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La coscienza collettiva e il ruolo della religione nella società
La coscienza collettiva trascende quella individuale: regola ogni momento della vita del singolo, ne determina l'esclusione dalla società in caso di trasgressione dei valori, da essa nascono le idee, la concezione del reale e dell'ideale. Una società è stabile quando il volere e agire di ogni individuo è conforme al sistema di valori condiviso.
In quest'ottica, la religione nasce da un transfert di potere, dalla sacralizzazione della coscienza collettiva. Diventa sacro l'insieme valoriale della società, ne assume la dimensione superiore, trascendente costrittiva per l'individuo. Sulla distinzione tra ciò che è sacro e ciò che non lo è viene strutturata la società, le sue regole interne e la vita del singolo. È quindi la società che genera il sacro; la religione è un fenomeno sociale per origine, contenuto e finalità, diventa un mezzo funzionale all'organizzazione.
stabilità e coesione sociale.> Opere: “Il suicidio”, “Le forme elementari della vita religiosa”
Mauss e Hubert, allievi di Durkheim, riprendono i suoi studi e approfondiscono l’importanza sociale del sacro. Partendo dallo studio delle religioni più semplici e primitive come quelle totemiche, evidenziano come questa sacralizzazione della coscienza collettiva si sia oggettivata attraverso la sacralizzazione di un simbolo. Questo simbolo può essere un oggetto, come il totem, oppure un’azione, come il rituale del sacrificio. Data la potenza e alterità della coscienza collettiva (e quindi del sacro), invisibile e tuttavia determinante nella vita sociale e del singolo, diventa necessario un mediatore proveniente dal mondo reale a cui viene attribuita sacralità per creare un collegamento tra l’uomo e il sacro, tra l’immanente e il trascendente; la sacralizzazione di questi oggetti mediatori costituiscono il nucleo
dopo, sviluppa la teoria del sacrificio come fondamento della religione e della convivenza sociale. Secondo Girard, il sacrificio nasce dalla violazione del tabù e dalla conseguente crisi sociale che ne deriva. Per ripristinare l'ordine e la pace, la comunità si unisce nel sacrificio di una vittima colpevole, che diventa il capro espiatorio. Attraverso il sacrificio, la colpa e la violenza vengono scaricate sulla vittima, permettendo alla società di ristabilirsi e di rinnovarsi. Questa teoria del sacrificio come fondamento della religione e della convivenza sociale è stata ampiamente dibattuta e criticata nel corso degli anni. Tuttavia, ha contribuito a mettere in luce l'importanza del tabù e della sua violazione nella formazione delle pratiche religiose e delle norme sociali. Il tabù, infatti, rappresenta un limite morale che regola la vita sociale e che, se violato, può generare una crisi e la necessità di un rituale di riparazione. In conclusione, il tabù e la sua violazione sono elementi fondamentali per comprendere l'origine dell'esperienza religiosa e il modo in cui la religione contribuisce alla convivenza sociale.tempo prima della pubblicazione dell'opera della Makarius, propone un'analisi del tema della violenza legata al sacro che ne mette in evidenza le implicazioni sociologiche: in particolare, ritiene fondamentale e essenziale per comprendere la vita religiosa il ruolo del sacrificio. Già Mauss e Hubert avevano individuato l'importanza del sacrificio, ma si erano limitati ad attribuirgli il ruolo di mediatore per creare un collegamento tra l'uomo e il sacro; Girard va oltre. Un sacrificio richiede una vittima emissaria: essa non è sacra in se stessa, ma possiede efficacia sacrale nel momento in cui diventa il centro di una legittima violenza di gruppo. Anche in questo caso la ritualità ha una funzione sociale: permette al gruppo di scaricare la violenza residua e inconscia così da impedire che essa si rivolga alla vita del gruppo stesso. Soprattutto nelle società sprovviste di sistema giudiziario il sacro è qui garanzia della pace.
sociale. Non solo, ma approfondendo lo studio dei vari miti e riti, arriva ad affermare che il sacrificio di una vittima, anche metaforico, sia a fondamento di tutte le religioni, la chiave per comprenderle. Una però si differenzia: il cristianesimo infatti, per Girard, è l'unica religione non sacrificale, perché per la prima volta la vittima è dichiaratamente innocente; la prevenzione della violenza è affidata all'amore, non alla violenza stessa.
Opera: "La violenza e il sacro"
Levy-Bruhl (1857 - 1939) riprende la concezione di Durkheim sull'influenza delle rappresentazioni collettive nella vita del singolo, non solo nelle sue azioni ma nel modo stesso di cogliere il reale e di rapportarsi ad esso. Sotto questo punto di vista, il sacro più che sostanziale è relazionale, espressione del rapporto dell'uomo col mondo. Nella sua forma più innocente e essenziale, l'esperienza religiosa risiede
nella dicotomia visibile//invisibile e nel tentativo dell'uomo di comunicare con l'invisibile; l'evoluzione e sempre maggiore complessità delle società e quindi della visione del mondo si riflettono in religioni strutturate che soffocano il suo significato profondo. Già con questo autore la ricerca sociologica comincia a convergere in un approccio più psicologico. Caillois (1913 - 1978) opera una sintesi tra i vari risultati della ricerca sociologica francese, delineando così una vera e propria sociologia del sacro. Parte dalla definizione di sacro, sostenendo che ogni esperienza religiosa si basi essenzialmente sulla distinzione tra sacro e profano (Durkheim). Su questa dicotomia si fonda l'atteggiamento religioso: la sacralità non è insita in tutto ciò che è sacro, ma è una proprietà che si sovrappone al reale, non modifica l'essere o l'oggetto consacrato ma è in grado di.determinare un cambiamento nel modo in cui l'uomo vi si rapporta. Ne è un esempio la violenza del sacrificio, legittima all'interno della dimensione sacrale e proibita nella dimensione profana (Girard). Una religione è la somma di tutte le possibili relazioni tra uomo e sacro. Questa dimensione relazionale (Levy-Bruhl) spiegherebbe il significato del rito, del tabù, del mito e di tutti gli aspetti di ogni religione.
Lo stesso meccanismo si riscontra nella vita sociale: il potere infatti possiede le medesime caratteristiche del sacro, definisce ciò che è lecito e ciò che non lo è, determina un cambiamento nelle dinamiche relazionali del gruppo nei suoi confronti. La conclusione è che il fenomeno religioso sia per natura un fenomeno sociale; il sacro assume significato solo in relazione e contrapposizione con il profano: in un certo senso, il profano permette l'esistenza del sacro.
Caillois cerca anche di porre questi studi
Come giustificazione all'evolversi storico delle religioni. Con il progredire della civiltà, si verifica uno slittamento del sacro: dalla collettività all'interiorità. Da questa individualizzazione del sacro nascono le grandi religioni di salvezza: da fattore di equilibrio per la società primitiva diventa fattore di equilibrio per il singolo in vista di un fine supremo.
Opera: "L'uomo e il sacro" SCUOLA DELLA RICERCA COMPARATA
Mircea Eliade (1907 - 1986) considera la storia delle religioni come una scienza autonoma che non deve più essere confusa con l'antropologia, etnologia, sociologia o psicologia; essa deve prendere in considerazione sia della dimensione storica e sociale delle religioni quanto quella individuale e psicologica dell'uomo religioso e operare una sintesi per avere una comprensione totale del fenomeno.
Ogni fenomeno religioso è prima di tutto un fenomeno storico in quanto ogni
sacro”. Questa manifestazione può avvenire attraverso oggetti, luoghi, persone o eventi cheacquisiscono un significato sacro. L'esperienza religiosa è quindi un incontro con il sacro, che puòessere vissuto in modi diversi da individuo a individuo, ma che ha delle caratteristiche comuni.La religione, inoltre, non è solo un insieme di credenze e pratiche, ma è anche un sistema di simboli e miti che permette all'individuo di dare un senso alla propria esistenza e di relazionarsi con ildivino. Questi simboli e miti sono tramandati attraverso le tradizioni religiose e sono parte integrantedella cultura di un popolo.La religione, infine, ha anche una dimensione sociale, poiché permette agli individui di condividerevalori, norme e comportamenti comuni. Le comunità religiose offrono un senso di appartenenza e diidentità collettiva, e spesso svolgono un ruolo importante nella vita sociale e politica di unapopolazione.In conclusione, l'esperienza religiosa è un fenomeno complesso che si manifesta in diversi modi eche ha delle radici profonde nella storia e nella cultura umana. Lo studio dei fatti religiosi ci permettedi comprendere meglio l'essenza della religione e il suo ruolo nella vita delle persone e dellecomunità.sacro”: è un evento misterioso, in cui qualcosa di totalmente altro, completamente diverso dal profano si mostra all’uomo. Non si mostra mai allo stato puro, in maniera immediata e nella sua interezza, proprio per questa sua natura di totale alterità, appartenenza ad un ordine diverso da quello naturale: il sacro si manifesta per mezzo di un oggetto o essere immanente, in questo modo si limita ma permette all’uomo di entrare in contatto con esso e di prenderne coscienza. A dispetto dell’eterogeneità di forme che può assumere, ogni ierofania presenta una struttura omogenea, composta di tre elementi:
- oggetto naturale, ovvero l’oggetto per mezzo del quale il sacro si manifesta che mantiene la sua collocazione nel contesto normale e naturale (es. albero sacro è comunque un albero)
- realtà invisibile, il sacro
- oggetto mediatore, ovvero l’oggetto naturale rivestito di sacralità
Ogni ierofania è poi una cratofania,
“manifestazione di potenza”, perché il sacro si manifesta con livelli di intensità della propria potenza differenti (Eliade distingue tra ierofanie elementari, come gli amuleti, e ierofanie più elevate - per il cristianesimo, l’incarnazione di Dio in Gesù)
Oggetto mediatore permette all’uomo di stabilire un contatto con il sacro: l’esperienza religiosa per l’uomo è necessariamente un’esperienza mediata. Questa mediazione si presenta sotto tre aspetti:
- il simbolo - permette di cogliere direttamente il sacro, senza darne una conoscenza razionale
- il mito - racconto esemplare dell’irruzione del sacro nel mondo, è un messaggio che dà un senso all’esistenza o a un fatto e orienta il comportamento dell’uomo religioso
- il rito - ripetizione che rinnova la manifestazione del sacro e permette la riattualizzazione del mistero interrompendo il tempo profano; conferisce dimensione di