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➢ SOCIETA’ CIVILE E STATO

Lo spartiacque della Rivoluzione

Con la Rivoluzione francese si ha l’affermazione dei principi di libertà e uguaglianza che caratterizzano il

pensiero moderno a partire da Hobbes.

Per il liberali la questione è di accogliere il principio della sovranità popolare ponendogli però dei limiti per

far sì che non sfoci in una dittatura come quella giacobina.

Il problema dei liberali postrivoluzionari è quello di mantenere il legame con i principi della Rivoluzione e

allo stesso tempo di segnare una cesura e fare di questi principi il punto di partenza per un nuovo pensiero

politico.

Pericoli della sovranità popolare:

• rischio che la sovranità popolare si trasformi in dittatura popolare, ossia esercitata da quelli che

pretendono di rappresentare il popolo.

• Rischio che l’eguaglianza politica voglia diventare uguaglianza sociale (come rivendicano le correnti

più radicali della Rivoluzione → Congiura degli eguali di Babeuf e Buonarroti). Questo esito può

apparire inevitabile dal momento che se la maggioranza che versa in condizioni economiche di

privazione ha accesso ai diritti politici, li userà per far leggi che portino alla redistribuzione della

proprietà.

I liberali quindi cercano un equilibrio per mantenere il principio moderno dell’eguaglianza politica e per

confinarlo entro certi limiti. Non porre limiti alla sovranità popolare significa restare aperti a un potere

dittatoriale e tornare all’assolutismo.

Per i nemici del liberalismo invece le libertà della Rivoluzione devono essere attuate concretamente in una

eguaglianza sociale.

La questione quindi del pensiero politico postrivoluzionario è quella di capire se e come possono conciliarsi

uguaglianza e individualismo politico ed eguaglianza di opportunità.

Benjamin Constant (1767-1830) e la libertà dei moderni

Prende parte ai conflitti della Rivoluzione francese a Parigi.

Difende i principi di libertà e uguaglianza della rivoluzione attraverso una doppia polemica contro i

giacobini, che avevano instaurato una dittatura violenta, e contro i nostalgici della monarchia.

Durante il periodo napoleonico elabora i fondamenti del suo pensiero politico, fra cui la necessità di limitare

il potere affinché esso non possa trasformarsi in dispotismo.

Principi della politica (1806) → analisi critica del pensiero di Rousseau.

Rousseau ha ragione quando individua nella volontà dei cittadini la fonte della legittimità del potere. Bisogna

però stabilire i limiti del suo esercizio.

Rousseau ha sbagliato quando ha elaborato l’alienazione totale dei diritti degli individui a favore della corpo

politico formato dalla collettività, e quindi assoluto.

Il fatto di essere parte del corpo sovrano non assicura all’individuo alcuna garanzia: infatti quando si passa

all’organizzazione pratica, il sovrano deve delegare l’autorità e quindi di fatto l’azione è gestita da pochi.

Come e dove devono essere fissati limiti del potere politico?

• Limitazione del potere tramite la sua divisione (Montesquieu). I poteri si controllano a vicenda

(costituzionalismo).

Ma la limitazione reciproca dei poteri è insufficiente perché la somma totale dei poteri è illimitata.

• Stabilire gli ambiti in cui il potere può esercitare la sua competenza.

Il potere deve limitarsi alle funzioni indispensabili per l’esistenza della società civile (sicurezza dei

cittadini e dei loro averi, sicurezza dello stato contro minacce esterne, tassazione della proprietà per

finanziare le suddette funzioni).

L’autorità statale finisce dove comincia lo spazio dei diritti individuali.

Il potere dello stato quindi deve garantire l’esistenza della società civile, in cui l’individuo esplica la sua

libertà. Lo stato è solo il mezzo e diventa illegittimo se pretende di essere qualcosa di più.

Qual è il ruolo della sovranità popolare?

Il potere legislativo deve essere esercitato entro limiti.

I diritti politici quindi non possono essere estesi a tutti i cittadini perché bisogna avere una certa cultura, il

tempo per coltivarla e una proprietà per godere di questi agi per esercitare i diritti politici e avere presente

l’interesse comune.

I diritti politici devono essere limitati a coloro che non sono obbligati a lavorare per vivere.

Constant però non considera la proprietà come preesistente allo stato (come Locke), essa è una convenzione

sociale, che è però sacra e inviolabile perché strettamente connessa alla libertà dell’individuo.

La proprietà privata è la condizione per il progresso e il benessere sociale. La sua soppressione

costringerebbe tutti a lavorare e a interrompere l’avanzamento intellettuale.

I non proprietari userebbero i diritti politici per distruggere la proprietà.

La proprietà non cristallizza la società in classi perché è mobile e può essere persa o acquisita.

Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni → la libertà può intendersi in due sensi

diversi:

• Nel senso degli antichi la libertà consiste nella partecipazione diretta al potere politico. È

autogoverno e privazione di quelli che a noi moderni sembrano diritti fondamentali.

• Nel senso dei moderni la libertà è quella dell’individuo privato. Negli stati di grandi dimensioni

l’influenza del singolo sulle decisioni politiche è minima, la partecipazione diretta alla politica

costringerebbe a trascurare gli affari e dal commercio gli uomini apprendono l’amore per

l’indipendenza individuale.

Il fine degli antichi era la divisione del potere sociale fra tutti i cittadini.

Il fine dei moderni è la sicurezza dei godimenti privati. La libertà politica è lo strumento per garantire la

libertà individuale.

Una garanzia di libertà è che i poteri siano delimitati nelle loro competenze: bisogna dunque affiancare al

potere legislativo e a quello esecutivo un potere preservatore eletto dal popolo che ha il ruolo di arbitro.

A questi si affiancano altri due poteri: amministrativo locale e potere dei giudici.

Alexis de Toqueville (1805-1859) e la democrazia in America

E’ un discepolo di Constant, ma finisce per rovesciarlo recuperando l’importanza della libertà politica che era

rimasta subordinata a quella individuale.

Nel 1831 compì un viaggio in America e ne studiò la democrazia (scrive La democrazia in America).

Egli prende atto dell’inevitabile affermazione della democrazia, al cui avanzare sarebbe vano opporsi.

Individua le caratteristiche del nuovo universo politico e ne mette in risalto i pericoli.

Toqueville condivide con Constant e altri pensatori del primo Ottocento l’idea che se la democrazia è

suffragio universale, e se la maggioranza della società è composta da poveri, con la democrazia il potere

legislativo è consegnato a una classe di poveri.

Altro concetto che caratterizza la democrazia è “l’eguaglianza delle condizioni” → non riconoscere alcuna

superiorità, collocare tutti gli individui sul medesimo livello, sopprimere ogni privilegio.

L’eguaglianza delle condizioni è compatibile anche con le grandi diseguaglianze economiche: infatti la

democrazia americana è segnata da un grande divario fra ricchi e poveri, ma le ricchezze restano un bene

mobile.

Toqueville vuole mettere in guardia su ciò che lo sviluppo della democrazia potrebbe comportare in termini

di libertà e indipendenza dell’individuo che è sempre più sottomesso alla “tirannide della maggioranza”.

L’onnipotenza della maggioranza si esprime negli spazi sempre più grandi occupati dal potere legislativo

esercitato da deputati condizionati dall’opinione popolare.

Le leggi sono numerose e soggette a frequenti cambiamenti. Il potere legislativo non ha limiti. La

maggioranza controlla anche tutti gli altri poteri. L’individuo quindi non dispone di garanzie qualora i suoi

diritti vengano violati.

Toqueville riflette anche sui rischi della società egualitaria e di massa caratterizzata da una decadenza e

dipendenza dell’individuo.

In tempo democratico gli individui sono impotenti mentre il potere sociale cresce smisurato (al contrario dei

tempi aristocratici). Non si tratta del potere incontrollato della massa, ma di un potere pubblico anonimo con

il quale si confronta un individuo privato spoliticizzato che si dedica a piccole soddisfazioni materiali.

Toqueville quindi avverte la minaccia di un “dispotismo mite” → società soffocate da tante piccole regole

che comprimono la libertà e l’indipendenza individuale e danno vita a una servitù regolata e tranquilla

compatibile con le forme esteriori di libertà.

Riflessione sulle tendenze che si oppongono a questa involuzione della democrazia in dispotismo mite.

L’uguaglianza democratica tende a produrre uomini chiusi nella loro dimensione individuale, privi di legame

sociale. Questa tendenza può essere contrastata dalla rivitalizzazione della libertà politica e della

partecipazione civica.

Esamina le istituzioni che in America danno modo ai cittadini di essere soggetti attivi nella partecipazione

politica, recuperando la libertà degli antichi di cui parlava Constant, come l’associazionismo.

Poter gestire direttamente gli affari che li riguardano suscita negli individui cura per il bene pubblico e

rivitalizza i legami sociali.

La sua critica delle tendenze dispotiche della società investe anche il socialismo.

È stato deputato dal 1839 al colpo di stato di Luigi Napoleone e si schiera contro quelli che volevano

proseguire la rivoluzione democratica in rivoluzione sociale.

Il socialismo diventa per Toqueville il concentrato dei mali che secondo lui minacciavano il futuro della

società democratica.

Il socialismo chiedeva che lo stato si sostituisse alla previdenza individuale intervenendo nelle industrie e

prendendosi paternalisticamente carico del benessere di tutti.

Il liberalismo radicale di Jhon Stuart Mill (1806-1873)

E’ influenzato da la Democrazia in America di Toqueville.

Si forma nell’orizzonte intellettuale di suo padre James Mill e dell’utilitarista Jeremy Bentham ma ne

modifica l’impostazione.

Dà luogo a un liberalismo radicale caratterizzato da apertura nei confronti del socialismo e da una difesa

netta di libertà e anticonformismo individuale.

Bentham aveva posto come fine della legislazione e della morale quello di realizzare la massima felicità per

il maggior numero di persone. Mill però si rende conto che la felicit&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
31 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher noemicalgaro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Geuna Marco.