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IN HOUSE VS. OUTSOURCING: CHI PROGETTA LE MOSTRE?
1. La stagione delle mostre Per quanto riguarda la progettazione ed organizzazione di mostre, è necessario fare riferimento a tre specifici aspetti. Il primo è l'inquadramento di tale attività nell'ambito delle funzioni del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il secondo aspetto è il modo in cui la riforma organizzativa del 2014 ha inciso su questi profili ed il terzo aspetto riguarda i passi ancora da compiere per attuare la riforma e come è stata orientata l'azione del Ministero nel settore delle mostre. 2. L'organizzazione di mostre tra gestione e valorizzazione Le fasi dell'organizzazione di una mostra possono essere varie. Vi è innanzitutto l'iniziativa che può essere direttamente dell'ente o istituto oppure di un altro soggetto, accompagnata da uno studio di che prevede i dettagli.Dell'allestimento fattibilità tecnico-economica. Segue poi la progettazione anche con le singole voci di costo (materiali, illuminazione, sicurezza, trasporto opere, ecc.); l'approvazione l'esecuzione del progetto; e, infine, la programmazione. In tutte queste fasi è necessaria avere una costante interazione tra le pubbliche amministrazioni e i privati che, a seguito della stipula di appositi contratti, compaiono nella veste di promotori, progettisti, restauratori, finanziatori, assicuratori. A queste fasi il legislatore italiano dà una forma attraverso la Legge Ronchey del 1993 dove, pur senza menzionare le mostre, si parla di servizi aggiuntivi, ed attraverso il Decreto Legislativo n. 112 del 1998 che parla di organizzazione di mostre anche in presenza di altri soggetti pubblici e privati). C'è ora da capire come mai sino ad oggi ha prevalso la dimensione dei servizi "aggiuntivi" rispetto alla funzione principale di valorizzazione.
Le ragioni sono molteplici ma possono essere racchiuse in tre principali. La prima è che, dal 1998 ad oggi, la funzione di valorizzazione è stata progressivamente ridimensionata. La seconda ragione è che il servizio di organizzazione di mostre consente di potenziare i cosiddetti servizi aggiuntivi (es. la bigliettazione). Da qui viene fuori il forte interesse dei concessionari nel gestire anche questo servizio. La terza ragione è il mancato sviluppo in Italia delle istituzioni che progettano e organizzano mostre per eccellenza, ossia i musei. Diciamo quindi, a sintesi, che l'evoluzione della organizzazione di mostre da parte del Ministero ruota attorno a due temi: la disciplina dei servizi aggiuntivi ed il mancato riconoscimento giuridico dell'istituzione "museo", aspetti sui quali è intervenuta la riforma del 2014. La riforma del 2014 e la "scommessa" sul settore pubblico. Nella struttura tradizionale del Ministero, il.museo era un ufficio senza dirigente ed incardinato nellasoprintendenza, e quindi era soluzione obbligata affidare all'esterno l'organizzazione di mostre. La riforma del 2014 ha profondamente inciso su questi due aspetti. Per quanto riguarda i servizi, bastaricordare il problema legato alle numerose proroghe ed ai ritardi nel bandire le gare. Per quanto riguarda i musei, era ormai divenuto insostenibile il grado di contenzioso che si creava tra le diverse istituzioni. Ad esempio, le richieste di prestito per le stesse opere provenivano da diversi soggetti e le decisioni sulle autorizzazioni subivano molti ritardi ed incertezze. Il rilancio dei musei statali La riforma del 2014 ha evidenziato che l'organizzazione di mostre deve essere un compito che esso "programma, indirizza, coordina e monitora tutte le fondamentale di un museo, affermando attività di gestione del museo, ivi inclusa l'organizzazione di mostre ed esposizioni, nonché di studio, valorizzazione.comunicazione e promozione del patrimonio museale". Ritieni l'organizzare e progettare mostre come un'operazione ordinaria della gestione di un museo. Inoltre la riforma, in merito ai prestiti di opere d'arte, dice che essa non compete più alle soprintendenze, bensì direttamente ai direttori dei musei o dei poli museali regionali. Questi infatti autorizzano il prestito dei beni culturali per mostre o esposizioni sul territorio nazionale o all'estero e nel fare ciò dovranno sentire le soprintendenze competenti o, in caso di prestito all'estero, la Direzione Generale Musei. La progettazione di mostre è una delle attività "core" del museo. La riforma del 2014, in riferimento ai servizi aggiuntivi, ha previsto che i musei debbano, di regola, organizzare mostre in gestione diretta. Successivamente, grazie a un accordo Ministero/Consip, ci si è dati l'obiettivo di assicurare trasparenza.importante, perché permette di ottimizzare le risorse e di garantire un servizio di qualità ai visitatori. Inoltre, la gestione interna di alcuni servizi può favorire la creazione di posti di lavoro stabili e qualificati nel settore culturale. Per quanto riguarda la prima gara, quella relativa ai servizi operativi, è fondamentale garantire la pulizia, il facchinaggio e la manutenzione del verde negli istituti e nei luoghi della cultura statali. Questi servizi sono essenziali per mantenere in buono stato le strutture e per offrire un ambiente accogliente ai visitatori. La seconda gara riguarda invece l'attivazione di un sistema di biglietteria nazionale on-line. Questo permetterà di creare un portale unico di accesso ai musei e ai luoghi della cultura, semplificando la prenotazione e l'acquisto dei biglietti. Sarà quindi più facile per i visitatori organizzare le proprie visite e per gli istituti culturali gestire l'afflusso di pubblico. Infine, la terza gara riguarda una serie di procedure per i servizi offerti al pubblico, dalla biglietteria alla ristorazione. Sarà compito dei musei o dei poli museali programmare l'offerta al pubblico, decidendo quali servizi gestire internamente e quali affidare a fornitori esterni. Questa scelta permetterà di ottimizzare i costi e di offrire un'esperienza completa e di qualità ai visitatori. In conclusione, le gare per l'affidamento dei servizi nei luoghi della cultura sono un'opportunità per migliorare l'efficienza e la qualità dell'offerta culturale. È importante che gli istituti culturali siano protagonisti di questo processo, programmando l'offerta al pubblico e gestendo internamente alcuni servizi. Solo così si potrà garantire un servizio di qualità e valorizzare al meglio il patrimonio culturale del nostro paese.delicato che prevede una valutazione sulla sostenibilità economica ma implica anche una scelta di politica culturale.
4. I nodi ancora irrisolti
Nonostante questa riforma del 2014, vi sono degli aspetti che vanno ancora risolti. Tra gli uffici periferici del Ministero nell'assicurare un efficiente.
Un primo aspetto è il coordinamento sistema di prestiti. La formula del "sentito il Soprintendente" è certamente un modo per mantenere i rapporti tra le varie strutture, ma potrebbe anche muovere alcuni dirigenti ad abusarne, tramutando questo meccanico di coordinamento in un indebito potere autorizzatorio.
Un secondo aspetto è il funzionamento del sistema di prestiti, anche in riferimento ai rapporti tra politica e amministrazione. In Francia, ad esempio, il Ministro conserva il potere di decidere se un'opera può uscire dal Paese o no, mentre in Italia questo parere spetta all'amministrazione, anche se poi l'opinione pubblica si
rivolge sempre al Ministro. Un terzo aspetto è il rapporto tra l'organizzazione di mostre e la disciplina della circolazione. L'Italia non ha una propria disciplina cosiddetta "anti-seizure" per proteggere i beni culturali che transitano per mostre o esposizioni e questo determina un problema con alcuni Stati (come la Russia). Se poi consideriamo il settore privato, le procedure per il rilascio dei permessi per le uscite temporanee sono lunghe e non facilitano lo scambio ed il prestito di opere. Un ultimo aspetto è quello dei modelli organizzativi. Resta aperto il problema di coordinare la disciplina del Codice dei Beni Culturali con quella dei servizi pubblici locali non economici, ed anche la necessità di considerare la compatibilità e l'adeguatezza dell'attuale quadro legislativo con tutte le opzioni oggi possibili, dall'affidamento ai privati sino al volontariato. CAPITOLO OTTAVO NATURA VS. CULTURA: RESTAURARE IL PAESAGGIO“libera godibilità” delle bellezze naturali1.Già nella Costituzione bavarese del 1946 si parlava di “libera godibilità” delle bellezze naturali, unche, pur se presente “in nuce” nella nostra Costituzione, vi appare espressamente solo nelconcetto2001. In questo ambito quello che viene principalmente messo in evidenza è la fruizione delpaesaggio come valorizzazione. E’ questo un aspetto molto importante che mette in luce il rapportotra beni culturali e paesaggio, tra natura e cultura.Dobbiamo innanzitutto capire che cosa si intende per valorizzazione del paesaggio, pe poi passare ascoprire quali sono i mezzi e le procedure con cui la valorizzazione del paesaggio può incidere sullafunzione amministrativa. Infine vanno poste alcune attenzioni di rilievo su questioni centrali inmateria di valorizzazione del paesaggio.
2. La funzione di valorizzazione del paesaggio e i suoi elementiche il vocabolo
“valorizzazione” è stata adoperata in sede normativa. Oggi non si ricorda facilmente da principio con riguardo al turismo, al paesaggio o alle riserve naturali. Non c’è dubbio che da sempre le bellezze naturali sono state sempre “trainate” dalle cose d’arte. Questo accostamento però ha portato nel tempo a mettere in primo piano l’arte e poi veniva il paesaggio. Questo è evidenziato anche numericamente nel nuovo Codice che dedica oltre 30 articoli alla valorizzazione dei beni culturali e pochi commi a quella dei beni paesaggistici.
Per capire cosa si intende pienamente per valorizzazione del paesaggio, dobbiamo aspettare gli aggiornamenti del Codice nel 2006-2008. La valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed
La valorizzazione del paesaggio concorre a promuovere lo sviluppo della cultura. A tal fine le amministrazioni pubbliche promuovono e sostengono, per quanto di rispettiva competenza, apposite attività di conoscenza, informazione e formazione, riqualificazione e fruizione del paesaggio, nonché, ove possibile, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati. La valorizzazione è attuata nel rispetto delle esigenze della tutela.
Quindi, riferendoci al paesaggio, va necessariamente rivisto l'approccio "organizzativo" che definisce la funzione di valorizzazione dei beni culturali, mettendo al centro i servizi per il pubblico e tutto ciò che ruota intorno ai beni culturali, ponendo così l'accento più sul contenitore che sul contenuto. Questo non è invece possibile sul paesaggio in quanto non vi è un intervento su di esso che non lo modifichi. Si pensi ad esempio alla
ella valorizzazione del paesaggio come funzione di tutela è quello di promuovere la realizzazione di itinerari ciclabili o di passeggiate. Pertanto, è importante considerare l'importanza di preservare e valorizzare il paesaggio circostante.