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Le anime di antiche eroine e cavalieri

Questi accontenta Dante e nomina alcune di queste anime che procedono una dietro all'altra: Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano e tante altre anime di antiche eroine e cavalieri nei confronti dei quali Dante, a solo sentirne il nome, prova una profonda pietà, rimanendo "quasi smarrito", pur senza assolverle o giustificarle.

L'attenzione di Dante viene poi catturata da due anime che stranamente volano accoppiate, a cui chiede di poter parlare. Virgilio gli consiglia di chiedere a queste due anime di avvicinarsi invocando l'amore che ancora le unisce: queste sono Paolo Malatesta e Francesca da Polenta che per essersi innamorati l'uno dell'altra furono trucidati dal marito di lei e fratello di lui.

Francesca, commossa dalla pietà che Dante ha dimostrato nei suoi confronti, rievoca la propria vicenda facendo emergere un'immagine di Amore come forza inarrestabile che li ha presi e condotti alla morte; mentre la giovane.

Parla Paolo piange e singhiozza, così che Dante vinto dall'emozione perde i sensi.

Canto VI Cerchio III

Ripresi i sensi il poeta si ritrova nel III cerchio, dove una pioggia continua, formata di acqua sudicia, neve e grandine, flagella in eterno i peccatori formando una puzzolente fanghiglia in cui essi stanno sdraiati.

CONTRAPPASSO: In vita fecero del cibo una sorta di divinità, degradati dalla loro ingordigia quasi ad animali, ed è proprio come animali che sono costretti a giacere immersi nel fango per l'eternità.

Il custode di questo cerchio è Cerbero, orribile mostro dalle tre facce, dalle mani d'uomo e dal corpo di animale, che latra con tre gole canine; questi graffia e scuoia gli spiriti che urlano come cani.

Virgilio per placare Cerbero gli butta nelle gole affamate alcune manate di fango.

I due procedono camminando sopra le anime dannate, ma ad un certo punto una si solleva invitando Dante a riconoscerlo, ma vedendo che il poeta non riesce

farlo, si rivela come il fiorentino Ciacco, che qui si trova "per la dannosa colpa de la gola". Dante pone a Ciacco (che come tutte le anime può ricordare il passato e vedere il futuro ma non conoscere il presente) tre quesiti:
  1. A che punto giungeranno le discordie tra fiorentini?
  2. In Firenze vi sono ancora persone giuste, non colpevoli?
  3. Quali sono le cause che hanno portato alla lotta civile?
Ciacco profetizza gli avvenimenti della città dopo il 1300: la lotta violenta tra la fazione dei Guelfi di parte Bianca e quella dei Guelfi di parte Nera che in un primo tempo vedrà prevalere i primi, ma che alla fine darà il controllo della città ai secondi anche grazie all'intervento di Bonifacio VIII. Dice poi che i giusti in Firenze sono appena due (forse Guido Cavalcanti e Dante stesso) e che le cause delle lotte tra concittadini sono state l'invidia, la superbia e l'avarizia. Dante chiede ancora, se alcuni personaggi della generazione a

Lui precedente si siano salvati o siano stati dannati; Ciacco gli risponde che sono stati tutti dannati e scaraventati in parti più basse dell'inferno, e che lui potrà incontrarli procedendo nel suo viaggio. Prima di rigettarsi nel fango Ciacco chiede infine a Dante di ricordare ai vivi la sua figura affinché possa sopravvivere nella loro memoria.

Il canto si conclude con una digressione di Virgilio sul Giudizio Universale, mentre i due giungono dinanzi al demonio Pluto, colui che è a guardia del IV cerchio.

Canto VII Cerchio IV e V

Dante e Virgilio giungono nel IV cerchio occupato da coloro che non seppero amministrare con senso della misura il denaro: i Prodighi e gli Avari. Distinti in due schiere, sono costretti a spingere dei macigni con il petto procedendo in direzioni opposte a semicerchio e, giunti alla fine del cerchio a loro destinato, si scambiano delle accuse e ricominciano al contrario.

CONTRAPPASSO: sono costretti a compiere per l'eternità

Uno sforzo completamente inutile, come inutile fu in vita accumulare o sperperare denaro. Proseguendo il loro cammino i due giungono nel V cerchio dove si trova la Palude Stigia, dove Dante vede delle anime che vi sono immerse e che si mordono e percuotono a vicenda, sono questi gli Iracondi.

CONTRAPPASSO: come in vita sfogarono sul prossimo la loro ira, ora sono destinati a sfogarla per sempre su se stessi e sui propri compagni di condanna. Il gorgogliare della palude evidenzia la presenza di altre anime sotto alla melma (Tristi o Acidiosi), che appartengono a coloro che in vita non sfogarono la loro ira ma la serbarono nel loro animo.

CONTRAPPASSO: dovranno per l'eternità giacere sommersi nella melma, allo stesso modo in cui tennero la propria violenza e ira racchiusa nel proprio animo.

Canto VIII Cerchio VI due vengono condotti attraverso la palude dal demonio Flegiàs e, giunti dalla parte opposta, vedono le mura rosseggianti della città di Dite, il basso Inferno, che

Racchiude i peccatori più gravi. Davanti alla porta vi sono numerosi diavoli che si oppongono all'entrata di Dante e Virgilio. Il poeta consiglia al proprio maestro, se non vi è altra soluzione, di tornare indietro, ma questi incoraggia Dante dicendogli che qualcuno è già stato mandato in loro aiuto.

Canto IX Porta di Dite e Cerchio VI

Arriva in loro soccorso un messo celeste (un angelo) che avanza sulla palude e apre la porta con una verga, rimprovera i diavoli e riparte; entrano così nel VI cerchio, un enorme necropoli disseminata di sepolcri scoperchiati e resi arroventati da delle fiamme.

Virgilio spiega a Dante che quelle anime lamentose sono quelle dei Propugnatori di eresie (i capi) e dei loro seguaci: gli Eretici.

CONTRAPPASSO: i loro sepolcri in cui dovranno giacere per l'eternità sono arroventati dalle stesse fiamme che li uccisero dopo la condanna che ricevettero dalla chiesa per il loro credo eretico: dovranno scontare quella.

condanna fino al giorno del Giudizio Universale. I due proseguono su un sentiero che si avanza tra le mura e l'area destinata ai sepolcri, dove incontreranno Farinata degli Uberti, un famoso capo Ghibellino.

Canto X Cerchio VI

Mentre i due procedono il loro tragitto, Dante chiede se si possano vedere coloro che vi sono sepolti e Virgilio, dopo aver spiegato che tutti gli avelli verranno richiusi dopo il Giudizio Universale e che in quella zona si trovano coloro che negarono l'immortalità dell'anima, rassicura Dante dicendogli che presto la sua richiesta sarà soddisfatta, così come quella che ancora non ha osato avanzare.

Improvvisamente una voce proveniente da una tomba invita Dante a fermarsi, avendolo riconosciuto come fiorentino; Dante sbigottito si avvicina a Virgilio che però lo spinge tra le tombe, verso quella in cui si erge maestoso Farinata che non riconoscendo Dante gli chiede chi fossero i suoi antenati. Saputolo, dichiara che essi furono...

suoi avversari che lui scacciò da Firenze per ben due volte; puntonell'onore familiare Dante risponde che se furono cacciati, essi seppero entrambe le volte ritornare,cosa di cui non furono capaci gli Uberti.Nel frattempo sorge da un'arca vicina un'altra ombra che vedendo Dante gli chiede come maiessendo egli qui per altezza d'ingegno non ci sia con lui suo figlio; il poeta che ha riconosciuto ilpadre del suo amico Guido Cavalcanti, risponde che suo figlio disdegnò la teologia.Il verbo al passato fa credere al povero padre che il figlio sia morto e, poiché Dante esita a smentire,interpreta ciò come una conferma e precipita nel sepolcro per non uscirne più.Canto XI Cerchio VIDante e Virgilio per abituare il proprio olfatto al cattivo odore proveniente dal basso si fermanoall'avello del Papa Anastasio IV, condannato alla dannazione eterna per essere stato un monofisista,cioè per aver creduto che in Gesù Cristorisiedesse la sola natura umana e non anche quella divina. A questo punto Virgilio si dilunga in una digressione dottrinale sulla strutturazione del basso inferno:

CITTA' DI DITE:

  • VII cerchio:
    • Violenti contro il prossimo;
    • Violenti contro se stessi;
    • Violenti contro Dio, la natura e l'arte;
  • VIII cerchio:
    • Coloro che frodarono chi non si fidava di loro: 10 bolge;
  • IX cerchio:
    • Coloro che tradirono chi si fidava di loro: 4 bolge.
Tutto ciò perché la disposizione dei peccatori segue il criterio della gravità che ha il peccato commesso per Dante:

Fuori dalla città di Dite:

  • Peccati meno gravi:
    • Peccati per incontinenza;

Dentro alla città di Dite:

  • Peccati più gravi:
    • Peccati per matta bestialità;
    • Peccati per malizia.
Canto XII Cerchio VII, I girone del basso inferno Scendendo al livello sottostante tramite una di quelle frane che sconvolsero l'inferno in seguito alla morte di Cristo, incontrano il Minotauro (altra figura della mitologia classica),colui che custodisce quel cerchio, il quale tenta di ostacolare il loro camino: Virgilio comincia a deriderlo e a farsi beffe di lui, che per questo si infuria e comincia a saltellare; accecato dalla rabbia non si accorge che i due uomini ne approfittano per scappare oltre. Entrando nel settimo cerchio, vedono che questo è attraversato da un fiume pieno di sangue (il Flegetonte) in cui sono immersi tiranni, omicidi e predoni: li sorvegliano i Centauri che saettano chi osi sollevarsi. Virgilio parla con Chirone, il capo dei centauri, spiegandogli il loro scopo e gli chiede che un centauro li traghetti sull'altra sponda; colui che li accompagna sull'altra sponda del Flegetonte è Nesso, il quale spiega loro chi siano le anime sommerse: - Tiranni - fino agli occhi - Perché in vita infierirono sulle persone e sui beni; - Omicidi - fino alla gola - Perché in vita infierirono sulle persone; - Briganti - a diverse altezze - Perché in vita infierirono sui

beni;Canto XIII Cerchio VII,II girone del basso inferno

Dante e Virgilio entrano nella selva in cui vi sono i suicidi e gli scialacquatori dei propri beni (coloro che sperperarono con violenza: es. bruciarono i loro beni, gettarono il proprio denaro in acqua, ecc).

Questi peccatori sono stati tramutati in alberi e cespugli con rami nodosi, foglie scure e con spine velenose tra le quali nidificano le Arpie (altro essere mitologico).

Dante sente dei lamenti che pensa provengano da anime invisibili, ma su invito della sua guida spezza un rametto e da esso sente scaturire delle parole e fuoriuscire del sangue.

Virgilio si scusa con l'anima e gli chiede di rivelare chi fosse in vita in modo che Dante possa ricordare il suo nome sulla terra: il dannato dice di essere stato Pier della Vigna, un funzionario di Federico II che, per invidia, fu accusato dai cortigiani di essersi arricchito indebitamente alle spalle del sovrano, approfittandosi del proprio incarico.

Il re di Sicilia diede credito alle

malelingu

Dettagli
Publisher
A.A. 2005-2006
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Tateo Francesco.