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In tal modo l’esistenza umana è dappertutto influenzata da simili immagini ed anche
nella modernità, anche se meno consapevolmente, si intravede l’antico significato
(esempio, due persone che si scambiano gli anelli). Esse fanno sentire la loro influenza
dovunque ci siano riti e perciò soprattutto negli eventi liturgici. Queste immagini hanno
grande importante anche per l’arte. Lo stato in cui si trova l’artista quando crea è affine a
quello del fanciullo o del veggente ed in questo stato possono emergere anche le
immagini. Esse conferiscono alle creazioni un particolare significato es. quando nel
quadro di un paesaggio il cielo e la terra si incontrano e si viene a formare la linea
dell’orizzonte. L’opera non è aperta verso l’oggetto esterno e insieme verso il proprio
intimo; si accosta all’inconscio e fa vibrare l’immagine. In tal modo la rappresentazione
artistica assume una portata che oltrepassa di gran lunga il suo senso più ovvio. Perfino
elementi puramente formali come per esempio il cerchio esercitano qualcosa sul nostro
animo.
4. LA TOTALITÀ DELL’ESISTENZA Un’autentica opera d’arte è una totalità. Es. una sedia
appena viene vista da Van Gogh dà il via ad un processo particolare: la sedia diventa il
centro attorno a cui si riunisce nello spazio tutto il resto; le sue parti si dispongono
attorno ad un centro. In tal modo ciò che si mostra nel quadro appare come una totalità.
Questo processo può assumere caratteri diversi a seconda dei casi, ma si tratta sempre
di quel processo per cui i fenomeni si concentrano in un’unità. In esso diventa percepibile
quanto sta ben al di là dell’oggetto rappresentato, ossia la totalità dell’esistenza in
generale. Questa totalità non si dà mai immediatamente ai miei occhi. Attorno a essa si
raccoglie la totalità dell’esistenza: l’insieme delle cose, la natura, e l’insieme della vita
umana, la storia, ambedue vitali in un tutt’uno. Ogni opera d’arte sorge il “mondo” che
acquista rispettivamente nelle varie arti un diverso carattere (nella sua essenza ultima
però esso è il medesimo in tutte le arti es. il mondo musicale è diverso da quello della
pittura o dell’architettura, ma mirano allo stesso scopo: conferire all’unità di mondo ed
essere umano un’espressione che nella realtà non ha e nella quale risuoni la totalità
dell’esistenza).
5. SCOPO E SENSO Essenziale per un’opera d’arte è avere sì un senso, ma non uno
scopo (importante non è cosa fa, ma come lo fa). Non mira a nulla, ma significa; non
vuole nulla, ma è. Naturalmente l’opera concreta serve pure per es. gli edifici esistono
affinché gli uomini vi possano abitare, tuttavia un edificio soddisfa le esigenze pratiche
anche se non è bello. Nell’opera concreta i punti di vista secondo cui essa è formata
possono ricollegarsi alle più diverse intenzioni di utilità pratica. C’è da chiedersi che cosa
significhi l’opera d’arte per l’uomo. È già stato visto come l’artista guardando e formando
l’oggetto ne faccia apparire l’essenza, nella medesima apparizione egli rende manifesta
anche la propria essenza e quindi l’essenza umana in generale. Mentre accade ciò
risuona nell’opera d’arte la totalità dell’esistenza e quel prodotto parziale diviene simbolo
del tutto. L’opera d’arte non esiste da sé, ma è fatta dall’uomo, appartiene dunque
all’incontro dell’uomo con la natura. Ogni autentica opera d’arte è come un mondo (è un
processo che rende esterno interno e viceversa perché l’autore esterna le proprie
emozioni e l’uomo ci si riconosce): uno spazio ben disposto e ricolmo di significati in cui
si può entrare guardando, ascoltando, muovendosi. In questo spazio le cose e l’uomo
sono aperti. Così lo spettatore, entrando in questo mondo, può vivere anch’egli nella
totalità. Ciò che si richiede, perciò, nella comprensione dell’opera d’arte non è un
semplice vedere o ascoltare, l’opera d’arte apre piuttosto uno spazio in cui l’uomo può
entrare, in cui può respirare, muoversi e trattare con le cose e gli uomini. A questo punto
egli deve tendere alla contemplazione: l’autentico rapporto con l’opera d’arte consiste
nel mettersi in silenzio, raccogliersi, entrare, guardare con sensi desti e anima aperta,
spiare, rivivere. Allora si dischiude il mondo dell’opera d’arte.
6. L’ESIGENZA ETICA E LA BELLEZZA Ecco il rapporto dell’opera d’arte con la moralità.
L’estetica antica diceva che dalla tragedia lo spettatore ricavava una kàtharsis, una
purificazione. Aristotele: ogni opera d’arte muove in modo del tutto particolare l’intimo
dello spettatore, lo purifica, lo riordina e lo illumina. Ciò può accadere anche grazie al
contenuto in quanto tale, se si rappresenta qualcosa di grande, di edificante, di puro. Un
simile effetto però non sarebbe affatto peculiare dell’opera d’arte, però con essa si
aggiunge un effetto particolare, solo suo proprio. Se l’uomo s’imbatte in un’opera che ha
raggiunto maturità e chiarezza, allora questa influisce sulla sua disponibilità interiore al
mutamento, conferma la sua volontà di trasformazione e le promette compimento. La
bellezza: la filosofia medioevale ha insegnato che essa è lo splendore della verità, non
dovrebbe essere solo ricondotta alle cose dell’intelletto bensì come segno di una
pienezza e armonia interiore. L’idea vale anche per l’opera d’arte dove la bellezza (si
riferisce a quanto è leggiadro, grazioso e splendido) appare quando l’essenza
dell’oggetto e l’essenza dell’uomo arrivano a chiara espressione, solo allora l’opera
d’arte risplende. L’espressionismo afferma che all’artista spetta solo di rivelare quello
che egli sperimenta utilizzando fino all’estrema deformazione i fenomeni del mondo
circostante. Sotto l’influenza di ciò si è disprezzata l’arte “bella” in senso armonico.
Anche da parte della nuova arte astratta si possono sentire giudizi che svalutano un vaso
greco o la Madonna di Raffaello, si tratta però di mode. Opere come queste, infatti,
appartengono ai vertici più alti e ciò che è grande deve essere rispettato come tale.
7. IL RAPPORTO CON LA REALTÀ Infine una proprietà essenziale dell’opera d’arte è di non
risiedere, col suo nucleo più proprio, nella realtà. Reali sono i suoi colori, i suoni, i
materiali; però la sua specificità consiste in quella compenetrazione fra essenza
dell’uomo ed essenza dell’oggetto. Essa non si trova nell’ambito della realtà, bensì in
quello della rappresentazione. Con questo non vogliamo dire che sia reale solo ciò che è
materiale, anche lo spirito è reale, però non è reale il suo contenuto. Es: il fregio del
Partenone rappresenta una processione, ma di esso reale è la pietra in cui è scolpito e
non le figure in sé. Le figure che l’artista ha rappresentato sono in effetti tutte vive,
respirano, si muovono lì, sono piene di attività e cariche di destino, mentre ciò che si
trova dinanzi in modo tangibile, “reale”, sono solo pietre la cui superficie è stata
modellata in un certo modo. (così anche in una cattedrale dove reali sono i materiali, ma
ciò che l’artista intendeva fa riferimento ad altro: uno spazio vivo e pieno). Il “reale”
nell’opera d’arte, le superfici e le masse, i colori e i materiali, i suoni con le loro leggi
dell’armonia, tutto questo ha il carattere di allusione mediante cui l’artista fa
comprendere allo spettatore quello che propriamente intende comunicare. Naturalmente
non ci si può svincolare dall’esteriore-reale, ma i due aspetti sono così intimamente
intrecciati da costituire quell’unità caratteristica che si chiama appunto “opera d’arte”. Il
nocciolo peculiare è al di là della realtà empirica, nello spazio della rappresentazione. E lì
deve inoltrarsi lo spettatore che deve farlo risalire nella propria intima contemplazione,