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COMPUTER
I primi utilizzi del computer vennero fatti in ambito universitario per fin legati alla ricerca, soltanto
dagli anni 60 poi iniziarono a diffondersi per usi didattici. Inizialmente il loro uso era legato a
discipline come la matematica e l’informatica, poi si allargò anche agli altri ambiti disciplinari.
La funzione del computer si è comunque evoluta negli anni:
• ANNI 70 il computer era utilizzato come TUTOR (per erogare formazione a livello
individualizzato a qualsiasi livello di istruzione)
• ANNI 80 è diventato TOOL COGNITIVO (strumento che amplia le capacità di conoscenza) 3
• ANNI 90 TOOL COMUNICATIVO (utile per la comunicazione visiva e il linguaggio
multimediale)
• ANNI 2000 TOOL COLABORATIVO (che mette in comunicazione persone molto lontane tra
loro)
La diffusione di questi applicativi si diffonde ampliamente nelle scuole tra gli anni 70 e 80, inizialmente
in USA, poi anche in Europa. In Italia in particolare vennero finanziati progetti come l’IRIS e PN1, i
quali favorirono agli inizi degli 80 una larga diffusione.
L’entusiasmo iniziale fu molto alto, e, come nei casi precedenti, venne supportato da numerose ricerche
volte a sottolineare il valore didattico ed educativo dell’istruzione assistita dal computer. Nonostante
questo, il suo impiego a scuola non è mai stato normalizzato e la maggior parte delle indagini
successive ha registrato un utilizzo sporadico dell’apparecchio.
Le cause sono state attribuite a:
• Scarsa familiarità tecnologica degli insegnanti
• Difficoltà di accesso ai computer scolastici
• Mancanza di supporto tecnico
• Inaffidabilità di macchine e programmi
1.3.2 LEZIONI DALLA STORIA
Le tecnologie didattiche, nonostante al momento dell’introduzione fossero particolarmente promettenti,
non hanno modificato l’educazione, soddisfacendo le attese di cambiamento. In altri contesti le
tecnologie si sono insinuate con successo, ma non è stato così per il mondo della scuola. Dalla storia
delle ITC si possono trarre diverse lezioni:
1. CORSI E RICORSI
Per tutte le tecnologie analizzate è stato possibile osservare un ciclo ricorrente formato da
varie fasi:
Grande entusiasmo iniziale
- Ricerche accademiche di supporto
- Prime criticità
- Ricerche sullo scarso utilizzo del media
- Affidamento alla tecnologia successiva e riinizio del ciclo
-
Le fasi di questo ciclo vengono riassunte da alcuni storici in: entusiasmo, speranza e delusione.
L’andamento di tali processi di innovazione può essere rappresentato con una curva che sale
lentamente, poi accelera finché il mercato si satura e inizia a decadere. Questo ciclo risulta
essere particolarmente rapido in quanto agli albori tutto sembra andare all’ennesima potenza,
ma basta l’introduzione di una nuova tecnologia per renderla superata.
2. L’AMNESIA DELLA STORIA E LE SUE INDESIDERABILI CONSEGUENZE
La storia delle tecnologie educative è anche caratterizzata da una tendenza ad ignorare il suo
andamento ciclico, non imparando mai dagli errori del passato. Nel momento in cui una nuova
tecnologia viene inserita ciò che è accaduto con la precedente viene dimenticato, come una sorta
di “amnesia storica”. La tecnologia avanza senza sosta, e spesso si tende ad inseguire le nuove
tecnologie soltanto per l’entusiasmo del momento, senza riflettere sul reale cambiamento che
possono portare.
3. OLTRE IL DETERMINISMO TECNOLOGICO DURO
L’andamento ciclico osservato in precedenza sembra sottintendere una sorta di automatismo che
attribuisce alla tecnologia la capacità innata di cambiare le cose per il meglio. Questo concetto
è stato studiato da Buckingham il quale ha osservato che alla tecnologia viene imputata la
capacità di avere effetti e produrre cambiamenti indipendentemente dal mondo in cui viene
4
usata e dai contesti in cui interviene. Non è possibile però imputare ad un unico fattore il potere
intrinseco di modificare l’educazione, perché le AFFORDANCE (proprietà che emergono in virtù
di una relazione) dipendono da una totalità di fattori, e non solo dalla tecnologia.
4. L’INNOVAZIONE TECNOLOGICO-EDUCATIVA COME FATTO MULTIDIMENSIONALE E
COMPLESSO
Ci sono molteplici fattori che possono intervenire sul processo di innovazione tecnologica, Cuban
ne evidenzia 5:
ACCESSIBILITÀ E QUALITÀ DELLE STRUMENTAZIONI: spesso nelle scuola ci sono
- strumentazioni inadeguate e limitate, si presentano dei vincoli relativi all’uso dei locali
scolastici; inoltre, l’offerta dei programmi è inadeguata e di scarsa qualità.
IMPLEMENTAZIONE DELL’INNOVAZIONE: molto spesso le innovazioni vengono introdotte
- da agenti esterni, come ad esempio i ministeri, seguendo la modalità “top-down”. Le
operazioni verticiste sono sicuramente molto efficienti, ma, nel mondo della scuola, i
cambiamenti avvengono lentamente, proprio a causa della sua struttura e della sua
organizzazione.
LA SCUOLA E LE SUE ROUTINE: la scuola, così come altre istituzioni, ha la sua organizzazione
- interna, particolarmente rigida, che vede gli alunni suddivisi in classi gestite da un unico
insegnante. Quest’ultimi devono rispondere in prima persona alle necessità della classe, per
fare questo possono usufruire delle tecnologie, a patto che siano semplici, durevoli, flessibili
e adeguate rispetto ai problemi specifici, e che non complichino loro le cose. Questo perché
le tecnologie si trovano a fare i conti con altre più antiche e già collaudate come la lavagna
e i sussidiari, ai quali è possibile tornare in caso di difficoltà dell’insegnante.
LA NATURA DEL RUOLO PROFESSIONALE DELL’INSEGNANTE: la cultura, la formazione, i
- valori e le visioni di fondo di un insegnante influiscono profondamente sulla disponibilità o
sull’indisponibilità di quest’ultimo di introdurre nuove tecnologie. Cuban sottolineava come
quello dell’insegnante sia un mestiere unico per il fatto che chi diventa insegnante è già
stato a scuola, ed ha alle spalle un modello implicito di insegnamento; per questo prima di
inserirne altre ricorre a quelle che già conosce.
LA SCELTA LIMITATA DELLA SITUAZIONE: gli insegnanti sono obbligati ad operare delle
- scelte sulla base di vincoli e limitazioni imposti dalla situazione in cui operano. Secondo
Cuban queste limitazioni sono: la struttura dell’ambiente scolastico e la cultura
dell’insegnamento. Ad esempio, un insegnante di scuola primaria, che trascorre più tempo
con la stessa classe sarà più propenso ad inserire nuove tecnologie rispetto ad un professore
dei livelli successivi, che deve rispondere a maggiori scadenze.
Sulla base di queste limitazioni i docenti sono propensi ad inserire le tecnologie qualora
siano degli strumenti che gli aiutino a risolvere dei problemi.
In generale i fattori in gioco sull’uso delle tecnologie in educazione possono essere distinti
tra quelli a livello micro (variabili degli studenti e dei docenti), a livello meso (variabili dei
dirigenti e dei genitori) e a livello macro (variabili dei policy maker e dell’industria hi-tech);
secondo il criterio di Kozma.
5. LA TECNOLOGIA NON PUÒ ESSERE CONSIDERATA UNA PANACEA PER I PROBLEMI
DELL’EDUCAZIONE
Le tecnologie non possono essere considerate una soluzione universale sempre valida per
risolvere qualsiasi tipo di problema si presenti. I problemi educativi sono complessi e mai
risolvibili facendo leva su un unico fattore.
1.4 CONCLUSIONI 5
La storia delle tecnologie in educazione è stata piuttosto complessa: le dotazioni tecnologiche sono
aumentate negli anni, ma gran parte delle trasformazioni promesse non si sono concretizzate. Non è
quindi sufficiente declamare le potenzialità ed affidarsi all’entusiasmo, perché le istituzioni educative
sono sistemi complessi.
2. LA TECNOLOGIA STA TRASFORMANDO LE NUOVE GENERAZIONI DI STUDENTI?
2.1 INTRODUZIONE
Prensky nel 2001 ha fondato l’espressione “NATIVI DIGITALI” con la quale intende una generazione
dotata di nuove capacità cognitive legate all’uso intensivo delle tecnologie digitali. Questa mutazione
sta generando una metamorfosi antropologica, e un allontanamento dei giovani dalle istituzioni
scolastiche, sempre meno capaci di rispondere alle grandi esigenze degli alunni.
Il fenomeno dei nativi digitali però, viene spesso enfatizzato dai media con toni drammatici (moral
panic). Non tutti però lo concepiscono come un fenomeno negativo, Prensky stesso ha in parte rivisto le
sue percezioni concependo la SAGGEZZA DIGITALE come un obiettivo didattico, piuttosto che una
condizione innata delle nuove generazioni. Ciononostante, tesi simili continuano ancora ad influenzare
la società e il mondo in cui approcciarsi ai giovani.
2.2 “NATIVI DIGITALI” E ALTRE FORME
Non vi è una definizione comune per definire la generazione “costantemente immersa nelle tecnologie
e che ne fa utilizzo continuamente”. Ci sono molteplici varianti al termine DIGITAL NATIVES coniato da
Prensky:
• Net Generation
• Instant-Message Generation
• Gamer Education
• iGeneration
• Google Generation
• Burn Digital
In generale comunque i termini usati sono interscambiabili; e l’età anagrafica per distinguere una
generazione dall’altra è segnata circa all’inizio degli anni 80.
2.3 NATIVI DIGITALI E NUOVI STILI COGNITIVI
Gran parte degli autori sostiene che l’immersione tecnologica abbia radicalmente trasformato gli stili
cognitivi e di apprendimento delle nuove generazioni, dette da Tapscott “NET GENERATION”. Alle
tecnologie viene attribuita l’abilità di plasmare le capacità degli adolescenti, in particolare, la
capacità di processare grandi quantità informazioni senza problemi.
Inoltre, la familiarità con i dati renderebbe i giovani capaci di leggere le informazioni in modo veloce
e di distinguere tra fonti affidabili e inaffidabili.
Le nuove abilità della “net generation” sarebbero quindi:
Inclinazione alla ricerca e all’autoformazione
- Inclinazione al pensiero critico e analitico
- Capacità di apprendere in modo percettivo
- Abilità nel multitasking
- Dipendenza dalle tecnologie per l’informazione e la comunicazione con l’esterno
- 6
Accelerazione delle tempistiche (che porta alla costante ricerca della gratificazione
- istantanea)
2.4 NATIVI DIGITALI, NUOVE IDENTITÀ E NUOVE PRATICHE SOCIALI
Analizzando sempre quella che Tapscott definisce la “net generation”, si pensa che i suoi membri siano
dotati di un’alta stima di s&eac