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IL VOCALISMO
La prima distinzione che viene fatta durante la trascrizione fonetica è tra foni vocalici e foni consonantici, che si distinguono in
quanto i foni consonantici sono realizzati mediante un diaframma, un restringimento o una chiusura del tratto vocale. Le voca li si
distinguono in base alla posizione che i diversi organi assumono durante la loro produzione. Le vocali si dis tinguono in base a 4
coefficienti:
1) Anteriorità-posteriorità vocali anteriori, centrali, posteriori. In base alla posizione avanzata, centrale o arretrata del
dorso della lingua, che provoca una variazione del volume della cavità orale.
2) Grado di altezza vocali alte, vocali medio-alte, vocali medio-basse, vocali basse. Dipende dalla posizione del dorso e
della radice della lingua, che determina il volume della cavità faringali.
3) Arrotondamento vocali arrotondate e vocali non arrotondate. Dipende dalla posizione degli angoli della bocca. Sono
labbra arrotondate quando gli angoli sono vicini tra di loro, sono labbra non arrotondate quando gli angoli sono rivolti
verso l’esterno.
4) Nasalizzazione vocali orali o nasali in base alla posizione del velo palatino. Se questo si trova in posizione rialzata l’aria
passa esclusivamente dalla cavità orale, producendo vocali orali, quando il velo si abbassa l’aria passa anche dalle cavità
nasali, dando origine a vocali nasali.
Nell’IPA questi coefficienti sono indicati in un grafico a forma di trapezio. Sulla linea orizzontale è indicato il coefficiente anteriorità-
posteriorità, su quella verticale il parametro di altezza. Poi a sinistra sono indicate le vocali non arrotondate, a destra q uelle
arrotondate.
Queste dodici posizioni convenzionali sono le vocali cardinali ITA (sono 7, poiché la e e la o si distinguono in aperte e chiuse. Questa distinzione
ha un valore fonematico, distingue cioè una coppia minima (es: pesca e pesca.
ɑ vocale bassa centrale
i vocale alta centrale
e vocale medio alta anteriore (non tutte le lettere ‘e’ in italiano sono indicate da questa: ieriε; cercoe)
o vocale medio alta posteriore
u vocale alta posteriore
dittonghi: possono essere ascendenti o discendenti. La i e la u che compongono il dittongo sono dette semiconsonanti e non possono portare
l’accento. Sono sempre atone.
CONSONANTISMO:
i suoni consonantici sono caratterizzati dalla presenza di un diaframma nel tratto vocale; sono classificati in base a tre parametri:
I PARAMETROMODO DI ARTICOLAZIONE, dipende dal tipo di diaframma: ostruenti il diaframma ostruisce il flusso d’aria e determina
quindi un forte innalzamento della pressione nella parte del tratto vocale che precede il diaframma (occlusive e fricative); sonoranti il
diaframma non determina una differenza rilevante di pressione nel flusso dell’aria (nasali, vibranti, laterali, approssimanti).
II PARAMETROLUOGO DI ARITCOLAZIONE, luogo o punto dell’apparato fonatorio dove si produce l’ostacolo; è classificato in base agli
organi articolatori (alveolari, bilabiali, labiodentali, dentali, retroflesse, postalveolari, palatali, velari, uvulari, glottidali).
III PARAMETROGRADO/COEFFICIENTE LARINGEO: le articolazioni consonantiche possono essere accompagnate o no dal meccanismo
laringeo. Le consonanti realizzate con la glottide in vibrazione sono sonore, quelle in cui la glottide è aperta sono dette sorde.
I PARAMETROMODO DI ARTICOLAZIONE
Le consonanti ostruenti sono prodotte quando il flusso d’aria incontra un ostacolo molto forte che provoca un forte innalzamento della
pressione dell’aria. Si dividono in 1) occlusive: quando incontrano una chiusura completa e momentanea seguita da un’esplosione, ad
esempio la p; 2) fricative: non c’è la chiusura completa ma parziale (l’aria passa un po’), ad esempio la s; 3) affricate: sono composte di
sue fasi, iniziano come occlusive (complete) e finiscono come fricative (parziali), ad esempio la z.
Nelle consonanti sonoranti l’aumento di pressione non è molto rilevante. Si dividono in 1) nasali: sono prodotte quando il flusso d’aria
incontra un ostacolo che gli impedisce di andare nella cavità orale. C’è l’ostacolo ma non si crea mai un forte aumento di pressione, ad
esempio n e m; 2) laterali: l’uscita d’aria è secondaria, ad esempio la l. L’ostacolo è davanti, passa di lato; 3) vibranti: sono prodotte
tramite una serie di brevissime occlusioni seguite da dei rilasci di occlusioniserie ciclica (es: r); 4) approssimanti: l’aria esce abbastanza
liberamente tanto che queste consonanti si avvicinano alle vocali (“approssimanti” o “semivocali” o “semiconsonanti”). Esempi: in “ieri”
e “uomo” i suoni iniziali sono diversi, il flusso è ostacolato maggiormente rispetto ad “isola” e “uva”; le approssimanti non possono
portare l’accento “vizio”, “ozio”.
II PARAMETROLUOGO DI ARITCOLAZIONE
Labiale o bilabiale: le labbra si toccano, c’è un ostacolo. Esempio: p, b.
Labiodentale: accostamento del labbro inferiore ai denti superioriostacolo. Esempio: f.
Dentale o alveolare: la chiusura è data dalla punta della lingua che si appoggia sugli alveoli. L’alveolo è la zona di confine tra dente e gengive. Esempio: t, d, l.
Post alveolare o pre palatale: la lingua batte nella zona che precede gli alveoli. Esempio: c.
Retroflesse: l’apice della lingua si retroflette all’indietro. Esempio: Iddu.
Palatali: il dorso si appoggia sul palato duro. Esempio: gn.
Velari: la parte posteriore della lingua si appoggia al velo palatino (parte molle). Esempio: ch, gh.
Uvulare: la lingua si appoggia direttamente all’ugola (non in italiano).ù
Faringale: la lingua si appoggia alla parete della faringe.
Laringe: chiusura delle corde vocali e della laringe.
Nozioni elementari di grammatica storica:
cos’è la grammatica storica? Si occupa dello sviluppo diacronico della lingua e si distingue quindi dalle grammatiche descrittive e normative, che
invece studiano la lingua in uso.
FENOMEI DEL VOCALISMO:
SISTEMA VOCALICO ITALIANO: dalle 10 vocali latine, distinguibili in base alla loro quantità(breve, lunga), siamo passato ad un
sistema qualità, basato sul modo di pronuncia. In italiano abbiamo quindi 7 vocali toniche (a,e,ɛ,i,ɔ,o,u) e 5 vocali atone, che
sono sempre chiuse (a,e,i,o,u).
Vocali toniche: ā,
vocali centrali: A, vocale di massima apertura ă in italiano /a/ . Non esiste la a chiusa, si perde la quantità
vocalica
vocali palatali: ĕ /ɛ/ ē, ĭ /e/ ī /i/
/o/ /u/
vocali velari: ŏ /ɔ/ Ō, ŭ ū
Vocali atone:
/o/ /u/
ī /i/ - ĕ ,ē, ĭ /e/ - ā, ă /a/ - ŏ,Ō, ŭ - ū
questo sistema vocalico è differente da quello di altre lingue parlate in italia, ad esempio in Sicilia e Sardegna.
Sistema vocalico sardo: il vocalismo tonico è pentevocalico, quindi ĭ ī /i/ - ĕ ,ē, /e/ - ā, ă /a/ -
/u/
ŏ,Ō/o/ - ŭ, ū
Sistema vocalico siciliano: il sistema tonico siciliano è pente vocalico, quindi ī , ē, ĭ /i/ - ĕ /e/ - ā, ă
/u/.
/a/ - ŏ/o/ - Ō, ŭ, ū Quello atono invece ha solo 3 vocali: ī , ĕ, ē, ĭ /i/ - ā, ă /a/ - Ō, ŏ, ŭ,
/u/.
ū
DITTONGAMENTO: le vocali toniche latine ĕ ed ŏ in sillaba libera, cioè terminante per vocale, danno origine in
italiano ai dittonghi ie/uo. Questo però non accade sempre, ma vi sono delle anomalie nel linguaggio poetico
(vedi: bono anziché buono) o nel fiorentino del 1500, dove scompare il dittongo preceduto da consonante +r
(es: brevem-lat-brievebreve). I dittonghi mancano anche nella lingua dotta, che si basa sul modello delle
parole latine.
MONOTTONGAMENTO: quando i
dittonghi latini ae/oe in italiano si
trasformano in una ē, mentre il
dittongo au in una Ō, con timbro
chiuso solo in poche parole,
mentre di regola è aperta.
ANAFONESI: Questo fenomeno è
tipico del fiornentino e parte della
Toscana, per questo si ritrova
anche nell’italiano. È una prova
inequivocabile del fatto che il
fiorentino sia alla base
dell’italiano. Si ha quando la /e/
tonica si trasforma in /i/ davanti
a laterale palatale/λ/ nasale
palatale/ɲ/ e nasale velare /ɳ/
(vedi FAMILIA –lat- > fameglia > velare /ɳ/ (vedi FUNGUM –lat-
famiglia) o quando la /o/ tonica si trasforma in /u/ davanti a >fongo > fungo).
METAFONESI:fenomeno linguistico che non c’è in italiano e che consiste nella modificazione del timbro di una
vocale per via della presenza di una vocale successiva. Avviene nei dialetti dell’Italia Settentrionale, dove si ha la
chiusura della vocale davanti alla /i/ finale dei plurali (es:dolce->dulci), e nei dialetti dell’area meridionale, dove
avviene, oltre nel caso dei plurali, anche nel caso dei singolai davanti alla /o/ finale.
SINCOPE: la sincope, cioè la caduta (in questo caso della vocale) avviene sia quando questa è in posizione
postonica in penultima sillaba, sia quando è intertonica (es: BONITATE –lat- > bontate > bontà)
TRASFORMAZIONE E
>I avviene nel toscano quando la /e/ è in posizione pretonica (es: NEPOTE –lat > nepote > nipote) ma
si ritrova anche come fenomeno generale italiano riguardante tutte le /E/ chiuse derivate da /i/ latine poste dopo sillaba
accentata (es: DOMINICA > domenica > domenica)
TRASFORMAZIONE O>U in posizione pretonica (es: OCCIDO lat > occido >uccido)
FENOMENI DEL CONSONANTISMO:
CADUTA CONSONANTE FINALE: le principali consonanti che si ritrovano, in latino, a fine parola sono la m, la t e
la s. M e T, già da alcune testimonianze del I d.C, sappiamo che caddero molto presto. La S finale non è
semplicemente caduta, ma in alcuni casi si è palatizzata, cioè trasformata nella vocale palatale /i/ (vedi NOS ->
noi).
CONSONANTI DOPPIE e ASSIMILAZIONE: in italiano si sono conservate le doppie latine, e nel caso dei gruppi
consonantici latini CT, PT, CS, PS, DV e MN si è assistito in italiano ad una assimilazione regressiva(es:
lacte>latte, septe . In questo fenomeno un suono diventa simile ad un
>sette, advenire avvenire, somnum>sonno)
>
altro che gli si trova vicino. Nell’assimilazione regressiva il suono che precede diventa simile a quello che segue,
in quella progressiva è il contrario. Si assiste ad una assimilazione progressiva sono nei dialetti centro-
meridionali nel caso dei gruppi consonantici ND e MB (quando->quanno, mundum->monno)
DISSIMILAZIONE:quando due suoni simili vicini si differenziano es: venenum