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Il suo padre più significativi rimangono quelli del 1960-63, con ampie superfici monocrome dipinti a smalto, con colature che debordano dai limiti del campo pittorico tracciato sulla tela e da quelli di scarne configurazioni grafiche. Non bisogna dimenticare la sua notevole produzione di film d'artista. Certamente pop e anche il corso iconografico che informa inizialmente la ricerca di Pino Pascali, ma i risultati si pongono subito ad un livello notevolissimo di invenzione originale. Nella sua prima personale espone la serie dei Pezzi di donna, delle grandi tele sagomate in rilievo, con particolari anatomici delineati con sintetica efficacia plastica: delle grandi labbra rosse, un pube, dei seni, una pancia gravida. Di particolare significato è un lavoro del 1964, il Muro del sonno, un "muro" realizzato con una serie di cuscini. Questa installazione ha già una specifica connotazione "povera". All'inizio del 1966 Pascali espone alla

Galleria Speroni di Torino

I Cannoni, un gruppo di finte armi realizzate con vari materiali in modo assolutamente somigliante. Facendosi fotografare vestito da militare con questi lavori, l'artista sottolinea l'aspetto insieme ludico e di denuncia dell'operazione.

Nello stesso anno in due posizioni consecutive propone la serie degli Animali e quella del Mare, che comprende l'installazione sul pavimento di una sequenza di <<onde>>. Queste forme animali e naturali, reinventate con inedita sintesi, producono un effetto straniante e fantastico.

Quattro mostre: un nuovo clima operativo

I lavori di Pascali che rappresentano un contributo decisivo verso una un'arte ambientale e <<povera>> sono quelli esposti in due collettive: Lo Spazio degli Elementi: Fuoco, Immagine, Acqua, Terra, curata da Boatto e Calvesi alla Galleria l'Attico; e Lo Spazio dell'Immagine, a cura di Giorgio De Marchis.

Nella prima espone 9 mq di pozzanghere, forme piatte

concave irregularities filled with colored water with aniline, comma and two wooden parallelepipeds covered with soil suspended on the wall. In the second, approximately 32 square meters of sea, pockets of zinc filled with colored water with degrading tones of aniline. The exhibition "Lo Spazio degli Elementi: Fuoco, Immagine, Acqua, Terra" aims to be a radical opening of art to reality, in its natural physicality and as a vital dimension of images. "Lo Spazio dell'Immagine" stages various environmental installations: from Fontana's spatial environment to Castellani's white environment, from Colombo's optical-kinetic space to Pistoletto's large cylindrical and white wells, from Gilardi's nature carpets to Pascali's sea basins, to Mattiacci's long yellow flexible metal tube. From Fabro's first solo exhibition, he addresses the theme of space through different works with transparent glass slabs and halfspecchianti che funzionano come soglia visiva e mentale ambigua. La questionedell'arte ambientale è sviluppata in termini nuovi anche nella mostra Arte Abitabile tenutasi alla GalleriaSperone di Torino, con la partecipazione di tutti gli artisti nell'area della nascente Arte Povera, di cui Torinoè il principale centro insieme a Roma. Nel 1967 alla Galleria la Bertesca di Genova, Germano Celant organizzauna collettiva di due sezioni intitolata Arte Povera - Im Spazio, atto di nascita della fortunata etichetta critica.Galleria Sperone. Michelangelo Pistoletto. Piero GilardiLa Galleria Sperone dal 1964 al '66 espone gli artisti americani del New Dada ed ella Pop Art insieme a giovaniitaliani. Nell'aprile del 1967 ha luogo un interessante collettiva che, accanto a Warhol, Rosenquist,Chamberlain e al minimalista Dan Flavin presenta Fontana e un gruppo già abbastanza definito di artisti checomprende, tra i vari, Pistoletto e Girardi. PistolettoÈ il tramite fra Sperone e la Galleria Sonnabend. All'inizio del 1966 Pistoletto allestisce nel suo studio di Torino, la mostra Oggetti in meno, caratterizzata dalla presentazione di oggetti tutti diversi tra loro. Sono opere con qualche valenza neo-dadaista, ma già connotate in senso "povero". Piero Gilardi espone per la prima volta i suoi Tappeti-natura, pezzi di ambienti naturali realizzati in gommapiuma scolpita e colorata nel maggio del 1966 alla Galleria Sperone e poi nel 1967 alla Galleria Sonnabend di Parigi. Dal 1967 al '69 smette di lavorare e si mette a viaggiare, raccogliendo documentazioni e scrivendo su riviste. Il suo tentativo è quello di fare da tramite fra tutta una serie di artisti nuovi, per un confronto creativo sui contenuti dei loro lavori e per trovare nuove forme di circolazione autogestite fra gli artisti, fuori dei canali tradizionali del mercato artistico. Gli altri artisti affrontano, non senza contraddizioni, ilrapporto dell'arte con la vita, la realtà e la politica, scegliendo di lavorare di fatto nel loro contesto specifico. Nuove riviste Il dibattito fortemente politicizzato, sul rapporto fra arte e vita viene sviluppato anche in particolare sulle nuove riviste d'avanguardia che nascono in questo periodo. Nel Marzo 1967 esce a Milano il primo numero di "Bit", diretta da Daniela Palazzoli. La rivista, che dura circa due anni, si caratterizza in senso interdisciplinare e si pone contro il sistema, con l'obiettivo di inserire l'arte nel processo di contestazione contro i valori della società capitalistica. L'episodio più clamoroso di contestazione politica nel campo dell'arte va bene in occasione della XXXIV Biennale di Venezia, nel giugno 1968: ci sono cariche per la polizia contro studenti e artisti contestatori; una parte degli espositori decide di chiudere il Padiglione Centrale; gli svedesi chiudono il loro padiglione e anche.alcuni francesi si ritirano; venti dei 23 artisti italiani rifiutano di esporre, tra questi Novelli e Pascali; Pistoletto pubblica un manifesto invitando la gente a collaborare con lui alla Biennale. Grande è il dibattito sul significato delle istituzioni artistiche. Arte Povera Su "Flash Art" Celant pubblica "Arte Povera. Notte per una guerriglia", il primo compiuto testo programmatico sulla tendenza, che propone un'arte fondata sul libero progettarsi dell'uomo: "un nuovo atteggiamento per ri possedere un 'reale' dominio del nostro esserci, che conduce l'artista a continui spostamenti dal suo luogo deputato, dal cliché che la società gli ha stampato sul polso. L'artista da spettatore diventa guerriero, vuole scegliere il luogo del combattimento, possedere i vantaggi della mobilità, sorprendere e colpire non l'opposto". La definizione di arte povera si precisa ulteriormente nel testo di Celant, dove siparla <<di un'arte che trova nell'anarchia linguistica e visuale, nel continuo nomadismo comportamentistico il suo massimo grado di libertà ai fini della creazione, parte come stimolo a verificare continuamente il proprio grado di esistenza (mentale e fisica)>>. Alla convergenza tra arte ricca e vita, l'arte <<povera>>, un esserci teso all'identificazione, cosciente, reale=reale, azione=azione, pensiero=pensiero, evento=evento, un'arte che predilige l'essenzialità informazionale, nel comporre teso a sfogliare l'immagine delle sue ambiguità. Quasi una riscoperta della tatuologia estetica. Mostre a Torino Anche se le prime mostre con la denominazione Arte Povera avvengono altrove, i principali punti di riferimento per l'attività espositiva degli artisti sono a Torino: oltre alla Galleria Sperone, la Galleria Notizie di Luciano Pistoi, la Galleria Christian Stein e il Deposito d'Arte Presente. La

La prima fase di ricerca di Paolini parte con Disegno geometrico, una tela bianca segnata solo dalla quadratura lineare: la tela presenta se stessa come spazio della rappresentazione, nel senso di superficie fisica ed il luogo di ogni possibile immagine virtuale. I lavori successivi sono dedicati a un'analisi degli strumenti concreti del fare arte, di tutto ciò da cui dipendono le condizioni effettive di esistenza della pittura a iniziare dal telaio e dalla tela, fino allo spazio dell'installazione. In questa indagine auto riflessiva sull'arte entrano poi anche in gioco immagini citate dalla storia dell'arte.

La Galleria Sperone è la sede del maggior numero di personali degli esponenti dell'Arte Povera. Gilberto Zorio lavora sull'espressività primaria dei materiali, sulla tensione della legge di gravità, sulla precarietà degli equilibri instabili, sull'energia fisica e chimica.

La ricerca di Giovanni Anselmo si sviluppa in una

direzione parallela a quella di Zorio mettendo in gioco il peso, la tensione, l'equilibrio, il galleggiamento, l'elasticità, fluidità, la collocazione nello spazio e nel tempo, dei materiali semplici naturali e industriali. L'opera non rappresenta qualcosa di diverso dai materiali di cui è costituita: il suo senso concettuale coincide con il processo fisico primario visualizzato dall'intervento dell'artista. Zorio espone Piombi, due vasche con liquidi chimici, unite da un conduttore in rame. Anselmo installa un contenitore pieno d'acqua con del cotone idrofilo che fuoriesce e che assorbe il liquido trasferendolo lentamente sul pavimento. Nelle mostre successive di Mario Merz entrano in scena installazioni povere con strutture in ferro e fascine, una balla di paglia e un'automobile attraversate da tubi al neon. E in particolare un Igloo con uno scheletro in ferro, vetri irregolari e stucco. Il tema dell'igloo realizzato con i

materiali più diversi diventa una delle costanti del suo lavoro. Nel 1970 pubblica il libro d'artista Fibonacci. La serie Fibonacci diventa lo schema strutturale di gran parte della ricerca successiva, essendo presente in lavori e installazioni realizzati con i materiali più svariati.

Nel 1969 alla Galleria Sperone espongono due altri artisti che entrano a far parte del gruppo dell'Arte Povera. Calzolari, che utilizza vari materiali ed elementi naturali con scritte e che coinvolge gli oggetti in processi di glaciazione collegandoli a motori di frigorifero in funzione. E Giuseppe Penone, che lavora a diretto contatto con la natura, intervenendo sul processo di crescita degli alberi. In un certo senso in questi lavori il vero autore non è tanto l'artista quanto l'energia vitale della natura che reagisce all'intervento dell'uomo. Un altro aspetto della sua ricerca riguarda l'analisi della soglia sensoriale del proprio corpo con la

realtà esterna:come vediamo nelle opere Rovesciare gli occhi e Svolgere la propria pelle, 1970. Soprattutto grazie alla Galleria Sperone il lavoro degli artisti poveristi arriva presto a un riconoscimento internazionale. Eventi, film d’artista, manifestazioni multimediali. Ritornan
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gemignanialice di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Patti Mattia.
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