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LA NASCITA DELLA POST SOCIAL HISTORY

Negli ultimi trent’anni si è sviluppata la Post Social History che ha permesso agli storici di riuscire a

comprendere meglio la storia della mentalità, attraverso l’impego sia delle fonti tradizionali che delle nuove

fonti.

Nasce così una nuova concezione di storia proposta dagli storici sociali, secondo cui la soggettività e la

cultura non sono prodotti razionali, ma sono il frutto del contesto sociale in cui si sono sviluppate.

Negli ultimi decenni, i nuovi storici hanno sostenuto che l’insieme delle categorie mediante cui le persone

classificano ed afferrano la realtà sociale non è legato a quella realtà ma si configura con una propria logica

storica. Queste categorie contribuiscono attivamente alla costruzione dei significati che gli individui danno

alla realtà.

L’immaginario sociale

I nuovi storici cercano di offrire un nuovo paradigma storiografico basato sul concetto di imaginario sociale

che secondo Taylor, è relativo a come gli individui immaginano la loro esistenza sociale ed i loro rapporti,

vincolato spesso non alla teoria, che pochi conosco, ma a leggende e miti, in quanto sono proprie di tutta la

comunità. L’immaginario sociale riesce quindi ad estendersi oltre.

Si può dire che la nuova prospettiva storiografica tenta nell’incrocio tra Nuova Storia e Post Social History

ponendosi come quesito principale: Cos’è il Sociale nella Storia Sociale? Per cercare di spiegare come

funziona la società (non basandosi su privato\pubblico, oggettivo\soggettivo…), ci si concentra sulla

spiegazione da un lato dei singoli individui e dall’altro delle relazioni umane, con la premessa di base che

la realtà sociale è sempre inserita nella coscienza degli individui attraverso come loro stessi la concepiscono.

Da questo si deduce che le categorie, cioè ciò attraverso cui gli individui organizzano ed afferrano la realtà

sociale, sono generate dalla trasformazione di categorie già esistenti, in quanto il passato influenza il

presente. Il Sistema sociale è quindi formato da un’interazione, un’organizzazione ed una società.

In tale contesto si riconoscono le nuove fonti come documenti per studiare storicamente gli immaginari

sociali tra pubblico e privato perché mostrano perfettamente i loro cambiamenti nel corso della storia.

ATTI NOTARILI

L’ atto notarile è un documento ufficiale che viene stipulato in privato tra due persone e che viene registrato

dal notaio. È considerato una delle fonti più importanti per la storia della moda.

Gli atti notarili contengono informazioni su: doti, testamenti, cessioni, concessioni ed altri documenti sui

beni posseduti delle famiglie, in più sono registrate le voci relative al vestiario (tessuto, colore e costo).

Attraverso queste informazioni si viene a conoscenza dei costumi e delle mode, relativi ai consumi delle

famiglie.

Questi testamenti contenenti le doti, e quindi i patrimoni delle famiglie nobili, ad un certo punto

scomparirono. Proprio perché sono atti privati si possono consultare solo dopo 100 anni da quando sono stati

redatti. A partire da metà 800, però, questi atti non contenevano più gli inventari perché con la Seconda

rivoluzione industriale viene introdotta la produzione di abiti in serie che portano ad una moda accessibile a

tutti, per cui non vengono realizzati più in casa e non sono più simbolo di ricchezza.

Con l’Unità d’Italia inoltre subentra il valore della terra e viene a scadere il valore della proprietà della

dote, hanno più valore l’appezzamento terreno, i titoli nobiliari o le terre possedute e quindi da metà 800 si

hanno informazioni differenti negli atti notarili che vengono prodotti.

IL TESORO DELLE FAMIGLIE

I grandi magazzini

A inizio 900 iniziarono a diffondersi nelle grandi città italiane, come Milano e Torino, i grandi magazzini

dove era possibile trovare capi alla moda a prezzo contenuto. Rispetto alle botteghe classiche, qui i clienti si

potevano aggirare liberamente tra una grande quantità di prodotti, potendo fare acquisti non programmati.

L’Italia ha dovuto affrontare la concorrenza internazionale, creando anch’essa, con i fratelli Bocconi una

serie di grandi magazzini che potessero competere con quelli parigini e londinesi, essi fondarono il grande

magazzino Aux Villes D’Italie che nacque a Milano ma si diffuse in tutta Italia. I grandi magazzini Bocconi

vendevano prodotti che riguardavano tutti gli aspetti della vita e con differenti fasce di prezzo.

Attraverso gli studi compiuti sui contratti notarili matrimoniali conservati negli Archivi di Stato, è emerso,

che in quegli anni, la diffusione di prodotti a basso prezzo venduti nei grandi magazzini aveva portato le doti

matrimoniali a comprendere principalmente case, terreni e denaro, e non anche, come accadeva in anni

passati, corredi matrimoniali e biancheria.

La dote nell’Ottocento ed i suoi cambiamenti

Nell’Ottocento, invece, era molto importante quanto fosse pregiato ciò di cui un borghese si vestiva e la dote

che una donna possedeva, che comprendeva anche biancheria e corredi a cui si dava parecchio peso nel

mostrare lo status sociale di ella. Negli atti notarili che descrivevano le doti, non solo si dava importanza al

denaro, le terre, e la biancheria ma anche agli oggetti preziosi della donna e, poi, era di peso anche la

differenziazione degli abiti vecchi e di quelli nuovi.

Negli anni 60 dell’Ottocento si registra il passaggio dalla dote materiale ad una dote in denaro e in terreni,

la data in questi studi serve quindi ad individuare tra persistenze e mutamenti i consumi della moda, ma

non solo, nelle famiglie italiane contemporanee.

MATILDE SERAO “SAPER VIVERE”

ITALIE TRANSOCEANICHE

Celebrazione della Grande Italia

Nel 1911, quando si festeggia il cinquantesimo dall’Unità d’Italia (17 marzo 1861), oltre a cerimonie

patriottiche vengono organizzate esposizioni, congressi e mostre che esaltavano i progressi economici e

culturali di quella che fu definita la Grande Italia, che era stata sognata dai padri del Risorgimento.

Progressi economici a inizio 900

In questo anno viene pubblicato L’Italia nei suoi progressi economici dal 1860 al 1910, tra i progressi citati

nel volume, dovuti al miglioramento dell’economia italiana, si ha l’incremento della popolazione. Tale libro

aveva lo scopo di esaltare lo sviluppo economico e quello che esso aveva comportato per l’Italia Unita.

Nel 1911 si riteneva che l’industria del cotone detenesse il primato tra le industrie tessili italiane, e se ne

contavano oltre mille. La tessitura si era sviluppata notevolmente specialmente in Piemonte e Lombardia.

Ad inizio 900 si contava un’esportazione maggiore all’importazione, quest’ultima riguardava infatti

specialmente i tessuti leggeri.

L’Italia, sulla produzione di cotone, faceva concorrenza a Francia ed Austria, invece per quanto riguardava il

lino era ancora molto arretrata. Si sviluppano la produzione di canapa e juta. Anche la produzione di

bottoni, cravatte, pizzi, merletti, biancheria e prodotti di origine animale, vide una forte diffusione ad inizio

900, come pure le industrie della lana e la produzione della seta, una delle prime in Italia da sempre, tutte

queste fabbriche avevano la loro maggiore concentrazione nell’Italia settentrionale. Ci furono notevoli

sviluppi anche nelle reti dei trasporti: furono costruite ferrovie, strade e tramvie.

Tuttavia, questo progresso non riguardava tutta la nazione, ma solo alcune regioni specifiche.

La concezione di modernità

A fare da sfondo allo sviluppo c’era il motto del “sempre più presto” con il quale si volevano ridurre le

distanze e creare una rete comunicativa di Italie transatlantiche.

Il nazionalismo italiano sorgeva dalla ricerca della modernità, in tutti i suoi aspetti: dalle trasformazioni

economiche e sociali, a quelle culturali e spirituali, per la creazione di una nuova civiltà.

SAPER VIVERE

La formazione della gente per bene

Una serie di aspetti, tra cui la moda, hanno influito sulla creazione della società che stava cambiando.

A partire dall’Unità d’Italia era necessario omogenizzare la popolazione e creare la gente per bene. Proprio

in questo periodo vengono indetti dei canoni comportamentali, descritti nei manuali di etichetta che

avevano lo scopo di fornire delle regole di buon comportamento in società. L’abito, anch’esso, non era solo

più prerogativa delle grandi occasioni ma era un segno distintivo di ogni circostanza sociale.

Era necessario delineare dei codici comunicativi non verbali che delineassero le occasioni sociali:

dall’esteriorità è possibile decifrare l’interiorità. In Francia ed Inghilterra questo problema si pone nella

prima metà dell’Ottocento, in Italia arriva con l’Unità d’Italia.

Nel 1900 Matilde Serao scrisse “Saper vivere – Norme di buona creanza”, pubblicato a puntate sulla

rivista “Il Mattino”, a Napoli, dove illustrava come comportarsi in società. Era considerato un manuale di

etichetta che illustrava il codice di comportamento che i borghesi erano tenuti a seguire. (Questo oggi può

essere tradotto nell’essere consonamente abbigliati al luogo in cui ci si trova: esempio di continuità

culturale).

La famiglia

Si manifesta una continuazione della cultura borghese ottocentesca. Il saper vivere dava norme

comportamentali da seguire in ogni luogo, tempo e contesto, ma soprattutto per quanto riguardava l’aspetto

più importante della vita borghese: il matrimonio, a partire dal fidanzamento fino ai figli e alle effusioni di

coppia. La famiglia era il presupposto per il vivere e svolgere la propria vita, era posta come il perno

attorno a cui ruotava tutta la società borghese. La famiglia era considerato uno dei circoli essenziali della

società civile dove si formavano rapporti tra pubblico e privato, la famiglia conferiva ai suoi membri quei

requisiti necessari per essere considerati parte della società.

L’IDEOLOGIA BORGHESE

BORGHESIA

Era un ceto sociale che fu inventato dall’umanità tra la prima e la seconda rivoluzione industriale.

Precedentemente, infatti, non esisteva, ma con la Prima rivoluzione industriale, i capitalisti diventarono

ricchi: industriali e banchieri avevano saputo sfruttare i vantaggi portati dalle nuove industrie. Essi crearono

in Europa nell’800 la classe borghese.

Erano un ceto principalmente maschile, che influenzò il governo, imponendo delle leggi a loro favore, questo

fece si che detenessero il potere sia in ambito economico che politico.

Il Codice Borghese: Hegel affermava che la famiglia borghese era un modello per la societ&agrav

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Publisher
A.A. 2023-2024
42 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher piana.agnese di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Calanca Daniela.