Riassunto esame Teoria dei Linguaggi, testo consigliato: L'onda dell convergenza, Tomassini
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collaborativa. In questo modo, avendo una visione d’insieme sul sistema, si riesce ad
integrare rapidamente le nuove informazioni e ad adattarsi al nuovo contesto. Per operare
nella e-culture, le organizzazioni devono trasformarsi in comunità di scopo; la comunità fa
si che le persone si sentano membri, non solo dipendenti.
La rete del valore
11.
Una rete del valore è un network dinamico di relazioni cliente-fornitore e di flussi di
informazioni. E’ attivata dalla domanda del consumatore ed è in grado di rispondere in
modo rapido ed affidabile alle esigenze che esso esprime . la rete del valore è definita tale
poiché crea valore per tutti i suoi partecipanti e perché tutti i soggetti che vi appartengono
sono collegati in modo reciproco da un network digitale. Con la rete del valore è possibile
rappresentare le attività e le relative risorse sotto forma di nodi , e le relazioni sotto forma
di archi. Nel modello della rete del valore i nodi rappresentano insiemi di risorse materiali ,
immateriali e umane volte allo svolgimento di attività di creazione del valore o di consumo
dello stesso. Gli archi descrivono relazioni o legami rilevanti tra risorse, e possono
rappresentare, di volta in volta, flussi di materiali o servizi, flussi di informazioni, o più
generiche relazioni di influenza tra nodi. Questa rappresentazione permette di non dare
per scontati i confini istituzionali e organizzativi entro cui i nodi o gruppi di nodi possono
trovarsi in un determinato momento storico.
Coopetition: dalla rete del valore fisica al Digital Value Network
12.
Il modello del DVN(digital Value Network) rappresenta il modello di business dell’impresa
vincente nell’economia digitale. I DVN esprimono comunità nelle quali imprese e clienti si
possono interconnettere tra loro utilizzando la tecnologia digitale dell’informazione. Un
DVN permette di realizzare tutti i desideri di clienti appartenenti all’era di Internet. E’ quindi
qualcosa di più dinamico delle reti che integrano le catene fisiche del valore delle imprese
che operano nel market place. Le relazioni al suo interno sono mobili: si formano, si
rompono, e si ricompongono sulla base delle dinamiche di mercato e sui bisogni dei
consumatori. ‘’alcune persone vedono il proprio business interamente come concorrenza.
Pensano che gestire un business sia come affrontare una guerra, e credono di non poter
vincere a meno che qualcun altro non perda. Altri invece concepiscono il proprio business
solo come un insieme di alleanze e gruppi collaborativi . ma il business è sia concorrenza
che collaborazione. E’ coopetition.’’ Ma perché è così importante la Coopetition?
L’economia della rete si è sempre basata sulle dinamiche collaborative nei networks, delle
partnership e delle joint ventures. Sebbene con l’avvento della digitalizzazione la
competizione sia aumentata fortemente, allo stesso modo sono diventate più frequenti le
forme di collaborazione tra concorrenti. Le aziende, tramite fitte reti di partnership, hanno
bisogno di rivolgersi sempre più frequentemente a fornitori, clienti ed università per
attingere nuove tecnologie e innovazione.
La coopetition si è sviluppata a causa della rapida convergenza delle industrie high tech
degli ultimi anni. E’ il segreto della Coopetition: cambiare le regole del gioco. Questo non
significa smettere di fare quello che si stava facendo, ma continuare a farlo in modo
differente, cambiando punto di vista, creando il business che si desidera, e non
adattandosi a quello già esistente. Le forze che stanno alla base del DVN sono tre:
Informazione e innovazione;
1) Disponibilità di capitali;
2) Globalizzazione.
3)
Il modello DVN si basa sull’approccio ‘’consumocentrico’’ al business. Si tratta di una
comunità di partner e clienti legati tra loro attraverso la tecnologia informatica. Tutti i
membri di questa comunità lavorano insieme per massimizzare il valore congiunto a
beneficio del consumatore finale. Il modello DVN ha tre componenti che producono valore
per il consumatore finale:
Le catene digitali del valore;
1) Le piattaforme digitali, infrastrutturali o funzionali;
2) Gli agenti facilitanti.
3)
La differenza tra catena fisica e digitale sta quindi proprio nella parola digitale, la quale
esprime una nuova modalità per la domanda e per l’offerta di incontrarsi nel market space
per generare e trasferire valore, minimizzando i costi delle transazioni. Combinando due o
più catene del valore digitale si ottiene una piattaforma della funzione digitale (PFD). Una
PFD è semplicemente una piattaforma tecnologica che sostiene i processi di business
attraverso catene del valore multiple. Attraverso una PFD , catene del valore disconnesse
e autonome sono in grado di combinare la loro offerta in modo efficiente. Una memoria
USB può essere considerato una PFD.
L’economia digitale è un modello d’economia totalmente rivoluzionario: fornitore e cliente
possono interconnettersi direttamente l’uno con l’altro e che l’economia delle cose e
l’economia della conoscenza e dell’informazione possono essere razionalizzate e gestite
in parallelo, il ruolo tradizionale assegnato agli intermediari rischia di diventare
rapidamente obsoleto. Il processo in atto nella nuova economia permette di intravedere
due traiettorie che stanno rivoluzionando il ruolo degli intermediari tradizionali. La prima ha
contenuto distruttivo. Il quantum leap(salto quantico o salto della meccanica quantistica è
un passo in avanti per comprendere meglio come funziona l’universo) indotto
dall’economia digitale provocherà l’esaurimento di alcune forme e dei ruoli
tradizionalmente assegnati alle imprese che svolgono compiti di intermediazione nella
gestione delle relazioni di scambio.
La seconda traiettoria sta invece evidenziando la nascita e l’affermazione di nuovi
intermediari e di nuovi agenti facilitanti che si propongono quali navigatori e facilitatori per
le transizioni di prodotti e servizi nella grande rete. In particolare , i cosiddetti infomediary
sono tutti coloro che nella rete assolvono il compito di collezionare e facilitare l’accesso e
lo scambio d’informazioni tra le parti che in essa operano e favorire l’incontro della
domanda e dell’offerta nel market space per iniziare e concludere una transazione. Il
perfetto info-mediario gestisce interamente un mercato, comprensivo di venditori,
acquirenti e reciproche interazioni, offrendo vantaggi a chi compra e a chi vende. Proprio
come la fabbrica tradizionale è incentrata sulla produzione, l’info-mediario è responsabile
della creazione del valore digitale, i cui contenuti sono informazioni sui clienti, sulle loro
preferenze, criteri e profili, nonché sulle strutture di vendita come assortimenti, prodotti,
servizi e condizioni. L’infomediario combina servizi e prodotti esistenti per creare una
nuova offerta dotata visibilmente di maggiore valore. Riunendo fornitori e acquirenti in un
unico spazio virtuale , l’infomediario è capace di facilitare economie di scala. Altri ruoli,
come creare un sistema variabile di definizione del prezzo favorendo l’incontro della
domanda e dell’offerta; gestire il flusso di prodotti dal fornitore iniziale al consumatore
finale; monitorare la performance di tutti i membri di un network del valore digitale;
economizzare i tempi relazionali e transazionali per gli appartenenti alla rete; gestire le
funzioni operative che includono le garanzie, i rimborsi e , in generale , ogni attività di
gestione delle difficoltà; servizio di notifica; assortimento nascosto; Upsell; consulenza.
4. La tv che cambia
negli anni, la tv si è evoluta e sviluppata. Il suo linguaggio è cambiato, la sua tecnologia è
evoluta, in Italia, la storia della televisione è decisamente singolare. Dalla prime
trasmissioni in bianco e nero degli anni 60, all’avvio delle trasmissioni ufficiali della
‘’televisione di stato’’ : la Rai. Gli anni 70 costituiscono l’avvio delle trasmissioni delle tv
private: la RAI è costretta a far spazio ad altri soggetti operanti nel mercato televisivo. Dal
regime di monopolio si da vita al duopolio di Silvio Berlusconi, con Fininivest(ora
Mediaset). Gli anni 90 decretano la completa liberalizzazione del sistema radiotelevisivo e
puntano tutti i riflettori sui nuovi sviluppi in ambito locale , su satellite e sperimentazioni di
trasmissioni via cavo. Gli anni che verranno offriranno sfide stimolate dal digitale terrestre
e dalla cosiddetta ‘’televisione in rete’’ , un confronto diretto tra il broadcaster tradizionali e
i ‘’nuovi media’’ , con Internet in primo piano. La televisione tradizionale sta tentando in
tutti i modi di ‘’rigenerarsi’’ attraverso nuove modalità di fruizione. Il mezzo, però, che
conferirà ‘’il nuovo DNA’’ alla televisione, stimolandola nel suo processo d’innovazione, è
Internet. si chiama IP Television , meglio conosciuta con la sigla IPTV. E’ la tv in rete.
Televisione su IP: IPTV
1.
Attraverso particolari sistemi di compressione e trasmissione digitale dei segnali
audiovisivi è possibile incrementare notevolmente la qualità delle immagini e del numero di
canali trasmessi contemporaneamente diffusi. Il vero driver di questa nuova forma di
televisione sarà la larga banda, consentendo di ridisegnare la nuova televisione.
IPTV: tra catena del valore e modelli di business
2.
Nell’ambito dei servizi di IPTV, la regolamentazione corrente definisce tre ruoli
fondamentali che costituiscono la catena del valore, ed in particolare: i content provider, i
network provider e i service provider. Rispetto ai canali di trasmissione televisiva
tradizionale nell’IPTV i ruoli della catena del valore sono ‘’interconnessi’’ tra loro in modo
differente; tutto ciò evidenzia una differenza di fondo: la bidirezionalità del canale
trasmissivo. Ed è proprio questo il grande valore aggiunto della ‘nuova televisione’ ,
difficilmente riscontrabile anche nei sistemi più recenti. In questo caso , assume un ruolo
importante anche il network provider, che consente di gestire l’interattività e la vera
convergenza della comunicazione.
Tra convergenza e interattività
3.
Il fenomeno della convergenza e la crescente pervasività della connettività a larga banda,
hanno creato i presupposti per lo sviluppo di un mercato di ‘’nuovi contenuti’’, che
potrebbe favorire una nuova fase di sviluppo del mercato. Quando si parla di Enhanced
television si identifica una tipologia di televisione ‘statica’ , nella quale è possibile scegliere
differenti contenuti, ma non interagire con essi. In pratica la limitazione tecnologica della
Enhanced Tv è costituita dal fatto che questo tipo di servizi televisivo non prevede un
canale di ‘ritorno’ tra l’utente e l’emittente. La televisione interattiva, realizzabile con IPTV ,
prevede invece una totale interazione tra utente ed emittente.
Tra interattività e servizi
4.
IPTV è dunque una vera e propria rivoluzione , che sta velocemente avviando una
trasformazione nei paradigmi di progettazione e sviluppo di nuovi servizi in rete. La chiave
principale di questo ‘’nuovo mondo’’ è l’interattività , realizzabile grazie alla totale
bidirezionalità della comunicazione . una bidirezionalità che consentirà di sviluppare
numerosi servizi. Il servizio video on demand, consentirà la massima personalizzazione
nella fruizione di un programma televisivo, offrendo all’utente la possibilità di decidere
quando vedere il programma preferito. Un altro servizio interessante sarà il Personal
Video Recorder (PVR) . L’utente avrà a disposizione un videoregistratore digitale ‘virtuale’
che, controllato in locale e/o da remoto attraverso il PC e/o cellulare, consentirà di avviare
registrazioni dei programmi preferiti.
7.Le strategie di triple e quad play
Oggi gli operatori si stanno concentrando sulle cosiddette strategie di triple play e di quad
play, fondate sulla convergenza di tre mercati:
• Connettività e dati
• Voce
• Multimedia.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi per le aziende di telecomunicazione che intendono
muoversi in questi settori? Il mercato della connettività e dei dati non risulta
particolarmente redditizio per gli Internet Service Provider , ma è di sicuro strategico : la
connessione è infatti il punto di partenza per la fornitura della ‘tripla offerta’. E il settore che
garantisce, in maniera integrata, il traffico voce-hardware della rete , che hanno ideato i
nuovi sistemi di trasmissione mediante IP. Non basta definire il triple play come
l’erogazione contemporanea di tre servizi (voce, video e dati) da uno o più provider in
partnership. Oltre a questo, il triple play offre connessioni convergenti che implicano una
certa facilità di utilizzo e la comodità di avere un unico conto per i servizi goduti; per le
aziende, invece, il vantaggio è che i servizi vengono forniti su un'unica banda di
trasmissione che utilizza Internet. certo, esistono alcuni fattori di criticità per l’affermarsi
del triple play: la mancanza di esperienza nella gestione dei contenuti, la canibalizzazione
dei profitti che derivano dai servizi voce, la protezione da frodi e la gestione dei diritti
digitali. Cosa succederà, poi, con il quad play? La sua applicazione- che unisce wireless e
mobile al triple play-comporterà il miglioramento dei servizi di videoconferenza wireless e
l’accesso a servizi e risorse aziendali in modalità Wi-Fi. In questa prospettiva, la richiesta
di servizi ‘’on the move’’ diventa una logica estensione del triple play: è ovvio che l’utente li
richieda sempre più quando è in movimento, grazie alle connessioni IP sul Pc e sulla tv.
Il contenuto è il Re
5. Il contenuto ‘’fai da te’’?
1.
E’ uno dei primi frutti della convergenza multimediale: si chiamano blog , videoblog,
mobileblog e podcasting. E’ la creatività personale del ‘’popolo della rete’’. Uno
straordinario potenziale valore economico di grandi dimensioni al quale ancora si è attinto
poco. E’ interessante analizzare il fenomeno dei contenuti autoprodotti per capire quali
sono le dimensioni e la reale novità, la sua essenza culturale e sociale e la sua effettiva
rilevanza economica. Secondo uno studio di Pew Internet and American Life Project , negli
Stati Uniti la metà dei teenager avrebbe creato materiali audiovisivi per il web. Per non
parlare del fenomeno dei blog: si stanno avvicinando ai quaranta milioni di siti, con ritmi
incrementali straordinari. La cosa più interessante di questo fenomeno non è quella di
capire quanti comunicatori professionali potranno emergere dalla marea di comunicatori
amatoriali, né tanto meno il tipo di modello di business da utilizzare, ma la valorizzazione
della creatività diffusa , collettiva, da questi circuiti appaiono in grado di esprimere a
prescindere dal livello qualitativo dei singoli soggetti coinvolti. Si mettono in moto
meccanismi di diffusione ‘’virale’’ di gusti e idee che intrigano molto gli esperti di marketing
online , quando si parla di contenuti ‘’autoprodotti’’.
Aggreghiamoci : protagonismo e contenuti nell’era della rete
6. Libertà è partecipazione
1.
Navigare, chattare, esplorare, bloggare: sono attività diventate ormai familiari a milioni di
persone , di ogni età , ai quattro angoli del pianeta, in ogni fascia oraria della giornata,
preferibilmente la notte. La rete ha portato una ventata d’aria fresca , permettendoci di
allargare come mai prima i nostri orizzonti, una sorta di longa manus delle nostre
intenzioni , dei nostri desideri, della nostra voglia di comunicare a più livelli. Uno strumento
che ai più introversi ha fatto trovare amici, più o meno virtuali, con i quali scambiare pareri
e aspirazioni, magari coperti dall’anonimato dell’email, ed altri ha permesso di lavorare a
distanza su progetti comuni condividendo conoscenze e documenti preziosi. Internet è
diventato uno strumento di democrazia. La creazione dei blog , di forum, di chat e
newsgroup ha accellerato i processi di formazione e integrazione di una comunità che
condivide passioni e valori e che , in molti casi è persino solidale: perché in rete ci si aiuta
e si collabora.
Community in rete. Toc, toc: c’è nessuno?
2.
Le community sono aggregazioni di persone che si incontrano e si relazionano in ambienti
digitali sulla base di qualsivoglia interesse comune. La comunità della rete sono
caratterizzate da spontaneità e generosità, a volte anche da una certa irruenza. Internet è
anche una comunità di contenuti, che possono essere scambiati grazie a link, ovvero
connessioni fra contenuti e testi di vario tipo, multimediali e non, di autori diversi e magari
in più lingue. Sulla base delle motivazioni che spingono i partecipanti a mettersi insieme,
possiamo distinguere quattro macrogruppi di community on line:
• Le topic community: nelle quali l’aggregazione si stabilisce per condividere
l’interesse verso un argomento specifico;
• Le local community: in cui i soggetti sono accomunati dalla contiguità geografica;
• Le social community: dove l’aggregazione nasce per pura interazione;
• Le target community: in cui si crea il gruppo per raggiungere un obiettivo condiviso,
sia individualmente che tutti insieme.
Esistono dunque diversi livelli di aggregazione:
• L’utenza profilata, individuabile in modo univoco.
• La tribù, un insieme di persone che si sono trovate e che usano gli strumenti di
comunicazione per interagire con regolarità.
• La community vera e propria: persone con un interesse in comune e con il desiderio
di incontrarsi e frequentarsi in un ‘luogo’ preciso.
Comunicazione uno a uno: instant messenger( IM)
3.
La messaggistica istantanea permette lo scambio di messaggi brevi che compaiono subito
sottoforma di frasi brevi, non parola per parola.
Comunicazione uno a molti: newsletter, blog, commenti e articoli
4.
Le newsletter sono un insieme di informazioni organizzate e inviate con posta elettronica a
una data base di utenti che ha richiesto di riceverle : queste informazioni sono, in genere,
la sintesi di testi più lunghi pubblicati sul proprio sito. Aggiornati frequentemente con brevi
testi i blog sono molto facili da creare e da alimentare. A livello tecnico, i blog sono
accessibili sia come siti che tramite RSS (Really Simple Syndication) feed.
Comunicazione molti a molti: usenet e newsgroup, mailing list, forum, chat
5.
Gli usenet sono gruppi di discussione organizzati per nazione e per gerarchia, accessibili
via web o cono un apposito programma. Anche le main list sono gruppi di discussione: si
comunica via mail e su qualsiasi argomento. L’impegno tecnologico richiesto è bassissimo,
sia per partecipare sia per creare il proprio gruppo. I web forum sono lo strumento più utile
alle aziende per avere un contatto continuo con i propri dipendenti, ma anche il più difficile
da animare e gestire. Ci sono poi le chat, organizzate per canali geografici, tematici o
altro: si definiscono Internet Relay Chat( IRC) e sono accessibili via web o instant
messenger.
Blog: un’epidemia nella rete
6.
Il blog è diventato una specie di contagio inarrestabile: tutti vogliono un blog. Un modo di
comunicare interessante sul piano mass-mediatico, ma anche sociologico e di costume.
Come in tutte le espressioni del comunicare, la fruibilità e attendibilità di un blog
dipendono dall’architettura mentale del suo ideatore, dalla serietà e dalla chiarezza con la
quale comunica. Se all’inizio del 2002 in Italia si contavano appena 300 blog , dopo sei
mesi avevano già superato i 1000. Oggi ne esistono centinai di migliaia e crescono al
ritmo vertiginoso di decine al giorno. Possiamo scegliere il blog più adatto a noi dalla
grafica, dal nome o dal ‘’blurg’’. Scorriamo i vari tipi di blog che animano la rete, tutti con
particolari esigenze sociali e culturali:
• Il blog personale, con cui mettere in comune pensieri, commenti , desideri, poesie e
così via;
• Il blog d’attualità, dove commentare fatti che non trovano spazio sugli organi di
informazione;
• Il blog tematico, dove condividere interessi;
• Il blog politico, un’interfaccia di comunicazione con i cittadini;
• Il photoblog, per pubblicare solo foto;
• Il blog vetrina, per promuovere le opere degli autori;
• Il watch blog, per scovare gli errori di altri blog, siti o notiziari;
• La blog directory, che raccoglie link su temi particolari;
• Il K-blog, che raccoglie informazioni utili a chi condivide un progetto o una strategia;
• L’audio blog; con i file audio pubblicati attraverso il pod casting;
• Il videoblog, con i filmati quasi sempre accompagnati da testi e immagini;
• Lo strip blog , che raccoglie fumetti;
• Il wiki blog, un blog cui vengono aggiunte le funzioni di ‘’wiki’’, ovvero di
enciclopedia libera dove ogni utilizzatore può aggiungere liberamente contenuti e
modificare quelli esistenti.
Video, mobile e audio blog: il ‘’bricolage’’ della comunicazione
7.
Nelle preferenze dei videoblogger si collocano ai primi posti: i diari personali, le interviste,
l’informazione, la fiction e i contenuti tematici. Sul mercato troviamo già autoguide
personali per visitare città o musei, facendoci guidare dalle immagini e dall’audio che
appaiono sul videotelefonino. Un fenomeno innovativo e curioso riguarda poi gli oltre 5000
blogger che, attraverso la francese I-magine, hanno trasformato il proprio diario on line in
uno spazio virtuale tridimensionale abitabile e progettato con precisione, consentendo a
chi si collega la navigabilità on line dei suoi ambienti. Con la creazione di virtual offices,
piccole e medie imprese internazionali possono avere una vetrina e una sede funzionanti
dove ricevere i clienti e organizzare video conferenze , annullando i costi di trasferta e di
gestione. Con i moblog, i contenuti personalizzati viaggiono on line con strumenti mobili di
utilizzo quotidiano, quali cellulari, palmari, smartphone e pocket PC. Nulla di più facile oggi
che pubblicare direttamente sul web testi e immagini , tramite MMS , da un cellulare con
fotocamera. Per quanto riguarda l’audio blog, è esplosa su Internet la moda del
Podcasting in un formato tale da poter essere ascoltato tramite un iPod. Si possono
scaricare dalla rete brani musicali , registrarli e , dopo averli trasferiti su un lettore mp3,
ascoltarli quando più aggrada. E’ una tecnologia , quindi, che lascia la possibilità all’utente
di costruire i propri ‘ menu informativi’ o anche di fare informazione in prima persona. Un
podcast può contenere qualsiasi informazione che si possa trasferire per mezzo di un
documento audio, video e in formato pdf.
Incontri ravvicinati online.
8.
Molti hanno inizialmente paragonato lo scriver sui blog a una forma embrionale di
giornalismo. Niente di più sbagliato. Il rapporto fiduciario tra blogger e lettore è di natura
personale, e non esistono i principi deontologici alla base del giornalismo. In condizioni
estreme,tuttavia, blogger improvvisati si sono trasformati in reporter di guerra e hanno
dato linfa ai cosiddetti ‘war-blog’: un fenomeno largamente utilizzato nella guerra irachena
del 2003. Occorre avvicinarsi ai newsgroup con prudenza. La qualità di un newsgroup
dipende dall’interazione dei partecipanti, che condiziona i temi del dialogo , il vocabolario,
la struttura del linguaggio e i riferimenti suggeriti. Come negli incontri reali, è bene
rispettare il bon ton in rete. La comunicazione va ancor più modulata sull’interlocutore ,
tenendo conto dei suoi strumenti culturali. Come le mail hanno modificato il nostro modo di
comunicare, che è diventato più sintetico e diretto , anche i forum di discussioni e le chat
hanno snellito i nostri messaggi , rendendoli più chiari e mirati. Il nostro linguaggio, in
continua evoluzione, si è nutrito di nuove tecnologie ed è diventato una leva per il nostro
sviluppo. Capita, tuttavia, che molti utenti cadano nell’off topic: una questione di
padronanza del mezzo oltre che di maturità culturale. La comunicazione immediata,
l’utilizzo degli acronimi e il timore di fraintendimenti rendono allora frequente il ricorso agli
emoticon, per rendere più chiare le intenzioni. A forza di chattare nelle stanze di
conversazione, gli utenti familiarizzano e spesso si conoscono di persona. Ecco allora che
la chat si trasforma in una comunità on line. Qui il linguaggio è una via di mezzo fra chat e
newsgroup tematici. Il tono è più articolato e complesso che nelle chat, ma meno
specialistico che nei newsgroup. Nei social network , le comunicazioni sono indirizzate a
destinatari ben individuati, mentre nelle chat o nelle community online i contatti avvengono
in misura casuale.
Connessione con il mondo della pubblicità? Failed!
9.
Un gruppo di utenti può condizionare un acquisto più di quanto possa fare uno spot
televisivo o una pagina pubblicitaria. Perché il giudizio degli appartenenti alla stessa
comunità diventa sinonimo di garanzia e affidabilità rispetto alle argomentazioni o ai flash
interessati dei pubblicitari. Il target è ora costituito da persone consapevoli che prima
scelgono, poi consumano. I pubblicitari si mettono nei panni del consumatore e la
comunicazione diventa diretta, non è più di massa. Il linguaggio deve essere chiaro,
trasparente e onesto. Nel 2000, a Lisbona , il consiglio d’europa ha definito l’obiettivo
strategico di far diventare il nostro continente in dieci anni il più competitivo e dinamico del
pianeta, attraverso un’ economia basata sulla conoscenza. Le risorse della Comunità
sosterranno solo i progetti creativi frutto della conoscenza collaborativa. Diventerà
prioritario considerare tre fattori:
1.L’efficacia personale.
2.La ricaduta sociale.
3.La proprietà intellettuale.
In questa partita, infrastrutture e contenuti giocano un ruolo fondamentale perché sono in
grado di portare i vantaggi offerti dai sistemi e dalle reti nei comportamenti quotidiani delle
persone e delle organizzazioni. Troppo spesso, però, il contenitore tecnologico risulta
vuoto. Molti investimenti pubblici e privati sono stati indirizzati e guidati in modo avventato.
Preoccupati di risolvere la complessità che deriva dalla globalizzazione, i committenti
hanno talvolta trascurato il valore del contenuto e di chi custodisce questo valore: le
persone. E la tecnologia corre, e si è creato uno squilibrio tra le indispensabili potenzialità
offerte e l’uso consapevole che proprio le persone , e le organizzazioni, possono farne.
Democrazia online?
10.
I blog, le e-mail, gli MMS, il podcasting ci hanno proiettato in un mondo pieno di idee,
informazioni, beni e servizi, sia dal lato business che da quello consumer. Oltre agli aspetti
tecnici e commerciali, è quindi importantissimo considerare che stiamo vivendo nell’era
della partecipazione. La rete è diventata palestra di democrazia dove molti possono dare il
loro contributo a partecipare, prendere decisioni. In alcune parti del pianeta devono essere
superati ancora gli ostacoli frapposti dal ‘digital divide’, ovvero la distanza tecnologica che
separa le zone del mondo che hanno facilità di accesso alla rete da quelle, più povere per
basso reddito e carenza di infrastrutture, che sono off line. Servono alcune conoscenze di
base, certo, ma ormai è davvero minimo l’alfabeto informatico che consente di navigare. È
importante saper valutare le fonti in quanto la rete può diventare un pozzo di informazioni
inutili o fuorvianti. Si parla anche di tecnologia sostenibile e di globalizzazione etica. Ashor
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SODESI di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria dei linguaggi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Messina - Unime o del prof Perconti Pietro.
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