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Darwin pubblicò “L’espressione delle emozioni nell’uomo e

negli animali” e la conclusione principale del libro è che certe

espressioni delle emozioni, come ad esempio il salto all’indietro di

fronte a un attacco, sono state installate nel sistema nervoso nel

corso dell’evoluzione. Nel suo libro, Darwin utilizzò il termine

“espressione” per indicare un comportamento corporeo provocato

da un’emozione. Quindi ad esempio un sorriso o una lacrima sono

tutte espressioni di una specifica emozione. Per capire le emozioni,

dobbiamo sapere dunque che hanno origine in forme di vita

precedenti, anche se queste forme di vita non esistono più. Come

adesso, i nostri antenati erano allo stesso modo preoccupati per i

figli e desiderosi di essere amati dagli amici e dalle persone più

care. Inoltre Darwin affermava che alcune emozioni possono

derivare anche da condizioni presenti nello sviluppo del bambino,

ad esempio lui pensava che il pianto degli adulti derivasse dai pianti

dell’infanzia, oppure che le carezze degli adulti derivassero dalle

coccole materne (abitudine ereditaria – azione geneticamente

programmata)

Circa 1,9 milioni di anni fa apparve l’Homo Erectus. I maschi

dell’Homo Habilis, i loro predecessori, erano fisicamente superiori

alle femmine di circa il 50%. Invece i maschi dell’Homo Erectus,

come gli uomini di oggi, erano più grandi delle femmine di circa il

15%: avevano braccia più piccole, gambe più lunghe e denti più

piccoli. Come molti cacciatori di oggi, i nostri antenati traevano

gran parte del loro nutrimento da cibi vegetali come le radici e

cacciavano piccoli animali, includendo così nella dieta una certa

quantità di carne. All’epoca dell’apparizione dell’Homo Erectus, fu

scoperto il modo per cuocere il cibo grazie al fuoco, che serviva

anche per tenere lontano i predatori. E prendendo in considerazione

le minacce, entrano in gioco le emozioni. Infatti in caso di paura, la

mente si prepara ad affrontare solo quella categoria di eventi: si

interrompe ciò che si sta facendo, ci si concentra solo sulla minaccia

e si avvisa gli altri preparandosi alla fuga. Può non succedere tutto

questo, ma mente e corpo sono comunque pronti a mettere in atto

queste azioni. Di conseguenza, le popolazioni che non avevano

sviluppato queste sequenze non sono sopravvissute. (popolo degli

utku non si arrabbia mai)

Una società è un gruppo di persone e ogni persona ha un proprio

genere. Il genere è per noi una questione intima poiché, mentre

nelle società del passato le donne trascorrevano la maggior parte

del tempo con altre donne e gli uomini con altri uomini, nelle

società contemporanee occidentali uomini e donne interagiscono in

continuazione. Secondo i pregiudizi di genere, le donne rispetto agli

uomini, esprimono con maggiore facilità quasi tutte le emozioni,

poiché sono più sensibili agli stati emotivi. Secondo varie ricerche,

se si vuole confidare una propria emozione, indipendentemente dal

proprio sesso, ci si trova meglio con una donna poiché sono capaci

di offrire un miglior supporto sociale. Al contrario degli uomini che

invece esprimono in genere orgoglio, solitudine e disprezzo,

difendendo il proprio individualismo e indipendenza. I geni

riproducono se stessi, non noi. Infatti i nostri geni sono immortali,

corrono verso il futuro, generazione dopo generazione. Quindi noi

siamo in un certo senso programmati per permettere a loro di

sopravvivere, e i sentimenti e le preferenze sono dei mezzi

attraverso cui i geni traducono gli adattamenti in azioni nella vita

quotidiana.

Marco Aurelio fu imperatore a Roma e scrisse vari appunti in una

sorta di conversazione con se stesso indagando sulle proprie

emozioni. Tutti noi siamo simili nella nostra imperfezione, e

abbiamo quella che Marco Aurelio chiama parte divina, cioè la

ragione. Secondo lui se noi esercitiamo il pensiero nel modo giusto,

ci accorgiamo che non ha senso ad esempio arrabbiarci per

qualcuno poiché quest'ultimo può recitare una parte. Marco Aurelio

era uno stoico. Faceva parte di una scuola di pensiero fondata dal

filosofo Zenone, ed è chiamata così perché Zenone era solito

insegnare nella Stoà, un porticato con affreschi su una parete.

Questa scuola fu fondata circa 500 anni prima del suo tempo, e i

membri credevano che la filosofia fosse una pratica, una medicina

per l'anima. Questo pensiero dalla Grecia giunse a Roma e si diffuse

per oltre 600 anni, preceduta di poco dalla scuola di Epicuro.

Entrambe le scuole svolgono un'analisi profonda sulle emozioni e

considerano la comprensione delle emozioni la chiave per condurre

una vita esemplare. Prima di loro, il primo che scrisse sulle emozioni

fu Democrito, conosciuto soprattutto per la teoria che confutò

l'infinita divisibilità della materia. Lui trattò l'etica e disse che la

filosofia libera l'anima dalle emozioni. Un altro filosofo fu Aristotele

che considera le emozioni come valutazioni, cioè l'emozione che

proviamo dipende dalla valutazione che ne diamo, se un

avvenimento vi permette di raggiungere un nostro scopo, proviamo

un'emozione positiva, se invece gli avvenimenti ostacolano i nostri

progetti, proviamo un'emozione negativa.

Per diventare davvero umani, gli Epicurei pensavano che dobbiamo

liberarci dalla tirannia delle emozioni, che con troppa facilità ci

spingono ad essere irrazionali. Bisogna quindi allontanarsi da ciò

che è effimero, come il successo e il potere, e dirigersi verso

qualcosa di più degno. (Problema di oggi: pubblicità) Gli epicurei

scelsero di vivere in una comunità condividendo con i membri le

stesse idee, ritirandosi in un certo senso dalla vita normale e

prendendo come esempio la vita dei bambini poiché quest'ultimi

sono soddisfatti quando hanno soltanto affetto e cibo quotidiano. Il

piacere per loro era importante, ma doveva essere per le cose

semplici. Infatti Epicuro fece una distinzione basata sui concetti di

naturale e necessario, cioè bisogna essere felici per le cose naturali

e necessarie come il cibo e l'affetto, ma non bisogna cercare ciò che

è innaturale e non necessario come il successo e il potere.

Gli stoici hanno avuto un'influenza maggiore rispetto agli Epicurei.

In Grecia come filosofo vi era Crisippo, mentre a Roma Seneca,

Epitteto e Marco Aurelio. Come gli epicurei, anche gli stoici

basavano le loro analisi sulle emozioni, ma mentre gli Epicurei

raccomandavano di distogliere l'attenzione da ciò che è illusorio e

non necessario, gli stoici invece miravano all'estinzione dei desideri.

Marco Aurelio pensava che il vero problema erano i desideri: la

voglia di denaro quando crediamo di meritarlo oppure il desiderio di

sopraffare un altro perché siamo convinti che abbia torto. Crisippo

pensava che un'emozione è divisa in due movimenti distinti: il

primo movimento è quello involontario come la fuga di fronte a un

serpente, mentre il secondo movimento è l'emozione vera e

propria, la reazione. L'idea degli stoici era che, coltivando la virtù,

tutto il resto poi trova il proprio posto. Le tre religioni monoteiste,

l'ebraismo, il cristianesimo e l'Islam si ispiravano a questa idea: se

amiamo Dio, tutto il resto segue, le questioni minori restano tali. I

primi cristiani non aderirono alla concezione epicurea, che negava

la divinità. Mentre lo stoicismo con l’idea della ragione divina,

preparò le basi per la diffusione del cristianesimo nel mondo

romano. (1° emozione di Adamo ed Eva: la vergogna) Tra i primi

cristiani, le cattive emozioni furono pensate come peccati, e più

tardi la Chiesa fissò i 7 peccati mortali che sono esattamente delle

emozioni che mettono in pericolo l’anima. (gola, lussuria, avarizia,

invidia, ira, accidia e superbia) Inoltre per alcuni cristiani (Konstan)

non tutte le emozioni sono da estirpare come proponevano gli

stoici, poiché il loro valore dipende dal modo in cui vengono

utilizzate, cioè se è per il bene sono virtù, se è per il male vizi.

Due grandi filosofi razionalisti furono Cartesio e Spinoza.

Quest’ultimo afferma che il controllo delle emozioni, rende ancora

più schiavo l’uomo. Per sfuggire dalla schiavitù bisogna vedere il

mondo come l’espressione della mente di Dio e capendo il mondo

per quello che è, proveremo delle emozioni attive cioè basate

sull’amore per il mondo e per gli altri, se invece lo disprezziamo,

proveremo delle emozioni passive, cioè si mira soltanto alla

realizzazione dei propri desideri. Quindi per Spinoza, accettando le

emozioni, iniziamo a liberarci dalla schiavitù a cui ci sottopongono.

E questa idea diventerà la base della psicoterapia. La psicoterapia

è un sistema di regole e pratiche fondata da Freud nel XIX secolo.

Secondo lui il desiderio fondamentale è il bisogno di essere amati,

che è fonte di creatività, mentre il desiderio distruttivo è quello

della morte. Poiché rimangono inconsci, i loro effetti agiscono senza

poterli controllare. La teoria di Freud consisteva nel dissotterrare i

desideri sepolti dentro di noi, renderli consci e così possiamo

liberarci dalla loro tirannia. Tim Beck, uno psicoterapeuta, ha

notato che i pensieri inconsci non era affatto tali, ma erano dei

pensieri sospesi tra la coscienza e l’inconscio. Quindi la sua terapia

consisteva nel dare valutazioni diverse per ottenere una distanza

dai pensieri originali, riuscendo così a non essere schiavi degli stati

d’animo. E questa terapia risultò molto efficace contro la

depressione e l’ansia.

In ogni caso oggi è ancora possibile essere attratti dallo stoicismo,

ma è difficile metterlo in pratica. Infatti per i moderni, le emozioni

d’amore sono tra le massime espressioni dell’uomo. E un essere

umano che non prova compassione di fronte a qualche ingiustizia,

oggi viene considerato meschino e disumano. Bisogna considerare

che durante il periodo di Marco Aurelio, Crisippo, Epitteto ed

Epicuro, la schiavitù esisteva ancora, le donne avevano meno diritti,

si diffondevano malattie e anche se vi era la legge romana, gli abusi

erano frequenti. Quindi, prendendo come modelli gli stoici e gli

epicurei, non dobbiamo isolarci dal mondo esterno, ma dobbiamo

dare priorità all’affetto e alla fiducia reciproca.

È possibile fare una distinzione tra le emozioni individuali, che

hanno scopi e oggetti generali, ed emozioni sociali, che di solito

hanno invece scopi e ogg

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Noemi.amari di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Giallongo Angela.