vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La televisione cambia il divismo
Il divo della televisione – differentemente dal divo cinematografico- vuole apparire a tutti i costi normale. La televisione, anziché creare i propri divi, va a ricercarli nella vita reale per poi tentare di renderli conosciuti e familiari, in un rapporto quasi confidenziale con lo spettatore. Questo rapporto è mediato, solitamente, dalla figura del presentatore.
Vecchi e nuovi presentatori. Il presentatore è un mediatore perché dotato di una personalità non particolarmente invadente e con il compito, pertanto, di avvicinare il programma che conduce al pubblico. Il presentatore più importante della televisione italiana è stato, probabilmente, Mike Bongiorno, un personaggio-simbolo che si identificava fortemente con la storia della televisione italiana. La chiave del suo successo – secondo Umberto Eco – è stata la sua mediocrità: parlava un italiano elementare, compiva spesso gaffe.
enon si vergognava della sua ignoranza. Secondo Eco, all’inizio degli anniOttanta del Novecento è avvenuto il passaggio dalla paleotelevisione – che erafortemente pedagogica e a portata di uno spettatore passivo – allaneotelevisione – che si adatta ai bisogni d’evasione dello spettatore e in cuiquest’ultimo era sempre più coinvolto grazie alla possibilità di partecipareattivamente ai programmi attraverso telefonate (e poi, più in là, attraverso lapresenza di un rappresentante presente in studio). Nonostante questopassaggio la figura del presentatore ha continuato ad essere rilevante, anzi, latelevisione non ne ha potuto mai fare a meno. Diversi sono stati i presentatoriimportanti: da Pippo Baudo a Raffaella Carrà; da Gerry Scotti a Paolo Bonolis;da Alessia Marcuzzi a Maria de Filippi. Il presentatore è da considerarsi un divodotato di un’identità debole.I divi dei reality show. Quello delreality show è il genere televisivo che ha comportato i maggiori cambiamenti per il ruolo del divo. Tale genere rappresenta la realizzazione di qualcosa che, nelle società contemporanee, è considerato estremamente importante: poter essere inquadrati da una telecamera. La modalità di comunicazione adoperata all'interno dei reality è basata su un modello relazionale di conflittualità (transtelevisione), in cui tutti sono contro tutti: gli spettatori sono contro i concorrenti – perché attraverso il televoto possono scegliere chi far andare avanti e chi eliminare; i concorrenti sono l'uno contro l'altro. Il modello del reality show ha successo soprattutto perché esso cattura e restituisce allo spettatore la realtà durante il suo svolgimento. Le regole cui gli "attori" devono attenersi durante la messinscena possono essere modificate in corso d'opera e ciò rende gli avvenimenti imprevedibili.
Proprio come nella vita reale. Inoltre, poiché lo spettatore si identifica nella personalità di uno dei personaggi, viene a crearsi quel rapporto di reciprocità che, secondo Simmel, si trova alla base della vita sociale e, quindi, determina il successo dello show. Col reality show la televisione diventa uno specchio grazie al quale non è più lei che parla allo spettatore, ma quest'ultimo che parla a se stesso di se stesso.
Musica e divismo. Nelle società contemporanee il sistema dei media ha assunto un ruolo centrale e pertanto ogni divo ha la necessità di rendere maggiormente intenso il suo rapporto con i fan, costruendosi un'identità pubblica. Il divo è veramente tale quando, a fianco della sua identità pubblica, è in grado di dare vita ad un processo di smascheramento – che lo fa conoscere così per come realmente è – che permette di sviluppare un processo di coinvolgimento affettivo.
Inizialmente, per costruire il rapporto divo/fan era utilizzata la radio ma, successivamente, con Elvis Presley e i Beatles, ha iniziato ad essere sfruttata anche la forza promozionale della televisione e diventa fondamentale l'identità visiva. Nel corso degli anni Ottanta del Novecento l'identità visiva diventa sempre più rilevante. I recenti sviluppi tecnologici - che hanno consentito la diffusione di nuovi strumenti elettronici e nuove tecniche di registrazione - hanno reso abituale l'esibizione in playback, evidenziando che ad essere importante era soprattutto l'aspetto visivo, cioè il modo in cui i musicisti si presentavano al pubblico. Ciò ha aperto la strada alla diffusione dei videoclip. In realtà, è stata la messa in onda del videoclip "Killed The Radio Star" dei Buggles, ad opera di MTV, a determinare la svolta: per la prima volta un videoclip ha fatto da traino ad una canzone. Il successo è stato
tale che, in pochi anni, il video è diventato strategia indispensabile per il successo in ambito discografico. Una conseguenza particolarmente rilevante della diffusione dei videoclip è stato l'affermarsi di cantanti di scarsa qualità musicale che diventano attrattivi per il loro aspetto esteriore. I divi dello sport. Le televisioni investono notevoli risorse economiche nell'acquisto dalle società sportive dei diritti delle principali manifestazioni, perché possono permettersi di far pagare eventi che un tempo venivano fruiti gratuitamente, ma anche perché possono guadagnare molto dalla vendita degli spazi pubblicitari inseriti in tali eventi. Questi ultimi, infatti, attirano un gran numero di "spettatori tifosi" che, essendo emotivamente coinvolti nel guardare i loro atleti del cuore, sono attenti e partecipi anche nel momento in cui guardano gli spot trasmessi. Gli eventi sportivi, inoltre, consentono di collocare lo stimolo al consumo.rappresentato dal marchio di un'azienda o da uno slogan pubblicitario, al centro dell'azione. Ad esempio, nell'ambito di una gara di Formula 1, è estremamente difficile riuscire a separare la competizione sportiva dallo stimolo al consumo - caratterizzato dai marchi posti sui caschi, sulle divise, sulla carrozzeria, etc. Anche in una semplicissima partita di calcio gli slogan compaiono in più parti. Una delle figure più importanti in ambito sportivo è, senza dubbio, quella del cestista Michael Jordan. Il suo successo è stato possibile grazie alla combinazione dei suoi successi sportivi con l'ingresso sul mercato della Nike, che di quest'icona sportiva ha fatto il punto focale delle sue attività di marketing. Con la televisione è nata una nuova maniera di guardare lo sport che, anziché essere fruito direttamente allo stadio, viene mediato e "narrativizzato" per essere maggiormente coinvolgente.Fruibile espettacolare. Lo sport è stato mediatizzato e in questo modo è diventato uno dei fenomeni più importanti della cultura pop. I grandi personaggi dello sport conducono ormai la loro esistenza pubblica più fuori dai campi di gioco che dentro.
Moda e modelle. Nella moda il ruolo divistico viene occupato dalla figura della modella, inventata a Parigi da parte del couturier Charles Frederick Worth. La modella, nelle riviste e nei messaggi pubblicitari, veniva utilizzata come strumento per la presentazione degli abiti creati dai sarti. In generale, le modelle avevano un'identità debole. Nel corso della seconda metà degli anni Ottanta, però, esse hanno iniziato ad esibire una loro propria personalità, in conseguenza delle scelte di grandi stilisti come Versace, Armani, Dolce & Gabbana, Calvin Klein e, alcune di esse, si sono trasformate in "top model", ossia in personaggi divistici in grado di attribuire un valore.
aggiunto agli abiti indossati (pensiamo a Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Helena Christensen, etc.). A fianco di modelle prestigiose e importanti, però, nel corso del tempo hanno iniziato ad inserirsi ragazze dall'aspetto normale, talvolta anche bruttine, a dimostrazione della necessità di una moda che deve adattarsi ai mercati e ai consumatori di tutto il mondo. 3. IL NUOVO DIVISMO DEL WEB A partire dalla metà degli anni '90, con l'arrivo del web e, soprattutto, con il passaggio di questo alla cosiddetta fase 2.0, gli individui hanno potuto realmente trasformarsi da spettatori passivi in produttori attivi dei messaggi mediatici. Ciò è stato possibile grazie all'introduzione e alla diffusione dei social network e di alcuni servizi - come Periscope di Twitter o Facebook Live - che consentono di trasmettere in diretta streaming. Di ciò hanno approfittato i divi ma anche le persone comuni. Divi e social media. Il divismo siè sempre basato su un rapporto partecipativo tra attori e spettatori (che collezionavano foto o inviavano lettere) e, per questo, l’arrivo dei nuovi media digitali ha migliorato, dal punto di vista della qualità, la relazione che i divi stabiliscono con i propri fan. Questi ultimi, infatti, attraverso i social network, possono intervenire più significativamente nel rafforzare e diffondere l’immagine di un determinato divo. Allo stesso tempo, anche i divi possono, attraverso i nuovi media, migliorare la propria capacità di controllare l’immagine di sé che intendono trasmettere. Il selfie scattato durante la cerimonia della consegna degli Oscar del 2014, tra importanti attori cinematografici seduti nelle prime file della sala (Brad Pitt, Maryl Streep, Julia Roberts, Kevin Spacey, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence) è stato il selfie più ritwittato (oltre 3 milioni di invii in poco tempo) dimostrano come l’avvento dei social
Il network ha consentito ai divi di incrementare la loro presenza mediatica e gestire autonomamente il rapporto con i propri fan, trasmettendo loro la sensazione di farli entrare nella loro intimità. I divi più giovani, che si sono formati nell'era del web, a volte, pur non possedendo nemmeno delle qualità o dei meriti rilevanti, grazie alla loro capacità di utilizzare efficacemente i social network, riescono ad ottenere un'elevata visibilità pubblica. È il caso della star americana del web Kim Kardashian che non sa né cantare né ballare né recitare ma si limita a raccontare la propria vita di ogni giorno insieme a familiari e amici, esibendo costantemente il suo corpo. Un caso simile è quello di Paris Hilton, ricca ereditiera dell'impero americano degli alberghi, divenuta negli ultimi anni un personaggio noto della cronaca rosa, in grado di determinare con il suo stile vistoso, infantile e trash mode.
fenomeni di consumo di tipo imitativo presso masse di raga