vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Riassunto Canto 3 Inferno
Il canto si apre con la famosa descrizione della porta infernale: non viene detto dove essa precisamente si collochi, qui viene citata soltanto la scritta che campeggia su di essa, di colore oscuro (forse anche quanto al senso, visto che Dante deve chiedere spiegazioni a Virgilio). L'ingresso nell'Inferno ha un effetto traumatico per Dante, colpito da sensazioni visive (l'oscurità fitta) e uditive (le disperate grida dei dannati) che lo fanno angosciare e provocano in lui il pianto, come altre volte avverrà nella Cantica.
Il Vestibolo (o Antinferno) è il primo luogo dell'Oltretomba a essere visitato. Esso è abitato dagli ignavi, non propriamente dannati ma in ogni caso condannati a una pena molto severa, in cui è visibile un contrappasso: l'insegna che essi devono inseguire è senza significato, come priva di scopo è stata la loro vita terrena (infatti Dante li definisce sciaurati, che mai non fur vivi).
Tra essi è citato, indirettamente, papa Celestino V, colui / che fece per viltade il gran rifiuto: Dante gli rimproverava di aver ceduto la tiara a Bonifacio VIII, suo acerrimo nemico e artefice del suo esilio in seguito alla vittoria dei Neri a Firenze. L'identificazione pare certa, anche se non sono mancati commentatori che hanno visto in lui altri personaggi, come Esaù, Pilato, Giuliano l'Apostata. Insieme a loro vi sono anche gli angeli che, al momento della ribellione di Lucifero contro Dio, non si schierarono né da una parte né dall'altra, restando neutrali; la presenza di questi personaggi nell'Antinferno è motivata da Virgilio col fatto che i dannati potrebbero attribuirsi dei meriti rispetto a loro, il che spiega anche il disprezzo mostrato dal maestro e il suo invito a Dante affinché non si soffermi troppo sulla loro pena. Il vero protagonista dell'episodio è poi Caronte, il traghettatore delle anime dannate.
cheDante descrive traendo spunto dal personaggio virgiliano del libro VI dell'Eneide: rispetto alCaronte classico, tuttavia, quello dantesco appare con tratti decisamente demoniaci (soprattutto gli occhi circondati di fiamme) e ciò è coerente con la interpretazione in chiavecristiana delle figure mitologiche, in quanto le divinità infere venivano spesso consideratepersonificazione del diavolo e lo stesso farà Dante con altre creature infernali, come adesempio Minosse, Cerbero, Pluto. La reazione del demone all'apparire di Dante è analoga aquella degli altri guardiani infernali che il poeta incontrerà più avanti, in quanto ancheCaronte tenta di spaventarlo e di impedire il suo viaggio attraverso l'Inferno: queste figuresimboleggiano gli impedimenta di natura peccaminosa che ostacolano il cammino diredenzione dell'anima umana, non a caso infatti è sempre Virgilio (allegoria della ragione) azittirli e a consentireIl passaggio di Dante. Significativo è il fatto che qui Caronte predica a Dante la sua salvezza, dicendogli che approderà ad altri porti e che sarà portato da una barca più lieve della sua, ovvero quella dell'angelo nocchiero del Purgatorio; Virgilio lo riduce al silenzio con una formula (vuolsi così colà dove si può / ciò che si vuole, e più non dimandare) che userà, con lievi varianti, anche con Minosse e con Pluto.
I dannati sono descritti nella loro fisicità, come corpi nudi e prostrati, che si assiepano sulla riva dell'Acheronte ansiosi di passare dall'altra parte (Virgilio spiega a Dante che è la giustizia divina a spronarli in tal senso). I dannati bestemmiano e maledicono il giorno in cui sono nati, secondo i modelli biblici di Giobbe e di Geremia; hanno un aspetto corporeo, in quanto le pene che dovranno subire provocheranno in loro un dolore fisico. Il loro gran numero, come del resto quello
sembra essere un segno del giudizio divino. Il passaggio del fiume Acheronte e l'incontro con Caronte rappresentano il momento in cui i peccatori vengono condannati e separati dai giusti. La barca di Caronte simboleggia la condanna eterna dei peccatori, che vengono stipati insieme come un grumo di male. Il gesto di Caronte di colpire con il remo chiunque tenti di adagiarsi sul fondo rappresenta la sua volontà di far pagare a tutti i peccatori le loro colpe. La formazione di una schiera altrettanto folta sulla sponda opposta del fiume indica che il male e il peccato sono diffusi in modo ampio e pervasivo sulla Terra. Nonostante la condanna eterna, sembra che ci sia sempre una nuova generazione di peccatori pronta a prendere il posto di quelli che sono stati condannati. Infine, la chiusa dell'episodio con il terremoto lascia un senso di enigma. Dante non spiega la causa del terremoto, ma sembra essere un segno del giudizio divino. Potrebbe rappresentare la punizione per i peccatori o un avvertimento per coloro che sono ancora in vita a evitare il loro destino. In ogni caso, il terremoto sottolinea la potenza e la giustizia di Dio nel punire i peccatori.