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Il processo di indipendenza degli stati africani e le sfide istituzionali

Nel 1960, con le risoluzioni ONU n. 1514 (sull'indipendenza dei territori coloniali) e 1541 (sulla loro autodeterminazione), gli stati africani indipendenti venivano riconosciuti come membri della comunità internazionale a prescindere dalla presenza o meno di effettive strutture di governo al loro interno, e venivano disconosciute le future secessioni con conseguente isolamento diplomatico. Di conseguenza, in molti stati passarono in secondo piano la necessità di affermarsi come entità dotate di solidi apparati istituzionali e burocratici, il bisogno di acquisire una più piena legittimazione interna, il mantenimento della pace civile e dell'ordine politico.

In gran parte di essi quindi, molte regioni risultavano prive di infrastrutture e altre vie di comunicazione, istituzioni per la riscossione delle tasse o l'erogazione dei servizi. Il mantenimento dello status quo in termini di confini invece divenne immediatamente una priorità continentale.

Che venne sancita nell'ambito dell'OUA con il mutuo riconoscimento dei confini. Solo Marocco e Somalia non aderirono: il primo ambiva all'annessione del Sahara occidentale e la seconda aveva mire irredentiste sulle aree popolate dai somali nei paesi confinanti di Kenya, Etiopia e Gibuti.

Fino agli anni '90 i conflitti tra stati erano rimasti piuttosto rari e con l'eccezione di 3 controversie circoscritte:

1. La Somalia intendeva unificare tutti i territori abitati dai somali in una "grande-Etiopia vs Somalia", incluso l'Ogaden in Etiopia. Nonostante godesse dell'appoggio URSS, l'invasione dell'Etiopia e l'occupazione dell'Ogaden fallirono in quanto l'URSS appoggiò somala quindi l'Etiopia nel 1977.

2. Libia vs Ciad: la contesa riguardava la striscia di Aouzou che la Libia occupò nel 1973; Gheddafi aveva inoltre appoggiato la ribellione del Front de liberation nationale (Frolinat) di Oueddei.

E del nord arabo-musulmano del Ciad contro il sud cristiano e francofono, arrivando a proporre l'unificazione della Libia col Ciad. Negli anni '80 le forze libiche subirono varie sconfitte da parte di Hissein Habré sostenuto dai francesi. La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del 1994 stabilì che la striscia di Aouzou veniva restituita al Ciad e si dava inizio al ritiro delle truppe libiche.

Vs Uganda: alla fine degli anni '70 Idi Amin Dada in Uganda accusò il presidente-Tanzania Nyerere della Tanzania di atteggiamenti ostili e spinse l'esercito oltre il confine del fiume Kagera occupando la regione confinante con la Tanzania. La risposta delle forze armate tanzaniane non incontrò ostacoli e nell'aprile 1979 venne insediato un nuovo governo in Uganda formato da rifugiati ugandesi in esilio a Dar-es-Salaam.

Molto accentuata nei paesi africani fu la tendenza a privilegiare forme di finanziamento diverse dalla tassazione.

diretta come gli aiuti e i finanziamenti esteri o gli introiti provenienti dallo sfruttamento di risorse minerarie o petrolifere. Le entrate erariali di questo tipo ha reso minima la dipendenza dello stato dalla società e ha contribuito a ridurre l'urgenza di costruire apparati burocratici ben organizzati e funzionanti. All'epoca della guerra fredda gli stati africani sono stati sostenuti da USA e URSS; molti di essi pur senza svilupparsi. A partire dalla fine degli anni '80 paesi quindi sono riusciti a sopravvivere come la Liberia di Doe, la Somalia di Barre e il Zaire di Mobutu sono andati incontro a un vero e proprio collasso istituzionale dello stato per la drastica riduzione di finanziamenti esteri. Un altro ostacolo strutturale alla formazione di autorità e burocrazie centralizzate è venuto dalla bassa densità di popolazione che ha da sempre caratterizzato il continente che ha reso più agevole per gran parte degli africani sottrarsi alle

Il consolidamento degli apparati statali è stato ostacolato da una legittimità interna dell'autorità nazionale estremamente precaria nel tempo. Il deterioramento diffuso delle istituzioni statali e del settore pubblico nei paesi subsahariani si inseriva in un contesto più ampio caratterizzato dalla globalizzazione economica crescente, dalla dissoluzione di grandi stati come la Jugoslavia e l'URSS e dall'esplosione dei conflitti civili, che hanno contribuito a erodere progressivamente la statualità.

La difficoltà dimostrata da molti paesi nel uscire da una prolungata situazione di crisi ha portato a una riconsiderazione del decadimento dello stato. In particolare, nel contesto africano, le ribellioni e le sfide armate alle autorità centrali hanno messo in discussione la capacità effettiva di esercitare il monopolio del potere.

Della forza e la facevano sempre più numerose, legittimità stessa di tale monopolio sono state rimesse in discussione e ripensate. Da elementi definitori delle entità statali, dati per scontati, esse divenivano ora dimensioni di possibile variazione il cui riscontro empirico occorreva verificare caso per caso. Lo stato stesso non era più ovunque e comunque dato e costante, secondo la nozione di sovranità territoriale postulata dalle dottrine giuridiche e dal paradigma realista delle relazioni internazionali, ma andava inteso come una variabile da osservare, indagare e spiegare empiricamente.

Dal parlare di crisi dello stato negli anni '80, si è passati negli anni '90 a un uso frequente dell'espressione crollo dello stato quando la struttura, l'autorità, la legge e l'ordine politico che si hanno svaniti e devono essere ricostituiti in qualche forma, nuova o vecchia. Il termine indica che le funzioni dello stato non sono

più esercitate, lo stato non riceve più il sostegno né esercita piùcontrolli sulla popolazione e non è neppure oggetto di richieste poiché la popolazione sa che èincapace di offrire risposte.

Secondo alcune interpretazioni, in certi casi l’estremo indebolimento delle istituzioni africane dovuto alla fine degli aiuti da parte di USA e URSS e dei programmi di aggiustamento strutturale da parte della BM e del FMI, ha indotto i governanti a ricercare alleanze politico-economiche. Ad esempio l’Angola o la Liberia informali e private esterne alle strutture burocratiche statali. che esclusivo sull’uso della forza con l’intervento dei mercenari sudafricani rinunciarono al controllo della società Executive Outcomes al fine di proteggere il regime da ribelli e signori della guerra.

La nozione di fallimento dello stato è invece incentrata sulle funzioni fondamentali che ogni stato deve svolgere quali la garanzia della sicurezza,

L'organizzazione della rappresentanza politica, la gestione dei mercati o l'erogazione dei servizi di welfare. La fissazione delle norme per il funzionamento vissuta somala resta il caso più completo ed eclatante di tracollo delle istituzioni. Un qualche tipo di crollo si è avuto anche in paesi come Liberia, Sierra Leone, Zaire, Uganda, Etiopia e Congo-Brazzaville. In genere, la crisi dello stato si è verificata laddove le élite politiche si sono dimostrate più refrattarie all'introduzione di riforme dell'autorità pubblica, spalancando per la rilegittimazione le porte al conflitto armato e giustificandolo agli occhi della popolazione con la promessa di opportunità e margini d'azione per il cambiamento avanzata dai gruppi insurrezionisti ma anche creando per le violenze predatorie dei signori della guerra. Nei regimi di Idi Amin in Uganda, di Siad Barre in Somalia o di Mobutu in Zaire, è stata praticata un'estrema

dalla loro effettiva capacità di governare il territorio nazionale. Questi stati spesso si trovano in situazioni di conflitto interno, con gruppi armati che controllano parti del territorio e sfidano l'autorità centrale. La privatizzazione dell'autorità politica si verifica quando gruppi o individui prendono il controllo del potere politico in modo non legittimo, spesso attraverso la forza o la corruzione. Questo può accadere in contesti di instabilità politica o di debolezza delle istituzioni statali. La personalizzazione dell'autorità politica si verifica quando un leader carismatico o autoritario concentra il potere nelle proprie mani, ignorando o sopprimendo le istituzioni democratiche. Questo può portare a una mancanza di controllo e di responsabilità, e può favorire la corruzione e l'abuso di potere. In tutti questi casi, la mancanza di un'autorità politica legittima e stabile può portare a un vuoto di potere e a una situazione di caos e violenza. Questo può avere conseguenze devastanti per la popolazione, con violazioni dei diritti umani, violenza etnica o religiosa, e una grave crisi umanitaria. È importante sottolineare che la situazione di collasso dello stato non è inevitabile. In molti casi, la comunità internazionale può svolgere un ruolo importante nel prevenire o risolvere i conflitti, sostenendo la ricostruzione delle istituzioni statali e promuovendo la pace e la stabilità. Tuttavia, ciò richiede un impegno a lungo termine e una cooperazione internazionale efficace.

Dall'esistenza o meno di una reale autorità da esse esercitata sul resto del territorio nazionale. Nonostante l'assenza di un vero governo da oltre 10 anni nessun altro ha potuto governare legittimamente parti del territorio della ex Somalia. Gli stati de jure hanno l'estremo di un continuum. All'estremo opposto oltre quella zona intermedia in cui si rappresenta collocano i paesi che meglio approssimano il modello dello stato di fatto e di diritto, si trova una serie di esperienze emerse in anni recenti in cui la costruzione o ricostruzione dello stato è avvenuta militarmente o l'imposizione di un effettivo controllo in modo empirico sul terreno mediante la vittoria politico-amministrativo. Tali esperienze includono Eritrea, Somaliland, Uganda, Etiopia. In questi paesi, leader ribelli emersi in aperta opposizione alle deboli autorità centrali si sono concentrati sull'accumulazione di potere reale e la formazione di uno stato de facto.

Ricalcando almeno in parte lo sviluppo degli stati europei.

Congo-Kinshasa: il fallimento dello stato postcoloniale dell'ex Congo belga è l'esempio più eclatante della debolezza dello stato postcoloniale. La vicenda in Africa dovuta alla distribuzione geografica della popolazione concentrata negli estremi opposti del paese che ha finito per lasciare un'area centrale tanto vasta quanto vuota attraverso la quale proiettare il potere. In epoca coloniale le strutture amministrative e la presenza militare erano state estese in tutto il territorio nazionale. Lo sforzo di re Leopoldo e dei belgi orientato alla sistematica predazione di una delle aree maggiormente ricche di risorse minerarie all'interno del continente aveva dato vita a uno degli apparati coloniali africani più sviluppati. L'indipendenza del paese fu seguita immediatamente da una fase di instabilità politica. Le truppe dell'esercito si ammutinarono rifiutandosi di ubbidire agli.

ufficiali belgi che ne erano a capo. La combinazione della scarsa densità di popolazione e della diversità
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
6 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/13 Storia e istituzioni dell'africa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni dell'Africa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Carcangiu Bianca.