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LA SPEDIZIONE IN PERSIA

Preparativi e pianificazione

Dopo la morte di Costanzo II, la situazione in Oriente non era certamente delle migliori per l'impero romano. Anche se la città di Nisibi resisteva, ciò non sarebbe durato a lungo e dopo di lei avrebbe ceduto anche Edessa e si sarebbe registrato un arretramento anche in Armenia. Tutto ciò convinse Giuliano a dover intervenire militarmente, anche se Shapur II non gradiva una soluzione bellica. Questo comportamento non era dovuto certo al fatto che Shapur voleva una pace duratura con Giuliano, ma voleva semplicemente guadagnare tempo perché reduce da una serie di guerre prolungate e dispendiose soprattutto in termini di uomini.

Della fase strategica della pianificazione della guerra da parte di Giuliano sappiamo infatti, si aggregò all'esercito romano al solo ben poco. Il nostro testimone Ammiano, momento dell'attacco e quindi non partecipò alla fase preparatoria tanto da potercela descrivere.

Tutto ciò si comprende bene pensando alla diversa scala che le guerre in Galli ebbero rispetto all'impresa persiana. Probabilmente un ufficiale del rango di Ammiano poteva essere ammesso in una riunione dello stato maggiore in Galli ove vi era un esercito di 15/20.000 uomini, ma difficilmente poteva partecipare allo stato maggiore di un esercito di circa 100.000 uomini impegnato in Persia, al quale potevano partecipare solo i vertici dell'esercito. Quello che però emerge da subito è che la spedizione persiana ha da parte di Giuliano, e quindi dell'impero romano, un obiettivo chiaro. Probabilmente Giuliano, a differenza di Costanzo II che usava una logica difensiva, voleva un confronto diretto con il nemico sperando di potergli infliggere una sconfitta così pesante da ucciderlo o comunque detronizzarlo. Questo però era difficilmente realizzabile e sarà lo stesso Giuliano a causare il fallimento dell'impresa. L'esercito cheaveva a disposizione eradiviso in due fazioni: da una parte vi era l'esercito gallico, fedele a Giuliano ma dall'altra vi era l'esercito ereditato dainesperto nel territorio della Mesopotamia, Costanzo II, in maggioranza cristianizzato e non completamente devoto al nuovo imperatore. Lo scopo di Giuliano era comunque quello di raggiungere la capitale Ctesifonte, convinto che Shapur II lo avrebbe atteso con la totalità del suo esercito davanti alla sua capitale e che la superiorità dell'esercito romano gli avrebbe dato vittoria. L'ultimo viaggio Il viaggio di Giuliano verso Antiochia fu quasi un pellegrinaggio lungo importanti luoghi santi pagani, dove Giuliano ebbe una quantità di presagi negativi. Attraversato il Bosforo, passò nel luogo ove era sepolto Annibale, terribile nemico dei Romani. Fece tappa a Nicomedia, città che aveva vistato da giovane e che ora vedeva tristemente distrutta da un gran terremoto (2 dicembre 362). Poi,

Passando per Nicea, dove l'interrogazione si recò al tempio della Grande Madre di Pessinunte dell'oracolo non fu di buon auspicio e, grazie all'avvertimento della sacerdotessa di Pessinunte, Giuliano scampò da un complotto che si proponeva di ucciderlo. Si racconta che, durante la sosta dell'imperatore a Pessinunte, si sia verificata una profanazione del tempio della Grande Madre da parte di due fanatici martiri, che non ci è stato trasmesso se non da Gregorio di Nazianzo.

Il viaggio di Giuliano continua attraverso la Cappadocia fino a Tyana dove incontra il filosofo Aristosseno. -Questo del viaggio fino ad Antiochia (18 luglio 362 - 5 marzo 363) è il periodo meglio documentato della vita di Giuliano, grazie alla storia di Ammiano ed alle lettere ed opere dello stesso imperatore. In questo periodo Giuliano conobbe per la prima volta attorno a sé un'atmosfera di scetticismo e, isolato spesso nelle sue convinzioni.

Iniziò a maturare concretamente la spedizione persiana. Giuliano era deciso ad attaccare il cuore dell'impero persiano seguendo una strada obbligata che congiungeva le satrapie più occidentali con quelle orientali, seguendo il corso dell'Eufrate. Di questo percorso abbiamo un resoconto dettagliato solo del tratto mesopotamico fino a Ctesifonte dovuta ad un geografo greco di età augustea, Isidoro di Charax.

Prima di partire l'imperatore procedette ad alcune nomine tra le quali quella di Alessandro di Eliopoli a capo della Siria. La partenza da Antiochia avviene il 5 marzo alla volta di Hierapoli dove avvenne un episodio che avrebbe dovuto mettere in guardia un imperatore così superstizioso: un colonnato sotto il quale stazionavano molti soldati stanchi crollò improvvisamente uccidendone una cinquantina. Da qui l'imperatore proseguì fino a Batne (12 marzo). Anche qui un altro nefasto incidente: una cinquantina di scudieri che

accompagnava l'esercito persero la vita sepolti da una gran quantità di fieno che stavano cercando di prendere da un gigantesco pagliaio. Da Batne Giuliano raggiunge Carrhe (18-19 marzo), luogo che aveva visto la disfatta di Crasso. Da qui dipartivano due vie per entrare in Persia e così Giuliano inviò circa 30.000 uomini al comando di Procopio e Sebastiano lungo la strada che portava a Adiabene, ordinando loro di non attraversare il Tigri, ma di aspettare l'esercito di Arsace, re di Armenia. Giuliano, invece, prese la seconda strada fino a Davana. Anche qui ci fu un altro prodigio che però questa volta Giuliano interpretò positivamente. Avendo chiesto un cavallo, gli fu dato un destriero di nome Babilonio che all'improvviso, colto da malore, cadde a terra spargendo la bardatura adorna di oro e pietre preziose e ciò venne interpretato dall'imperatore come la caduta di Babilonia privata dei suoi stessi tesori. Da qui Giulianoraggiunge Callinico, uno dei punti decisivi per la difesa della Mesopotamia meridionale. La data di arrivo in questa località è riportata da Ammiano come il 27 marzo, stesso giorno in cui a Roma si celebrava la festa annuale per la Madre degli Dei. Qui Giuliano venne raggiunto da una imponente flotta di oltre 1.000 navi. Il viaggio proseguì verso Cercusio, per poi entrare nel territorio persiano dal sito di Dura Europos, distrutta da Shepur I nel 265. Qui Giuliano passò il fiume con un ponte di barche che poi venne distrutto per evitare che qualcuno potesse pensare di tornare indietro. Anche qui altri presagi: la ricezione di una lettera spedita dalla Gallia dal vecchio amico Salustio che scongiurava Giuliano a desistere dall'impresa, la visione del cadavere di un sottoufficiale appena fatto giustiziare, un leone ucciso e trascinato dai soldati (annuncio della morte di un re) e la morte di un soldato colpito da un fulmine. Da questo momento Giuliano

entrò in territorio persiano ed avanzò con prudenza, ma senza fermarsi del devastare le città incontrare lungo il cammino (Baraxmalcha, l'esercito di Giuliano Diacira, Ozogardana). Una volta giunto a Macepracta, (il Canale del Re), un canale artificiale che portava l'acqua attraversò il Naarmalcha dell'Eufrate verso l'interno di Babilonia fino a Ctesifonte. Qui l'esercito romano subì un attacco che causò perdite soprattutto nella cavalleria. Superato ciò, Giuliano arrivò a conquistare la prima grande città persiana: Pirisabora. Altra importante conquista fu la città di Maiozamalcha, per conquistare la quale furono costruite gallerie per minare la solidità delle mura, oltre all'attacco con macchine d'assedio sotterranee in persona (10-13 guidate dall'imperatore maggio). A questo punto non resta che attraversare il fiume Tigri per insediare Ctesifonte. Giuliano fece avanzare 800

soldati su vascelli alleggeriti dai carichi sotto il comando di Vittore. Il resto della truppa, diviso in tre gruppi, rimase sotto la guida dell'imperatore. L'attraversamento dell'esercito di Vittore non passò inosservato tanto da essere attaccato dai Persiani. Ancora una volta Giuliano giocò d'astuzia e, messo a occupare l'altra sponda, ordinò di credere di aver visto il segnale convenuto per l'immediata partenza della sua flotta che riuscì ad arrivare in tempo per salvare le poche navi rimaste di Vittore. I Romani riuscirono a sbarcare, mentre i Persiani attaccarono ferocemente con la cavalleria pesante protetta dalla fanteria ed affiancata dagli elefanti. La descrizione della battaglia è minuziosa da parte di Ammiano. I Persiani iniziarono a ritirarsi seguiti dai Romani e si rifugiarono nelle mura di Ctesifonte. I Romani osannarono Giuliano che aveva portato brillantemente avanti la battaglia.

registrò2.5000 persiani caduti, contro i soli 70 romani. Ormai nulla impediva a Giuliano di prendere possesso di Ctesifonte: aveva un esercitointatto e motivato e, cospicui bottini di guerra raccolti. Ma in un consiglio di guerra, il primo segnalatoci da Amminiano durante la spedizione, si decise di non attaccare la città per paura dell’arrivo dell’esercito di Shapur II e di dedicarsi alla devastazionedelle regioni limitrofe. riunirsi all’esercito di Giuliano decise di risalire il Tigri per Arsace e da qui rivolgersicontro l’esercito di Shapur per distruggerlo. Prima della partenza, Giuliano ordina che la flotta navale venga bruciata perché non più utile e perché la sua tenuta avrebbeimpegnato un enorme numero di uomini. Da questo momento la tattica dei Persianimutò, iniziando a far terra bruciata intorno ai Romani, forti anche dell’inizio dellastagione calda che se non spaventava i persiani, fiaccava l’esercito.

romano.La fine

I Romani intanto raggiunsero il villaggio di Hucumbra dove si riposarono per due giorni. Il viaggio continuò verso Maranga dove furono attaccati dai Persiani guidati da Merena, generale della fanteria, dai due figli del re e da diversi nobili.

Giuliano rispose schierando l’esercito in forma di luna crescente con le estremità curve e riuscì a vincere l’esercito persiano. Ci fu poi un armistizio di tre giorni, anche se i romani continuarono a soffrire il cado e la fame, tant’è che Giuliano ordinò di distribuire ai soldati il cibo degli ufficiali.

Nella notte Giuliano ebbe la visione del Genio del popolo romano che si allontanava da lui voltandogli le spalle e vide poi anche una stella cadente. Ma ormai non si poteva tornare indietro. Il 2 giugno 362 i Persiani attaccarono la retroguardia romana e Giuliano si gettò immediatamente contro il nemico, dimenticando di indossare la corazza. Improvvisamente fu colpito al fianco.

da una lancia che gli trapassò il fegato.

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A.A. 2022-2023
28 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinocarmine di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Gnoli Tommaso.