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Il neopatrimonialismo politico e le sue caratteristiche
In altri casi, come in Costa D'Avorio, si sono verificati veri e propri collassi del sistema. Invece, in Boigny si è assistito a un processo di consolidamento dello stato, mentre in Botswana e in Mozambico le pratiche clientelari sono state mantenute sotto controllo.
Richard Joseph ha definito il neopatrimonialismo come una politica delle prebende, in cui chi occupa una carica pubblica ha il diritto di trarne benefici personali per sé e per il proprio gruppo di appartenenza. Altri autori lo hanno definito come informalizzazione della politica, governo personale o politica del ventre.
Un regime neopatrimoniale si basa sull'esercizio personalistico del potere da parte del leader nazionale, che si pone al di sopra della legge, governa in modo arbitrario, ha un controllo discrezionale e poco trasparente su una quota cospicua di risorse statali e trae la sua legittimità dalle reti clientelari o dai legami di lealtà personale.
Jackson e...
Rosberg hanno classificato i leader africani in base a stili, modalità e strategie di governo:- Principi: leader quali Senghor in Senegal, Kenyatta in Kenya e Tubman in Liberia si sono mostrati abili manipolatori della loro clientela estendendo il governo ad altri oligarchi, ma al tempo stesso sovrintendendo alla competizione tra fazioni diverse; in Costa D’Avorio, Bongo in Gabon, Banda in Malawi e Mobutu
- Autocrati: leader quali Boigny Sese Seko in Congo/Zaire hanno avuto un ruolo simile a quello di un monarca assoluto che dirige e amministra il partito unico, l’apparato statale e l’intero paese, non tollerando la presenza di altri poteri autonomi
- Profeti: leader quali Nkrumah in Ghana, Sekou Touré in Guinea e Nyerere in Tanzania si sono distinti per il loro carisma personale messo al servizio di progetti ambiziosi di trasformazione socio-economica dei rispettivi paesi e per la capacità di mobilitare un ampio sostegno popolare
- Tiranni: leader quali...
Confronti di coloro con cui si è legati o si ha un'appartenenza comune, che se non onorato può comprometterne la reputazione, come ad esempio la ricezione e ascolto delle richieste di chi arriva dal villaggio o il pagamento del biglietto di ritorno al segretario di una sezione rurale del partito.
Jean-Pierre Olivier de Sardan ha parlato di economia morale della corruzione ovvero dei modi con cui le diverse pratiche della corruzione trovano un terreno favorevole in norme sociali e imperativi comportamentali diffusi nelle società africane. Tali norme non costituiscono di per sé corruzione ma generano un contesto di relazioni e aspettative interpersonali che la favoriscono.
La Transparency International ha elaborato l'indice di percezione della corruzione (Cpi) che misura annualmente la percezione della corruzione di un certo paese presso operatori economici e analisti del rischio; varia tra un valore massimo di 10 (non si percepisce presenza di corruzione)
E un minimo di 0 (percezione di corruzione onnipresente). Nel 2003, gran parte di 24 paesi era all'ultimo posto. Botswana, Namibia, occupava la seconda metà della graduatoria. La Nigeria era Sudafrica e Mauritius avevano i punteggi più alti.
Le risorse statali sono controllate e redistribuite dai patroni attraverso le reti clientelari. Tanto più estese sono le loro clientele tanto maggiori saranno il loro prestigio e la loro legittimazione politica.
Le clientele non richiedono necessariamente una base etnica in quanto a differenza delle solidarietà etniche che sono fenomeni di gruppo e si estendono lungo una dimensione orizzontale, il clientelismo è fondato su relazioni personali e verticali. Le alleanze patrono-cliente sono organizzate in modo gerarchico e informale e basate sulla reciprocità e sul contatto personale. Il patrono garantisce risorse o servizi al cliente che assicura il suo sostegno politico e la sua lealtà nella speranza.
Di beneficiare degli eventuali successi del patrono. Di conseguenza, viene a prodursi per l'accesso a risorse, potere e status, che è ancora più rilevante una lotta tra segmenti di clientele in contesti non democratici in cui non è permessa una competizione politica più aperta, trasparente e formalizzata. In Kenya ad esempio, gli investimenti per la costruzione di infrastrutture stradali nelle regioni da cui Kenyatta (1963-1978) traeva il proprio sostegno politico costituivano il 44% del totale degli investimenti nel settore, mentre quando governò Arap Moi (1978-2002) salirono dal 32 al 57% e scesero al 16% laddove non aveva sostenitori; la spesa per i servizi sanitari andava per il 49% alle aree privilegiate da Moi e solo per il 18% a quelle che erano state favorite da Kenyatta.’70, Come conseguenza delle pratiche neopatrimonialiste e clientelari negli anni il 60% degli pubblico dove un decennio prima si ebbe l'aumento medio impieghi formali.
Era coperto dal settore del 7% del numero degli impiegati nelle amministrazioni. Vennero inoltre adottate politiche di indigenizzazione attraverso la nazionalizzazione delle industrie e trasferite risorse dai settori rurali ai quelli urbani, privando i contadini di parte dei ricavi dalla vendita dei prodotti sui mercati internazionali che andavano nelle casse pubbliche per mantenere alto il tasso di cambio con il dollaro e rendere accessibili i beni di importazione agli strati urbani e ai ceti medi, e portandoli fino ai primi anni '80 a produrre per il consumo domestico o verso il commercio illecito delle produzioni agricole con conseguente calo del PIL. Gli apparati statali crescevano senza che vi fosse una corrispondente crescita delle risorse di cui avevano bisogno comportando un indebitamento pubblico sempre più pesante. Con il primo prestito vincolato alla ristrutturazione economica concesso al Senegal nel 1979 ebbe inizio la stagione dei programmi di aggiustamento.
strutturalepresto estesi alla quasi totalità del continente. Per raccogliere consensi si fece appello anche all’esclusivismo etnico o religioso. Partire dai tardi anni ’70 i tassi di sviluppoA dei paesi subsahariani si attestavano su valori negativiche avrebbero portato a una regressione media annua dell’1% durante gli anni ’80. All’albadell’ultimo decennio del XX secolo la gran parte era più povera di quanto non lo fosse negli anni’60 e su un totale di 500 milioni di abitanti, 300 vivevano in una situazione di povertà assoluta. La debolezza della società civile, la povertà diffusa e la proporzione tra le aspettative di interventostatale e le effettive capacità di risposta delle nuove istituzioni portarono in qualche caso i paesi adl’eliminazione e sostituzioneabbandonare i regimi democratici per quelli autoritari con dei regimimultipartitici con regimi a partito unico o militari, lo smantellamento
delle istituzioni partecipative e la concentrazione del potere nelle mani di una ristretta cerchia di governanti che facendo appello all'unità nazionale per modernizzare il paese o a presunte tradizioni consensuali delle società africane arrivarono al potere attraverso le urne o con i primi colpi di stato e procedettero con l'eliminazione di elezioni competitive, parlamenti rappresentativi, partiti di opposizione e libertà di stampa. I regimi a partito unico erano basati su partiti di ispirazione socialista o di stampo conservatore la cui permanenza al potere fu garantita da un uso più o meno esteso della coercizione e della violenza diretta a placare le opposizioni e che fu causa di instabilità politica manifestata attraverso colpi di stato militari o guerre civili che talvolta si protrassero per decenni, come ad esempio il rifiuto degli Eritrei dell'integrazione nell'impero di Hailè Selassie in Etiopia, la rivolta della regione.del Katanga contro Kinshasa in Congo, la ribellione nei territori del sud in Sudan e la tentata secessione del Biafra ad opera degli igbo in Nigeria. Mentre il conflitto civile non porta necessariamente a un avvicendamento di chi governa, il colpo di stato militare include una qualche sostituzione dei governanti in carica. In genere, si caratterizza come manovra puramente verticistica e di breve durata incentrata sull'occupazione di importanti uffici governativi e delle principali vie e mezzi di comunicazione e spesso senza grandi spargimenti di sangue. Negli anni '70 in Africa subsahariana si ebbero 47 casi di colpi di stato, di cui 17 con spargimenti di sangue. Tra il 1958 e la fine degli anni '60 si registrarono colpi di successo a catena tra il 1966 e il 1970, e negli ultimi due decenni del XX secolo se ne ebbero 33. La debolezza degli stati ha permesso anche a forze armate dalle dimensioni molto limitate di sovvertire l'ordine costituito, come ad esempio in Togo nel 1963 ad opera di soli 250 uomini, e in certi paesi, alcuni militari si garantirono la permanenza al potere per decenni.atura militare. Questo tipo di regime politico è caratterizzato da un controllo autoritario del governo, spesso con violazioni dei diritti umani e limitazioni delle libertà civili. I leader militari spesso si mantengono al potere attraverso la repressione politica, la censura dei media e l'uso della forza per sopprimere l'opposizione. In molti casi, i regimi militari sono sostenuti da un partito unico, che garantisce il controllo totale del potere politico. Questo tipo di governo è stato particolarmente diffuso in Africa durante gli anni '60 e '70, quando molti paesi hanno ottenuto l'indipendenza dal colonialismo. Tuttavia, anche oggi ci sono ancora alcuni paesi africani che sono governati da regimi militari o da leader autoritari che si sono mantenuti al potere per decenni.