure rimarrà della stessa intensità;
quindi Virgilio gli esplica che, una volta riottenuto il proprio corpo, le anime percepiranno
maggiormente il dolore
7. successivamente, i poeti riprendono la via, finché non arrivano ad una discesa che porta al cerchio
successivo, dove s’imbatteranno in Pluto
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-------------- Pluto
7° Canto (4° Cerchio) [Avari e Prodighi]+(5° Cerchio) [Palude Stigia, Iracondi e Accidiosi]:
1. il canto si apre con l’esclamazione rabbiosa di Pluto (“Papé Satàn, papé Satàn, aleppe!”), con la
quale il demone richiede l’aiuta di Satana poiché si rende conto che Dante è entrato all’Inferno ancora
vivo; così, Virgilio conforta Dante spiegandogli che Pluto non impedirà loro di scendere, poi si rivolge
direttamente al demone dicendogli che il viaggio di Dante è stato voluto da Dio stesso; a queste
parole, Pluto cede “come le vele di una nave cadono a terra quando l’albero maestro si spezza”; quindi
Dante e Virgilio possono ora scendere nel 4° Cerchio
2. ecco che appaiono ai due poeti i dannati “come avviene nello Stretto di Messina, dove il Mar Jonio
si scontra col Tirreno, gli avari e i prodighi si muovono scontrandosi ripetutamente, come se stessero
ballando la ridda” (danza medioevale nella quale i partecipanti, disposti in cerchio, dovevano
muoversi lungo il cerchio stesso, senza mai spezzarlo); inoltre, questi dannati spingono col petto
pesanti massi [contrappasso: coloro che in vita sperperarono le loro ricchezze oppure le tennero per sé
avidamente, ora devono trasportare un peso con il petto] al momento dello scontro, i dannati si
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gridavano vicendevolmente: il prodigo “perché ti tieni così stretto il denaro?” all’avaro, e questi
“perché lo sperperi?” al prodigo
3. a questo punto, Virgilio spiega a Dante che tutti questi dannati non fecero mai in vita loro alcuna
spesa con moderazione; inoltre, che, nella schiera di costoro, coloro che hanno il capo rasato furono
cardinali e papi (ovvero, persone in cui si manifesta abitualmente l’avidità); continuando, dice al poeta
che lui non riuscirà a riconoscere nessuno di questi dannati poiché la loro pena li ha abbruttiti talmente
tanto che ora sono impenetrabili a qualsiasi tipo di riconoscimento; infine, gli racconta il destino degli
avari e dei prodighi dopo il Giudizio Universale: gli avari risorgeranno dalla tomba col pugno chiuso, i
prodighi coi capelli rasati
4. Virgilio, su richiesta di Dante, spiega al poeta la natura della fortuna a cui sono legati i beni terreni:
Dio ha creato i cieli, affidandoli alle intelligenze celesti (cioè le schiere angeliche) in modo tale che
queste potessero farli muovere, diffondendo così la luce in tutti i cieli; allo stesso tempo, Dio ha
affidato invece i beni terreni ad un'intelligenza motrice, ovvero la fortuna, la quale doveva impegnarsi
a trasferire i beni da un popolo a un altro è per questo che si verificano i mutamenti di sorte; proprio
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in virtù di questi mutamenti di sorte, la fortuna viene tanto criticata dagli uomini, ma ad essa non
interessa poiché, seguendo la volontà di Dio, è beata e non si fa tangere da queste ingiurie
5. a questo punto, Virgilio dice a Dante che ormai è tempo di andare poiché le stelle, salite al cielo nel
momento in cui il viaggio era cominciato, stanno ormai tramontando (è infatti oramai passata la
mezzanotte); proseguendo, i due poeti incontrano un corso d'acqua nera che percorrono, facendo così
ingresso nel 5° cerchio; all'interno di quest'ultimo, il corso d'acqua sbocca in una palude chiamata
Stige (formata dalle lacrime del Vèglio di Creta) 6. in questa fanghiglia, Dante vede dei dannati
imbrattati che si colpivano furiosamente a vicenda, sbranandosi a morsi; Virgilio gli spiega che
costoro, in vita, furono uomini che si lasciarono vincere dall'ira [questo il contrappasso]; inoltre, vuole
che il poeta sappia che vi sono altri dannati completamente immersi nel fango, che coi loro sospiri
producono bolle in superficie: essi sono gli accidiosi, che ripetono una nènia ("Durante la nostra vita,
fummo tristi nonostante la luce del sole, ed ora lo continuiamo ad essere in questo fango nero") →
tuttavia, essendo immersi in toto nel fango, essi non possono far altro che gorgogliare, finendogli
infatti il fango in bocca, non potendo così pronunciare le parole con chiarezza; infine, i due poeti
giungono ai piedi di una torre
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-------------- Flegiàs/Dite
8° Canto (5° Cerchio) [Iracondi: Filippo Argenti]:
1. i due poeti, arrivati ai piedi di questa torre, scorgono due fiammelle luminosissime che si
accendevano ed una terza che da lontano sembrava rispondere al loro segnale; così, Dante,
preoccupato, chiede a Virgilio chi sia l'artefice di tali fuochi e che significato essi abbiano molto
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probabilmente, ad accenderle, sono stati proprio i diavoli, essendosi resi conto dell'arrivo di due
estranei (di cui, uno, vivo) 2. Virgilio gli risponde
dicendo che, sulla Palude Stige, può ben rimirare una persona attesa (che appunto Virgilio stava
aspettando, sapendo che sarebbe arrivata): "veloce come una freccia scoccata da un arco, arriva
un'imbarcazione guidata da un solo marinaio, il quale pensa di dover trasportare un'anima dannata
giunta all'Inferno" (costui è Flegiàs, re dei Làpiti, che incendiò il tempio di Apollo in Delfi, per
vendetta contro di lui che aveva violentato sua figlia Corònide: in questo modo Flegiàs rappresenta un
esempio di ira sacrilega); a questo punto, Virgilio si rivolge a Flegiàs, che minaccioso urlava,
pensando di stare andando a prendere un dannato; così Virgilio gli spiega che non è necessario gridare
in quanto loro rimarranno in suo potere giusto il tempo di attraversare il fango; Flegiàs reprime quindi
la propria ira, ed i due poeti salgono sull'imbarcazione essa, insolitamente, fende molta più acqua
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del solito: essendo infatti Dante, vivo, il suo corpo è pesante (la barca era solita invece trasportare
soltanto anime) 3. a un
certo punto, Dante, durante la traversata, viene raggiunto da una figura umana che riemerge dal fango,
chiedendo al poeta chi sia e perché sia giunto ivi prima di morire; Dante lo riconosce: è Filippo
Argenti (esponente di una famiglia molto potente di Firenze, famoso per la sua ricchezza nonché per
l'arroganza nell'ostentarla; soprannominato "Argenti" poiché fece sellare il proprio cavallo d'argento) a
cui dice che è giusto che si trovi lì e che ci debba rimanere per l'eternità per la prima volta, il poeta
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mostra la propria contentezza per la pena di un dannato; costui, adirato, cerca di capovolgere quindi
l'imbarcazione, tuttavia interviene Virgilio che lo rimprovera, cacciandolo, confortando infine Dante
4. così Dante vuole
ottenere una vendetta contro Filippo Argenti, perciò chiede a Virgilio di poter vedere il dannato
tuffato in quella fanghiglia sudicia; ecco che Virgilio gli dice che prima di raggiungere la sponda
opposta, potrà vedere ciò che desidera; sùbito dopo Dante vede appunto l'Argenti colpito da un'onda di
fango, per poi rimirarlo sbranantesi coi suoi stessi denti
5. in seguito i due poeti lasciano la palude e Dante viene raggiunto da
un coro di urla di dolore; Virgilio gli spiega che sono vicini alla città di Dite, i cui abitanti sono carichi
di colpe e pene, inoltre che essa consta di un esercito di diavoli; ecco che i due poeti scorgono le due
torri che appaiono rosse poiché arroventate da un fuoco eterno; a questo punto, giunti alla sponda
opposta, Flegiàs li invita a scendere in quanto sono arrivati all'ingresso della città; appaiono così dei
diavoli che chiedono furibondi chi sia quest'uomo che viaggia vivo nel regno dei morti; Virgilio
chiede loro di poter parlargli in privato, senza la presenza di Dante; costoro acconsentono ma
richiedono che Dante se ne vada da solo poiché Virgilio, essendo dannato, per loro deve ritornare nel
suo cerchio qui troviamo la prima apostrofe al lettore di Dante, che gli si rivolge spaventato,
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raccontando di aver temuto di non poter più far ritorno nel mondo dei vivi; perciò il poeta si rivolge a
Virgilio supplicandolo di non abbandonarl