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GLI ANNI DELLA RAI, 1977-1980
Stefano Rolando
Fu presidente della RAI dall'inizio del 1977 alla metà del 1980. Nel quadro politico questi sono
anni-chiave delle trasformazioni dell'Italia contemporanea in cui incide ancora il terrorismo
(uccisione di Aldo Moro nel 78') e in cui la democrazia stessa cerca soluzioni.
Il sistema dei media è parte della politica, si stava formando un soggetto televisivo commerciale
anti-monopolista. Sono gli anni in cui muore Carosello e nasce “la Repubblica”.
Grassi socialista ma di quel socialismo espressione di antichi vincoli resistenziali con il PCI.
Fu presidente della RAI in nome di tre fattori: la milanesità, la cultura, la sinistra.
La battaglia per istituire la terza rete conteneva per G. la cifra di quella visione: territorio, cultura
della qualità e baricentro politico a sinistra.
Nel 1978 decide anche di sposare Nina Vinchi, inoltre una malattia cardiovascolare lo colpisce.
Aveva accettato la presidenza della RAI anche nel corso di una carriera che dopo anni di teatro
(prosa e lirica) e dopo l'esperienza della tv, lo avrebbe portato a fare il ministro dello spettacolo
(allora con competenza anche sul turismo). Quel ruolo non gli toccò però a causa della sua morte (a
61 anni).Era cambiata non solo la politica ma anche il sistema della cultura e dello spettacolo stava
trasformando i presupposti cari a Grassi e che Carlo Fontana riassume “Un teatro della ragione,
della storia, della vicenda umana, intellegibile e modificabile”.
4.000 persone il 18 marzo 1981 erano attorno al suo feretro in piazza della Scala, mentre veniva
diretto lo Stabat Mater di Verdi a teatro vuoto e trasmesso dagli altoparlanti.
Ciò che viene scritto sui giornali italiani in occasione della sua morte è la sintesi del maggior
convegno virtuale sulla forza e sulla debolezza del sistema culturale italiano.
-Alla RAI, da Milano:
14 aprile 1975 promulgata la legge 103 “legge di riforma”. I punti essenziali erano:
1-passaggio del controllo del servizio pubblico dal Governo al Parlamento (per garantire maggior
pluralismo all'informazione, confermando però il monopolio di Stato sul servizio pubblico)
2-apertura della programmazione alla società civile (creazione di spazi appositi per i sindacati,
confessioni religiose, movimenti politici, gruppi etnici)
3-La costruzione di una terza rete televisiva.
4-Nascita di una sezione dedicata alla divulgazione e a programmi educativi creando il
“Dipartimento Scuola Educazione”
5-La regolamentazione delle trasmissioni via cavo.
La riforma poggiava sui principi del servizio pubblico: indipendenza, obiettività e apertura alle
diverse tendenze politiche, sociali e culturali.
Con ritardo rispetto a altri paesi, l'introduzione della televisione a colori avverrà con regolarità solo
dal 1°gennaio 1977.
Nell'immediato periodo di applicazione della legge di riforma si assiste ad una maggiore libertà
progettuale insieme a nuove prospettive tecnologiche del mezzo televisivo, una contaminazione che
modificherà molto i palinsesti con programmi di successo e nuovi format “Il teatro di Dario Fo”;
“Domenica in”
Nel 1976 il clima della rai è complesso e surriscaldato. Ferve l'attività creativa e produttiva.
Grassi profila la sua nomina con un carattere di una certa discontinuità. Nelle conversazioni con i
giornalisti afferma “L'impresa è immensa. Innanzitutto, lotta feroce agli sperperi. E' necessario un
rinnovamento tecnologico che permetta di abbassare i costi, ci vuole una maggiore produttività ed
efficienza sul piano aziendale. Il monopolio non va difeso come una fortezza ma rendendolo un
servizio efficiente. L'utente deve recuperare fiducia nella RAI, deve trovarvi tutto e non rivolgersi
altrove per avere gli spettacoli e l'informazione che cerca.
-Quegli anni, quel Consiglio, quella RAI:
In una Rai crocevia di una tradizione di qualità (mondo cattolico di forte formazione culturale
orientato a una visione pedagogica sociale coniugata con una certa modernità) e di una
trasformazione civile del paese, si colloca nel 1976 l'idea di fare un patto di presa meno diretta.
La RAI dopo la riforma, è vista con occhi diversi dalla nuova leva dirigente del sistema dello
spettacolo italiano. Nel triennio, si pongono frequenti questioni (un rapporto più organico con
nuove prospettive distributive, con il mondo del cinema.) Da un lato cercando di dare stabilità agli
accordi, dall'altro facendo i conti con rivalità strutturali e conflitti anche culturali non facilmente
componibili sopratutto per generazioni che concepivano cinema e tv come mondi separati su tutto;
valori, pubblici, fruizioni, relazioni politiche, modalità produttive, tecnologie etc.
In particolare si cercavano intese con la cinematografia pubblica (Cinecittà, Istituto Luce,
Italnoleggio) Ma questa relazione naturalmente, nel rapporto delle reti, riguardava anche i
produttori, riuniti nell'ANICA ma in competizione tra diloro per un nuovo posizionamento nel
rapporto tra cinema e TV.
Ciò ebbe spinta nella seconda metà degli anni 70' grazie sopratutto al successo ai festival “Cannes”
di film coprodotti dalla RAI (“Padre padrone” targato RAI 2 dei fratelli Taviani; “L'albero degli
zoccoli” targato RAI 1 di Ermanno Olmi, palma d'oro a Cannes), profilando un ruolo industriale
della RAI nella produzione cinematografica e che andrà a costituire un intreccio finanziario e
distributivo a livello internazionale.
Nel clima del momento anche una “scossa” giudiziaria: il pretore di Lucca, oscura il
ripetitore della RAI a Monte Serra che consentiva le trasmissioni regionali in Toscana; le testate
RAI allora lanciano una vera e propria campagna per quella che viene considerata una violazione
della legge . Siamo all'avvio di una nuova era. Il privato si sta organizzando in forme più avanzate e
competitive. Sta facendo “shopping” di volti noti e di programmi di orientamento popolare. Paolo
Grassi teme l'arretramento rispetto alla soglia attorno a cui lui intende la qualità e punta i piedi su
una caratterizzazione che pare compromessa in prospettiva.
-Il cantiere della terza rete:
La terza rete della RAI, istituita dalla legge di riforma del 1975. Inizia ufficialmente le trasmissioni
il 15 dicembre 1979 con il nome di RAI 3. Nasce anche il TG3, nazionale e il TGR.
Il TG1 era in quota alla DC, il TG2 al PSI, il TG3 esprimeva un'intesa tra i partiti che comprende in
modo più visibile i giornalisti di area comunista.
La relazione di bilancio relativa al 1977 è la sintesi politica dell'approccio alla costruzione della
terza rete: “la terza rete dovrà completare le attività delle altre due reti, attraverso trasmissioni a
diffusione nazionale e regionale. Il modello seguito nel progettare la struttura è quello di un
organismo agile, in grado di soddisfare nei contenuti, nei tipi, nelle formule dei programmi e
dell'informazione, esigenze e interessi di un pubblico, diversi da quelli soddisfatti dalle altre due
reti. In questa direzione lo sforzo del CDA è stato quello di inquadrare l'attività della RAI in una
politica di piano a medio termine.
Per riassumere il dibattito di quegli anni attorno alla nuova rete è da citare Roberto Zaccaria
(allora membro DC del CdA, successivamente Presidente della RAI) “La percezione che avevamo
in consiglio era che se non partivamo secondo le cadenze previste (1979), la terza rete non si
sarebbe più fatta. E il presidente rappresentò con determinazione questa posizione. Grassi era
socialista, ma “di azienda” era la sua mentalità, presiedeva quell'azienda e riteneva fare gli interessi
di quell'azienda.
Il professor Walter Pedullà (allora membro PSI del CdA e poi presidente dell'azienda) ricordando
l'origine meridionale di Grassi, puntualizza un altro esito di quella scelta: “la televisione ha dato al
sud strutture che non c'erano e ciò ha permesso di intercettare molte più notizie sul sud di quelle che
si davano precedentemente.”
- “L'ultima battaglia per la qualità”:
Secondo la “Storia della televisione italiana” di Aldo Grasso, negli anni della presidenza Grassi
(1977) il “programma dell'anno” è considerato “Bontà loro” di Maurizio Costanzo seguito dallo
sceneggiato “Gesù di Nazareth”
Nel 1978, programma dell'anno è Portobello di Enzo Tortora
Nel 1979 programma dell'anno è “Domenica in” condotto da Corrado fino al 79' e poi fino al 1985
da Pippo Baudo
Ripercorrere gli atti del CDA della RAI nei 3 anni e mezzo di presidenza Grassi vuol dire cogliere
una visione piuttosto corale della governance. G. sa che si muovono in quel consiglio e in
quell'azienda molti specialisti, molte tendenze che devono essere rappresentate, molte complessità
produttive, gestionali e giuridiche. Mantiene il presupposto che l'insieme di quelle sogettività sia
strumento prezioso per dare valore a un organismo che può pesare molto nei rapporti interni ed
esterni ma che può anche pesare poco o niente se si disunisce. I suoi interventi non sono
frequentissimi, non sente il bisogno di dire la sua su tutto. Si ritrovano tracce abituali di incentivo al
fare (concludere contratti, avviare produzioni, rispettare gli impegni, mettere in scena)
-21 marzo 1977 Grassi presenta a Parigi il Gesù di Nazareth, prodotto da RAI1, regia di Franco
Zeffirelli.
-4 maggio 1977 il Consiglio discute le reazioni alla trasmissione in aprile di Mistero Buffo di Dario
Fo (RAI2) che fa correre il rischio di una spaccatura tra laici e cattolici.
-8 agosto 1977 interviene in Consiglio per il contratto relativo al Teatro di Eduardo con 5 commedie
e 3 atti unici.
-23 novembre 1977: attenzione in seduta alla trasmissione in mondovisione del Don Carlos in scena
alla Scala per il bicentenario del teatro.
-tra la metà del 1978 e inizio 1979 frequenti attenzioni all'avvio della produzione italo-tedesca di
RAI1 di “Prova d'orchestra” di Federico Fellini
-12 aprile 1978 è in discussione un pacchetto di opere prodotte e distribuite da Italnoleggio:
1.Cristo si è fermato a Eboli (con Gian Maria Volonté e Irene Papas)
2. Lo Scialo ( con Massimo Ranieri)
-12 luglio discussione per il film-opera Don Giovanni di Joseph Losey (importate coproduzione
europea italiani, francesi, inglesi, tedeschi)
-Nell'ottobre 1978 si avvia la produzione della “Vita di Verdi” (RAI2)
-Gennaio 1979: “i venticinque anni della televisione in Italia”.
- la complessa produzione di “Marco Polo” (in larga parte in Ci