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La classificazione semantica dei codici semiologici

Criteri di classificazione

Nella semiotica animale, i segni e codici sono classificati basandosi soprattutto sul materiale adoperato per realizzare i significati dei segni. Codici e segni sono classificati come organici, materici, chimici, etc.

Ma l'usare come criterio di classificazione dei codici semiologici la qualità del materiale usato comporta l'essere costretti a comprimere in una stessa categoria codici di evidente diversità: ad esempio, il fischio del treno e il canto degli uccelli dovrebbero andare sotto la stessa categoria, ma così non deve essere.

Una classificazione deve obbedire a due requisiti: deve essere univoca, ovvero un'entità va collocata in una determinata categoria e non avere nessun'altra collocazione, e deve essere esaustiva. Le classificazioni fondate sul riferimento ai materiali dei segnali intorno a tali principi.

Il bisogno di comunicazione non nasce perché

Vi è bisogno di produrre o di percepire certi segnali, ma nasce quando nell'interazione fra esseri si avverte la necessità di perfezionamenti attuabili trasmettendo sensi, ovvero quando gli utenti vogliono individuare un senso e diffonderlo. Pare quindi che ci sia un primato della dimensione semantica.

Inoltre, la teoria della classificazione semantica dei codici oltre ad essere univoca ed esaustiva, deve essere economica, ossia servono non più di quattro criteri di classificazione dei codici semiologici.

Globalità o non-articolatezza del segno

Consideriamo la scrittura di numeri come codici semiologici e i singoli numeri dei segni.

I segni globali non hanno bisogno di appoggiarsi ad altro, in quanto esprimono il senso in maniera unitaria: sono un esempio i valori numerici compresi tra 1 e 9. Un certo senso, come ad esempio il numero "7", viene assunto in segni che appartengono a codici diversi (sistema binario, numerazione araba, numerazione romana).

Il sistema decimale “7” riferisce al senso “sette” in modo globale, mentre quello romano “VII” lo decompone in modo più articolato, quindi non globale. Quindi i sensi articolati e non globali hanno bisogno di appoggiarsi ad altro, sono segni articolati come ad esempio il numero 16 che è articolato in una decina per sei.

Quindi, se il segno si decompone in parti, ognuna delle quali ha una parte del significato globale, allora il segno è articolato. Ogni entità è decomponibile in parti significanti, ossia i monemi.

Un segno articolato grazie ai suoi monemi decompone in parti il senso che esprime. Possiamo dunque dire che i codici articolati prevedono segni che sono raggruppamenti di monemi.

Ma queste parti (monemi) loro stessi sono articolati ed a seconda della loro disposizione otteniamo segni diversi (esempio i numeri 21 e 12, cambiando la posizione si ottengono segni diversi). Un codice articolato è una

combinatoria.Interessa rilevare che mentre i codici non articolati prevedono un numero finito disegni, quelli articolati possono avere un numero infinito o finito di segni. Si profila così un altro criterio di classificazione.

Finitezza dei significati e dei segni

I codici semiologici articolati prevedono un numero di combinatore che può essere finito o potenzialmente infinito. Il raggruppamento è potenzialmente infinito ad alcune condizioni, chiamate criteri della combinatorietà, dei quali la prima è una condizione utile, ma la seconda e la terza sono necessarie e sufficienti.

Il primo criterio è la disposizione delle piccole unità combinabili (come 21 e 12), che determina un diverso significato. Il secondo criterio è la ripetizione di un elemento in questi raggruppamenti, serve a distinguere raggruppamenti diversi (1-11-111). Il terzo criterio è il numero dei posti dei raggruppamenti che non deve aver limite teorico, nel senso che

seleziona un raggruppamento di entità che lo rappresenti in modo univoco. Se la risposta è positiva, allora il numero dei raggruppamenti è finito, altrimenti è potenzialmente infinito. Inoltre, la classificazione di un codice finito è esaustiva, il che significa che un'entità fa parte di una categoria e di nessun'altra. Pertanto, non può appartenere contemporaneamente a due classi di sistema. Questi codici escludono la sinonimia, ovvero la possibilità che due segni veicolino lo stesso senso. Questo ci porta a un terzo criterio di classificazione: la sinonimia o sovrapponibilità parziale di significati. La sinonimia si verifica quando due segni diversi, composti da monemi diversi, appartengono allo stesso codice e esprimono lo stesso senso (ad esempio, invece di scrivere 10, possiamo scrivere 9+1). Quando un codice presenta sinonimia, ci si chiede se è possibile selezionare un raggruppamento di entità che rappresenti in modo univoco un determinato senso.possonofare previsioni sulla forma della pluralità dei segni che lo possono veicolare. Nei codici a numero finito dove non vi è sinonimia, i significati di due segni non si sovrappongono mai. Nei codici a numero infinito in cui vi è sinonimia, i significati possono sovrapporsi, ma in condizioni assai diverse definite dalla presenza o assenza calcolabilità (il problema è se e fino a che punto queste sinonimie possano essere calcolabili). Assumiamo tale calcolabilità come quarto criterio di classificazione dei codici semiologici. Calcolabilità delle sinonimie Prendiamo come esempio la simbologia del Cristianesimo, nella quale una ricca serie di segni converge nell'alludere al Cristo: il pesce, il sole, l'agnello. Ciascuno ha anche altri sensi. Essi sono eccellenti esempi di monemi iconografici, che in certi contesti hanno valore di sinonimo, possono veicolare lo stesso senso. ex post, Possiamo riconoscere le eventuali sinonimie (e le nonsinonimie) solo ovvero non sono prevedibili. Date certe regole di base e una forma, scovando entro questa, analizzandola ricaviamo altre forme che sono sinonimie. Ma in altri codici è comunque possibile prevedere le sinonimie, come nell'aritmetica, in cui, data un'entità, disponiamo delle regole di combinazione tali che siamo in grado di prevedere la forma dei segni che risulteranno sinonimi. Un codice semiologico in cui i segni infiniti sono organizzabili in serie di sinonimi largamente calcolabili viene detto "calcolo". Un codice semiologico ammette due possibilità: può essere usato sempre e solo a condizione che siano rispettate le regole della calcolabilità; può essere usato al fine di comunicare sensi. Ciò configura un quinto criterio di classificazione. La creatività Nella moderna teoria dei linguaggi e del linguaggio verbale, il termine creatività viene usato in accezioni diverse. Distinguiamo cinque.

a) La creatività crociana o della parola, (da Benedetto Croce) nella quale la parola è il parlato, e non vi sono parole uguali. Se le parole si ripetono, sono solo riproduzioni di ciò che è stato già prodotto. Ciò che Croce aveva in mente era il carattere di totalità concreta, non identica a nessun'altra, di ogni atto espressivo individuale. A tali atti Saussure dava il termine francese di parole "espressione individuale". La creatività crociana si identifica con l'irripetibilità delle parole.

b) La creatività Chomskiana o di Langue, nella quale a partire da un numero finito di monemi, la lingua produce infinite forme significanti (frasi). Secondo Chomsky, questa creatività coincide con la combinatorietà sorretta dai tre principi della disposizione, numero dei posti e ripetizione. Tale

creatività viene da lui definita regolare, in quanto la lingua può produrre un numero infinito di frasi a partire da un vocabolario di parole che è limitato e chiuso. Il concetto di creazione da lui osservato richiama al meccanismo della langue.

La creatività humboltiana o di langage. Humboldt colloca al centro della sua teoria la creazione linguistica, ossia ogni lingua ha un legame creativo con la nazione e l’epoca storica in cui si distingue e si articola la storia umana. Ogni lingua ha una fisionomia individuale e la mente umana è in grado di dominarle tutte, e tale capacità di dominare e costruire delle lingue è la creatività nel senso di Humboldt. Tale creatività che cambia le regole è ciò che accennava Chomsky, poiché non è altro che la capacità di muoversi all’interno di una lingua e all’occorrenza modificarla.

La creatività degli psicopedagogisti, ossia la

capacità di risolvere un problema, ponendosi fuori dalle regole stabilite, di cambiare i dati del problema per risolverlo. Il termine fu usato da Vygotskij per qualificare gli aspetti non ripetitivi, non imitabili dell'intelligenza e del sapere. Ciò è al centro dell'attenzione degli psicopedagogisti a partire dagli anni 50. Il linguaggio viene visto come uno strumento per trovare soluzioni non ripetitive e non combinatorie a problemi inaspettati, capacità di saper gestire e modificare le regole della lingua per adattare il linguaggio alla situazione.

La creatività dei logici, secondo la quale affinché tutte le proposizioni previste da un calcolo, per essere calcolabili non devono contenere termini imprevisti (quello non creativo). Se il calcolo comprende termini che possono variare, allora non si parla più di calcolo. Patrick Suppes introduce il criterio di non creatività, per il quale nelle proposizioni derivate in un sistema

assiomatico, tutti i termini devono essere derivabili dagli assiomi. Secondo lui un codice è un calcolo rigoroso, solo se non è creativo. Ciò perché affinché tutte le proposizioni previste potenzialmente da un calcolo siano definibili, in esse non devono figurare termini nuovi. L'albero di Porfirio e la tipologia semantica dei codici semiologici. Quindi la creatività è la manipolazione e deformazione delle forme codificate. La classificazione semantica dei codici avviene con la forma dell'albero di Porfirio. L'albero di Porfirio è uno schema a modello di definizione dei rapporti tra classi di vario ordine fatta per dicotomie. È caratterizzato, rispetto allo schema disegnato già nel Fedro platonico (per il quale ciascuna classe è suddivisibile in classi di ordine inferiore, a loro volta tutte potenzialmente suddivisibili) dall'essere per così dire sbilanciato, in quanto è suddivisibile.

solo per una delle bipartizioni.

3. LA

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher laurasurace25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Fadda Emanuele.