Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il 400 e l'Umanesimo nella storia linguistica dell'italiano
Il 400 e l'Umanesimo rappresentano un momento cruciale per la storia linguistica dell'italiano nonostante spesso si senta dire che l'età umanistica sia stata un momento di transizione tra le grandi esperienze trecentesche e la codificazione cinquecentesca. Il bilinguismo latino-volgare caratterizza l'interoperiodo ma spesso gli è stata data un'accezione negativa: a partire dai filologi fiorentini di fine 500 si è saldata l'idea del tentativo di snaturamento del volgare (minacciato dai fenomeni di contatto intenso con la lingua classica). E a causa della preponderanza della produzione in lingua latina rispetto a quella in volgare, l'Umanesimo è stato tagliato fuori dalla storia linguistica dell'italiano quando invece è proprio attraverso il contatto col latino classico che si cercava di creare una lingua più raffinata, uno strumento di comunicazione non solo letteraria ma anche dai contenuti civili ed.
ideologici.
-
Modelli classici
Il 400 è stato contrassegnato da un diretto e intimo rapporto con il mondo classico. Nel fertile contesto culturale umanistico, i motivi del mondo classico vengono nuovamente acquisiti non tanto a livello di contenuti o stimoli (come accadeva nel Medioevo), quanto a livello di modelli formali. La restaurazione umanistica dei valori del mondo classico è dovuta al ritrovamento di opere sconosciute al Medioevo latino e allo studio filologico-linguistico dei testi latini e greci che consente l'eliminazione delle interpolazioni dei copisti medievali e ristabilisce la lezione genuina dei classici. Si ha la formazione di una prosa colta letteraria grazie allo studio della trattatistica e dell'epistolografia ciceroniana: lo studio di questi due generi è finalizzato all'acquisizione di uno stile fluido della prosa, elevato e al tempo stesso non artes dictandi accademico, da sostituire all'irrigidito argomentare raccomandato dalle medievali.
I rapporti tra latino e volgare costituiscono un momento cruciale nella storia della lingua, il bilinguismo latino volgare favorisce scambi intensi in entrambe le direzioni: il volgare si arricchisce di costrutti sintattici e di forme lessicali attinti dallatino classico, il latino da parte sua non è immune dall'impiego di moduli volgari (i contatti tra le due lingue innescano fenomeni di interferenza sintattica e lessico-semantica. La prosa volgare si avvicina al latino soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione sintattico-testuale e del lessico: c'è stato il trasferimento in volgare di tipici costrutti del latino classico come l'accusativo con l'infinito, e c'è stato l'incremento nella prosa colta quattrocentesca di latinismi lessicali d'ambito intellettuale e tecnico-scientifico. L'imitazione del modello classico in quest'epoca ha agito nella costruzione del periodo e nell'ordinamento dei suoi
Elementi frasali:
- Complessità della struttura ipotattica e quindi ampio uso della subordinazione
- Simmetria degli elementi costitutivi della frase
- Ordine delle parole dettato da ragioni ritmiche e di messa in rilievo degli elementi frasali
Da ciò consegue il carattere sperimentale della prosa volgare umanistica, in precario equilibrio tra le forme colte della tradizione trecentesca (Dante del Boccaccio) che tenta di superare, e l'appropriazione di moduli classici della prosa latina di stampo ciceroniano. I latinismi lessicali e semantici arricchiscono il vocabolario e adeguano il volgare alla sua nuova forma di lingua di cultura.
2) Latino umanistico
Durante l'Umanesimo c'è stato il recupero formale del modello ciceroniano: l'inserimento delle lettere e delle orazioni di Cicerone nel curriculum scolastico delle scuole umanistiche ha un impatto evidente sulla prosa latina del periodo. Verso la metà del 400 si acuisce la distanza
tra la latinità viva e corrente degli usi pubblici (latinità medievale) e la latinità classica restaurata (latinità umanistica). E sicuramente in questo campo è stata centrale la fissazione di paradigmi morfosintattici, fraseologici e lessicali del latino d'età ciceroniana operata nelle Elegantiae di Lorenzo Valla. Nelle Elegantiae giunge a compimento l'opera di ricostruzione grammaticale della lingua latina e si presentano come una raccolta di exempla che coprono tutto l'arco della latinità con l'obiettivo di ripristinare la norma classica del latino. L'opera di Valla è importante anche per i riflessi che essa avrà sulla speculazione umanistica intorno al volgare. La distinzione di due livelli linguistici, un livello istituzionale e un livello retorico-grammaticale, determina che la lingua latina non rappresenta di per sé una grammatica (come indicava la concezione medievale) ma che al suo internoEsiste una lingua letteraria, chiamata "latine loqui", che è fissata da regole grammaticali, stilistico-sintattiche e lessicali.
La grammatica e la letterarietà del volgare sono state affermate dal movimento umanistico quattrocentesco. Da una parte, si è riconosciuta la piena legittimità del volgare come strumento dotato di una propria dimensione letteraria, anche se ispirata al latino. Dall'altra parte, si è sancita la possibilità, rivoluzionaria rispetto alla speculazione medievale, di una sua grammaticalizzazione.
Prima di arrivare al superamento delle concezioni linguistiche tardomedievali, dobbiamo ricordare la questione riguardante la posizione assunta dagli umanisti nei confronti della lingua. La disputa, che ha come protagonisti Leonardo Bruni e Biondo Flavio, è un momento decisivo per la considerazione del volgare come realtà storica, linguaggio nato in una precisa contingenza storica e non risalente a un'antichità remota.
La concezione del Bruni era una concezione già medievale e presupponeva l'esistenza divolgare: Alberti prende le parti della tesi 'storica' (o 'catastrofica') del Biondo sostenendo che la lingua moderna è nata dal contatto tra illatino e i popoli germanici. L'Alberti arriva a legittimare il volgare come lingua grammaticale e come lingua letteraria ed il venir meno del rapporto immanente tra istituzione linguistica (grammatica) e letteratura (retorica) si concretizza nell'Alberti per mezzo della rivoluzionaria stesura della prima grammatica di un idioma moderno diverso dal latino.
4) La prima grammatica di una lingua moderna
Il dato più interessante che subito affiora dall'impostazione generale della grammatica albertiana è il suo essere una grammatica dell'uso fiorentino vivo e coevo dell'autore: la finalità dell'Alberti è quella di fotografare una lingua di una comunità civile piuttosto che una lingua di una comunità letteraria (come accadrà invece nelle
grammatiche del primo 500). L'intenzione dell'autore è quella di raccogliere 'l'uso della nostra lingua in brevissime annotazioni' che hanno l'aspetto appunto di una grammatica. Nel finale Alberti sottolinea la difficoltà dell'impresa di cui colui che si è cimentato in un territorio fino ad allora di esclusiva pertinenza del latino. Alberti nell'opera tenta una riformulazione di categorie grammaticali. Nella prima parte della grammatica l'Alberti si dedica all''ordine delle parole' (i grafemi dell'alfabeto) per tentare di creare un alfabeto fonetico funzionale e valido per il volgare: Alberti usa grafemi per distinguere l'affricata sorda palatale (c) dalla velare sorda (ch), la g palatale dalla velare (mediante espediente grafico), la z sorda (ç) dalla z sonora (z), la u dalla v (in latino esisteva un unico grafema u), la e chiusa (è) dalla e aperta (ae), la o chiusa (ô)
dalla oaperta (ó); segni diacritici particolari distinguono inoltre la funzione grammaticale di econgiunzione, dalla terza persona singolare del verbo essere e dall'’articolo plurale del(e’ ragazzi).tipo fiorentino Nel quadro degli usi verbali volgari il punto debole dellatrattazione riguarda alcuni tempi composti: manca la segnalazione del trapassatoremoto, del gerundio composto, del condizionale passato. Nella morfologia del nome siha il mantenimento della griglia declinazionale ma non più funzionale per una linguacome l'’italiano. Alberti individua tratti innovativi del sistema verbale romanzo: laformazione del passato prossimo e la sua opposizione temporale al passato remoto; laformazione analitica del passivo mediante l'’ausiliare essere seguito dal participiopassato; la formazione del modo condizionale (‘assertivo’) e la sua specificitàfunzionale nei confronti del congiuntivo (‘subientivo’), che in latino svolgevaentrambile funzioni modali. Dalla grammatica dell'Alberti si coglie dunque un'istantanea del volgare fiorentino colto di metà 400, il suo impatto sulle grammatiche cinquecentesche sarà pressoché nullo.
5) Bilinguismo albertiano Libri della Famiglia
Prendendo tre campioni di prosa colta d'età umanistica (tratti dai Della vita civile Vite dell'Alberti, dal di Palmieri e da di Vespasiano da Bisticci) il fatto che emerge immediatamente è rappresentato dall'assenza di un registro omogeneo e dalla diversità delle relazioni macrosintattiche. La sintassi del periodo dei 3 campioni rispecchia modelli di organizzazione testuale non affini congrui con la diversa cultura degli estensori e con l'impatto che il periodare latino esercita su ciascuno di essi.
L'ipotassi della prosa dell'Alberti, dei tre più aperto alle sollecitazioni del modello latino, si differenza per la accentuato sperimentalismo sintattico da
quella più tradizionale