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La land art venne usata anche a fini sociali, soprattutto in progetti atti a valorizzare ’60, oggetti privi di valore artistico intrinseco, materiali che necessitano di un

zone degradate dall’attività industriale. Parallelamente vi è stato un adeguamento opportuno trattamento perché possano divenire elementi costitutivi di un atto

delle istanze museali. Parchi di sculture allestite nella campagna accolgono opere creativo.

di artisti che si sono ingegnati a lavorare dentro la natura e coi materiali che offre È in corso una modifica delle convenzioni estetiche che ci hanno accompagnato per

loro direttamente. La natura è chiamata a collaborare in prima persona. L’artista secoli. Le installazioni separano l’opera dalle sue componenti materiali, e

costruisce dispositivi capaci di modellare opere che dovrà soltanto raccogliere. comportano una messa in scena degli elementi che le costituiscono, che diventano

La natura offre la seduzione della passeggiata. Long fa camminate durante le quali di per sé protagonisti, insieme autonomi e indipendenti. Anche la pittura ne risultò

struttura le impronte del proprio passaggio. Dalla sua prima opera (A Line Made by coinvolta.

Walking) attraversa il mondo intero e coi materiali trovati sul posto costruisce Nel 1969 alla mostra di Berna, una sessantina di artisti parteciparono ad una

figure geometriche semplici. Essi sono indizi di una presenza attiva che non sono mostra. Tra le opere presenti in catalogo, molte, realizzate in situ, non avevano

destinati ad essere percepiti direttamente. L’artista li propone in veste fotografica, potuto essere trasportate alla mostra.

con inquadrature studiate, accompagnate spesso da carte geografiche o documenti

scritti che precisano il percorso compiuto. L’opera è dunque destinata fin dal 4 – Opere senza forma fissa

principio ad assumere la sua vera forma attraverso la fotografia. Rimane netta la Molte installazioni hanno una forma definita e molti artisti sono particolarmente

sensazione, attestata dalla documentazione fotografica, di un contatto reale tra la attenti al rispetto delle condizioni che ritrasformano in opera i materiali o gli oggetti

natura e l’artista. che entrano nella sua composizione. Altri artisti privilegiano invece il processo di

3 – Installazioni “in situ” esecuzione o le modificazioni e le alterazioni dovute al tempo. La mostra “Art in

Process” ha attirato l’attenzione sul process. Le opere più radicali della process art

Per la conoscenza estetica tradizionale, l’opera, deve imporsi allo sguardo che le non si incarnano più in una forma definita, più o meno stabile e durevole.

contempla nella pienezza della sua autorefenzialità. La cornice serviva ad isolare il

quadro e ad evitare ogni interferenza col mondo esterno. Con le realizzazioni in Morris metteva in pratica i principi da lui formulati in un articolo intitolato “Anti

seno alla natura e l’interazione tra il luogo e l’opera nascono opere che rinunciano Form”, nel quale attacca i tradizionali fondamenti dell’estetica occidentale, tra cui

ad ogni autonomia e risultano intrasportabili. la preservazione della forma.

Moltissimi artisti utilizzano la propria biografia nei cataloghi delle mostre. Buren Il “work in progress” di Schwitters, opera mitica che nessuno poteva vedere,

l’ha trasformata in “Daniel Buren vive e lavora in situ”. Egli mette in situazione, inaugurò un’ulteriore maniera di inquadrare i rapporti tra arte e forme. Nel

ovunque gli sia possibile, il proprio outil visuel (dispositivo visivo): strisce verticali momento stesso in cui Morris si batteva per l’antiforma, gli happening e le

bianche alternate a strisce verticali colorate, in stoffa o carta rigata, esse non performance non mancavano di proporre opere del tutto effimere, sottomesse ai

costituiscono mai da sole l’opera in sé. L’opera in situ, elaborata in funzione del sito, capricci del caso e destinate a non materializzarsi in alcun oggetto.

deve essere vista sul posto perché se ne possa cogliere il senso.

5 – L’invisibile è reale Capitolo II – L’arte, le parole

L’opera plastica sembra destinata a rivolgersi alla vista. Le “belle arti” sono per Le belle arti hanno sempre avuto un rapporto privilegiato coi testi scritti. La teoria

eccellenza le arti dello sguardo. Gli artisti del XX secolo hanno concepito alcune dell’ut pictura poësis formalizzò i rapporti tra la pittura (poesia muta) e la poesia

loro creazioni in termini di invisibilità. La dialettica del visibile e dell’invisibile (pittura parlante). La parentela non comportava la presenza di parole nello spazio

occupò per secoli un posto rilevante nelle dispute relative alla natura dell’arte e pittorico, ma il contrario. L’artista elaborava le sue opere a partire da testi che si

alla qualità delle opere. supponeva fossero noti a tutti, guadagnando un consenso già in anticipo.

L’articolazione del visibile e dell’invisibile è un vecchio topos che compare in molti Per tutto il XX secolo gli artisti mescolano pittura e testi scritti, e numerose

testi sull’arte, ma prima del XX secolo nessun artista aveva mai pensato di pubblicazioni poetiche non fanno altro che ribadire la volontà di procedere a una

proiettare veramente l’opera nell’invisibile, di trascendere gli “occhi del corpo” per contaminazione tra pittura e scrittura.

volgersi agli “occhi dell’anima”. Sia che mirassero a spiegare, sia che intendessero introdurre uno sconcerto

Klein spera in una manifestazione della presenza di un sensibile pittorico senza che supplementare, le parole e i testi hanno proliferato nell’arte del XX secolo,

si debba ricorrere al visibile. La mostra si sarebbe dovuta incaricare di trasmettere diversificando le proprie funzioni.

la qualità sostanziale del quadro, posta al di là del visibile. Così dipinse di bianco le 1 – Territori più verbali

pareti della sua galleria parigina per far scomparire la persistenza delle opere L’esigenza di spiegare, legata alla difficoltà di decodificazione delle opere moderne

precedentemente esposte nella stessa sede, dopodiché invitò il pubblico a salutare, e contemporanee, accresce l’importanza della mediazione. Rosemberg ritiene che

il giorno del vernissage, l’avvento chiaro e positivo di un certo regno del sensibile. si sacrifichi il beneficio d’un pensiero concreto a vantaggio della parola, divenuta

Una manifestazione di sintesi percettiva che è passata alla storia come l’elemento vitale e stimolante, capace di far diventare artistico ogni materiale.

“esposizione del vuoto”. Quindi un quadro o una scultura contemporanei sarebbero come centauri, fatti per

Altri artisti sono stati tentati dall’invisibile. Warhol ha creato in un locale notturno metà di materiali artistici e per metà di parole. Le opere d’arte, quelle del passato

di New York, l’Area, una scultura invisibile semplicemente restando un attimo come quelle più recenti, non pervengono mai direttamente senza parole. Genette

immobile su un gradino. ha elaborato per la letteratura la nozione di paratesto, che si può applicare anche

alle arti visive. I cartellini che accompagnano le opere indicano il nome dell’artista,

La prima opera di De Maria “Olympic Mountain Project” pensata per i giochi il titolo dell’opera, la data, e a volte precisano anche il materiale impiegato.

olimpici di Monaco di Baviera, venne respinta, ma riuscì a realizzare in Germania il Spiegazioni supplementari vengono dai cataloghi. Eppure tutto ciò rimane in gran

“Vertical Earth Kilometer”. Il contrasto tra i mezzi dispiegati e quanto è dato a parte periferico.

vedere è impressionante: l’invisibile è davvero il nucleo segreto di quest’opera,

qualcosa che agisce sugli spettatori solo a patto che sappiano di che cosa si tratta. L’arte moderna ha comunque sconvolto le abitudini.

L’invisibile coinvolge anche altre arti. Ruttmann realizzò nel 1930 Wochenende, Molte volte la descrizione non corrispondeva a quello che era rappresentato, come

un film composto solo di fotogrammi neri, completamente privi di immagini, di una per alcune opere di Magritte. Questo tradimento delle immagini, proietta la pittura

decina di minuti. La colonna sonora in questo caso molto importante, riproduce in uno spazio dove il puro “retinico” non esercita più la piena egemonia.

solo suoni e rumori urbani. Il termine “retinico” appartiene al vocabolario di Duchamp. L’inventore del ready-

made non ha mai modificato il suo punto di vista: la pittura, mezzo espressivo e

non fine in sé, non deve essere esclusivamente visiva o retinica. Deve anche

interessare la materia grigia, la voglia di capire dello spettatore. Duchamp si batte non è richiesta: le fiction e gli assunti fondati sulla logica. In entrambi il testo scritto

funziona benissimo.

perché l’arte sia, almeno in parte, concettuale, una rivendicazione che si riallaccia

alla tradizione, in particolare quella classica, ma ha una sua attualità. Ci sono fiction che si presentano per quello che sono. Corillon inventa le sue a

seconda delle sollecitazioni del luogo in cui interviene, così arricchisce la sua

2 – Vedere e leggere collezione di opere ispirate alla vita di Oskar Serti, suo personaggio fittizio.

Le parole e i testi acquistano sempre maggior rilievo dal momento in cui non si

limitano più a spiegare ma introducono un fattore di turbamento, di sconcerto. Lo Altre fiction adottano la forma del reportage. Sophie Calle adotta la forma del

spettatore sa ormai di dover leggere, molte volte, le opere che osserva. Moltissimi reportage e gioca sull'effetto realtà per proporre con una certa perversità situazioni

collage, dai primi papier collè cubisti in poi, l’hanno abituato alla presenza del testo interamente ricostruite; in Les dormeurs (1979) invita degli sconosciuti a dormire

nell’orizzonte plastico. La disintegrazione dell’edificio delle “belle arti” ha nel suo letto per una notte, li fotografa e registra i rumori che producono. In Le

consentito dagli anni 60 in poi l’innesto dell’espressione grafica nell’ambito delle carnet (1993) ricostruisce la vita e la personalità di un tale che ha perso l'agenda

arti plastiche, al punto che la parola scritta è diventata ormai la principale se non con gli indirizzi (opera di larga diffusione perché ospitata da un quotidiano).

l’unica componente dell’opera. Haacke sfrutta le tecniche di reportage e fornisce documenti che possono

L’humor, la derisione o la parodia hanno assunto un’importanza senza precedenti dimostrare la veridicità dei fatti esposti. Il suo modo di accostarsi al mercato

nelle arti visive. Il linguaggio però è uno dei vettori principali del witz (v. “tubi al dell’arte e alle attiv

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A.A. 2015-2016
20 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Liston93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Chiodi Stefano.