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La situazione in Etiopia e l'aggressione italiana
Giuba per cui vennero espropriate le terre e reclutata la manodopera costringendola a prestazioni molto simili al lavoro forzato. In Etiopia vi erano continue contestazioni fra parte italiana ed etiope sui diritti delle due parti sul territorio, in particolare sulla convenzione italo-etiopica del 1908 che attribuiva ad Addis Abeba l'Ogaden abitato in larga maggioranza da somali. L'imperatore Haile Selassie portò la causa davanti alla Società delle Nazioni. Francia e Gran Bretagna avversarono l'Italia e cercarono di tacitarla con concessioni che indebolirono l'Etiopia. Il Consiglio della Lega rinviò la delibera fino alla penetrazione italiana in territorio etiopico ponendo tutti davanti al fatto compiuto. L'aggressione all'Etiopia fu giustificata in un momento di difficoltà finanziaria per effetto della crisi a livello internazionale. La penetrazione italiana iniziò nel fiume Mareb, poi sul confine riconosciuto tra Eritrea ed Etiopia.
Etiopia il 3 ottobre 1935, alcuni reparti mossero anche dalla Somalia e vennero impiegati tutti i mezzi, compresi i bombardamenti con gas tossici passando sopra alle norme internazionali. Le battaglie decisive furono ad Amba Aradan tra l'11 e il 15 febbraio 1936 e il 31 marzo. Il negus scelse di andare in esilio a Gibuti. L'esercito italiano al comando di Mai-Ceu Badoglio entrò ad Addis Abeba il 5 maggio 1936. Nello stesso mese venne proclamata la nascita dell'impero. La presenza italiana in Etiopia durò solo cinque anni e fu poco più di un'occupazione militare e un controllo precario del territorio. L'Eritrea e la Somalia furono riunite con l'Etiopia e l'impero fu ribattezzato Africa Orientale Italiana (AOI), poi suddivisa in sei governatori: Eritrea con capitale Asmara, Somalia con Mogadiscio, Amhara con Gondar, Galla e Sidana con Jimma, Harar con Harar e Addis Abeba denominato Scioa dal 1938. In quest'ultima siinsediò il governatore col titolo di viceré. Il primo fu Badoglio a cui seguì Graziani e il duca d'Aosta. I confini dell'Eritrea furono ampliati unendo parte del Tigre. La popolazione dell'AOI negli anni 30 era stimata in circa 18 milioni di abitanti. A fini di dominio quasi sempre venne attuata una politica di sviluppo e modernizzazione. Vennero costruite strade, nuovi quartieri nelle principali città, scuole, ospedali, migliorati i servizi e le amministrazioni, il varo dell'industria e un'intensa colonizzazione agricola delle terre dell'altopiano. In Libia la cittadinanza italiana fu concessa ai nativi con gli statuti del 1919 per la Tripolitania e la Cirenaica. Inizialmente si sarebbe dovuta seguire una politica indigena volta alla separazione se non alla segregazione, ma la legge del 1927 modificò i regolamenti del 1919. La trasformazione della Libia in parte integrante del Regno d'Italia decisa nel 1939 rispondeva.essenzialmente a logiche militari. Ai libici in possesso di certi requisiti fu riconosciuta una speciale cittadinanza italiana. Nel 1937 un decreto vietava le unioni miste. In Libia la colonizzazione fu accelerata dai programmi lanciati nel 1928 e poi nel 1938 quando fu avviato un programma di emigrazione di massa che fu finanziato e sospeso nel 1940 con l'entrata in guerra. Molti migranti si stabilirono soprattutto nelle città, quindi la quantità della popolazione contadina era minore. L'incidenza delle spese militari era maggiore proveniva dalla Libia ma i costi erano alti soprattutto per le spese militari. In Somalia dato che una colonizzazione intensiva nella regione irrigata dai fiumi Scebeli e Giuba non era possibile, fu adottata la soluzione delle aziende ad alto tasso di investimenti finanziari e tecnici. Anche la Somalia assorbiva sovvenzioni e spese civili. Le leggi razziali del 1938 ebbero conseguenze pesanti in tutte le colonie.soprattutto nell'Africa dove erano d'uso comune orientale forme di coabitazione o integrazione fra bianchi e africani, e molti italiani vivevano in unioni più o meno formalizzate con donne eritree o etiopiche. L'Eritrea fu convertita in colonia di popolamento soprattutto negli anni '30, arrivando ad avere all'avviglia della seconda guerra mondiale una comunità italiana pari quasi al 10% della popolazione della colonia. La politica della colonizzazione agraria intrapresa nel 1890, secondo i piani di Franchetti, si affidava a concessioni di piccole dimensioni su basi familiari, eventualmente assistite dallo stato, per creare una vasta e stabile popolazione rurale, ma non ci fu il flusso che si prevedeva e ci si orientò verso aziende di stato con capitali pubblici di proporzioni che con il tempo divennero sempre più vaste. La politica della terra portò alle crisi più gravi. I criteri giuridici di tipo privatistico e individuale introdotti per lacertezza e la stabilità del possesso e in vista di un aumentodi produttività, mal si adattarono a sistemi in cui accanto a forme di proprietà familiare ed ereditaria erano diffusi principi collettivi o comunitari. I meccanismi di resistenza attiva o passiva dellasocietà rurale impedirono il progresso che le riforme coloniali volevano realizzare. La resaeconomica fu ostacolata dalla scarsità delle risorse e dalla mancanza vera e propria di un'economiacoloniale funzionante sulla base di un rapporto di scambio di prodotti di base contro prodotti finiti. Non vi erano fonti di energia e nemmeno ricchezze minerarie. L'Eritrea era la colonia che contavameno ma era quella in cui si investiva meno. Le esportazioni dei prodotti eritrei in direzionedell'Italia erano esenti da qualsiasi tassa. I limiti del colonialismo italiano si riflettevano nellepolitiche promosse in materie quali scuola e lavoro. Gli indigeni accedevano alle scuole
fondate quasi tutte dai missionari solo alla fine della quarta elementare. L'istruzione dallo stato ma tenuta era preordinata alla formazione di quadri bassi per l'amministrazione e alcuni mestieri per i quali gli italiani non volevano prestarsi. La discriminazione razziale negli impieghi la formazione delle élite che altrove in Africa favorì la decolonizzazione o il neocolonialismo. Per i giovani eritrei maschi lo sbocco quasi obbligato era l'esercito: l'Eritrea fu usata prima per "produrre" soldati per le altre imprese coloniali e poi come retrovia per l'assalto all'Etiopia. Nel periodo del fascismo l'addestramento militare era fornito già ai giovanissimi. L'attività economica subì una scossa soprattutto in vista dell'attacco contro l'Etiopia e poi con i servizi che l'Eritrea fu chiamata a sbrigare come base logistica della guerra scatenata nel1935. In Etiopia fu praticata in gran parte la colonizzazione capitalistica. Il popolamento italiano delle colonie subì un impulso vigoroso dopo la fondazione dell'impero secondo un programma che prevedeva stabilità del lavoro, casa operaia in appositi villaggi e tendendo a fare dei lavoratori italiani i guardiani dell'impresa coloniale. L'abrogazione del diritto terriero consuetudinario per favorire l'insediamento dei coloni fu fra i provvedimenti più odiosi per le tradizioni e la sensibilità delle popolazioni locali. Gli espropri costituirono il principale motivo di malcontento e rivolta.
L'Italia perse i suoi possedimenti in Africa tra il 1941 e il 1943 durante la seconda guerra mondiale, i quali vennero occupati dagli eserciti alleati in gran parte inglesi. Le leggi razziali furono abrogate e molti funzionari dell'amministrazione italiana furono confermati ai loro posti per mancanza di alternative.
Nel 1947 l'Italia
Subì un trattato di pace molto duro che le ingiungeva di lasciare tutte le sue ex condizioni; ribadiva l'indipendenza dell'Etiopia, metteva a carico dell'Italia il pagamento dei danni di guerra e prescriveva che sul destino ultimo delle ex colonie italiane avrebbero deciso le potenze vincitrici e in mancanza di un accordo entro un anno dalla sua ratifica, l'ONU, che ne fu infatti investita nel 1948.
In Libia gli inglesi avevano costruito basi militari a cui erano associati gli USA. Il paese diventò indipendente il 21 novembre 1949. Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, avrebbero conservato una certa autonomia interna in un quadro federale guidato da Idris es-Senussi che confermò la concessione delle basi militari alla Gran Bretagna e agli USA.
L'Etiopia divenne indipendente nel 1941 ma dovette accettare uno status di semi-occupazione militare da parte della Gran Bretagna per le esigenze belliche. Haile Selassie riprese formalmente
Le sue prerogative sovrane. Sugli altri territori si aprirà dopo la fine della guerra una vicenda in sede internazionale fatta di trattative e baratti.
In Eritrea era stata aperta a Radio Marina presso Asmara, una stazione per il controllo delle comunicazioni che gli USA consideravano essenziali per il proprio dispositivo militare su scala mondiale. Il paese rimase sotto l'amministrazione inglese fino al 1952 quando entrò in vigore il federalismo. L'Eritrea diventò un'unità autonoma federata all'Etiopia con il voto del 2 dicembre 1950 da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU. Aveva una costituzione che garantiva libertà di associazione e sindacali e un'assemblea eletta con una consultazione indiretta su basi regionali o tribali. Il governo autonomo fu gestito dagli unionisti con la Chiesa e la dinastia etiopica dei cristiani dell'altopiano, a sfavore degli indipendentisti musulmani delle terre basse. Nel 1962 con.
Un atto di forza mascherato da un voto del parlamento di Asmara, l'Eritrea fu annessa all'Etiopia come provincia. Iniziò una guerra di 30 anni tra l'Eritrea che pretendeva l'indipendenza e l'Etiopia che difendeva l'integrità nazionale e per non perdere quell'accesso al mare che è stato un obiettivo costante della sua politica. L'Eritrea raggiunse l'indipendenza nel 1991 a seguito del crollo del regime militare etiope.
La Somalia andò in amministrazione fiduciaria all'Italia dal 1950 al 1960 alla quale seguì l'indipendenza il 1° luglio 1960. Le condizioni di partenza erano abbastanza arretrate sia politicamente che economicamente. La Somalia era e rimase uno dei paesi africani più poveri. Dopo una fase di assestamento, l'Italia decide di accettare come proprio interlocutore la Lega dei giovani somali. Lo schema adottato prevedeva un incremento graduale e progressivo dei poteri.
degli organi locali su base rappresentativa. Le prime elezioni per il parlamento si tennero nel 1956 con la per l'amministrazione interna. Altre elezioni si svolsero formazione di un governo semi-au