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Gerusalemme

Selva Oscura

1° Canto (Proemio di tutta la Commedia):

1. il viaggio di Dante comincia il 25 Marzo (o l’8 Aprile, Venerdì Santo?) del 1300

2. all’età di 35 anni (ecco il ‘nel mezzo del cammin’, morendo lui nel 1321 a 71 anni: all’epoca la vita

media era infatti di 70 anni ca.)

3. il poeta si perde appunto nella Selva Oscura (allegoria del peccato), che è “oscura” poiché è ancora

notte e la vegetazione è fin troppo fitta da far penetrare i raggi del Sole

4. Dante non riesce a descrivere l’oscurità di questa selva poiché il ricordo di essa lo fa ancora

rabbrividire né tantomeno il modo in cui si è perso in essa, avendo smarrito difatti la diritta via

(ovvero l’immagine di Cristo, cioè il cammino morale per raggiungere la beatitudine)

5. il poeta, vagando per la selva, giunge ai piedi del Colle della Grazia (colle illuminato dai raggi del

sole, cioè l’unico elemento irradiato di luce nella selva), ovvero il passaggio diretto per Dio, quindi la

condizione morale-esistenziale illuminata dalla grazia divina

6. egli si rassicura alla vista del colle, “come un naufrago che dopo aver raggiunto la riva, si volta

indietro a guardar il mare in cui poco prima ha rischiato di annegare, ancora con terrore”, così rimira

la selva dove ha appunto trascorso tutta la notte precedente

7. Dante comincia perciò la scalata del Colle della Grazia, ma il suo sforzo verso il bene è

insufficiente (ecco il “sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso”)

8. ecco che sopraggiungono, una per volta, 3 fiere: la prima è una lonza (molto veloce e ricoperta di

pelo chiazzato di lince; è un felino non meglio identificabile, nato fra leone e leoparda, che

rappresenta la lussuria), perciò il poeta è costretto a fermarsi; giunge poi l’alba e si sente così

rassicurato dalla prima luce del Sole e dalla Costellazione dell’Ariete (che annuncia l’arrivo della

Primavera: stagione positiva di rinascita), tuttavia si ripresenta la paura; si manifesta poi una seconda

bestia, un leone famelico a tal punto da far tremare l’aria circostante (che rappresenta superbia ed ira);

infine una terza, una lupa che nonostante la sua magrezza sembra carica di ogni bramosia (che

rappresenta le brame insaziabili della cupidigia, cioè l’avidità); con il sopraggiungere della lupa, egli

rinuncia alla scalata ad ogni modo, ciascuna delle bestie pare svanire nell’altra

9. Dante per la paura sta sul punto di allontanarsi dal colle per riaddentrarsi nella selva, quando appare

una figura evanescente per il lungo silenzio (è Virgilio, che rappresenta la ragione che ha taciuto così

a lungo nell’anima del poeta, a tal punto che nel momento in cui si manifesta, pare poco udibile); egli

chiede ad essa di avere pietà di lui, sentendosi minacciato; ecco che la figura gli si presenta,

raccontandogli la propria storia (senza però palesarsi mai), ribadendo poi di aver vissuto nel tempo del

paganesimo (ecco il motivo per cui Virgilio è all’Inferno, fra i non-battezzati); Dante si rivolge così a

Virgilio facendogli capire di averlo riconosciuto e lo loda dicendogli che lui è il poeta da cui ha

imparato a scrivere versi; infine gli chiede aiuto contro la lupa

10. Virgilio così gli dice che non può più proseguire il cammino per quella strada, essendo necessario

che compia un altro tragitto che lo farà passare per i 3 Regni dell’Oltretomba; inoltre, spiega a Dante

che la lupa non faccia passare nessuno per quel punto e che possa persino arrivare ad uccidere, tanto

che rivela al poeta la peculiarità propria della lupa, ovvero che anche dopo il pasto essa abbia

comunque più fame di prima; nondimeno, che unendosi essa (la Chiesa corrotta?) a molti altri animali

(= re, prìncipi, popoli?), indurrà al peccato fin quando non arriverà il veltro (= lett. “un cane da

caccia”; un Imperatore come Arrigo VII od un Papa come Benedetto XI?) che la farà morire

dolorosamente il veltro sarà caratterizzato da Sapienza, Amore, Virtù (le 3 entità della Trinità; in

ordine: Figlio, Spirito Santo e Padre) e il suo potere si estenderà tra feltro e feltro (tra Feltre nel

Bellunese e Montefeltro nella valle del Po; probabilmente poiché l’imperatore, prima d’essere

incoronato a Roma, doveva ricevere a Milano la corona d’Italia); infine, Virgilio spiega al poeta che

sarà lui la sua guida per il viaggio che si svolgerà però soltanto per 2 dei 3 Regni ultraterreni (Inferno

e Purgatorio; ciò poiché arrivati nell’Eden, l’ultima parte del Purgatorio, Dante sarà affidato a Beatrice

in quanto Virgilio non essendo battezzato non può entrare in Paradiso); il poeta gli si affida e ha inizio

il cammino

2° Canto [Dubbi di Dante]:

1. si conclude il primo giorno, sopravvenendo la notte (“mentre le ore notturne rappresentano per tutti

gli animali un momento di riposo dalla fatica, per Dante invece simboleggiano l’inizio del viaggio”);

il poeta invoca le Muse, chiedendo loro aiuto nel permettergli di trascrivere tutto ciò che la sua

memoria ha registrato

2. Dante, parlando con Virgilio, gli riporta 2 esempi, nella storia, di catarsi (da vivi) negl’Inferi: il

primo è Enea ed il secondo San Paolo; il poeta non si sente all’altezza di nessuno dei due personaggi

in quanto, Enea fu il fondatore di Roma (personaggio importantissimo nella storia) e Paolo di Tarso

compì la discesa per dare legittimità alla Fede (infatti, avendo lui visto l’Oltretomba, può così

garantire l’esistenza di dannazione o beatitudine future)

3. perciò a Dante sopraggiungono dei dubbi che espone a Virgilio: per quali suoi meriti egli dovrebbe

fare lo stesso viaggio, per volontà divina?; Virgilio lo accusa perciò di viltà e gli racconta un aneddoto

per fargli riacquistare coraggio: Virgilio si trovava nel Limbo quando sopraggiunse una donna così

bella che necessariamente doveva essere un angelo, ovvero Beatrice, che gli si rivolge dicendogli che

l’uomo che l’ha amata nella vita terrena (= Dante) si è perso in una selva e che lui lo debba

raggiungere ed aiutare, inoltre ella gli confessa che ciò che l’ha spinta a palesarglisi è l’amore (parola

polisèmica: sia quello che prova per Dante e quello verso Dio); quindi Beatrice dice a Virgilio che se

farà come gli ha detto, quando ella ritornerà davanti a Dio, lo loderà; così Virgilio le chiede perché

non abbia paura di discendere nell’Inferno: Beatrice gli dice che lei è beata e quindi che non ha paura

in quanto già stata beatificata, inoltre gli racconta che in cielo vi è una donna molto addolorata per

l’ostacolo che Dante ha incontrato, ovvero Maria in persona la Madonna si è rivolta personalmente

a Santa Lucia e quest’ultima poi a Beatrice

4. a questo punto, Virgilio dice a Dante che dal momento che 3 donne beate si preoccupano così tanto

per lui dal Paradiso, non debba perciò esitare (“come i fiori a causa del gelo notturno tengono la

corolla chiusa, appena illuminati dal Sole mattutino si aprono completamente, così Dante grazie alle

parole di Virgilio si sente incoraggiato e pronto a compiere il viaggio”)

5. infine, i due s’incamminano

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-------------- Porta dell’Inferno/Antinferno/Acheronte

3° Canto [Ignavi: Celestino V]:

1. i due poeti giungono davanti alla Porta dell’Inferno su cui è inciso un messaggio: “Attraverso la

porta si entra all’Inferno (= città dolente), dove risiedono le anime dannate (= perduta gente). La porta

è stata creata dalla Giustizia Divina e dura in eterno. Tutti quelli che passano attraverso essa, devono

abbandonare la speranza della salvezza” Dante si sente turbato da queste parole, così chiede

conforto a Virgilio che gli suggerisce di cacciar via ogni paura poiché l’iscrizione sulla porta non lo

riguarda.

2. dopo averla oltrepassata, accedono all’Antinferno, ovvero il luogo dove risiedono gli ignavi; Dante

si rende sùbito conto di due fattori: l’assenza totale di illuminazione ed un continuo gemere urlante,

tanto che arriva a commuoversi; Virgilio gli spiega quindi la natura dei dannati dell’Antinferno (“le

anime tristi di coloro che vissero senza infamia e senza lode”: gli ignavi), e che tra questi vi sono

anche quegli angeli ignavi, non-fedeli né ribelli a Dio tutte queste anime, per contrappasso, vivono

in una condizione molto particolare in quanto non sono né all’Inferno né al Paradiso

3. Virgilio a questo punto dice a Dante che non è il caso di fermarsi a parlare con loro; il poeta

comincia poi a rimirare il cerchio e vede un’insegna muoversi velocemente, cambiando sempre

direzione, senza mai fermarsi; dietro di essa, vede correre una moltitudine di gente, tra cui riconosce

“l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto” (= Celestino V, che, dopo essere salito nel 1294

al soglio pontificio, 5 mesi dopo lasciò la carica ritenendosi indegno; il papa seguente, Bonifacio VIII,

lo fece rinchiudere così nella fortezza di Fumone ove morì due anni dopo) durante la loro corsa,

questi dannati vengono punti da mosconi e vespe che rigano il loro volto di sangue, e questo sangue,

commisto alle loro lacrime, cadendo a terra viene mangiato da vermi

4. successivamente Dante vede un corso d’acqua, ovvero l’Acheronte, dov’è raccolta una gran folla di

dannati; dal fiume, arriva su un’imbarcazione un vecchio con barba e capelli bianchi che parla

minaccioso alle anime; costui è Caronte, il traghettatore delle anime all’Inferno; ad un certo punto egli

si accorge di Dante cui intima di allontanarsi dalla schiera delle anime in quanto lui è ancora vivo;

inoltre, gli anticipa che quando morirà non sarà lui ad accompagnarlo, ma una barca più lieve (ovvero

quella dell’angelo nocchiero che accompagna le anime al Purgatorio)

5. Virgilio dice così a Caronte di non arrabbiarsi poiché il viaggio di Dante è voluto da Dio (“vuolsi

così colà dove si puote, ciò che si vuole”); Caronte quindi accetta il fatto e li fa salire sulla barca;

insieme a loro salgono anche le anime dei dannati (“come in Autunno, le foglie si staccano dal ramo

dell’albero ad una ad una, così le anime lasciavano ad una ad una la riva per salire sull&

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Riassunto Inferno dal 1° al 5° Canto Pag. 1
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RickP00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Inglese Giorgio.
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