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L’editore puro si trasforma in imprenditore politico, tutto nelle vesti di Berlusconi. La politica italiana è vuota.
Berlusconi non avrebbe potuto fare una scesa così importante se non fosse il proprietario della maggior
parte dei media, e deve fare la scesa in campo in politica proprio per salvaguardare la sua posizione nel
mercato. Con Berlusconi la mutazione individualista invade direttamente il mondo politico. Berlusconi
rispolvera la bandiera tradizionale dell’anticomunismo per ricompattare un elettorato di democristiani,
liberali, socialisti craxiani. La propaganda di FI si modella sui canoni della pubblicità commerciale,
rompendo il classico “politichese”. FI non ha alle spalle una elaborata cultura politica, ma diventa celebre
grazie alla propria agenzia pubblicitaria. FI si costruisce sulla base di un populismo incentrato sul self made
man. La nascita di FI avviene durante una fase di radicale trasformazione del sistema politico. Si passa poi
al sistema elettorale maggioritario tramite un referendum di iniziativa popolare stravinto. Adesso il voto è
solo per un singolo nome e non al partito ma alla coalizione. È la prima volta in Occidente che una azienda
si trasforma in partito. È l’unico soggetto economico che ha preteso di trasformarsi in soggetto politico.
Molti ritengono che la propaganda tv sia determinante nella formazione delle scelte di voto, e quindi nel
successo politico di Berlusconi. Un sondaggio di Ricolfi rivela che nel 1994 molte persone addirittura
cambiano sponda politica alle elezioni. La tv sposta l’8 percento dei volti dal centro e dalla sinistra verso il
centrodx. Rete 4 e Italia 1 soprattutto penalizzano i partiti di centro e assegnano spazi maggiori a FI. La
personalità di Berlusconi rappresenta la novità cruciale delle elezioni del 1994 e nessun leader di centrosx
riesce a eguagliare il suo carisma. Gli elettori di centrodx preferiscono le reti private, quelli di centrosx la
Rai. La tv comunque al massimo riesce a confermare le sue identità politiche profonde e non riesce
effettivamente a spostare l’opinione pubblica. Infatti, la scesa in campo di Berlusconi non produce una
riduzione dell’astensionismo, che anzi sale. La tv non mobilita e non produce partecipazione politica. La tv
conferma vecchie o nuove opinioni politiche che non hanno un ruolo centrale nella mutazione individualista.
L’avvento di FI non cambia il disgusto degli italiani per la politica e la loro insoddisfazione per lo stato della
democrazia. Negli anni Novanta l’elettorato si cristallizza stabilmente tra centrosx e centrodx, mentre quello
che cambia è al massimo il voto all’uno o all’altro partito dello stesso schieramento (fedeltà leggera): chi
cambia sponda politica rappresenta una quota intorno al 3% degli elettori. L’elettorato di centrodx è già
tradizionale e meno scolarizzato, più lontano dalla politica e meno informato (quindi più dipendente dalla
tv). Quello di centrosx è istruito, informato, interessato alla pluralità dei media.
4.2 - Un nemico e una promessa
•• L’appello anticomunista di Berlusconi richiama il tradizionale collante religioso: due terzi dei cattolici
votano per lo schieramento di centrodx. La forte personalizzazione del self made man rappresenta la
chiave di interpretazione della mutazione individualista incarnata dalla baby boom generation e
accompagnata dalla neotelevisione commerciale. FI si rivolge agli individui ed è interclassista,
coinvolgendo lavoratori tra loro molto diversi. Nel 1994, senza più la guerra fredda, l’anticomunismo prende
la forma della difesa di un benessere recente contro chi vorrebbe appropriarsene. In tutto l’’Occidente il
neoliberismo degli anni Ottanta disgrega la società e fa aumentare la disuguaglianza: la globalizzazione fa
arrivare merci a basso costo dai paesi poveri, che eliminano dal mercato le industrie tradizionali; questo
produce disoccupazione e calo dei salari, oltre che delocalizzazione del lavoro nei paesi a basso reddito. I
lavoratori rimangono esclusi dalla innovazione tecnologica, ed è soprattutto questo fattore a creare
distanze sociali. Comunque, nei paesi industriali non vi è correlazione tra immigrazione e aumento della
disoccupazione (in Usa ci sono più immigrati, ma la disoccupazione scende). I redditi più alti lievitano a
dismisura. In Europa vi è un welfare molto dispendioso che tutela gli occupati, ma fa aumentare le distanze
con gli esclusi da un lavoro stabile. Disuguaglianza e povertà fanno peggiorare le condizioni della società:
salute mentale, abuso di farmaci, obesità, basso rendimento scolastico, alto livello di criminalità…
Nel 1992 la lira esce dal Sistema monetario europeo e comincia un travagliato percorso di risanamento dei
conti pubblici per rientrare nei parametri fissati dal Trattato di Maastricht (1992) che porta nel 1999
all’ingresso nell’euro. La società italiana è disgregata, e FI sembra rappresentare un nuovo strumento di
raccordo. La scesa in campo di Berlusconi rappresenta una novità per origine e natura sociale, ma anche
per modalità di comunicazione. Più della metà dei parlamentari di Fi viene da esperienze imprenditoriali (le
elezioni del 1994 triplicano il numero di imprenditori in parlamento). Ma la varietà della coalizione che porta
Berlusconi al governo (Ln, An) porta subito a un epilogo prematuro della legislatura. Alle elezioni del 1996
vince l’Ulivo, la coalizione di centrosx di Prodi. Rimane il disgusto per la politica.
4.3 - Neotelevisione e maleducazione
•• Conflitto di interessi, monopolio tv, tentativo di sottomettere il potere giudiziario sono tutti appunti che
vengono mossi contro Berlusconi, ma ben sopportati da una larga parte degli italiani, perché abituati in
quanto provengono da Dc e Psi e prima ancora dal Pnf. La neotelevisione persegue la stessa strada.
Grande Fratello (2000) conclude il lungo processo di divinazione del cittadino medio, e funziona più della
fiction perché attiva i meccanismi di immedesimazione e partecipazione negli spettatori. La gente comune
adesso occupa la scena. È come Dallas, ma con l’aggiunta della finzione della realtà. Il rispetto delle regole
diventa del tutto secondario rispetto alla suspence del racconto. Il richiamo alle regole per gli italiani diventa
incomprensibile, anche in politica. L’ingresso di tg5 diretto da Mentana (ex giornalista Rai) nel 1992 cambia
i rapporti di forza tra Rai e Mediaset e riduce il divario di ascolti tra le due. Se Gruber al tg2 aveva introdotto
la teleprossemica, Mentana al tg5 personalizza ancora di più il rapporto con il pubblico. Grande Fratello,
Amici e Karaoke sono tappe del percorso di maleducazione televisiva, di divinazione dell’italiano medio. Il
confine tra spettacolarizzazione e mercificazione del proprio corpo si assottiglia (la tv invita a superarlo con
più facilità). I nuovi show basati su quiz si fondano su domande banali o addirittura sulla casualità
(indovinare casualmente il contenuto dei pacchi), al contrario delle domande erudite e maniacali del
vecchio Lascia o raddoppia. La neotelevisione non è più maestra, ma arena collettiva, e il pubblico diventa
l’esperto che valuta e giudica. Scherzi a parte (1992) rovescia le gerarchie sociali (sono i personaggi dello
spettacolo a essere presi in giro; prima, con Specchio segreto, si riprendevano con candid camera le
rotture delle convenzioni sociali sulla gente comune - inzuppare la brioche nel cappuccino del vicino al
bancone del bar). La tv realizza allora il sogno americano di una società senza classi: è il nuovo elisir di
immortalità gratuito e a disposizione di tutti. Con le elezioni del 1994 l’anti-intellettualismo si impone nella
vita politica e civile del paese: è la rivincita populista di una società formata dalla neotelevisione
commerciale contro le élite di ogni tipo. Gli italiani sono innamorati della fiaba del self made man e hanno
paura del comunismo. Allora, si impone la maleducazione per ottenere quello che si desidera. La Rai
ottiene poco dai canoni e moltissimo dalle pubblicità, ecco allora che Rai e Mediaset diventano sempre più
simili come offerta di programmazione. La Rai poi produce pochissimo (solo 357 ore all’anno di programmi
prodotti in Italia) e moltissimo lo importa dall’estero. I programmi acquistati da società estere premiano sul
piano dell’audience. Molti italiani formano le proprie scelte di voto grazie ai tg (70%); in pochi attraverso la
stampa o attraverso conversazioni con parenti e amici. Gli italiani insomma si informano soprattutto tramite
la tv. Seguono di più i tg gli italiani con minore istruzione. I dipendenti dalla tv sono anziani, poveri e meno
istruiti. I giovani, ricchi e più istruiti seguono Le iene, Quark e Report di Gabanelli. Il consumo tv comunque
è per sua natura misto e inerziale. Rete 4 ha target soprattutto anziano e femminile, Italia 1 si rivolge ai
bambini e ai ragazzi, mentre Canale 5 (come Rai 1) è generalista e familiare. Guarda la tv poco più di un
italiano su due. Le piccole minoranze televisive contano più della maggioranza non televisiva, perché
orientano gli investimenti su cui basare strategie di produzione di terzi e di programmi. In più, chi si
estranea dalla tv rimane esclusa dalle conversazioni, dalle opinioni, dalla cultura di massa. Negli anni
Novanta solo Canale 5 trasmette più pubblicità di tutte le reti Rai messe insieme. Il carico abnorme di
pubblicità non penalizza l’ascolto delle reti private. Negli anni Novanta ci si distacca un po’ dalla tv, cala
l’interesse per i programmi di intrattenimento, aumenta quello per i film e rimane stabile quello per
l’informazione.
4.4 - “Homines videntes”
•• Dopo l’11 settembre 2001 i consumi si contraggono e ritorna l’attenzione sul fattore prezzo e sul fattore
risparmio. La vittoria di Berlusconi riattiva una critica apocalittica della tv. Karl Popper parla di homo videns
che modifica l’homo sapiens, perché l’immagine, a differenza del simbolo, perde rapporto con la parola e il
mero vedere è cosa diversa dal capire e non fa azionare l’immaginazione. Fiction e intrattenimento
producono una spoliticizzazione, una emotivizzazione della politica. La solitudine elettronica davanti al
piccolo schermo sostituisce i partiti come strumenti collettivi di formazione dell’opinione politica, con l’effetto
di una perdita del senso della comunità civica. Ma la sociologia dei media ha confutato l’immagine passiva
dello spettatore, incapace di un uso plurale e intelligente del piccolo schermo. Molti dei movimenti più
attuali e significativi dell’opinione pubblica internazionale (primavera araba, rivelazione degli archivi
diplomatici statunitensi