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Mediazione: la didattica è una mediazione tra il contenuto e chi lo accoglie. La

mediazione fa parte della didattica, perché un pezzo di sapere, io lo posso veicolare in

mille modi. Mediare quello che so con la mia idea di progettazione e con la classe che

ho di fronte. Mediare i contenuti grazie a scelte consapevoli organizzative, che attuo in

modo che i concetti che voglio trasmettere arrivino. L’insegnante si mette a metà tra il

contenuto e i ragazzi e decide come e cosa mediare.

Cerri: la didattica è sempre un fare, che dovrebbe tornare a una riflessione: cosa

hanno capito i ragazzi. Posso mediare molto, ma se alla fine non mi chiedo se hanno

capito, mancando di riflessione, allora tutta questa strategia organizzativa rimane fine

a sé stessa.

Elementi fondanti di tutte queste definizioni: rapporto docente-alunno, relazione tra

alunno e oggetti culturali, metodologie usate, dispositivi proposti, l’operatività/la

messa in pratica/l’agire didattico=elemento cardine della didattica.

Azione didattica

“insieme dei diversi elementi che concorrono a costituire il processo di

Nigris:

insegnamento/apprendimento; insieme degli atti e delle relazioni educative in cui si

svolge il processo di insegnamento/apprendimento, in un dato contesto didattico,

scolastico, legislativo e sociale, usando diversi strumenti/materiali e metodologie ”.

L’azione didattica è quindi strettamente correlata al processo di

insegnamento/apprendimento, fondata su un qui e ora; al suo interno possono essere

indagati gli elementi che la costituiscono, usati per metterla in atto (dai materiali più

concreti - oggetti, strumenti - alle scelte più teoriche, metodologiche).

Esplicita per la prima volta il concetto della relazione educativa, che non è staccato

dalla didattica (come lo guardo, come lo accolgo, come mi rivolgo a lui, quanto ascolto

e sorrido, mi ricordo dei loro racconti).

Elementi chiave dedotti:

- apprendimento e insegnamento: puntare all’apprendimento, l’insegnamento

senza costruzione di conoscenza non serve a niente;

- predisposizione spazio e tempo:

esperienze formali e non formali (e informali),

imparano ovunque, noi non siamo gli unici che passano contenuti, imparano a

casa, a sport, al computer, dobbiamo sapere che il bambino impara in tante

situazioni e non solo a scuola. Non sappiamo cosa, ma sicuramente qualcosa

hanno imparato. Predisporre lo spazio e il tempo, mediare, fare didattica

puntando all’apprendimento attraverso modalità di mediazione, organizzare lo

spazio e i tempi.

- Azione didattica- metodologia, relazione-comunicazione, organizzazione setting:

la didattica è sempre un’azione, un progettare, un decidere come organizzare.

Attività didattica: la singola proposta di lavoro che il docente rivolge agli alunni, con

tempi, obiettivi, spazi, compiti e consegne specifici più o meno espliciti. Assumiamo,

dunque, che l’attività didattica ha un orizzonte più limitato, singoli atti, mentre

nell’azione didattica riusciamo a individuare il processo

‘insegnamento/apprendimento’.

L’apprendere è innato nell’uomo, prosegue lungo tutta la durata della vita e non è

specifico solo all’esperienza scolastica, ma nasce da molte esperienze informali e non

formali.

L’insegnare riguarda in particolar modo i docenti, i quali dispongono di uno spazio-

tempo, di ambienti educativi, dispositivi, in cui i processi educativi possono attuarsi.

Questi due processi, insegnamento e apprendimento, possono muoversi in modo

autonomo ma si intersecano diventando un vero processo → gli spazi dell’azione

didattica.

È superata l’idea di insegnamento che, come un travaso, permette di ottenere

l’apprendimento: oggi si parla di sistema sinergico, sia gli insegnanti sia gli alunni

operano e imparano reciprocamente. who, where, what, when, why)

Gli elementi costitutivi dell’azione didattica: le 5 W (

→ WHO: chi è implicato nell’azione didattica, chi la genera, chi contribuisce al suo

svolgimento. Sono tutte le persone coinvolte in classe.

→ WHERE: l’azione didattica è fortemente legata al qui e ora, il qui è un dove, gli

spazi a disposizione (sezioni, aule, laboratori, biblioteche, cortili) interni ed

esterni, oppure gli spazi delle uscite didattiche. La scelta di come predisporre gli

ambienti ha forti ripercussioni nel modo di stare a scuola e di relazionarsi col

sapere. Guardando al dove, dobbiamo anche considerare il contesto in senso

ampio, il luogo in cui la scuola è collocata, lo spazio non è mai neutro, insegnare

in periferia o in zona centrale è diverso.

→ WHAT: si tratta di ciò che viene fatto durante l’azione, la scelta delle tematiche

e dei contenuti.

→ WHEN: il tempo in cui l’azione didattica prende corpo. Ci sono le lezioni che

scandiscono la giornata, i bimestri e i quadrimestri, gli anni scolastici. I tempi

sono elementi dell’azione didattica fondamentali e cambiano in base all’età del

bimbo; la lezione frontale asciuga molto i tempi, posso cioè spiegarti un

argomento ampio in poco tempo se mi limito a una lezione frontale dove io

parlo e tu prendi appunti; i tempi della progettazione didattica, soprattutto se

attiva, diventano lunghi e da programmare. Sbagliare i tempi significa non

arrivare al risultato finale.

→ WHY: ci permette di affrontare il tema del senso e del significato; anche in base

a cosa scelgo come insegnante, attivo nei bambini una serie di riflessioni che li

formeranno.

→ HOW: come il processo di insegnamento/apprendimento viene realizzato,

caratteristiche tecniche operative dell’azione didattica. Modalità in cui viene

realizzata la proposta, i mezzi, i materiali e gli strumenti usati, oltre

all’individuazione delle stesse metodologie: il tutto scelto in base al risultato che

si vuole ottenere. Anche la lezione può avere modi diversi: più frontale o più

dialogata, oppure si può usare il brainstorming, la conversazione, la discussione,

il lavoro di gruppo, la drammatizzazione, il role playing.

«La sola attività non costituisce esperienza» Dewey

Mediatori didattici

Il mediatore è qualcosa che sta a metà strada tra docente e alunni, la mediazione

consiste nel proteggere il soggetto in apprendimento dai rischi dell’esperienza diretta,

sostituendo l’oggetto culturale con segni corrispondenti.

Favoriscono l’incontro tra docenti e alunni, tra la realtà e la rappresentazione → il

mappamondo è un mediatore didattico, mi aiuta perché mi dà un sostegno nell’atto

didattico di mediare la conoscenza, il contenuto.

Incontro tra la realtà e la rappresentazione: tanti contenuti scolastici sono sotto forma

di rappresentazioni, di codici standard, che non necessariamente il bambino

padroneggia, è un modo sintetico di rappresentare la realtà. Il mediatore ci viene in

aiuto nel processo in cui mettiamo in relazione la realtà e la nostra rappresentazione

della realtà, che spesso è sintetizzata o prevede dei preconcetti alla base. Facilitiamo

l’incontro tra la realtà che il bambino conosce e la rappresentazione concordata.

Dall’esperienza diretta al contesto predisposto per insegnare: il mediatore didattico

facilita il contatto tra esperienza vera e il contesto più strutturato scolastico: fare lo

scacchiere in palestra per capire le tabelline. Proporre esperienza diretta (muoversi

in palestra) per avvicinare il bambino al contenuto che vogliamo proporgli, in questo

caso le tabelline.

Rimandano ad altro: altri contesti e contenuti, il mediatore facilita la nostra azione

didattica e rende più avvincente ed emozionante il contenuto.

Garantiscono condizioni di sicurezza alla libera manipolazione degli oggetti culturali.

Regolano la distanza tra il soggetto in apprendimento e l’oggetto da apprendere.

Ci sono 4 tipologie:

attivi

- che fanno ricorso all’esperienza diretta: massima vicinanza con la realtà

esterna. Molti autori legati alle scuole attive e al pensiero di Dewey hanno visto,

nel contatto diretto degli allievi con l’esperienza e con la vita, un passaggio

ineliminabile nella costruzione della conoscenza. La sola attività non costituisce

esperienza - Dewey → è sempre la riflessione sull’esperienza che fa la differenza

sull'apprendimento, riflettere sull’esperienza diretta permette di arrivare alla

conoscenza. I mediatori attivi si distanziano dalla realtà anche se molto vicini,

poiché vengono promossi all’interno del contesto scolastico, non sono casuali e

vengono programmati secondo un calcolo didattico.

iconici

- che contano sulla rappresentazione del linguaggio grafico: ci rivolgiamo

alle immagini, sono mediatori con un alto grado di vicinanza e fedeltà con la

realtà, mantenendo con questa un rapporto fisico e percettivo. Foto, disegni,

audiovisivi, oppure schemi, carte geografiche. Limite di questi mediatori, come

di quelli attivi, è il particolarismo.

analogici

- che si esprimono attraverso i giochi di simulazione: gli alunni,

impersonificando ruoli diversi, drammatizzano le situazioni, imparano a mettersi

nei panni degli altri e sperimentano la condizione e i contenuti che devono

capire e apprendere. Come vantaggi hanno sicuramente l’alta motivazione che

creano e la comprensione della complessità che permettono, anche se il rischio

è che gli alunni confondano la realtà con la finzione.

simbolici

- che consistono nei codici di rappresentazione più convenzionali e

universali, come i concetti; lettere, numeri, altri simboli; massimo grado di

generalizzazione, non più particolarismo, sono i più usati universalmente. La

distanza dalla realtà può implicare una ‘non comprensione’ da parte degli

alunni.

Importante usare tutti i mediatori, descritti qui in ordine, da quelli con più alto legame

con la realtà a quelli più lontani da una rappresentazione della realtà. I mediatori ci

permettono di avvicinarci ai bambini che capiscono tutti in modo diverso, più

mediatori uso e più ho la certezza che i contenuti arrivino a tutti i bambini.

Ulteriore differenziazione tra:

caldi

- che inducono motivazione e mobilitano risorse affettive emotive;

freddi

- che permettono il decentramento, la raccolta e l’organizzazione delle

conoscenze.

Capitolo 3 - AMBIENTI DI APPRENDIMENTO

1. in che misura il contesto influenza l’apprendimento?

2. Avete mai sperimentato attività di natura socio-costruttivista?

I mediatori ci fanno capire che l’apprendimento non è un’azione che il bambino fa

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _gaga di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica generale 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Bolzano o del prof Boffa Federico.