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COLLEZIONI NELLA STORIA
Collezione: "ogni insieme di oggetti, naturali o artificiali, mantenuti fuori dal circuito economico, soggetti a una
protezione speciale in un luogo chiuso sistemato a tale scopo, ed esposti allo sguardo del pubblico". (Pomian)
Caratteristiche necessarie perché si possa parlare di collezione: non avere più un valore d'uso e essere dei semiofori
(oggetti che non hanno utilità, ma rappresentano l'invisibile, sono cioè dotati di un significato. Non essendo
manipolati, ma esposti solo allo sguardo, non subiscono usura).
Walter Benjamin parla di "sottrazione alla fatticità": questo rapporto è l'esatto opposto dell'utilità e sta sotto la
singolare categoria della completezza.
Le collezioni dono manifestazione del sapere e della cultura dell'epoca.
Altro discorso quello del dono ed esposizione come fenomeno religioso. Nella tradizione greca e poi romana i tributi
alle divinità venivano conservati nei templi e questo patrimonio era conosciuto dalla popolazione che ne traeva motivo
d'orgoglio infatti veniva utilizzato solo in casi di estrema necessità e doveva sempre essere visibile a tutti e ammirato.
Spostandoci temporalmente abbiamo le collezioni nelle chiese "la nuova religione porta altri simulacri nel tempio, ma
anche reperti archeologici, colonne capitelli, materiali di recupero, frammenti di bassorilievi..." (Lugli)
Con la Controriforma viene imposta un'inversione di rotta, argine al multidisciplinarismo, restano solo elementi con
forte riferimento religioso.
Comunque in generale le collezioni sono un'articolazione concreta della visione della conoscenza degli uomini (es.
dell'enciclopedia cinese di Borges)
Trasformazione della nuova struttura museale che diventa disciplinare.
"Cose esposte per riprendere il proprio posto ristabilendo un ordine innaturale che però poteva placare l'ansia di un
caos primigenio".
POSSIBILI CATEGORIZZAZIONI
Prima suddivisione: musei d'arte, musei d'archeologia, di storia naturale, di scienza ecc.. E poi tantissime
sottocategorie (es musei d'arte si dividono in pinacoteche, gipsoteche, gabinetti di disegni...)
Nel tempo forme di esposizione sempre più codificate. Catalogazione ufficiale dei musei del documento UNESCO del
1984 codifica 11 tipi:
- musei d'arte
- Musei di storia e archeologia
- Musei di storia e scienze naturali
- Musei della scienza e della tecnica
- Musei di etnografia e antropologia
- Musei specializzati
- Musei territoriali
- Musei generali
- Altri musei
- Monumenti storici e aree archeologiche
- Giardini zoologici, orti botanici, acquari e riserve naturali
Altra proposta Peter van Mensch:
- musei universali
- Musei enciclopedici e multidisciplinari
- Musei specializzati (interdisciplinari, arti ed arti applicate, archeologia e storia, etnografia e antropologia culturale,
scienze naturali e antropologia fisica, scienza e tecnologia, nuovi musei)
Altra divisione per contenuto Cataldo e Paraventi in ordine alfabetico (accademia, antiquarium, armeria...)
Continuo arricchirsi e specializzarsi di definizioni, frammentazione sempre più complessa. Museo potente macchina
espositiva e interpretativa della cultura.
3. I PENSIERI DI ALCUNI PEDAGOGISTI SUI MUSEI
Tre posizioni esemplificative delle modalità di rapporto tra scuola e museo:
- museo come collezione catalogata, all'interno delle mura scolastiche (Agazzi, Pizzigoni, Isaacs e Dewey)
- Museo come istituzione esterna rispetto alla scuola, e proprio perché è esterna tassello importante per lo sviluppo
emotivo e cognitivo (Pizzigoni, Dewey, Gardner e Malaguzzi)
- Rendere museali delle esperienze realizzate con i bambini, pubblico reale (Malaguzzi)
Museo dentro la scuola: sorelle Agazzi raccolgono tutti i materiali, immagini e oggetti che possono essere utili nella
vita in classe, è un museo-raccolta. Secondo passaggio cianfrusaglie, nelle tasche dei bambini. Danno ampio valore ai
piccoli oggetti.
Stessa posizione Giuseppina Pizzigoni: formazione del Museo Scolastico, sotto la guida del maestro. (Es. erbe raccolte
nelle passeggiate, legni diversi, barchetta in cartoncino, la girandola...).
Il museo dentro la scuola era un valido supporto per rendere l'apprendimento concreto, legato ad oggetti reali. È una
collezione collettiva, di classe, di meraviglie artificiali e naturali che permette una decontestualizzazione. Una raccolta
che manteneva vivi nella scuola alcuni aspetti museali, cioè la comservazione, la catalogazione e la ricerca.
Altra figura psicoanalista Susan Isaacs che ritiene che essendo il senso di proprietà forte e innato in ogni ragazzo, se
viene frustrato si manifesterà poi nell'invidia e nel furto, mentre se usato intelligentemente offre uno degli strumenti
più validi di rispetto verso sé stessi e comprensione. Il museo di classe può servire ad incoraggiare molti interessi e
importante che gli oggetti arrivino dai ragazzi e non da fuori.
Per John Dewey il museo è uno dei fulcri centrali di tutto l'edificio scolastico al pari della biblioteca. Per la maggior
parte dei suoi alunni la scuola era un luogo incantato più che una vera istituzione. Valenza della biblioteca e del museo
come alambicchi della realtà. Infatti museo industriale, campioni degli stadi di manifattura, utensili, fotografie,
modelli di lavoro... E necessario collegamento alla letteratura, musica e dipinti. Teoria e pratica sono organicamente
congiunte. Quindi esperienza significativa, collegata a sperimentazioni precedenti, foriera di domande, materiale
grezzo e accogliente con l'errore. Il museo diventa il luogo in cui fare esperienza e da cui elaborare le riflessioni
necessarie per una concettualizzazione efficace e duratura.
Museo non solo all'interno ma anche fuori, contatto costante con le altre istituzioni, quindi Dewey anche secondo
filone.
Musei esterni che stimolano la scuola: Dewey sempre stato grande frequentatore di musei che considerava parte
integrante della sua crescita intellettiva e globale, fondamentale in ogni formazione. Musei, ambinte, libri, scuola,
società sono tutti ambienti da cui apprendere.
Pizzigoni importante l'apertura della scuola verso le cose concrete e il mondo --> uscite, visite sul territorio, museo
tassello importante. L'ambiente scolastico della Rinnovata è il mondo. Il museo è profondamente connesso con la
realtà cittadina. Legato direttamente agli insegnamenti di storia e geografia perché le notizie devono essere acquisite
per via di osservazioni dirette, visite a monumenti, musei, città.
Gardner sottolinea l'inadeguatezza del sistema scolastico americano e individua nel museo e nell'apprendistato due
valide proposte per arricchire le proposte scolastiche. Un buon museo è un luogo adatto per i bambini per imparare.
Parte integrante del project Zero e Spectrum erano il museo e il tutorato. Con il museo si volevano proporre ai
bambini esperienze educative risonanti (Triangolo della risonanza scuola-museo-famiglia). Si utilizza la metodologia
hands-on per assecondare le intelligenze multiple degli alunni.
Con Loris Malaguzzi sguardo ancora più ampio: non ascoltare una storia raccontata da una guida, ma andare sul posto
e mettersi in gioco personalmente, osservando, toccando, conoscendo... L'insegnante porge una domanda e poi si
palesano le idee dei bambini. Passaggio ulteriore da fruitori attivi diventano creatori/ideatori --> realizzazione del
sipario del teatro municipale di Reggio Emilia.
Una scuola che crea esposizioni: ulteriore passaggio di Malaguzzi è la realizzazione di vere e proprie esposizioni in
cui i lavori dei bambini riescono a tramutarsi in mostre con fruizione diversa, non solo parenti. Prima di queste mostre
"l'occhio se salta il muro"; finalità prettamente pedagogica. La mostra si muove per l'Europa (Svezia, Barcellona,
Berlino...) e poi anche Stati Uniti.
Altra esposizione "Bambini arte artisti. I linguaggi espressivi dei bambini, il linguaggio artistico di Alberto Burri".
CAPITOLO QUARTO: uno sguardo sulla didattica museale
4.1 Il rapporto con la scuola
Nell'essere aperto al pubblico il museo dichiara la sua finalità di studio e educazione.
Didattica intesa come progetto d'imsegnamento-apprendimento come si può declinare riferendosi al museo?
Yves Girault: "Effetto principale che l'esposizione offra non solo uno spettacolo, ma un punto di vista sul mondo, vale
a dire, non "delle immagini del nostro mondo", ma uno sguardo o degli sguardi sul nostro mondo.
All'interno del museo gli oggetti devono trovare una voce, il curatore che è il responsabile delle attività didattiche
insieme all'educatore. In passato in alcuni casi questo passaggio è stato semplificato realizzando quello che Michael
van-Praët chiama la "scolarizzazione del museo". Per questo autore molte sezioni didattiche hanno soltanto riprodotto
il modello della scuola nelle proprie sale non riflettendo sulle peculiarità, gli obiettivi e le finalità stesse dell'istituzione
museale.
Maryse Paquine evidenzia la presenza di tre concezioni:
- descolarizzazione ovvero quando viene proposta un'offerta generica per tutti pubblici non pensando ad azioni
mirate per la scuola
- parascolarizzazione del museo, che consiste nel proporre attività alle scolaresche senza creare però un reale
collegamento con la scuola
- armonizzazione delle risorse del museo con quelle della scuola
4.2.1 Il punto di vista del museo
Analizziamo ora il punto di vista di chi ha avuto incarichi di responsabilità all'interno del museo. Ad esempio Julius
von Schlosser, conservatore della sezione delle armi e delle arti applicate del Kunsthistorishes Museum di Vienna,
scrisse che la finalità del museo era "provocare quel sommo aristocratico godimento che una società veramente e non
solo esteriormente colta ha il diritto di pretendere come uno dei più grandi e profondi valori di questa vita".
La sua posizione era come quella di molti illustri studiosi che pensavano a una fruizione più legata a un sommo
aristocratico godimento che non ha un progetto educativo.
Questo ci fa capire come sia stato complesso e difficile il processo che ha consentito nel tempo la creazione di uno
spazio per l'educazione e la didattica all'interno delle finalità del museo.
La prima faticosa conquista fu l'accesso libero alle sale dei musei anche se vincolato all'acquisto del biglietto. Per
molti già la stessa apertura del museo era reputata l'elemento sufficiente per cogliere un passaggio verso una nuova
democratizzazione.
Su una posizione diversa da sci dessert possiamo trovare Henry Focillon, direttore dei musei Lione che afferma "i
musei sono fatti per il pubblico, aiutiamolo non solo con cartellini dei pannelli esplicativi, ma ce