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Panafricanismo e Negritudine

Il Panafricanismo, promosso principalmente da neri americani che militavano nelle associazioni per i diritti dei neri, ha principalmente un carattere politico. Marcus Garvey è il fautore del "ritorno" dei neri in Africa per creare uno Stato unitario e redimere il continente. Fondò la Universal Negro Improvement Association e costituì una compagnia di navigazione per organizzare il trasporto dei neri in Africa. Il suo nazionalismo, però, assunse un aspetto razziale.

Du Bois, invece, affrontò la discriminazione di cui erano vittime i neri, affermando che la liberazione era un processo soprattutto culturale e sociale. Organizzò una serie di congressi in città europee per abituare i leader neri e africani a discutere dei problemi del progresso e della libertà.

La Negritudine, elaborata soprattutto da intellettuali francofoni, prevale invece come movimento culturale. Agisce soprattutto sulla considerazione che i neri hanno di sé.

e della propria civiltà, e punta a riammetterli indipendenti e sicuri di sé nella civiltà universale. 14 – Gli effetti delle due guerre mondiali Per tutto il periodo coloniale, l'Africa restò ai margini della scena internazionale e non aveva titolo per pronunciarsi sulle vicende della comunità delle nazioni. Non mancò comunque di subire i contraccolpi dei più importanti eventi mondiali, dalle guerre ai progressi tecnologici e crisi finanziarie. 1° Guerra Mondiale Il coinvolgimento dell'Africa nella guerra fu duplice: come teatro bellico per lo scontro fra le varie potenze e per l'impiego di soldati delle colonie sui campi di battaglia. L'Africa a causa della guerra subì gravi carestie ed epidemie, soprattutto causate da malattie, fra cui l'influenza, portate dagli europei. Ma l'uso di soldati africani impiegati anche nelle battaglie europee, ha permesso a molti giovani di prendere conoscenza diretta con

La realtà europea, in Francia soprattutto. I soldati africani colsero il loro padroni coloniali in un momento di grande debolezza, e questo favorì poi l'emancipazione africana, smitizzando il mito dell'invincibilità dell'uomo bianco. Alla fine della guerra, i paesi africani non videro cambiare il proprio status di colonie, ma videro nascere i primi movimenti e partiti a tendenza nazionalista. Associazioni politiche si formano soprattutto nelle città e nel 1922 nasce in Sud Africa il primo partito africano, l'African National Congress, e nel 1927 a Bruxelles si tenne la Conferenza dei popoli oppressi, il primo grande congresso afro-asiatico della storia, che proclamò i temi dell'indipendenza e dell'emancipazione.

La Seconda guerra mondiale continuò e completò il processo iniziato con la Prima. Il principio dell'autodeterminazione venne ufficializzato nella Carta atlantica redatta da

Roosvelt e Churchill nel 1941: i popoli colonizzati furono prontissimi a cogliere la portata rivoluzionaria di quelle dichiarazioni e il mito della supremazia dell'uomo bianco, già intaccato nella Prima guerra, non sopravvisse alla Seconda. Guidata dai "reduci" della guerra, tornati nel proprio continente dai vari fronti europei, anche l'Africa imboccò la strada dell'indipendenza. 10) Processo di decolonizzazione e indipendenza 1. Un evento di portata generale: l'indipendenza dei paesi asiatici arabi e africani rispondevano a fattori e stimoli locali mentre la decolonizzazione ha avuto una dimensione globale, perché: - ha proceduto in modo pressoché simultaneo in tutti i continenti - perché fu incoraggiata o appoggiata da mutamenti politici ed economici che si determinano nel mondo per effetto della 2°GM. - La guerra fredda con la scesa in campo delle due superpotenze sovvertì gli equilibri favorendo la fine.dipendenza e di interesse delle potenze coloniali. La decolonizzazione fu un processo complesso e contrastato, caratterizzato da lotte per l'indipendenza, negoziazioni politiche e conflitti armati. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'Africa subì un cambiamento significativo nel contesto dell'imperialismo o, almeno, dell'imperialismo nella sua forma coloniale. La guerra portò alla perdita delle colonie italiane e tedesche in Africa, che furono riconquistate dagli Alleati al termine della guerra. Durante le conferenze di guerra, il diritto della Gran Bretagna e della Francia di riprendere il controllo dei territori asiatici, di cui avevano perso il controllo, fu messo apertamente in discussione. Le implicazioni generali della decolonizzazione favorirono il movimento verso l'indipendenza dell'Africa e di tutti i popoli coloniali, anche se era influenzato dalle dinamiche di potere delle potenze superiori. Il principio e il diritto di autodeterminazione furono ostacolati dalla guerra fredda. La decolonizzazione si trovò ad affrontare la sfida di essere un processo di emancipazione e liberazione dei popoli colonizzati, ma allo stesso tempo una riorganizzazione controllata dall'alto per ridistribuire il potere in base ai rapporti di dipendenza e agli interessi delle potenze coloniali.

forza sanciti dalla guerra. 1I paesi membri delle Nazioni Unite che erano 51 nel 1946, raddoppiarono nel 1960, anno passato allastoria come “ l’anno dell’Africa ”, in cui 17 paesi proclamarono la propria indipendenza.

La decolonizzazione nel mondo ha avuto un andamento irregolare, a cerchi concentrici, per continente oper potenza coloniale, un percorso che inizia dal Medio Oriente prosegue con l’Asia Meridionale, Sud-Orientale e si conclude con l’Africa, prima quella araba e poi con quella del sud del Sahara. Gli staticoinvolti furono la Gb, la Fr, il Portogallo, il Belgio e la Spagna. Rientrano nella decolonizzazione ancherotture di carattere rivoluzionario in stati che non erano possedimenti coloniali in senso stretto. Si pensi alNasserismo in Egitto o alla proclamazione della Repubblica popolare cinese nel 1949.

Anche se la decolonizzazione si colloca logicamente nella dimensione nord-sud delle relazioniinternazionali, i suoi sviluppi interferirono

con l'asse est-ovest e viceversa. I vari atti delladecolonizzazione furono tutt'altro che indolori e la sicurezza internazionale e la pace vennero continuamentemesse alla prova dalle tensioni e dalle guerre che l'hanno costellata. Si può distinguere una decolonizzazione che segue procedure essenzialmente politiche, negoziali oinvece una decolonizzazione che ricorre all'azione diretta e alla lotta armata, esiste un'ampia tipologiaanche per le guerre di liberazione nazionale: Algeria, colonie portoghesi e africa australe nonché Palestinao Vietnam. L'ideologia alla base del movimento è il nazionalismo, che si autolegittima con il riferimento a unanazione o ad un popolo che reclama la propria emancipazione in un territorio dato. In africa contribuironoanche ideologie transazionali a carattere universaleggiante: come il panafricanismo e la negritudinefungono da sfondo per l'indipendenza dei singoli territori africani.

2. Territori,

nazioni e Stati: Prendendo come data d'inizio del colonialismo il 1880, l'Africa ha subito l'impatto più marcato sul piano della politica e della statualità. Con la decolonizzazione la storia non è ricominciata dove era stata interrotta dallo Scramble. Le formazioni statali che hanno sostenuto l'urto del colonialismo europeo a sud del Sahara non sono sopravvissute al colonialismo. Per questo viene a volte definito dagli storici con una funzione oggettiva di Nation-building, l'ideologia dell'indipendenza si era richiamata solo minimamente al passato precoloniale. Pur lottando contro il potere coloniale, le élite non avevano interesse ad abbattere del tutto il mondo del colonialismo, perché la richiesta dell'indipendenza partiva dalla situazione coloniale e da un ceto dirigente che conosceva solo quell'esperienza e si era formato in essa. Lo stato africano indipendente è un insieme complesso, in esso

Convivono motivi, codici e modi di derivazione europea e in parte riflettono la storicità africana. Gli stati della decolonizzazione hanno dato una prova di durata insospettabile di fronte a difficoltà strutturali spesso disperanti e nell'insieme la diplomazia africana è riuscita a mantenere la continuità ininterrotta di una cinquantina di Stati.

La nascita degli Stati africani è avvenuta nell'arco di alcuni decenni. L'indipendenza, negoziata ed ottenuta con la guerra, in generale non ha mai portato a una vera rottura con la madrepatria. L'evoluzione dell'Africa nera francese verso l'indipendenza è paragonabile a quella dei territori inglesi dell'Africa occidentale, anche se è avvenuta successivamente ed è stata imposta alla Francia dalla necessità di concentrare tutte la sue forza in Algeria. La legge quadro o legge Defferre stabilirà un regime di autonomia interna nel Giugno 1956.

Governi locali, diretti da personalità africane elette a suffragio universale, avevano la facoltà di decidere degli affari interni di ogni territorio; la madrepatria manteneva però sul posto un proprio alto funzionario. Appena giunto al potere il generale De Gaulle propose la creazione di una comunità francese che fu approvata il 28 Settembre 1958 con un referendum in Francia e nei paesi africani e malgasci; soltanto la Guinea non accolse la proposta, diventando immediatamente indipendente. I territori godevano a questo punto di una completa autonomia interna, ma la politica estera rimaneva competenza della Francia. Questa soluzione non è duratura tuttavia a lungo, dato che a partire dal 1960 i governi locali si sono pronunciati a favore dell'indipendenza, anche se poi hanno mantenuto rapporti con l'ex madrepatria attraverso convenzioni bilaterali. Il tentativo di realizzare una struttura francese paragonabile al Commonwealth è

così fallito. Nei territori britannici dell'Africa orientale e centrale, a differenza di quelli dell'Africa Occidentale, il problema politico era reso ancora più difficile dall'esistenza di una popolazione eterogenea: colonizzatori bianche, gruppi asiatici e una maggioranza nera in continuo aumento. Il principio della partnership e dell'associazione delle razze, da realizzarsi sulla base del grado di civilizzazione raggiunto, portò nel 1953 alla creazione della federazione dell'Africa centrale, che riuniva le Rhodesie e il Nyansland. Le indipendenze difficili: l'accesso all'indipendenza dei territori inglesi e francesi dell'Africa nera ha creato un contesto favorevole alle rivendicazioni nazionali dei territori ancora dipendenti. Nel Congo belga i movimenti politici si sono sviluppati più lentamente a causa della politica attendista e paternalista della madrepatria. La situazione si era sbloccata nel 1958, in seguito ad.nti africani, la proclamazione dell'indipendenza del Congo, l'assassinio di Lumumba, la guerra civile in Congo, l'ascesa al potere di Mobutu, la dittatura di Mobutu, la caduta di Mobutu e la seconda guerra del Congo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
24 pagine
6 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/13 Storia e istituzioni dell'africa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze Sociali Prof.