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Le interpretazioni del concetto di nazionalismo e di nazione

Per Anderson la nazione è una forma di rappresentazione mentale, una comunità politica, immaginata. Perché gli abitanti della più piccola comunità non conosceranno mai la maggior parte dei loro compatrioti.

Esistono 4 interpretazioni del concetto di nazionalismo e di nazione:

  1. PRIMORDIALISTA: Le teorie "primordialiste" sostengono che la nazionalità sia un elemento 'naturale' dell'esistenza umana, analogamente al linguaggio, e che le nazioni esistano da tempi antichi. Le nazioni nascono con l'uomo stesso. Si tratta della visione della nazione di cui per primi si sono fatti fautori i promotori dei movimenti nazionali e gli esponenti dei nazionalismi. La concezione della nazione come un dato culturale per alcuni naturale, per altri antico (in questo caso prevale la definizione di "perennisti"), è stata però sostenuta anche da studiosi della seconda metà del Novecento.
distinguere tre grandi correnti:
  • Organicista —> ossia la concezione storica e organica del nazionalismo, adesporla è Hans Kohn. Secondo questa corrente è impossibile per l'individuo vivere al di fuori della nazione. Che poi si suddivide in due formule:
    • Volontaristico —> riconosce all'individuo il diritto di scegliere la nazione a cui appartenere. Per nascere, questo tipo di nazionalismo, richiede una borghesia forte e razionale.
    • Organico —> all'individuo è rifiutata la scelta dello stato di appartenenza. Esso nasce in una nazione e per tutta la vita reca la traccia indelebile del suo carattere. La versione organica concepisce la nazione come un principio spirituale. Lo si trova nelle regioni agricole dell'Est, dominate da latifondisti.
La dicotomia messa in luce da Kohn, in realtà, era già nota ai pensatori del Settecento. In particolare, essa proviene dagli scritti di Rousseau e dal populismo.

Rousseau identificava il fondamento della società nei preesistenti legami della cultura e dell'appartenenza ad un popolo. Per lui, determinazione nazionale e volontà politica non bastavano da sole a costruire la nazione, perché essere una nazione richiedeva anche continuità ed identità, una tradizione culturale ed una struttura politica.

  • sociobiologica - fa derivare la nazione da un substrato biologico, c'è una catena che va dalla famiglia alla nazione, l'importante è la predisposizione genetica nel vivere in comunità di familiarità e affinità.
  • culturale - A richiamare l'attenzione sulla forza dei vincoli etnici sono stati i cosiddetti primordialisti culturali. Secondo Clifford Geertz, i legami etnici e nazionali derivano dai "dati culturali" dell'esistenza sociale: contiguità e consanguineità, lingua, religione, razza ed usi.
Il primordialismo culturale sottolinea le debolezze delle interpretazioni storiche strumentaliste o volontaristiche, l'eccessiva fede nella forza manipolatoria delle elite e l'incapacità di considerare gli aspetti simbolici del nazionalismo. Il nazionalismo civico, secondo Ignatieff, è innocuo, mentre quello etnico è aggressivo ed esclusivo. L'autore si domanda: "che attinenza hanno questi dibattiti ottocenteschi con il contesto profondamente mutato della fine del XX secolo?" Certo dopo la Seconda guerra mondiale, dopo aver conosciuto nazismo e fascismo che avevano fatto dell'esasperazione del concetto di nazione l'origine di tanti mali, si poteva ancora avere una visione organica di nazione? Per John Dunn il nazionalismo è la massima vergogna politica del 20 secolo. Inoltre Smith critica la teoria del nazionalismo civico di David Miller affermando che essa possiede dei limiti. Non si può dire che il nazionalismo civico e

politicosia necessariamente più aperto e tollerante del nazionalismo etnoculturale. L'ammissione in società nell'ambito del nazionalismo civico può talvolta avvenire a prezzo molto alto. Ad esempio nel caso degli Ebrei richiedenti la cittadinanza francese, questi hanno dovuto rinunciare alla loro specificità etnica, alla loro cultura ed ai loro diritti collettivi.

Per concludere Smith dice che, il primordialismo culturale dimostra che le spiegazioni puramente volontaristiche non sono in grado di cogliere come la dimensione etnica e culturale sia stata presente persino nei tipi di nazionalismo più secolari e razionalisti.

2) MODERNISTA: Le tesi "moderniste" si sono sviluppate, a partire dagli anni Sessanta del XX secolo, come reazione a quelle primordialiste, e hanno inteso sostenere che nazione e nazionalismo siano fenomeni moderni, apparsi negli ultimi due secoli come prodotto necessario dei processi di trasformazione dell'economia,

della società, della cultura e della politica. La teoria modernista afferma che: le ideologie nazionaliste ed il sistema degli stati-nazione sono moderni, ossia recenti nel tempo e nuovi nel carattere; le nazioni e le identità nazionali sono anch'esse recenti e nuove; le nazioni ed i nazionalismi sono prodotti della modernizzazione e della modernità. Quest'ultima affermazione è però controversa. Essa ha posto l'accento sulle trasformazioni socio-culturali come elemento fondamentale per la nascita delle nazioni (Ernest Gellner, Benedict Anderson, Miroslav Hroch). Da questo filone sono state elaborate le teorie che hanno considerato la nazione il prodotto di una costruzione culturale. Questa teoria afferma che le nazioni sono moderne perché provenienti dalla nuova situazione storica e dallo spirito della modernità, tesi ripresa da Kedourie e Gellner. Secondo Gellner il nazionalismo è un fenomeno moderno, connesso alle.società industriali. È il moderno stato professionalizzato, alimentato dal capitalismo ed industrializzazione, ad aver determinato l’emergere ed il diffondersi delle nazioni e del nazionalismo. Hobsbawm ritiene le nazioni il prodotto dei nazionalisti, il cui obiettivo è creare stati territoriali indipendenti. In questo quadro i legami protonazionali come tradizioni religiose, regionali o linguistiche, sono irrilevanti ai fini del movimento politico del nazionalismo. L’idea post moderna di nazione è caratterizzata dalla fondamentale convinzione che la nazione ed il nazionalismo siano costrutti sociali. —> Questa prospettiva è COSTRUTTIVISTA pertanto detta e ritiene che il nazionalismo ha creato e continua a creare le nazioni, e non viceversa; le nazioni sono prodotti nuovi e recenti della modernità; le nazioni sono costrutti sociali fabbricati dalle élite; le nazioni sono inventate ed immaginate dai nazionalisti; solo il contesto

La modernità ha reso possibile l'invenzione della nazione; l'era delle nazioni e della modernità ha lasciato il posto ad un'epoca più globalizzante. Hobsbawm considera la nazione un prodotto del nazionalismo. È nel contesto di un nazionalismo divisivo che si registra la proliferazione delle cosiddette "tradizioni inventate" sulla nazione, ovvero creazioni consapevoli di miti, rituali, simboli per soddisfare i moderni bisogni di massa. Queste tradizioni sono emerse in un periodo di democrazia di massa e mobilitazione derivanti dall'urbanizzazione e dall'industrializzazione. Le tradizioni inventate si rivelano quindi uno strumento di controllo sociale potente e duraturo.

CRITICA -> Il costruttivismo sociale si basa sull'idea che la nazione è un manufatto culturale moderno e plasmabile. Questa visione, però, non spiega perché molte persone avvertano la necessità di identificarsi in una

comunità nazionale concreta e vivente, sacrificando la vita per un costrutto o manufatto elitario. L'analisi costruttivista è problematica in primis per il suo elitarismo e la scarsa attenzione alla base popolare nella creazione e difesa della nazione, quindi per la sua incapacità di cogliere la profondità emotiva della lealtà alla nazione ed al nazionalismo storici. Quindi gli approcci modernisti trascurano la persistente importanza di culture, legami, tradizioni e sentimenti etnici distintivi in molte parti del mondo. Con i postmodernisti, inoltre, i teorici costruttivisti condividono il problema del "presentismo bloccante" (così definito da John Peel): essi hanno insistito sul fatto che sono i bisogni e le preoccupazioni del presente a determinare la nostra visione del passato. Ma per Smith la visione del passato è solo parzialmente modellata dalle preoccupazioni presenti. Ciò che conta è la visione che le generazioni

Il testo fornito presenta diverse posizioni riguardo all'influenza del passato etnico sul presente delle nazioni.

  1. Modernista: Questa visione sostiene che le nazioni moderne siano il risultato di un processo di sviluppo storico e sociale, e che il passato etnico abbia un'influenza limitata sul presente.
  2. Revisionista: Questa posizione critica la visione modernista e sostiene che il passato etnico abbia un impatto significativo sul presente delle nazioni.
  3. Perennista: La visione perennista si divide in due tendenze:
    • Perennismo continuo: Questa tendenza ritiene che le radici delle attuali nazioni risalgano indietro nel tempo di diversi secoli, persino millenni. L'aspetto fondamentale è la continuità culturale che, al di là delle interruzioni, su un lungo periodo di tempo legano le nazioni medievali o antiche ai loro omologhi recenti.
    • Perennismo ricorrente: Questa tendenza vede nella nazione una categoria di associazione umana presente ovunque nella storia, sottolineando così la ricorrenza di un identico fenomeno.

Esponenti del perennisimo sono: Seton-Watson (perennismo continuo), Reynolds, Hastings (perennismo continuo), Meyer (perennismo ricorrente) e Kitromilides.

Secondo le posizioni di Eduard Meyer (perennismo ricorrente), nei tempi antichi esistevano solo tre nazioni: Greci,...

Persiani ed Ebrei. Ma gli antichi Greci, Ebrei e Persiani non sono i padri dei loro moderni omonimi viste le massicce migrazioni. • Il caso ebraico, però, ci riporta su un terreno documentario più saldo. Secondo Grosby, la congiunzione terra-popolo, infatti, è un riferimento tipico nelle credenze costitutive della nazionalità che non accomuna solo gli Ebrei, ma la si ritrova anche tra gli Armeni. Per esempio, autore di "Nations before Nationalism", pur appartenendo all'etnosimbolismo, riprende l'idea di Mendelssohn sostenendo che le nazioni ricorrono nel corso di tutta la storia ed alcune di esse vantano un'esistenza ininterrotta di secoli, se non addirittura di millenni. Si può presumere quindi che per Armstrong la nazione ebraica ed armena siano perenni in ambedue i significati del termine: esistenti fin dall'antichità nella diaspora e ricorrenti in forma nazionale-territoriale dopo una lunga cesura.; ignorante e stagnante. Il perennismo è una teoria che sostiene la conservazione e la perpetuazione delle tradizioni e delle istituzioni esistenti, senza apportare alcun cambiamento o progresso. Questa mentalità limitata impedisce lo sviluppo e l'evoluzione della società, mantenendo le persone intrappolate in vecchi modelli di pensiero e comportamento. Invece di adattarsi ai cambiamenti e cercare nuove soluzioni ai problemi, i perennisti si aggrappano al passato e respingono qualsiasi forma di innovazione. Questo atteggiamento non solo impedisce il progresso, ma può anche portare alla stagnazione e all'inefficienza. È importante abbracciare il cambiamento e cercare nuove idee e approcci per affrontare le sfide del mondo moderno. Solo così possiamo crescere e migliorare come individui e come società.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
7 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ginevra2201 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Soave Paolo.